A proposito di… – Di Giuseppe Testa

Il suono: elemento indispensabile della musica

Tutti sanno che il suono è una sensazione gradevole prodotta nell’orecchio dalle vibrazioni di un corpo elastico, ma parecchi addetti ai lavori hanno facilmente dimenticato o non hanno mai conosciuto la teoria del suono, come nasce e qual è il suo rapporto con la musica.
Rinfreschiamoci un po’ la memoria affinché almeno i nuovi musici delle nostre bande abbiano rispetto delle nostre orecchie e di questo importante elemento della musica.
Iniziamo un discorso sulle leggi dell’acustica, scienza fisica che si occupa del suono e dei suoi fenomeni di produzione e propagazione e dei suoi caratteri distintivi.
Per capire meglio come nasce un suono parliamo per un attimo del moto oscillatorio di un corpo il cui movimento è dovuto alla forza di gravità e inerzia, la sua vibrazione è dovuta ad un’altra forza detta elasticità, mediante la quale un corpo riprende forma e volume al cessare della causa deformante.
I movimenti di andata e ritorno che compie invece un corpo elastico, sono simili alle oscillazioni di un pendolo, ma invece che alla gravità (che la terra esercita) sono dovuti alla elasticità e vengono così denominati vibrazioni.
La vibrazione è quindi quel movimento di andata e ritorno che compie un corpo elastico spostato dalla posizione di quiete. Tali vibrazioni producono sull’orecchio un fenomeno acustico: il suono, che varia in base al numero delle vibrazioni che il corpo elastico compie nell’unità di tempo: se tale numero di vibrazioni è superiore o inferiore a un dato limite e i movimenti non sono periodici, si creerà un rumore.
Sono percepibili all’uomo da 16 a 38000 vibrazioni al minuto secondo, ma i suoni utilizzati musicalmente sono compresi tra 27 e 4000 vibrazioni.

Perché il suono sia percepito dal nostro orecchio necessita di un mezzo elastico interposto al corpo sonoro che comunemente è l’aria dove le molecole si trasmettono tra loro il moto vibratorio del corpo sonoro, alternando fasi di compressione a fasi di rarefazione, ma anche altri corpi liquidi o solidi (acqua, ferro, ecc.) sono capaci di trasmettere i suoni.
Il suono si propaga per mezzo delle onde sonore che hanno forma sferica: ognuna di essa è formata da uno strato di aria condensata e uno di aria rarefatta.
Il tempo che il suono occupa per arrivare dalla fonte sonora al nostro orecchio è stato calcolato scientificamente. A zero gradi di temperatura è stata calcolata in metri 330 al minuto secondo e aumenta di circa 62 centimetri per grado, rimane comunque invariata qualunque sia la pressione atmosferica e qualunque sia la sorgente sonora.
Un principio acustico importante (applicabile all’attività delle nostre bande) è quello del matematico e fisico Christian Doppler: quando un corpo sonoro si sposta celermente mentre vibra, un ascoltatore apprezza un suono più grave del vero se la sorgente sonora si allontana, più acuto se si avvicina. Ciò dipende dal fatto che le onde sonore, allontanandosi, colpiscono l’orecchio in numero minore, mentre avvicinandosi avviene al contrario.

I vari suoni possono differire uno dall’altro grazie a quei caratteri speciali che sono la durata, l’altezza, l’intensità e il timbro o metallo.
La durata dovuta al mantenimento o meno nel tempo del fenomeno vibratorio, distingue i suoni in lunghi e corti.
L’altezza, che dipende dal numero di vibrazioni che si raddoppiano di ottava in ottava, è quella qualità per cui un suono è più o meno acuto.
L’intensità dipende dall’ampiezza delle vibrazioni ed è quella qualità per la quale un suono è più o meno forte.
Il timbro o metallo dipende dalla forma delle vibrazioni e permette di distinguere un suono emesso da uno strumento da un altro in base all’esperienza individuale accumulata.

Alle qualità del suono sono legati tre fenomeni: il fenomeno fisico armonico, l’oscillazione simpatica e i battimenti.
Il suono prodotto da un corpo vibrante non è mai puro, ma costituito dall’unione di altri suoni più acuti e meno intensi chiamati suoni armonici o ipertoni. Essi hanno origine dalla suddivisione del corpo sonoro in concamerazioni più o meno numerose che vibrano simultaneamente, secondo le leggi di vibrazione dei corpi elastici.
Se prendiamo una corda e la sfioriamo con un dito a metà della sua lunghezza, essa si divide in due parti vibranti simultaneamente ma in direzione opposta e ciascuna parte forma un fuso lungo metà della corda intera, la quale darà un suono che è all’ottava del suono fondamentale e si chiama secondo armonico (questo è l’unico caso in cui una corda premuta o sfiorata dà un suono all’ottava del fondamentale). Se sfioriamo la corda ad un terzo, un quarto ecc. della sua lunghezza si formeranno dei nodi che divideranno la corda in tre, quattro ecc. parti vibranti simultaneamente, producenti suoni più acuti che sono il terzo, il quarto ecc. armonico del suono fondamentale. Tali suoni si producono anche nei tubi contenenti aria vibrante, nelle piastre e nelle lamine.

Soffermiamoci sugli strumenti a fiato che a noi interessano particolarmente.
Come dicevamo, quando l’aria è contenuta in un tubo rigido allungato e possiede almeno una via di comunicazione con l’esterno essa è un corpo sonoro. Le vibrazioni sono provocate dalle compressioni (dette nodi) e successive dilatazioni (o decompressioni, dette ventre) provocate dall’introduzione di nuova aria attraverso l’imboccatura. Le vibrazioni dell’aria contenuta in un tubo sonoro avvengono nella stessa direzione in cui si propagano, cioè nella lunghezza del tubo stesso, e perciò si dicono longitudinali.

L’imboccatura degli strumenti a fiato usati in banda può essere:

  • Naturale o a flauto (flauto e ottavino)
  • Ad ancia semplice battente (clarinetto e sax)
  • Ad ancia doppia (oboe, fagotto, corno inglese e controfagotto)

Gli strumenti a bocchino (tromba, corno, trombone e flicorni) sono sotto l’aspetto acustico strumenti ad ancia doppia perché le labbra dell’esecutore sul bocchino si comportano come un ancia doppia.
I tubi sonori possono avere forma cilindrica (flauto e clarinetto), conica (sax, oboe , corno e flicorni), cilindro-conica (tromba e trombone) e si dicono aperti se comunicano all’esterno per due vie, chiusi se comunicano all’esterno per una sola via. Le vibrazioni dei tubi sonori obbediscono a particolari leggi che ne stabiliscono il numero e la velocità.

Ritorniamo adesso a parlare degli armonici, che sono importanti in quanto determinano il timbro, che dipende anche dal diverso numero di suoni armonici che accompagnano il suono fondamentale e determinano gli intervalli tra i suoni che appartengono ad una stessa serie armonica: infatti, il secondo suono ha un numero di vibrazioni doppie rispetto al suono fondamentale, il terzo armonico un numero di vibrazioni triplo e così via. Si stabilisce così che il numero d’ordine di ogni armonico serve anche a fissare il rapporto del numero di vibrazioni di esso col suono fondamentale o con qualsiasi altro suono della serie. Indichiamo così col numeratore il suono superiore e col denominatore il suono inferiore: l’intervallo di ottava è dato da 2/1, quello di quinta da 3/2, di quarta 4/3, ecc..
Nel XVI sec. Gioseffo Zarlino si accorge che sovrapponendo i primi sei suoni armonici di un suono fondamentale, si ottiene l’accordo perfetto maggiore con alcuni raddoppi. Afferma così che l’armonia ha le sue basi nelle leggi che regolano i fenomeni acustici degli armonici.
Gli armonici sono anche importanti nel meccanismo sonoro di alcuni strumenti a fiato a bocchino (tromba, trombone, flicorni e corno) in cui la produzione dei suoni dipende dalla pressione delle labbra e dalla forza di insufflazione che divide la colonna d’aria in nodi e ventri sempre più ravvicinati fra loro, permettendo di ottenere i diversi suoni.
L’oscillazione simpatica o risonanza acustica è quel fenomeno che permette ad un corpo elastico di vibrare senza essere direttamente eccitato. Tale fenomeno avviene quando ci si trova vicino ad un corpo vibrante che ha la stessa frequenza vibratoria trasmessa per mezzo dell’aria (vedi ad esempio il vibrare delle corde del tamburo posto vicino ad una fonte sonora con stessa frequenza).
I battimenti sono dei rinforzi e indebolimenti che si alternano nell’intensità di un suono. L’orecchio percepisce dei rinforzi di intensità quando le vibrazioni dei due corpi sono nella stessa fase, seguiti da indebolimenti quando le vibrazioni sono in fase opposta. Quindi in parole povere questo fenomeno è prodotto sull’orecchio dalla combinazione di due suoni che sono quasi all’unisono. Questo ondeggiare del suono simile al vibrato diventa sempre più lento fino a fermarsi del tutto man mano che raggiungiamo la perfetta intonazione. Gli unisoni perfetti comunque producono un impoverimento del suono. Quando ci allontaniamo dall’unisono, i battimenti accelerano sino alla distanza circa di un semitono. Tale fenomeno si verifica anche tra due suoni di altezza diversa eseguiti contemporaneamente: il numero di battimenti da essi prodotti in un minuto secondo è uguale alla differenza tra il numero di vibrazioni compiute dal più alto e il numero di vibrazioni compiute dal più basso. Quando tale differenza è superiore a 16 vibrazioni al secondo, invece dei battimenti si udirà un altro suono detto suono di Tartini (che per primo lo scoprì), o suono di differenza, o suono di combinazione, o terzo suono. Per dovere di cronaca diciamo che oggi si lavora su un quarto suono di combinazione, connesso alla supposta esistenza di armoniche inferiori.

A qualche Maestro tutto questo discorso sull’acustica potrà sembrare inutile, ma non dimentichiamo che il suono si muove nello spazio, si propaga per onde sferiche in modo uniforme in tutte le direzioni e decresce man mano che aumenta la distanza (in particolare, l’intensità del suono percepito, è inversamente proporzionale al quadrato della distanza).
Ora mettiamoci per un attimo dalla parte di chi ascolta. L’ascoltatore percepisce un suono diverso in funzione dell’ambiente (sala da concerto, chiesa, spazio aperto, ecc.) e della distanza della fonte sonora, fattori questi che modificano come abbiamo visto alcune qualità musicali.
Anche la “pienezza del suono” ad esempio è in funzione diretta della riverberazione, che non solo rinforza il suono ma, se dura abbastanza, miscela successive riflessioni e suoni diretti dando luogo ad una continuità della linea musicale (pensate ai concerti in certe chiese).

Altre caratteristiche dipendenti dall’acustica, oltre alla diffusione del suono sono l’equilibrio tra le varie sezioni strumentali e con i solisti, la capacità di sentirsi tra esecutori, l’uniformità di suono, ecc.. E’ evidente quindi dopo quanto detto che la banda, come qualsiasi altro organico che si rispetti, debba sfruttare nel migliore dei modi tutto ciò che l’acustica musicale mette a disposizione per migliorarsi e crescere.
La cura del “bel suono” come elemento importante del linguaggio musicale inizia dalle conoscenze acustiche di base che ogni Maestro deve tenere in mente e applicare sempre. Dalla cura per il suono e l’intonazione, nel repertorio di ogni organico ha inizio un grande lavoro alla ricerca del gusto timbrico e di grande raffinatezza esecutiva.