Conclusa la VI edizione del concorso “Suoni in Aspromonte”

LAUREANA DI BORRELLO (RC) – La kermesse vista e vissuta da Giuseppe Scarlata

Ho avuto l’onore di essere presente anche in questa edizione del concorso “Suoni in Aspromonte”, che si è svolta a fine ottobre nella cittadina calabrese di Laureana di Borrello, grazie all’invito del carissimo Maurizio Managò e dell’esperto maestro, nonchè ormai compagno di molte avventure musicali, Salvatore Tralongo, il quale mi ha riempito di orgoglio volendomi come relatore durante la presentazione del suo libro, che ho avuto modo già di portarvi all’attenzione su questo portale (cfr. http://www.mondobande.it/compositori/2010/10/23/vincent-persichetti-la-vita-e-le-opere-salvatore-tralongo/).

Mi è stato impossibile assistere alla presentazione del concorso con le interviste della stampa che si sono svolte il giorno prima dell’inizio dei lavori: purtroppo alcuni impegni non mi hanno permesso di giungere a Laureana di Borrello prima di venerdì pomeriggio, ma ricercando su internet le pubblicazioni sui quotidiani locali, credo che Maurizio Managò abbia mantenuto gran parte delle premesse esposte durante le conferenze.

Per non perdere tempo e tediare i lettori con parole, passo subito alla narrazione di quello che si è svolto nella cittadina dell’Aspromonte per poi concedermi uno spazio in merito a ciò che sono le mie impressioni, maturate a distanza di qualche settimana dalla conclusione del concorso, sul quale in questo periodo sono tornato spesso coi miei pensieri e capire cosa può aver dato al nostro mondo, quali sono state le cose positive, e perché no, anche quali – secondo chi scrive – potrebbero essere delle cose da migliorare, poiché come in ogni cosa, col senno di poi, vi è e sempre vi sarà qualcosa che potrebbe essere corretta e riveduta per le prossime edizioni. Vado, dunque, a quelli che sono stati i fatti.

Dopo la presentazione alla stampa e alle TV locali del concorso, i lavori hanno preso il varo con una masterclass di direzione d’orchestra che si è svolta nella giornata di venerdì, tenuta dal generale spagnolo direttore della Banda della Reale Guardia, il M° Francisco Grau Vergara, al quale hanno partecipato trentasette musicisti provenienti da tutto il Meridione. La stessa sera si è svolto il concerto inaugurale, con la splendida performance della banda giovanile cittadina diretta da Maurizio Managò – banda che era appena rientrata dall’Austria per un concorso internazionale al quale ha ottenuto un buon posto sul podio – che ha avuto alcuni ospiti d’eccezione: il M° Gianluca Gagliardi, trombone basso del teatro Massimo di Palermo che si è esibito come solista in un paio di concerti per trombone e banda (quella di Laureana), e l’alternanza alla direzione, oltre che del maestro Maurizio Managò, dei maestri componenti la giuria Francisco Grau Vergara, Michele Netti, e il sempreverde Angelo de Paola (con tanto di salto “alla Muti” nel finale). Commovente è stato il discorso che ha tenuto la giovanissima Angelica Larocca che suona il glockenspiel nella banda giovanile di Laureana, la quale ha parlato dell’esperienza austriaca e della visita che i ragazzi della banda hanno fatto ad Aushwitz, portando ai presenti la testimonianza di una frase scritta su un muro da parte di un prigioniero “Se esiste un dio, deve chiedermi perdono“. Queste parole, pronunciate dalla commossa oratrice, hanno toccato il cuore di tutti i presenti, hanno fatto capire quanto è stata dura vivere in quei lager; ma allo stesso tempo, se da un lato hanno riportato alla memoria vicende crudeli, dall’altro si è dimostrato come questo è stato possibile facendo musica, suonando in una banda musicale e partecipando ad un concorso: la banda è cultura, è formazione, e bisogna investire sulla musica e sullo studio di essa.
Anche gli altri interventi del Sindaco di Laureana avv. Domenico Ceravolo, del Presidente della banda prof.ssa Santa Ciccone, e dell’Assessore Provinciale alla Cultura Eduardo Lamberti-Castronuovo, hanno risposto all’unisono all’appello lanciato dalla giovane, e che da ormai decenni tutti siamo lì a evidenziare, ossia come la banda faccia veramente cultura, ed è maestra di educazione alla legalità e alla civiltà soprattutto nei piccoli comuni. E pare che almeno un orecchio sia stato disposto ad ascoltare l’appello a non abbandonare le associazioni musicali: quello dell’assessore provinciale, che ha detto pubblicamente che la provincia calabrese cercherà di cambiare atteggiamento nei confronti delle bande, “Meglio un cantante famoso in meno, ma dei soldi in più da destinare alle realtà locali…“. Spero soltanto che non siano frasi di circostanza, ma un vero atto di responsabilità (come si dice in questo periodo) e di coraggio.

La giornata di sabato si è aperta con la presentazione di tre libri: “Vincent Persichetti – la vita e le opere” di Salvatore Tralongo (relatore il sottoscritto) ,”La marcia nella musica europea” di Giorgio Milazzo (relatore il M° Angelo De Paola), “Delianuova – Dalla Banda all’Orchestra” di Saverio e Piero Italiano (relatore il M° Francesco Palumbo).
Dopo la pausa pranzo ha preso il via il concorso: sette bande di cui 3 categoria Libera Assegnazione, 2 giovanili, una di Terza Categoria, e l’unica della Superiore che ha concluso la prima giornata del concorso.
La domenica mattina si è ripreso con l’esibizione di 3 bande fuori concorso, e dopo la pausa pranzo si sono esibite l’ultima banda della categoria Assegnazione, l’unica formazione in Seconda Categoria, le ultime rimaste per la Giovanile e la Terza, e le due di Prima Categoria. Durante il momento del ritiro della Giuria composta dai maestri Angelo de Paola e Michele Netti, sotto gli ordini del Presidente, il generale M° Francisco Grau Vergara, c’è stato lo spazio dei concerti di due gruppi: il quartetto di tromboni di Gianluca Gagliardi, e l’ensemble di sax di Francesco Salime.

Dopo aver ascoltato oltre un’ora di ottima musica dei generi più svariati, la giuria emette il verdetto:

Categoria Superiore (brano d’obbligo: Serenata capriccio, concerto per tromba e banda – G. Pennacchio)

  • 1° premio:
    Concert Band di Melicucco
    (RC) M° Gaetano Pisano punt. 93,65 (brano a scelta: Per la Goula di Angelo de Paola)

Prima Categoria (brano d’obbligo: Via della Terra – M. Somadossi)

  • 1° premio:
    Complesso Bandistico “G. Verdi” – Caselle in Pittari (SA) M° Antonio Pisano punt. 90,2 (brano a scelta: El camino Real – A. Reed)
  • 2° premio:
    Ass. Banda Musicale “Francesco Curcio” – Amantea (CS) M° Alfonso P. Altomare punt. 86,5 (brano a scelta: Huntingtower – O. Respighi)

Seconda Categoria (brano d’obbligo: Enotria – A. De Paola)

  • 1° premio:
    Ass. Culturale Musicale Gelese “G. Verdi” – Gela (CL) M° Mirko Musco punt. 92,0 (brano a scelta: Toccata for band – F. Eriksson)

Terza Categoria (brano d’obbligo: Alfea – S. Ficini rev. S. Calderone)

  • 1° premio:
    Non assegnato
  • 2° premio:
    Ass. Musicale “G. Verdi” – Castelbuono (PA) M° Enzo Toscano punt. 86,0 (brano a scelta: Dakota – J. De Haan)
  • 3° premio:
    Orchestra di Fiati “Città di Gerace” (RC) M° Saverio Varacalli punt. 82,9 (brano a scelta: Celebration Suite – G. Foddai)

Categoria Giovanile (brano d’obbligo: Festa di Campagna – G. Filippa)

  • 1° premio:
    Orchestra Giovanile di Fiati di Reggio Calabria M° Roberto Caridi punt. 90,8 (brano a scelta: Oros – D. Carnevali)
  • 2° premio:
    Orchestra Giovanile “Janzaria” – S. Michele di Ganzaria (CT) M° Adriano Taibi punt. 85,0 (brano a scelta: A prehistoric suite – P. Janniges)
    Orchestra Giovanile di Fiati Mamertina “G. Rechichi” M° Stefano Calderone punt. 85,0 (brano a scelta: Carpatian Sketches – R. Jager).

Dopo aver terminato con i resoconti diacronici, penso sia giunto il momento di passare al setaccio i momenti della kermesse, e da ora in poi metterò da parte la narrazione in ordine temporale, ma tratterò il concorso per temi, quelli che ritengo possano essere importanti argomenti di discussione, cercando di evitare la pubblicità positiva “del tutto va bene” perché credo siamo giunti ad un momento della storia della musica bandistica in cui non abbiamo più bisogno di acquisire dei crediti positivi, ma possiamo essere obiettivi e critici dei diversi operati, nella piena consapevolezza che qualsiasi critica, riflessione, punto di vista o che dir si voglia non è un vangelo ma, come in questo caso, personale interpretazione, e dove vi siano delle annotazioni, le stesse non servono a ledere la figura o il lavoro di qualcuno e anzi, vogliono essere delle spinte a lavorare e crescere ancora di più.

Bande partecipanti
Durante tutta la manifestazione sono stato per tutto il tempo a conversare con molti musicisti, che da tempo conosco e che in queste occasioni è bello poter rivedere, o conosciuti al momento. In molti abbiamo notato come, mettendo a confronto il concorso calabrese appena concluso con altri nazionali, o con lo stesso delle precedenti edizioni, vi sia stato un leggero passo indietro sulle qualità delle bande. Non solo, ma una cosa che è emersa è stata anche il numero copioso di bande fuori concorso, ma partecipanti nella categoria Assegnazione.
Se come chiave di lettura si vuole considerare semplicemente l’ascolto di quanto eseguito dalle bande, dire che vi sia un calo di qualità potrebbe essere anche esatto, tant’è che nella prima giornata di concorso si è dovuto aspettare la quinta concorrente, la banda di Castelbuono (PA), per avere un po’ di sonorità e attendere fino a tarda sera per ascoltare un’esibizione maiuscola proposta dalla concert band di Melicucco (RC). La domenica, poi, penso che soltanto la banda di Gela (CL) abbia scosso realmente le orecchie degli ascoltatori.

Però non mi voglio soffermare a questa superficiale analisi, in quanto ritengo che si potrebbe guardare il concorso, e di conseguenza la qualità delle bande, sotto un altro aspetto. L’età media dei musicisti partecipanti credo si aggirasse attorno ai 16-17 anni, quindi emerge che quasi la totalità delle bande che si sono esibite erano formazioni giovanissime: è normale quindi che l’inesperienza e l’incompleta formazione di un giovane porti di conseguenza ad un leggero abbassamento qualitativo, rispetto a quanto può proporre un musicista maturo ed esperto, formato da anni. E se leggiamo il concorso sotto quest’ottica, allora si può notare come ci siano ottime speranze per il futuro, perché il livello che hanno dimostrato molte bande giovanili era già molto alto, e tra qualche tempo queste bande saranno pronte per il salto verso categorie più elevate.

Tra le bande che si sono fatte giudicare fuori concorso una in particolare mi ha proprio commosso: la giovanile di Giffone (RC), composta quasi totalmente da bambini di scuole elementari e medie. Quei piccoli musicisti, paffutelli coi loro strumentoni, ancora dei semi che vogliono diventare robuste piante, mi hanno davvero riempito il cuore di gioia, e spero sinceramente che questi semi possano trovare tanto concime e terre fertili, e non campi aridi e diserbanti.

La Prima categoria non mi ha entusiasmato più di tanto: certo, le bande non hanno suonato male, ma non credo abbiano superato una mediocrità musicale, con tutta sincerità, scorrendo i titoli dei brani a libera scelta, mi aspettavo qualcosa in più; vi sono state molte imprecisioni e sono del parere che bisognerebbe rivedere alcune cose se si vuole davvero arrivare a risultati migliori, anche perché penso che in Italia non manchino gli stimoli per studiare e approfondire argomenti sulla direzione e l’esecuzione musicale, e sono sicuro che maestri ed esecutori, se ne avranno la voglia, potranno certamente ottenere delle buone risposte.
Chi mi ha invece convinto è stata la Concert Band di Melicucco (RC): se mi è concessa una “licenza calcistica”, ha le carte in regola per stare nella parte alta della classifica, ma deve essere consapevole che vi sono realtà in Italia ormai solide, mature, e che da decenni sono una certezza nel panorama bandistico europeo, e penso che Melicucco, se continuerà con l’impegno nello studio, la passione, la tenacia e il “cuore” che è una prerogativa, e spesso una marcia in più che abbiamo solo noi meridionali, potrà aspirare a sicuramente a quei prosceni degni della corona d’alloro.

Altra formazione che mi ha colpito positivamente è stata la già citata banda di Gela (CL), che ha confermato essere una squadra valida, ottenendo un’ulteriore conferma con questo successo in Seconda Categoria che arriva dopo qualche mese di distanza dalla vittoria, nella stessa categoria, nell’altro concorso nazionale “La Bacchetta d’Oro” (tra l’altro vincitrice del concorso col punteggio più alto in assoluto). Anche la banda di Castelbuono (PA) merita un attimo di considerazione: tra le partecipanti é stata la più genuina, forse un po’ penalizzata da alcune sbavature e imprecisioni dell’esecuzione, una delle poche che si sia confrontata con altre formazioni mettendo sul tavolo le proprie carte, senza tirar fuori altri assi dalla manica se non i propri, e ciò è ampiamente confermato (anche se non mi sento di dire che sia stata l’unica, purtroppo non mi è stato possibile conoscere nei dettagli le singole formazioni: di questa ne sono più che sicuro in quanto l’appartenenza alla stessa regione mi ha permesso di confermare quanto detto). E’ stato un piacere vedere il solo dell’euphonium, nel 3° tempo di “Dakota“, eseguito dal canuto bombardino della banda palermitana, o il solo del clarinetto in “Alfea” suonato dal giovanissimo clarinettista invece che da un diplomato (presente tra l’altro), o ancora la tecnica e la precisione ritmica dei colpi di piatti messa in atto dalla percussionista. Certo, le imprecisioni ci sono state, e anche alcuni errori, ma tutto ciò permette di affermare che anche questa banda ha le carte in regola per crescere ulteriormente, con uno studio mirato e continuativo.

E per ultimo una parola anche sulle bande giovanili. Non me la sento di fare una critica sui ragazzi: certo ci sono stati molti errori, ma anche tantissime cose positive. Penso principalmente alla giovanile di San Michele di Ganzaria (CT) che col brano a libera scelta presentato ha zittito tutti quei balordi che hanno la presunzione di farsi chiamare “Maestro” o “Direttore”, proponendo un brano dove al 3° tempo della suite è presente una scrittura aleatoria e sperimentale e che penso che i giovanissimi musicisti abbiano eseguito con professionalità e soprattutto piacere, quel piacere che certi incompetenti affermano non avere né musicisti né ascoltatori.

Repertorio
Come per la precedente riflessione, penso che anche qui vi possano essere due chiavi di lettura. In molti abbiamo notato che due tra i brani d’obbligo hanno fatto torcere qualche sopracciglio, e mi riferisco al concerto per tromba e banda in Prima categoria e alla sinfonia della categoria Giovanile. Riprendere in questa sede tutta la discussione non ha senso: durante il concorso se n’è parlato molto, anche privatamente con il direttore artistico. Per questa edizione si è voluto dare un impronta storica e nazionalistica, riproponendo degli adattamenti in chiave moderna di alcuni brani storici italiani, e due brani più vicini nel tempo di un autore settentrionale e uno meridionale. A tal fine penso e credo che un buon direttore, attraverso l’analisi della partitura del brano d’obbligo (non di quello libero perché è appunto scelto da questi) può decidere se partecipare o meno: cioè, leggendo la strumentazione, può capire se il suo organico è completo e adatto per partecipare, o è monco di alcune sezioni, e di conseguenza optare per la selezione di alcuni musicisti esterni al fine di completarne la totalità, oppure per non iscriversi. Ma se una banda si iscrive ne accetta il regolamento e i brani che servono per il giudizio.

Sono rimasto deluso dalle tante colonne sonore, e alcune discutibili trascrizioni di un paio di sinfonie orchestrali: sinceramente non capisco perché una banda che si vuole far giudicare si presenti con un repertorio degno di uno spettacolino di borgata, e non con dei brani che facciano emergere le caratteristiche della formazione che suona. E’ possibile che questi direttori abbiano un proprio criterio ma, che con tutta onestà, sforzandomi in queste settimane di capire, purtroppo non ci sono riuscito.

Ancora una volta abbiamo avuto la “Toccata for band” e un brano di De Haan. Non me ne vogliano i compositori, ma sono un po’ stanco di sentire sempre gli stessi brani, bisogna iniziare a rinnovare il repertorio, anche se si vuole rimanere fedele con gli stessi compositori spero che prima o poi qualcuno dia uno sguardo ai cataloghi, e si decida a comprare qualche nuovo CD o meglio qualche partitura. Questo anche al fine di poter essere giudicati nel miglior modo possibile: non sto qui a spiegare le teorie di Husserl o di Ingarden in merito, ma sono essi che spiegano come vi siano 3 modi possibili di interpretare un’esecuzione, e uno tra questi esula l’ascoltatore dal giudizio di ciò che si sta suonando, proprio perché si conosce il brano nella sua interezza, rischiando così che un giurato non stia attento se un determinato passaggio melodico o tecnico venga eseguito bene o male, potendo poi essere penalizzati proprio per un’inosservanza.

Quelli che mi hanno toccato in modo particolare, invece, sono stati 2 brani: “A prehistoric suite” di P. Janniges eseguito dalla giovanile di S.M. di Ganzaria, per i motivi di cui ho parlato sopra, e l’opera di Angelo de Paola “Per la Goula” al quale rivolgo ancora una volta i miei complimenti per la ricerca di sonorità per certi versi sperimentali e avanguardistici. Penso che sia uno sbaglio giungere in solitaria alla vetta del Parnaso, certe perle vanno condivise con la comunità, ed è grazie a brani come questi se il repertorio bandistico si eleva per qualità.

Qualcuno ora mi potrebbe dire che bisognerebbe parlare della giuria. Ricordo, quando seguivo i campionati di calcio, le parole di un allenatore che recitavano pressappoco così: “Rigore è quando arbitro fischia“. La giuria ha espresso questo verdetto, a cosa vale parlare di essa? Se vogliamo parlarne, in merito alla preparazione e i curriculum, sfiderei chiunque a trovare un punto di discussione: sono personaggi che tutti conosciamo e quindi non vale la pena occupare ulteriore spazio. Se invece volessimo discutere i punteggi assegnati, anche in questo caso serve a poco: il regolamento recita che il giudizio è insindacabile e chi avesse problemi è a conoscenza, sempre per regolamento, che è competenza di un tribunale poi chiarire determinate irregolarità, e sfido chiunque a trovare un tribunale che sia competente di questa materia. Quindi non posso far altro che complimentarmi con chi ha scelto la giuria, ossia l’Organizzazione del concorso che ha fatto in modo che tutto si svolgesse al meglio.

In merito all’organizzazione ho solo un appunto negativo da fare, se negativo può essere, ma di cui non ha nessuna colpa chi ha lavorato per il concorso: il luogo dell’esecuzione. Estremamente stupenda dal punto di vista architettonico – sono rimasto affascinato dalla sua grezza semplicità – estremamente nuda di affreschi e dipinti, la chiesa secolare che ha ospitato il concorso purtroppo non era adeguata per le esigenze dei musicisti. Buona parte dei problemi di intonazione dei singoli strumenti poteva essere tranquillamente superata, purtroppo l’altezza sopra l’altare non permetteva di ascoltarsi l’un l’altro, e ciò a discapito di una buona intonazione e talvolta dell’insieme stesso. Ciò andava diminuendo man mano che ci si allontanava dal centro, e infatti dai sedili l’acustica non era del tutto pessima, ed era ancora migliore dove la giuria ascoltava indisturbata.
Il vero problema è quindi la mancanza di spazi adeguati ai fini concertistici o dei concorsi, come in questo caso. Ad ogni modo si è vista la sensibilità della parrocchia e del prete capo ad essa, che ha dimostrato tanta generosità nel concederne l’utilizzo per alcuni giorni. Resta il fatto che le associazioni bandistiche o culturali in genere non hanno quasi mai a disposizione dei luoghi con quelle caratteristiche fisico-acustiche e spazi ampi atti alla ricezione di centinaia di persone; e dire che in Italia quasi ogni Comune ha un ecomostro inutilizzato, vecchi caseggiati abbandonati o ancora palazzetti sportivi mai conclusi (e chi più ne ha più ne metta), che con poche migliaia di euro potrebbero essere sistemati e resi idonei per la promozione della cultura, e pensare anche che c’è chi sperpera denaro pubblico con manifestazioni simili a questa ma con risultati pessimi dal punto di vista culturale, quando invece una piccola parte di quel denaro può essere investita per un’occasione come “Suoni in Aspromonte” per l’affitto di un teatro.

Spero che le parole dell’assessore che ha parlato alla conclusione del concerto d’inaugurazione siano davvero sincere, e che a suo tempo possano arrivare alle orecchie di tanti altri suoi colleghi, per l’investimento sui giovani e la cultura. Quei giovani che hanno sorpreso tutti per come si sono comportati con impegno e disciplina per la realizzazione del concorso. Il lavoro che ha fatto con loro in questi anni Maurizio Managò è degno di ammirazione e stima: non solo li sta conducendo verso una carriera di successi come musicisti, ma li ha educati alla responsabilità e al senso civico, e non per ultimo alla disponibilità e al lavoro, creando un gruppo univoco e unito per la riuscita di un progetto come quello del concorso. E non solo i singoli ragazzi, ma anche molti dei loro genitori si sono prestati a dare una mano: la ricezione delle bande, conducendole per le varie sale di riscaldamento fino all’attimo dell’esibizione; gli spazi delle esposizioni dei libri, della sala trofei, degli stand dei negozi e di Pino Scalzo (riparatore di strumenti); le hostess di sala addette a chiudere le porte durante il concorso; fino al bar allestito in una saletta con tanto di punto ristoro dove alcune mamme si sono occupate della preparazione di panini, pizzette e squisitissime torte (ottima quella al cioccolato) per tutti gli ospiti e concorrenti.
Ma il merito più grande del direttore della manifestazione, dal punto di vista artistico, è stato quello di aver fatto delle attività collaterali oltre al concorso: i concerti con personaggi importanti, le masterclass di direzione e soprattutto la presentazione dei libri con le relazioni degli stessi scrittori e di cultori importanti della storia e della musica per banda, un connubio di technè (i concerti) e sophia (le relazioni). La banda in questo momento ha estremamente bisogno di persone preparate, che scrivano e parlino di essa, proprio come si fa nel mondo musicologico di astrazione colta, e in questo Maurizio Managò ci è riuscito in pieno e anzi, per usare il motto del concorso “Chi banda non sbanda“, Maurizio è stato capace a correre nel rettilineo arrivando al traguardo, dando vita – come ho detto durante alla presentazione del libro di Salvatore Tralongo – ad una piccola Darmstadt.
Mi auguro che le parole espresse durante i saluti conclusivi siano state dette soltanto in un momento di stanchezza, non essendo facile riuscire a coordinare e tenere tutto sotto controllo, cosa in cui è riuscito il nostro giovane direttore a portare avanti con successo. Il mondo bandistico ha bisogno, in questo momento, di gente valida e preparata come Maurizio Managò, trascinatori ed educatori, nonché capaci organizzatori, per lo scopo comune che è quello di riconoscere alla banda italiana una dignità musicale che giorno dopo giorno acquisisce nel campo della formazione e della musica.

(A cura di Giuseppe S.)