André Waignein ci lascia, resterà la sua musica

Nel giorno in cui si celebra S. Cecilia, è venuto a mancare uno tra i personaggi più importanti del mondo bandistico: le testimonianze dei colleghi italiani

André, che in tanti abbiamo avuto la fortuna di conoscere e apprezzare, iniziò la sua carriera come trombettista, e sulla scia di Jan Segers, arrangiatore per la radio belga e insegnante al conservatorio Reale di Brusselles (ove fondò la banda del conservatorio) iniziò a dedicarsi all’arrangiamento prima e alla banda poi.
Proseguì gli studi di composizione con Jean Absil (continuatore della scuola belga di compositori per banda detti “les sintetistes”) e nel frattempo iniziò il suo insegnamento di armonia scritta al conservatorio di Brusselles e diventa direttore del conservatorio di Tournai, carica che manterrà fino alla pensione, per circa 30 anni. Intanto inizia a dedicarsi alla banda sia con composizioni originali che arrangiamenti, scrivendo per vari organici e gradi di difficoltà e spaziando in più generi e linguaggi musicali. Nella sua vasta produzione, diffusa in tutta Europa da diverse case editrici, ha utilizzato oltre alla sua firma originale una decina di pseudonimi legati alle case editrici e soprattutto ai variegati generi musicali. Ha diretto con continuità la banda del conservatorio di Tournai e la banda “Concorde”, e numerosi altri gruppi nei vari Master ai quali è stato invitato in tutta Europa. André aveva una predilezione per le formazioni giovanili sia nella direzione che nella composizione in quanto sosteneva “……è in questo settore che occorre lavorare con impegno cercando la qualità d’esecuzione, trasmettere entusiasmo e dare loro musica di qualità e non musica banale“. Delle proprie composizioni per grande banda sinfonica era particolarmente affezionato alla Cantate aux Etoiles nella esecuzione del 1990 (cattedrale di Tournai) banda militare delle Guide del Belgio diretta da Norbert Nozy e 750 coristi. Il suo catalogo si compone di più di 300 opere pubblicate, e la sua discografia oggi conta oltre 50 CD.

La sua statura musicale e la immediata simpatia verrà raccontata e sottolineata in altri contributi in questo forum, volevo invece raccontare altri aspetti dell’amicizia nata nelle numerose frequentazioni dal 1995. All’aeroporto di Venezia era arrivato con Rita, sua moglie, e Camille l’adorata nipotina: ad un mio giovane bandista ho dato un disco monografico di André e, appena uscito dal ritiro bagagli, gli è andato incontro chiedendo l’autografo, immaginate lo stupore di Rita. Quando andavamo in hotel o ristorante chiedevo all’organizzazione se possibile di scegliere un locale con pianoforte, in quanto André ha sempre avuto un debole per questo strumento, amava suonarlo e la scommessa era vedere fino quando sarebbe resistito dal sedersi a suonare , sempre prima del dolce e caffè. Dopo l’impegno musicale amava raccontare barzellette e io ero il traduttore: spessoqualche giorno prima che arrivasse in Italia lo chiamavo e gli chiedevo di aggiornare il repertorio (le sue solite le conoscevo da anni), volevo divertirmi e ridere anche io. Ricordo con dolore il lungo interminabile abbraccio con Rita de Foort, la moglie, sapendo che sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo incontrati in quanto lei soffriva in modo irrecuperabile di un male che non perdona. Per finire vorrei ricordare la signorilità di quest’uomo: nel momento dei saluti dopo una edizione del Flicorno d’Oro dove era stato presidente di giuria, mi disse testuali parole “.. Daniele non sentirti in obbligo di invitarmi perché siamo amici, ma se a causa di una défaillance di qualche componente della giuria chiama anche all’ultimo momento che per te arrivo”

Daniele Carnevali Direttore, insegnante conservatorio di Trento, Direttore Artistico “Flicorno d’Oro”

*****

Il primo contatto con André fu una trentina di anni fa. Allora, come oggi, ero solito contattare i compositori quando usciva qualche nuovo pezzo che mi interessava. Fui colpito dalla “Marche de la cavalerie ardennaise”, e cercai il contatto con Waignen, contatto che da lì in poi si evolvette nel tempo in una forte e sincera amicizia.
André si confidava molto con me, e una delle cose che più lo infastidivano, erano le persone che promettevano esecuzioni o commissioni, e che poi puntualmente sparivano. Agli inizi degli anni 2000 ci trovammo in Sardegna, e parlammo del suo “Magnificat”. Io gli promisi la prima esecuzione Italiana e lui mi disse “Lino, non promettermi cose che poi non potrai mantenere”. Mantenni la promessa, e André ne fu entusiasta.
Più avanti negli anni, mi fece la confidenza della sua ambizione di scrivere una messa, perchè per un compositore al culmine della carriera sarebbe stata la cosa più bella… e fu la Regione Valle d’Aosta che nel 2011 commissionò a André la “Missa Solemnis”.
Sono tantissimi gli aneddoti che potrei raccontare su André e sulla nostra amicizia, come quella volta che stetti a casa sua per una settimana a studiare la “Cantata aux Etoiles”, che fino ad allora era stata eseguita solamente una volta; o quella volta che mi trovai in giuria al concorso di composizione di Torrevieja, e tra i 5 pezzi finalisti ne individuai uno che riconobbi immediatamente dallo stile compositivo come “suo”. Finimmo alle 2.30 del mattino, André vinse e io lo chiamai immediatamente, anche se stava dormendo, per dargli la notizia. André fu stupito, perchè disse di non aver mandato alcun brano al concorso… si scoperse poi che a iscriverlo al concorso e a mandare il brano fu la figlia.
O ancora quella volta che fummo denunciati per schiamazzi notturni perché, dopo aver bevuto un po’, ci mettemmo a cantare in un locale con le finestre aperte…
André oltre che un amico, era un grande uomo, sempre in dubbio con sé stesso. Mi dedicò un brano, “Projections”, un brano molto contemporaneo veramente difficile… lo ringraziai, ma gli dissi che non l’avrei mai eseguito per il grande rispetto che avevo per lui e per la sua Musica.
Quando venne in Valle d’Aosta per la sua Missa Solemnis, lo accompagnai a visitare tutta la valle, da Pont St. Martin fino al Monte Bianco, e poi gli dissi che se mi avesse scritto un brano descrittivo “come piaceva a me”, lo avrei messo come pezzo d’obbligo al mio concorso. Nacque così “Itineraire temporel”.
La sua amicizia si vedeva in tutto, anche quando con l’Orchestra d’Harmonie andammo al Flicorno d’Oro in cat. Eccellenza, e lui era presidente di giuria. Mi disse “Lino, se per caso vinci, devi proprio suonare veramente bene, perché ti valuterò più severamente degli altri per paura di non apparire corretto”.
André è stato un grande amico, un uomo e un musicista di grandissimo livello. Bisognerà pensare a qualcosa per celebrarlo, un libro o altro. Non sarà sufficiente inserire qualche suo brano nei prossimi concerti. Un grande uomo va celebrato in un grande modo.

Lino BlanchodDirettore Orchestra d’Harmonie du Val d’Aoste

*****

La prima volta che mi sono incontrato con André Waignein non è stato di persona, ma tramite la sua musica. A metà degli anni ottanta, tra i pezzi che ho diretto con la prima banda con cui ho lavorato, c’era la sua “Proclamation for Winds”. Pochi anni dopo c’è stato anche il primo incontro personale. Fu nel 1990 a Heerenveen in Olanda, la sede della nostra casa editrice. Fin dal primo momento c’è stata simpatia e si è creata un’amicizia che nel corso degli anni si è sempre più rafforzata. Tanti gli incontri, in occasione di festival, giurie, seminari e masterclass. Un uomo capace di scrivere qualunque tipo di musica, dalla più semplice (tanti i pezzi che l’hanno reso popolare presso le associazioni musicali amatoriali), alla più articolata. L’ultima volta che ci siamo visti, l’avevo trovato in splendida forma, e a maggior ragione mi ha sorpreso la notizia della sua dipartita. Ero convinto che avrebbe lavorato ancora per moltissimi anni alla sua musica, con carica di ottimismo e il temperamento sanguigno che lo contraddistinguevano. Ci mancherà André Waignein: ci mancherà l’uomo, la persona, l’amico, poiché la sua musica resta!

Franco Cesarini – Compositore, Insegnante, Direttore Civica Filarmonica di Lugano

*****

Il mio primo incontro con Andrè Waignein è avvenuto attraverso la sua musica molti anni fa, nel 1984, quando due sue composizioni, “Alternances” e Space Movements”, guadagnarono premi al nostro Concorso di Composizione.
Waignein è poi stato molte volte a Corciano per ritirare i premi vinti (nel 1987 “Proiections”, con lo pseudonimo Rita Defoort; nel 1989 “Two Movements for Piano”; nel 1994 “Reminiscencia Gitana”; nel 2000 “Les Chevalier de la Tour”).
Per due volte è stato anche chiamato in Giuria (nel 2002 in qualità di Presidente) e molte volte sono risuonate le sue musiche a Corciano Festival.
Nel tempo era divenuto una certezza, quasi una sicurezza per noi, poichè riflettevamo che se una personalità del suo calibro ci accordava la sua amicizia, e affidava i suoi lavori al giudizio delle nostre Giurie, voleva dire che il percorso che avevamo intrapreso era la strada giusta per contribuire alla costituzione di un repertorio sempre più ampio, di alta qualità e di sicuro valore artistico.

Andrea Franceschelli – Direttore, direttore artistico Concorso di Composizione di Corciano

*****

Andrè Waignein è stato e sarà sempre per me un mito; il compositore straordinariamente  versatile che, attraverso la sua maniera di scrivere, mi ha fornito un modello esemplare. I suoi lavori hanno contribuito ad educare  le bande che ho diretto ed inoltre nella sua veste di giurato, nelle prime edizioni del Flicorno d’Oro, ha indicato anche alla mia banda quale era la strada da percorrere per puntare alla crescita ed al miglioramento.
Poi la vita ha voluto che con lui condividessi tante occasioni di lavoro, e quindi negli anni il mito è diventato semplicemente Andrè, quasi uno di famiglia; ho cosi avuto il privilegio di ricevere la sua amicizia e, mi permetto dire, il suo affetto. La sua musica continuerà a svolgere la sua funzione per sempre ma a me mancheranno tantissimo il suo sorriso, la sua generosità, la sua gioia di vivere, la sua grandissima umiltà ed anche le sue barzellette che puntualmente ad ogni nostro incontro mi raccontava e che io, altrettanto puntualmente, facevo finta di non conoscere.
Ciao Andrè, grazie di tutto

Lorenzo Pusceddu – Compositore e direttore

*****

Il Maestro Andrè Waignein, compositore-mito del mio trascorso bandistico, l’ho conosciuto poco per volta. Dapprima come autore, nel 1994 con Diagram al Concorso di Riva di Trento, poi come giurato e presidente di giuria in alcuni concorsi a cui ho partecipato; e infine come collega e collaboratore durante questi ultimi tre anni. Ricordo con soddisfazione la sua felicità quasi fanciullesca quando ci siamo incontrati a Favignana nel settembre del 2014.
In quei giorni ho potuto apprezzare la sua umanità e soprattutto la sua modestia tipica dei grandi uomini. Ne ho avuto la conferma due mesi fa, in occasione del Concorso internazionale “A. Ponchielli” di Cremona. Sono stati tre giorni intensi, passati tra punteggi, regolamenti e disquisizioni musicali, ma supportate da grande giovialità e, direi quasi, da tenera saggezza.
Grazie Andrè, grazie Maestro Waignein per tutto quello che hai fatto per noi e per le nostre bande. Ci mancherai!

Arturo Andreoli Direttore, insegnante, direttore artistico Concorso Bandistico di Favignana

*****

 

Do, reb, do si: il primo ricordo (non ho mai saputo se fosse stata la prima esecuzione di “Diagram”); l’invito che non ho fatto in tempo ad inviarti.
Penso che non ci sia musicista che lavora nel mondo delle bande in Italia che non abbia conosciuto personalmente André Waignein. E chi non ha avuto questa fortuna si sarà “imbattuto” almeno in qualche suo lavoro. Se volessimo delineare un suo profilo con un segno, sono sicuro che tutti i ricordi converrebbero su un unico tratto: una grande personalità musicale unitamente ad una grandissima disponibilità al contatto umano.
Era il suo modo di fare e di essere: lo si poteva cogliere in ogni sua piccola azione e, soprattutto, nella sua musica. Dal rapporto con i musicisti durante una prova (sia fossero essi dilettanti, ragazzi che professionisti), all’umiltà di correggere un basso di armonia durante una lezione; dall’analisi (ed esecuzione al pianoforte) di una composizione di un allievo al parlare e spiegare la musica. Lo contraddistingueva una particolare premura per i giovani compositori: dall’alto della sua esperienza sapeva trovare sempre un consiglio che, unitamente ad un incoraggiamento, faceva “volare” i musicisti.
L’importanza della sua musica a livello Europeo è stata determinante; e se in Italia possiamo parlare di cultura bandistica dobbiamo molto ai suoi lavori: soprattutto a quelli di impostazione didattica. Una capacità di sintesi fra il linguaggio colto e la consapevolezza di “costruire” rendeva la sua musica impareggiabile ed efficace come non mai.
Un signore della musica; un signore nella musica e nei rapporti umani.
Rapporti costruiti sulla semplicità della stima artistica ma anche delle piccole cose quotidiane: le barzellette (alcune sentite più volte), gli “olalà” e i “formidable”, i gelati con Salvatore (mi son sempre chiesto di cosa parlassero), la preoccupazione di sistemare “i tre scapoloni storici”, considerando quanto era importante per lui la famiglia (con due aveva perso ogni speranza e confidava, ormai, unicamente nel mio matrimonio).
Con questo ricordo mi commiato e volgo alla famiglia Waignein le mie più sincere condoglianze unitamente all’invito a partecipare a quella festa a cui André teneva in modo particolare, riconoscendo in quella presenza il più sentito gesto d’affetto e di valore: la condivisione della gioia nel momento della formazione di una famiglia.

Marco Somadossi – Compositore, direttore, insegnante conservatorio di Udine

*****

Ho conosciuto Andrè Waignein alla “Bacchetta d’oro” 2003, che allora si svolgeva a Frosinone. Eravamo insieme membri di Giuria del Concorso, con noi c’era anche Daniele Carnevali, Fulvio Creux era direttore artistico. Ero intimidito da questo omone di cui conoscevo alcuni capolavori che avevo studiato e diretto, ma subito mi mise a mio agio, con simpatia e disponibilità.
Nel lavoro era altrettanto gioviale, ma preciso e severo, attentissimo a cogliere ogni aspetto che focalizzasse subito il fulcro del problema, rapido nel segnalare le caratteristiche di una prestazione, evidenziando ogni aspetto e inquadrando immediatamente i livelli della performance e i confronti nei riguardi delle altre esibizioni di concorso. Lavorare con lui fu un’esperienza di crescita umana incredibilmente piacevole; fuori dagli orari di giuria, fu curioso apprezzare quanta capacità di comunicazione e di scambio umano ci fosse tra noi, considerando che il mio inglese, pur modesto e basico, con Andrè serviva a poco, perché lui parlava francese e tedesco (oltre ovviamente al fiammingo).
Un po’ con l’aiuto di Daniele, ma soprattutto per la carica umana incredibilmente espansiva e avvolgente, un carisma da cui si rimaneva inevitabilmente conquistati, potemmo parlare veramente di tutto, soprattutto di musica, non era difficile sintonizzarsi e comprendersi al volo. Condividemmo anche momenti bellissimi a tavola, era davvero un estimatore della cucina e dei prodotti italiani, ancora sorrido, se penso a quanto aveva apprezzato la mozzarella di bufala! Da allora ogni volta che ci incontravamo erano abbracci e piacevoli conversazioni, ricordava esattamente tutto quello che ci eravamo raccontati, e chiedeva notizie dei miei figli, come fosse un vecchio amico di famiglia.
I nostri incontri non sono stati frequenti (purtroppo) ma ci siamo sempre tenuti in contatto, ogni tanto ci si salutava anche con messaggi e mail, non mancava mai di rispondere con affetto sincero. Quando eseguivo un suo brano glielo facevo sapere, gli mandai anche una registrazione di Diagram, non mancava di rispondere complimentandosi con una cortesia sempre sincera, calorosa e sobria.
Penso proprio che per la sua musica il complimento più bello sia quello di dire che era lo specchio della sua anima: semplice, ma mai banale; il suo linguaggio musicale timbrato e riconoscibile, sapiente, erudito, carico di citazioni, ma mai, dico mai, inutilmente pretenzioso.
Nella musica di Waignein, anche in uno stile che pure non si discosta formalmente dalla tradizione, non si potrà mai avere l’impressione dell’anonimato stilistico o della ovvietà, semmai si rimane gratificati e rassicurati dalla sapienza orchestrativa, da una collocazione di accordi e di posizioni strumentali che agevolano l’effetto esecutivo.
C’è sempre la piacevole sensazione, anche nei brani più attenti alla propedeutica del suono, di avere a che fare con opere di “alto artigianato”. E la firma si riconosce subito, anche quando è pseudonima (Ronald Kernen o Rob Ares).
Quando penso a un gran signore, penso a André Waignein.

Stefano Gatta – Direttore Banda Militare Repubblica di S. Marino

*****

 

Non ricordo che anno fosse, probabilmente la fine degli anni 80, quando da giovane e poco studioso cornista di banda mi accingevo a presenziare ai miei primi concerti, e il repertorio stava cambiando. Un giorno mi trovai sul leggio una parte come non ne avevo mai viste prima, sembrava scritta a mano e il nome del compositore era impronunciabile (e ancora oggi molti direttori non hanno idea di come si pronunci), non si capiva se fosse francese o tedesco… non lo sapevo io e non lo sapeva neppure l’allora direttore della banda. Ma il titolo di quel pezzo, che all’epoca ritenni meraviglioso, non lo scorderò mai: Alternances for symphonic band. Fin dalla prima lettura il brano mi affascinò talmente, che ancora oggi, passato da tempo “dall’altra parte del podio” lo ripropongo ogni qual volta ho un gruppo all’altezza di eseguirlo. Fu così, circa 25 anni fa, che André Waignein divenne il primo dei miei “eroi bandistici”. Qualche anno dopo fu la folgorazione per “Diagram” a dare la defintiva collocazione nella mia personale classifica dei compositori ai primissimi posti.
Lo conobbi poi, a distanza di parecchi anni, in occasione della mia prima vittoria come direttore al Flicorno d’Oro, scambiammo solo pochissime parole, ma da quella volta tutte le volte che ci incontravamo, André si ricordava di me, mi chiedeva con estrema gentilezza come andavano le cose, e ricordava perfettamente la mia “performance” al Flicorno d’Oro, anche dopo molti anni. Aveva una memoria eccezionale, André, grande come la sua grande umanità. Negli anni a seguire ci siamo incontrati più o meno per caso sempre più frequentemente, in occasione del concorso Vallée d’Aoste dove era presidente di giuria ed io ancora concorrente, per la sua partecipazione come direttore ospite ad uno stage per una banda nei dintorni di Brescia, e altre occasioni… e in tutti questi incontri conoscevo un pezzettino nuovo del mio “eroe di gioventù”, fino a quando, nel 2013, ci siamo trovati a lavorare insieme nella commissione d’ascolto della 41^ edizione del Raduno delle bande Valdostane. Ero intimorito da questa collaborazione, tanto che appena seppi quale sarebbe stata la composizione della commissione, chiamai subito Lorenzo Pusceddu (che era l’altro dei 3) esprimendo tutta la mia preoccupazione. Un conto era fare quattro chiacchiere, un conto era lavorare insieme per una settimana. Intimorito dal mio francese molto arrugginito, partii per la Vallée con le dita incrociate, con gioia e terrore all’idea di trovarmi a lavorare con una delle persone più competenti al mondo in tema di giurie di concorsi.
Bastarono pochi minuti, giunti all’hotel che ci ospitava, per far cadere ogni preoccupazione (compresa quella linguistica), André aveva il potere di mettere chiunque a proprio agio in pochissimo tempo, aveva una trasparenza di giudizio grandissima unita a grande fermezza quando si trattava di esprimere dubbi o critiche (ma sempre in modo costruttivo), e una umiltà fuori dal comune. Ho imparato molto da lui come persona, e da lui come compositore attraverso la sua musica. E sono trasalito quando la mattina di S. Cecilia, impegnato in uno dei tanti pranzi di festeggiamento per la patrona dei musicisti, un sms di un amico recitava “Mi hanno appena comunicato che è morto Weigner (non so se si scrive così)… autore di Diagram… sai qualcosa?”
Un rapido giro di telefonate ad amici comuni, e la conferma che il mio eroe di gioventù non c’era più…
Grazie André, per quello che hai rappresentato, per quello che ci hai insegnato, e per quello che la tua musica farà ancora per tantissimo tempo.

Denis Salvini – Direttore, Insegnante