Intervista a Lino Blanchod

Ad una settimana dal Concorso Internazionale della Valle d’Aosta, incontriamo il Direttore artistico che ci illustrerà più da vicino sensazioni ed aspetti tecnici della sua realtà

Buongiorno Maestro Lino, e benvenuto su MondoBande.it. Perdonami se mi permetto di chiamarti “Maestro Lino”, so che un grande compositore quale Ferrer Ferran ti ha dedicato un brano, una rapsodia,  che porta proprio questo titolo e l’idea è nata in occasione proprio della prima edizione del Concorso della Valle d’Aosta nel 2005 quando Ferran era Presidente di Giuria.
Ma si certo, dai…è un piacere… lo sai che non è da me essere altezzoso e sofisticato.

Ti ringrazio, anche a nome di tutto lo Staff che rappresento, per avere accettato questa intervista, e siccome non tutti i nostri Utenti sanno chi è il M° Blanchod, vorrei che iniziassi  descrivendo il tuo percorso musicale, da quando è nata la passione per la musica sino ai nostri giorni.
Certo. Ho iniziato giovanissimo grazie a mia nonna, perché io volevo comprate delle biciclette e lei mi comprava delle fisarmoniche, ed ero molto arrabbiato per questo. Però inconsciamente passavo delle ore a strimpellar queste fisarmoniche, tant’è che a 5 anni, siccome i miei avevano una sala da ballo, riuscivo a fare 2 suonate, “La Piccola Vagabonda”, e la suonavo tutta a terze ed il pubblico era tutto fermo lì senza ballare per ascoltare sto bambino… e poi il “Tango del Mare”… tutto ha avuto origine da lì.
Mio papà, che suonava la tuba, ad un certo momento mi ha mandò a studiar musica. Io abito in un paesino di montagna, siamo in mezzo alle mucche, alle capre, agli stambecchi, e a quei tempi uno che faceva musica era considerato un pelandrone, tant’è che mi nascondevo in cantina per studiar musica. Ho frequentato il conservatorio di Torino, poi quello di Alessandria dove ho conosciuto il mio Maestro Cadoppi. Questo voleva dire fare 350 km al giorno in treno: partivo alle 5,30 del mattino e rientravo a casa a mezzanotte e questo a 11 anni. Dentro di me dicevo sempre: “Ma come mai in Valle d’Aosta non c’è il conservatorio”… e poi il destino ha voluto che sono stato il primo direttore contribuendo alla nascita di questo conservatorio. Dicevo del mio maestro Renato Cadoppi, che prima di essere il mio Maestro di trombone era un maestro di vita: successivamente mi ha inserito come trombone alla Rai, aggiunto al Teatro Regio di Torino e a quei tempi era facile fare tutto ciò perché c’erano tanti posti liberi.
Dopo gli studi la musica è diventata il mio lavoro, mi ha permesso di girare il mondo, mi ha permesso di conoscere tantissimi amici e penso che sia questo il miracolo della musica. Ho avuto la fortuna di suonare nelle orchestre da ballo e penso che questo sia un palcoscenico che manca tanto ai ragazzi oggi, la pratica delle sale da ballo…si è in 4 o 5 lì e se non suoni la gente ti guarda attonita; devi andare a tempo, e non è una cosa da poco, solitamente suoni delle canzoni che sanno tutti quindi sei soggetto a critiche continue… serve a forgiarti come strumentista, ti fai le ossa. Ho avuto la fortuna di abitare vicino al Casinò dove ho suonato per più di 10 anni e l’unico giorno di riposo nell’anno era la vigilia di Natale… e li dovevi essere sveglio perché ovviamente suonavi durante gli sketch, spettacoli, i numeri con Bramieri, Walter Chiari, accompagnavi Celentano, Modugno, Mina, Claudio Villa e tutti i grandi artisti di allora ed anche di oggi, rimasti sempre nella mente di tutti.
Dopodichè sono stato insegnante al Conservatorio di Alessandria, poi dal 72 insegnante all’Istituto Pareggiato di Aosta; e lì ho avuto la fortuna di avere tantissimi allievi, tra cui molti che sono in professione come Ivano Buat (1° Tromba al Regio), Mario Barsotti (Tuba del Maggio Fiorentino) Rosini Floriano (1° Trombone della Rai), Corrado Colliard. Dopo un po’ il mio Assessore Regionale mi chiede di fare il direttore e accettando, l’ho fatto per 25 anni, ed oggi sono riuscito, grazie ad appoggi politici, a portarlo al pareggiamento… adesso abbiamo anche noi un Conservatorio.
Ovviamente in me la passione per la banda non è mai mancata, infatti sono stato il primo ad inserire la banda nel conservatorio, come l’Orchestre d’Harmonie che è nata nel conservatorio. Questa passione mi ha sempre permesso di essere curioso, e di girare il mondo: Olanda, Argentina, Mexico, Svizzera, Germania, Lussemburgo, Francia, Spagna… Solo la Spagna è 100 anni più avanti di noi: se pensiamo che il più antico concorso, quello di Valencia, ha 130 anni! Vedi questi esempi… in Italia per esempio c’è ancora la paura di confrontarsi, siamo tutti bravi nella nostra stalla e quando usciamo fuori ovviamente prendiamo le legnate, anche perché non conosciamo il mondo esterno. Certo: sta cambiando molto.
Dunque ho lavorato sempre con la banda anche da Direttore perché son convinto che la Banda è la fucina del musicisti, perché lì puoi incominciare a capire chi potrà fare il musicista, quello è già un primo filtro e da questo filtro ci sarà, dopo, il Conservatorio, dove avverrà un’altra scremata. Ovviamente parlo della Banda con la B maiuscola, non una banda che si riunisce così, tanto per far le sfilate. Ormai la banda ha una sua letteratura, la banda deve affrontare i suoi programmi, che vanno oltre gli arrangiamenti e le colonne sonore. Finalmente da un anno sono potuto andare in pensione da Direttore ed ho strappato tutti i decreti e tutte le circolari…. scherzo! Però per 25 anni, se non avevo la banda probabilmente dimenticavo di essere un musicista, perché la burocrazia che c’è mi inondava la stanza. Adesso mi dedico, e mi dedicherò, esclusivamente alla bande: vado ai Concorsi, giro il mondo, ascolto, sono invitato a dirigere, come Giurato… quindi cerco di dare la mia esperienza ai ragazzi giovani… e questo è Blanchod.
Però per arrivare qui ci son tante cose: c’è una famiglia, ci sono le radici della tua terra, le tue origini; perché se dimentichi le tue origini, non sei più niente… Molti pensano che avendo preso un diploma di musica diventano professori: adesso il momento giusto per iniziare a studiare, gli dico io… ti hanno insegnato a malapena a muover le dita. Purtroppo molti ragazzi lo dimenticano, questo.

Come e da cosa è nato il Concorso Internazionale Vallè d’Aoste, di cui sei il Direttore Artistico?
Tutto è nato dalla voglia di dare la possibilità alle bande di confrontarsi, e non solo a livello nazionale, ma internazionale, ovviamente sentendosi ed ascoltandosi l’uno con l’altro ci si può rendere conto: “Eh però, quelli come suonano”, “Ecco guarda che pezzi fanno”, “Guarda come dirige quel direttore”, “Guarda come si comportano”, “Che organico che hanno”… Il vedere in questo caso è il massimo; solo il sentire non è efficace per i musici, per i direttori, e dunque la partecipazione attiva ad un concorso facilita molto l’apprendimento. C’è Riva del Garda che è un bellissimo concorso Internazionale, e poi ci siamo noi che stiamo cercando di diventare altrettanto bravi, copiando anche qualche idea da Valencia visto che l’amico Paco Campillo mi ha dato e mi continua a dare sempre tante idee per migliorare. Anche le commissioni fanno la loro parte, come quest’anno Van der Roost, che mi ha suggerito di lavorare sull’acustica del Palais Saint Vincent dove facciamo le esibizioni.
Tutto ciò fatto nel puro interesse delle bande, per permettere loro che si confrontino e si migliorino; ovviamente le bande devono entrare nella mentalità di partecipare. Per esempio prendi gli Ungheresi dall’Eccellenza: partiti dall’Ungheria, son venuti a sbancare un concorso internazionale! Questi andranno avanti per inerzia per almeno un anno o due, con questa felicità, il che vorrà dire che altri ragazzi si avvicineranno alla banda, e le altre bande che li hanno sentiti, diranno “Cavolo, dobbiamo darci da fare”… ecco qual è lo stimolo di un concorso. Non deve essere “Io vado lì… che figura, sono arrivato ultimo”, NO! Vai a casa più ricco, ricco musicalmente, hai conosciuto altre persone, altri programmi, hai conosciuto Van der Roost… gente che magari hai solo sentito nominare, o hai visto i loro nomi scritti sugli spartiti, li hai visti li in carne ed ossa e ti sei reso conto che sono persone normalissime, che sono persone di una modestia incredibile. Ecco cosa copiare da queste persone, prima di suonare la loro musica: copiare la loro modestia, i loro dubbi: mi ricordo Van der Roost che mi diceva: “Lino, cosa pensi, che abbiam fatto bene? Cosa dici?” M e lo chiede Van der Roost? A me? Ma cosa dovrei fare allora io? Forse dovrei smettere?

Proprio una settimana fa si è conclusa la competizione, che solo alla terza edizione ha dato già ottimi frutti: ben 27 bande partecipanti. Qual è il segreto di questo successo?
Dipende da anno in anno, secondo me. Io credo però che il successo stia nel mettere una giuria seria, credo che il concorso lo faccia la Giuria, dopodichè di conseguenza vengono tutte le altre cose. E ti viene normale cercare poi di far stare tutta questa gente nel più confortevole dei modi possibile.
Vedi, queste bande si son fatte migliaia e migliaia di chilometri per venire da noi; dunque se arrivano qua e non sanno dove andare, escono dall’autostrada e si perdono… che segnale avremo dato? Per esempio da noi, all’autostrada ci sono i Vigili che li attendono, li accompagnano all’hotel, dopodichè se han bisogno dall’hotel in sala prove, o al Palais Saint Vincent. Troveranno una Sala Prove come la nostra Accademia, dove avranno tutti gli strumenti a disposizione per provare prima del concorso, perché per molte bande sono gli unici giorni forse in cui hanno l’organico completo; perché se sono amatori, alla prove non saranno mai al completo. Dunque dagli questa serenità di farli provare, di fargli vedere la sala prove, il Palco, di fargli capire che si trovano a casa loro e che sono in mezzo ad amici. Ecco, questo penso che sia il miglior elemento per il successo per un concorso: l’ospitalità. E questo l’ho provato sulla mia stessa pelle, proprio quando facendo concorsi all’estero non avevo queste possibilità. Noi siamo riusciti a darle. Ovviamente è un grande impegno da parte nostra, perché comunque bisogna avere tutti gli strumenti doppi, specialmente le percussioni, doppi pianoforti, doppia arpa; e tutte queste piccole attenzioni fan crescere i concorsi. E poi non dimentichiamo la funzione delle case editrici, perché quando queste mandano i loro cataloghi a tutte le bande di cui hanno i contatti, inseriscano un piccolo tuo volantino, visto che non è così facile farsi conoscere anche nell’era dei computer.
Dunque penso che tutte queste componenti abbiano contribuito alla buona riuscita del concorso; poi anche la fortuna che la Valle d’Aosta si trova al centro d’Europa, e che tu parta dalla Spagna, dalla Sicilia, dall’Ungheria, è molto conveniente: per esempio è molto più difficile andare a Valencia, per molte bande, anche per voi siciliani per esempio: è molto più lontano. In più non dimentichiamo la grande disponibilità da parte dei musici dell’Orchestra d’Harmonie che collaborano sempre e gratuitamente a questo progetto sin dalla nascita.
Ma la parte più importante, vedi, è la parte politica: se il politico non capisce che questa è cultura, anche se metti tutta la buona volontà ma non trovi i soldi, non puoi far nulla. Ovviamente devi riuscir a far capire al politico che questo è innanzitutto cultura, secondo è un veicolo turistico. Capisci che a Saint Vincent, nei giorni del concorso, c’erano ben 2000 persone, e queste persone consumano: avranno bevuto una cola a testa, avranno spedito una cartolina, avranno comprato un souvenir, prodotti tipici… A proposito, la mia idea per il prossimo concorso è di avere, oltre ad una esposizione interna di strumenti, una esposizione di prodotti tipici della Valle d’Aosta all’esterno: anche i contadini, per esempio, in quell’occasione possono vendere i loro prodotti, perché il turista che arriva dalla Sicilia, dall’Ungheria, dalla Spagna apprezza il formaggio, il vino, e tutto il resto che è locale, e capisci che 1000 persone anche un pezzettino di formaggio ciascuno o una bottiglia di vino, fanno le cifre, fanno diverse forme di formaggio, diversi ettolitri di vino, capisci? E’ tutto un indotto, soprattutto per una regione come la Valle d’Aoste a vocazione turistica; vuol dire che se tratti bene i turisti, e se non li prendi per il collo sia con gli hotel che per altro, questa gente torna, e al loro rientro nei paesi di origine diranno: “Sai che siamo trovati bene? Ma perché non andate anche voi?”. Pubblicità passaparola!
Un’altra cosa importante del nostro concorso è il Questionario, che diamo a tutti i maestri e presidenti delle bande, e che ci restituiscono a fine concorso. Devo dire che sono arrivate delle cose molto intelligenti, anche da chi è arrivato ultimo: dei suggerimenti molto preziosi, perché delle volte non ti accorgi, ma piccole soluzioni per alcuni possono essere di fondamentale importanza.Per esempio, uno dei nostri problemi è che le bande devono fare un piccolo tragitto non al caldo: se lo fai in luglio va bene, ma come adesso ad ottobre, c’è fresco, e quindi è inutile che ti intoni bene ad una temperatura (per esempio di 26° C) per poi passare in un percorso in cui varia (scende a 16° C) ed infine arrivare sul palco dove trovi un’altra situazione con un’altra temperatura (22° C). Sono piccoli aspetti tecnici che vanno curati, per la buona riuscita delle esecuzioni; e con questo questionario, abbiamo avuto tante idee, derivate da piccoli disagi, che riuscirò a sistemare pian piano.
Come vedi sono tante le componenti per formare la chiave del successo: però alla base di tutto ci sta una Giuria seria, una Giuria indiscutibile, anche se son sicuro che sarà criticata sempre e comunque. E allora se c’è un Van der Roost, se c’è un Bernardo Adam Ferrero, un Ferrer Ferran, Philippe Langlet, Pusceddu, cosa potete dire di questa gente qui? Fate voi quello che han fatto loro! E poi sicuramente, come dice Van der Roost, la preoccupazione maggiore è di non essere mai certo di quello che ha fatto. Allora se non lo è lui, mamma mia… Però lui almeno è onesto ed esprime le sue incertezze, pur essendo un grande personaggio indiscusso. Quanti di quelli che lo criticano sono onesti?

Come scegli le bande partecipanti? Ci sono limiti?
Non le scelgo, la partecipazione è aperta a tutti; anzi il mio desiderio sarebbe un giorno di poter riempire i sei giorni previsti. Il concorso è previsto da lunedì a domenica. Ovviamente in base al numero di bande iscritte, parto da domenica a stilare il programma e procedo a ritroso fino a giovedì, come quest’anno. Quest’anno ho fatto anche un piccolo sbaglio: ho messo anche 11 bande un giorno: la giuria deve essere in massima serenità per giudicare, ed un massimo di otto bande è un numero perfetto. Ne fai esibire 4, poi una pausa e altre 4: invece quest’anno ho fatto tutto in tre giorni, mentre sarebbe stato più rilassante farlo in 4 giorni… ed ecco allora un’altra piccola sfumatura che fa funzionare meglio il concorso, perché eviti di stressare e stancare la giuria.
Un’altra cosa su cui io punto molto è di non far suonare mai la bande al mattino, perché essendo io uno strumentista a fiato, so che al mattino non è il massimo suonare, e poi creerei una disparità tra chi suona il mattino e chi la sera; quindi cerchiamo di partire con le esibizioni dalle 16 in poi. Dalle 15 è un pò presto, perché non possono mangiar bene e tanto a pranzo.

Ci sono bande che si formano per l’occasione, e poi tornando a casa “non si ricordano più dove sono state”: ci sono modi per evitare questo?
Si potrebbe controllare, dice qualcuno, ma cosa dovremmo fare? Come possiamo sapere cosa succede in Ungheria, in Polonia, in Francia o in Olanda?
Come facciamo a sapere se quella banda è veramente una banda? Dunque anche qui sta nell’intelligenza di chi dirige: se vuole far crescere il “suo” gruppo, la sua banda, certo può mettere alcuni aggiunti, è chiaro perché magari ti mancano strumenti oppure hai solo un oboe e ti manca il secondo previsto. Ma se di questa banda che arriva, suonano in 65 di cui 30 sono aggiunti ed il resto è il gruppo stabile, non hai fatto una grande operazione nella tua banda, non sarai stato certo una volpe, caro maestro.
Quindi non credo ci siano soluzioni per fermarle; in ogni caso abbiamo comunque contribuito anche alla crescita culturale di questi musicisti, o magari di tanti professori che sentendo le realtà odierne si saranno ricreduti sulla banda, perché verranno inevitabilmente a sentire tante bande con il 90% di dilettanti che suonano magari meglio di loro che sono professori… anche questa è cultura!
Ma poi, come fare? Come fare a dire ad una banda chi sono i loro componenti e soprattutto se sono professionisti o meno analizzandoli come in questura?
Non è possibile farlo, bisognerebbe per esempio arrivare al concorso come fanno in Spagna, dove ogni banda ha i suoi tesserati. Però questo è possibile a Valencia: ma questa banda, quando viene a suonare in Italia, che ne so io se quello è tesserato a Valencia, o a Bunol, o a Lyria o a Quercia, come posso saperlo io? Metti che mi arrivano 50 professori dell’Orchestra di Madrid, come posso andar a controllare quel gruppo?

Come imposti le categorie? Che limiti ci sono per partecipare?
Questa era un’altra problematica che ho eliminato sul nascere. Dunque, io non metto limiti, metto le quattro categorie: Eccellenza, Prima, Seconda e Terza. Il messaggio è chiaro: “Maestro caro, se sei Maestro e sei intelligente, tu conosci la forza della tua banda: vai in Terza, vai in Seconda, vai in Prima, scegli tu dove vuoi andare”. Non c’è limite di numero: perché devo mettere quaranta elementi in terza, per esempio? E tu che ne hai quarantacinque, chi lasci a casa? Eh, gli spari, a qualcuno? Oppure: vieni in ottanta in terza, a me poco importa, anche perché certe volte il numero è un problema, non è che avere otto flauti è meglio di averne due, eh? Perché con l’intonazione poi aumentano i problemi. Quindi non numeri…solo un numero massimo di 110 elementi ma solo per ragioni tecniche, dimensioni del palco.

Come mai tra le tue categorie non esiste quella delle bande giovanili?
Questa è una bella domanda. Non esiste perché per noi diventerebbe impossibile gestirla. Sto pensando di fare un anno il Concorso Internazionale ed un anno il Concorso Internazionale Giovanile; anche perché io sono convinto che un concorso che si rispetti non può esser fatto tutti gli anni, non dai il tempo alle bande di prepararsi. Io per esempio adesso sto già pensando al prossimo concorso del 2010; ma se questo fosse nel 2009, dovrei già uscire oggi col bando, anche perché devo fare un preventivo, il politico mi deve deliberare il bilancio, devo stampare i programmi, devo spedirli. Nel 2010 le bande avranno circa 15 – 16 mesi per studiare, per trovare i soldi per il pernottamento, per il viaggio, perché possano chiedere le ferie. Biennale è una formula che va meglio. Per le bande giovanili invece, io vorrei tanto farlo sempre a livello internazionale, perché è importante: la filosofia che io do ad un concorso è proprio quella di sentire. Oramai siamo in un contesto europeo, dunque ognuno di noi deve sentire le diverse culture se vuol migliorare.E’ nelle mie intenzioni, e farò di tutto per organizzare un concorso per Bande Giovanili.

Come scegli la giuria?
La giuria la scelgo, prima di tutto, non per scambio, ma per qualità, e i fatti lo dimostrano. In un concorso Internazionale la maggioranza dei componenti deve essere fatta di stranieri, ed il presidente deve essere straniero, a mio modo di vedere (in Spagna non è sempre così, sono molto più nazionalisti). Io penso che la giuria in numero di 5 sia il numero perfetto, già con 7 ci sono più combinazioni, e lì bisogna già pensare di escludere il voto più alto ed il voto più basso, per evitare accordi tra commissari. E un altro cosa importante è che i commissari diano il voto dopo l’esibizione della banda esaminata, mentre si prepara la banda successiva, in modo che non abbiano condizionamenti; dopodichè si potrà eventualmente aggiustare qualche cosa, anche se solitamente non si ritoccano i numeri, se no è inutile avere 5 giurati. Io ho bisogno dei giudizi di tutti e cinque, per formulare il più probabile giudizio di quella banda che si esibisce in quel momento, in quella situazione particolare.
Come li scelgo? Il primo Presidente è stato Ferrer Ferran. Secondo è stato Bernardo Adam Ferrero. Quest’anno c’è stato  Van Der Roost. Credo che come personalità e fama sono indiscussi, no? Altri membri di quest’anno: c’era Philippe Langlet, ex-allievo di Mourice Andrè, organizzatore del concorso di composizione di Lille; c’era Lorenzo Pusceddu, grande compositore italiano di cui tutte le bande credo abbiano suonato almeno un brano.
C’era Maurizio Managò, altro personaggio che ha capito il nuovo messaggio della banda e che sta lavorando molto per i giovani. Maurizio l’ho scelto proprio per il grande impegno dimostrato per le bande e per dargli la possibilità, anche se magari non ne ha bisogno, di lavorare con personaggi come Van der Roost, come Deval, perchè possa crescere maggiormente, e perché a sua volta possa professare quest’arte della modestia che tutti i grandi posseggono. Anche se non ne ha bisogno, Maurizio!

Quest’anno il Presidente era il compositore Jan Van der Roost: qualcosa da dichiarare su di lui?
Van der Roost l’ho conosciuto quando abbiamo vinto il concorso a Riva del Garda nel 95. Quell’anno lì il pezzo d’obbligo era Prima Lux del M° Giancarlo Aleppo, e come pezzo libero abbiamo fatto Spartacus. Mai avrei pensato di incontrare Van der Roost in giuria, e quando l’ho visto lì, son sbiancato.
Al riscaldamento son salito su una sedia e ho detto ai miei ragazzi che se non avessimo suonato come si deve, non li avrei portati più a casa, ovviamente utilizzando altri termini; li ho messi in guardia adeguatamente e li ho mandati sul palco con una carica micidiale. Appena finita l’esecuzione di Spartacus, la Commissione si è alzata in piedi ad applaudire, e da li è cominciata l’amicizia con Van der Roost, al punto che ci ha dedicato persino un brano, “Poeme Montagnard”, che sta girando il mondo (e lì col brano gira il nome dell’Orchestre d’Harmonie du Val d’Aoste). L’amicizia è nata anche per il fatto che lui è un grande uomo, ha saputo farsi amare, è venuto più volte a dirigerci; lui era il presidente che avevo chiamato al primo concorso; purtroppo, per i suoi impegni, non era mai potuto venire, al punto che gli ho chiesto se era una questione di soldi, e lui mi ha confermato che sarebbe venuto anche senza una lira per me, ma non poteva. E adesso posso confermare che a parte un pò l’organizzazione del concorso, che ha preferito ottobre come data, ma principalmente ho trasportato ad Ottobre per avere la sua disponibilità; anche perché lui il mese di luglio lo passa integralmente con la famiglia. Abbiamo riscontrato tutti, anche in questo concorso, la grandezza di quest’uomo: ha 56 anni, ed ancora adesso non è sempre sicuro di ciò che fa. Ho eseguito forse quasi tutta la sua musica, e c’è tanto dentro quest’uomo, ed è anche bravo ad esternarlo. Io lo chiamo un pò il “Respighi Olandese”: c’ha molto di Respighi, non a caso è il suo preferito.

Alla fine di ogni concorso, ci saranno sempre i soddisfatti e gli scontenti? Come mai?
Cosa che però non ho riscontrato quest’anno, stranamente. Quest’anno ho sentito una serenità dopo il concorso, anche i musici che sono arrivati ultimi applaudivano, hanno anche urlato. Probabilmente cominciamo ad avere quella cultura di partecipazione e di crescita. Io penso che l’ultimo della seconda categoria è sicuramente il primo di quelli che non hanno partecipato, perché quelli che non hanno partecipato non hanno rischiato nulla e non si sono messi in discussione!
Questi musici, anche arrivando ultimi, avranno studiato almeno un anno, ed hanno sentito dei complessi preparati; io sentivo qualche vocina che diceva: “Certo che però quelli lì hanno suonato bene”… allora quando un musicante sente quelle diversità, io capisco che ho fatto qualcosa di buono, e la gente comincia a capire che si può suonar bene anche in banda.

Che parametri usano i tuoi Giurati?
Son sempre gli stessi: Intonazione, Qualità e bilanciamento del suono, Tecnica e articolazione, Insieme e ritmica, Espressione e dinamica, Interpretazione. Penso è così in tutti i migliori concorsi che si rispettino, no?

I Giurati conoscono prima i brani che dovranno ascoltare?
Certo, io il brano d’obbligo lo spedisco molto tempo prima, anche se credo che lo conosceranno sicuramente perché non son degli sprovveduti; mentre gli altri brani li studieranno nei giorni che son qui: loro arrivano il lunedì, da noi. Ripeto che, non essendo degli sprovveduti, sicuramente i brani li conosceranno per via del loro lavoro, quindi sarà un ripasso.

So che per evitare problemi di ogni genere fate ripetute sedute, coordinate da te e dal Presidente di Giuria. Lavorate per l’imparzialità dei giudizi?
Quest’anno in particolar modo ci siam sempre ritrovati il giorno dopo le esibizioni, anche per il fatto che non è facile giudicare gli altri. Certe volte non è facile giudicare te stesso, quindi pensa un pò giudicare gli altri. Per questo ci vuole una grande preparazione, e soprattutto una grande umiltà, da parte dei membri della giuria. Hanno una grande responsabilità, perché andranno a trasformare in numero il sacrificio delle bande, il massacrante lavoro; Van der Roost mi diceva sempre: “Lino, quella banda non arriverà mai nella fascia dei premi, no? Allora perché dobbiamo dargli 50? In tutto quello che ha fatto, avrà lavorato duramente, ha lavorato per 65 anche se qui non ha dato il meglio, diamogli 65, non le cambia nulla, premiamo il lavoro che hanno fatto”. Allora vedi la grandezza: abbiamo capito che non hai suonato bene, però ti sei messo in discussione, hai perso tempo, hai perso denaro, hai sudato, avrai persino pianto ad un certo momento. Perciò mai andare sotto i 60 o 65, devi premiare la volontà ed il coraggio di mettersi in discussione.

Quali sono i parametri che fissi per evitare di far dare dei giudizi affetti da errori sostanziali?
Un aspetto della filosofia del concorso che ho sempre impostato, è quella di non premiare la miglior banda, sarebbe troppo facile: quando ce n’è una, è la prima allora… oppure quella banda che arriva da più lontano è la più brava… se ne iscrive una dell’America, non sta neanche a venire al concorso, gli mandiamo direttamente il premio, no? Allora la filosofia del concorso sta nell’applicare i parametri fissati nel bando; dopodichè faccio la riunione con la giuria, e gli suggerisco un regolamento interno che non va contro il bando. Dunque per arrivar terzo bisogna avere 70, se prendi 69,90 non entri nella fasci dei premi. Per arrivare nella fascia dei secondi devi avere 80, per arrivare primo devi avere 90. Ovviamente un professore, quando interroga un ragazzo, non è detto che lo deve promuovere, anche se è solo uno. In base a quello che tu gli hai assegnato (il pezzo d’obbligo), ed in base a quello che lui in teoria ti ripete, tu da quello devi essere in grado di dare un voto: allora se questo è talmente bravo gli dai un 8 o un 9 o anche un 10, anche se in musica è difficile raggiungere la perfezione, oppure 6 o 3 se non è preparato. Proprio in base a queste semplici leggi di vita, che si applicano giornalmente nelle scuole, i commissari danno i voti.
Nel caso nostro, della Prima categoria dove c’era solo una banda, questa non ha raggiunto i 90. E’ chiaro che se ci sono più bande a concorrere, diventa tutto più interessante, ma non cambia sicuramente il giudizio della giuria. Per la giuria o una o 10 bande è uguale, l’attribuzione dei punti non cambia. Ognuno dei giurati dà un voto su ogni parametro e il notaio poi tira le somme e fa la media, determinando il voto definitivo senza discuterne più; perché se si comincia a discutere è la fine, me ne bastava un solo, di giurato, allora!

Come vengono scelti i brani d’obbligo?
I brani d’obbligo vengono scelti per difficoltà, e brani che servano didatticamente per far maturare le bande; in più cerco dei brani che non sono mai stati eseguiti per metter le bande sullo stesso piano, perché se tu facessi un concorso in Sicilia (come me lo auguro vivamente) e mettessi “Poeme Montagnard”, la mia banda è certamente avvantaggiata, perché è stato un pezzo dedicato a noi e lo abbiamo suonato 10 mila volte. Sono in contatto con concorsi internazionali di composizione come Lille e Novi Ligure: i pezzi che vincono (anche se non è un obbligo, per me) li analizzo, e se mi sembrano buoni li inserisco nelle categorie.
Il mio desiderio è proprio fare come a Valencia, anche se è molto costoso: cioè, ogni anno, commissionare dei pezzi appositi. Questo per portare equilibri, ed è il mio modo di scegliere. I brani… allora: io ti metto un brano, per esempio, adeguato per la terza categoria; tutti gli anni poi lo cerco apposta più difficile, perché voglio una crescita e voglio anche selezionare ovviamente. Vedi, quest’anno è stato un concorso di qualità, non solo di quantità, e la qualità la acquisisci anche presentando dei brani obbligati particolari, no? Anche se ti dirò un’altra cosa: il concorso non lo vinci mai col brano d’obbligo, ma lo vinci col brano libero.
Quest’anno è successo che qualcuno ha fatto il brano libero peggio del brano imposto, allora sei proprio chiuso, non puoi farmi un pezzo meno difficile e suonato peggio di quello imposto. Piuttosto, anziché andare in seconda, vai in terza! Anche perché i Maestri devono capire le possibilità della propria banda, i brani che possono fare.
Perché devo porre io delle limitazioni ? E’ un pò come la musica sacra e la musica profana, dov’è il limite? Fino a qui è sacro e poi dopo profano! Io sfido chiunque a capirlo. Già vedi nel canto, dove c’è la parola è diverso, ma nella musica non ci sono limiti e confini: Bach per esempio scriveva musica per i signorotti che facevano le feste, e poi il giorno dopo li eseguiva a messa: non c’eran parole, puoi adattarle dove vuoi. Ecco la libertà.

Ho visto che ci sono degli autori Italiani e degli autori Stranieri. C’è un motivo particolare?
La realtà italiana è ancora indietro. Purtroppo gli autori Italiani, se scrivessero certi brani solo di Eccellenza o di Prima categoria, morirebbero di fame, perché le bande in grado di eseguirli in Italia sono pochissime; perciò anche loro son costretti a scrivere per il mercato. Non è che gli autori italiani non siano in grado di scrivere cose difficili, anzi! Io son convinto che nel giro di 10 anni, se continuiamo su questa strada, i nostri compositori scriveranno come gli Olandesi, come gli Spagnoli, e riavremo anche noi, nei nostri concorsi, i nostri compositori.

Perchè non ci son mai compositori italiani storici, che mantengono ancora in banda certi strumenti legati alla cultura tradizionale della banda?
Le origini servono per rendersi conto chi sei; ma se io fossi quello di 30 anni fa, sarei già morto… sicuramente non potrei fare un discorso europeo. Ragioniamo: anticamente, per venire in Sicilia dalla Valle d’Aosta con la diligenza impiegavo 20 giorni, poi si sono accorti che 20 giorni erano tanti, ed hanno inventato il treno, e la diligenza è andata a riposo; analogamente ci sono state anche la navi, ma essendo lente hanno inventato gli aerei. Dunque stamattina ho fatto colazione a Torino, e tra poco andremo a pranzare sullo Stretto di Messina. Io credo che anche la musica sia andata avanti così: purtroppo in Italia siamo ancora in ritardo perché le bande militari, che da giovane erano la mia stella cometa, non hanno avuto nessuna funzione in questa evoluzione. Mi sono accorto, quando ho avuto la fortuna di uscir fuori di casa, che all’Estero le bande avevano già un loro vestito, una loro letteratura, e non è che non facessero dei pezzi arrangiati, li fanno ancora; ma non facevano delle trascrizioni di lirica complete (come il Rigoletto, la Traviata, Gazza ladra e quant’altro). Ovviamente massimo rispetto per questa musica, ma questi grandi compositori non pensavano alla banda quando scrivevano queste grandi opere, perciò è lì la grande differenza: fin quando la banda non ha trovato la propria letteratura, non è potuta esplodere: adesso la banda deve arricchirsi.
Quando dirigevo la banda del mio paese, facevamo dei concerti dedicati alla memoria dei maestri che mi avevano preceduto, e suonavo pezzi di cui non ricordo bene i titoli (Meriggio Campestre, Festa in città, Pierrot in Festa)… dentro di me ero felice e sorridevo, perché mi ricordavo che li avevo eseguiti da musicista molti anni prima. Ma se adesso andassi in piazza a suonare questa musica, sarebbe come prendere la diligenza per venire in Sicilia: dunque, o stiamo ai tempi o se no…
Di ricordi non si vive, i ricordi aiutano ad apprezzare il presente. Adesso per esempio non ci rendiamo conto, tante volte, di cosa sia la libertà, perché non abbiam vissuto la dittatura. Per la musica vale uguale.

E quelli a libera scelta? ci sono delle linee guida da seguire?
Non so sei hai notato ma io ho tolto le limitazioni, cioè la lista con i pezzi che aveva stabilito la Wasbe. La libertà massima! Ma questa libertà vuol dire cultura, vuol dire sapere le tue possibilità. Ma poi perché devo dirti “Fammi quel pezzo”, e magari tu è da 2 anni che stai lavorando su un altro pezzo e ti trovi costretto a non poterlo eseguire solo perché 5 , 6 o 10 maestri luminari hanno detto: “NO! Questo è di Prima, questo è di Seconda, questo è di Terza”. Ma con che criterio? In base alle difficoltà? E devo essere io a dire a te che sei una banda da Seconda? Allora non sei in grado di fare il Maestro, se non capisci quello cambia mestiere… Questo è anche far cultura sui Maestri.
Secondo te, la banda che presenta organici diversi da quelli previsti in partitura, compromette la propria partecipazione oppure ha coraggio, ovviamente adeguando alcune parti agli strumenti che più si adattano? Sicuramente compromette, in secondo luogo è superficialità ed ignoranza da parte del Maestro.
Affrontare un brano senza organico, è come se volessi attraversare lo Stretto a nuoto: ma come nuoto io, dopo 25 metri sarei già in fondo al mare. Se il compositore ha chiesto l’oboe, non ci deve essere il sax soprano: ci saranno altri brani in cui chiederà proprio il sax soprano, e non lo farai con l’oboe.
Tante volte ancora è diffusa la tendenza di utilizzare solo Trombe, anche quando la partitura chiede trumpet e cornet. Ovviamente vengono a mancare dei colori.
Di conseguenza, anche se la giuria fosse dietro una tenda, il suono lo distingue bene, si sente che è quello della tromba perché è più spigoloso, poco morbido
Ad esempio tanti mettono il violoncello anche in partitura, per dare morbidezza, per creare sotto un tappeto di velluto in cui le note scivolano via, i contrabbassi che creano un sottofondo morbido; bè adesso non sto qui ad analizzare gli organici, perché ormai ne saprete tutti anche più di me, però voglio concludere il discorso dicendo appunto che se vai ad un concorso, non devi andare con gli archibugi, soprattutto se vai a scontrarti con le mitragliatrici degli aerei. Ci saranno sempre altri che saranno tutti perfetti negli armamenti, e dunque hai già perso in partenza!
Quando son andato ad Altea, nella partitura del brano d’obbligo c’era il liuto: e allora, se voglio andar lì devo trovarmi un liuto, se no non ci vado! Ecco che un concorso, indirettamente, ha una sua valenza artistica sulla banda, quando appunto si eseguono delle ottime operazioni. Ad esempio prendiamo un aggiunto che suona il corno inglese (se è previsto in partitura): avrai sicuramente soddisfatto le intenzioni del compositore, avrai sicuramente tutte le armi in regola ed in più avrai fatto bene alla tua banda perché ci sarà sicuramente qualche allievo che lo sente e magari si innamorerà di quello strumento, e lo studierà, e fra 3 – 4 anni avrai il corno inglese nella tua banda, arricchendo la gamma dei colori; ma finchè il “corno inglese” resta solo un nome e non lo tocchi con mano è come… bè, non voglio fare esempi strani, perdonami, non è il luogo ed il momento adatto. Ma capisci bene che, quando in molte bande l’organico non è completo, e ci si presenta a farsi giudicare, anche lì la giuria avrà già capito che alcune parti o le avrai modificate per altri strumenti, oppure non le farai proprio eseguire, a discapito dei colori, degli effetti, ecc.. Che punteggio vuoi aspettarti? Son punti che si perdono!

A maggior ragione chi fa dei cambiamenti o degli adeguamenti cambiando l’originalità della partitura…
Vedi: quelli sono degli irresponsabili, ma soprattutto dei presuntuosi, perché il compito di un direttore non è quello di scrivere musica, ma è quello di eseguire ciò che si trova davanti con il massimo rispetto di chi l’ha scritta, e perché quello che ha scritto quel brano ci ha messo tempo, sudore, sensibilità. E tu con quale diritto ti permetti di mettere un forte dove c’è un piano, o nientemeno di cambiargli le ottave o cambiargli le note? Quindi sei una persona incivile: scrivi tu un pezzo e poi mettici ciò che vuoi; ma il tuo compito di direttore è quello di seguire le indicazioni della partitura, e se sei in grado di fare il 50% di quello che c’è scritto, probabilmente vinci il concorso. Ma la verità è che non sei in grado di farlo, non fai “crescendo”, non fai “diminuendo”, li fai più o meno… ma cosa vuoi metterti a correggere, prova a fare quel che c’è scritto…

I premi  sono molto ambiziosi: ci sarebbe qualche altra formula per assegnarli, anziché erogarli in denaro?
Io credo che il vil denaro, sia un modo per permettere alle bande di partecipare. Se tu come primo premio mi regali uno xilofono, cosa faccio se magari ce l’ho già? Mi regali un sax contralto? E perché non un trombone? Anche se vedi l’incentivo: io son riuscito a far dare alle prime 10 bande che si iscrivono, 1000 euro per il viaggio, e alle straniere 2000, e penso che siano pochi ma lo faccio proprio per aiutarli a venire, perché sappiamo tutti le difficoltà economiche che ci si trova ad affrontare. Se tu parti dalla Sicilia per venir su, lo sai sicuramente quanto hai speso, no? Almeno 40 mila euro, senza contare la fatica spesa a studiare i mesi prima, costi di partiture e spartiti… allora, se io col primo premio ti do 4000 euro, ma cosa ti ho dato? Non ti ho dato nulla neanche il 10% di ciò che hai affrontato. Perciò io son convinto che il premio in denaro sia indispensabile: anche se è poco, però è quella goccia che ti aiuta ad alleviare il tutto.

Secondo te che funzione hanno i concorsi in Italia? E il dopo concorso per le bande, come va affrontato e gestito?
In Italia ancora non abbiamo capito bene tutti l’importanza di un concorso, visto che molti Maestri e molti Presidenti purtroppo ancora non partecipano perchè hanno paura di arrivare ultimi. Un concorso cosa vuol dire, per i musici? Sanno bene che non è il concerto di Santa Cecilia, o il concerto di Natale, ma è un evento straordinario, e il Maestro deve comunicarlo così come effettivamente è: “Ragazzi andiamo su perchè lì c’è Van der Roost”, magari inserendo un brano di qualche giurato se si conosce, così che la tromba dirà “Cavolo, lì c’è il compositore, sarà meglio che mi studi la parte” e come la tromba lo farà anche il clarinetto e tutti gli altri. E’ un momento particolare, straordinario dove la banda completa il ciclo di studi e lì si concretizza la finalità, si concretizza in quell’evento. Tu puoi fare il pistola tutto l’anno, ma quando arrivano gli esami, se non hai fatto nulla in precedenza, si vede, e non sarà mica colpa degli esaminatori se sarai castigato, ma solo tua!
Dunque nella Banda è uguale: sicuramente ci sarà maggiore impegno alle prove e sicuramente l’ultimo arrivato dovrà farsi un’analisi, questo è importante. Il dopo-concorso non dovrà essere affrontato come le solite cose all’italiana. Il Maestro principalmente non dovrà fare: “ E bè, quello è amico di Blanchod, quell’altro conosce la giuria, quello è amico di quell’altro”… NO! Il Maestro, prima dovrà dire ai musici: “Ragazzi, cosa non abbiamo fatto? Io per primo, dove ho sbagliato? Vi ricordate, quando vi dicevo di venire alle prove, quante ne avete fatte? Quanto avete studiato la vostra parte?” Queste sono le prime analisi da fare, e non bisogna piangersi addosso, ma reagire senza trovare giustificazioni sterili tipo “i valdostani ce l’hanno con i meridionali” oppure “a Blanchod son più simpatici gli spagnoli che i piemontesi”.
Un’altra cosa importante è che, finita l’esibizione, noi dell’organizzazione consegniamo le registrazioni, e lì nessuno potrà contestare i giudizi della giuria, perché se hai da discutere anche su quello, allora è proprio vero che sei un pistola. Perciò è più importante, dico io,  per una banda, non vincere un concorso, ma parteciparvi perché ti fa aprire gli occhi. Di contro, se hai delle lacune e vinci il concorso, ti fa pensare di essere già arrivato, mentre probabilmente quel giorno ti è andato tutto bene. Vincere non è difficile, secondo me, come non è più difficile perdere; e se il Maestro, e continuo a sottolinearlo, è intelligente e capace, da questa sconfitta può far nascere una grande risorsa di lavoro e di squadra: “Bene, ritorneremo fra 2 anni e voglio vedere se non ce la facciamo” anziché dire “Ma per carità, non vado più lì, sono tutti truccati…” Ma per favore!

A mente serena, e alla luce di ciò che hai vissuto per i tre giorni della kermesse, che quadro generale viene fuori dell’ambiente bandistico italiano? E delle bande estere?
Devo dire con grande enfasi che per me quest’anno è stata un’ulteriore emozione, sempre nuova e sempre bella, e mentre ero sul palco per la premiazione, mentre l’adrenalina stava scemando, dentro di me c’era una gioia veramente incredibile, che rasentava quasi le lacrime, perchè ho visto la realtà italiana, le bande italiane, che crescono e crescono di qualità. C’era una grande qualità, e sicuramente questo è il frutto di quel movimento che sta girando attorno alle bande, al nuovo grande messaggio, a questa nuova veste che le bande stanno indossando, e che “banda” non è un termine solo confinato alle formazioni che sfilano per il paese (attenzione: la banda deve anche sfilare per il paese), ma considerando che la banda ha la possibilità di fare grandi cose, estendere il termine ad un gruppo che riesce a rappresentare una grandissima cultura.
Perciò se noi continueremo così, se le bande continueranno così, a partecipare ai concorsi nazionali, dopo un pò andranno a quelli Internazionali; sicuramente, con le nostre potenzialità, fra una decina d’anni avremo raggiunto gli spagnoli, gli olandesi, gli americani. Lo abbiamo già fatto con l’Orchestra d’Harmonie, abbiamo conquistato la Mencion d’Onor in Spagna qualche anno fa e mica noi siamo dei Rambo: basta semplicemente studiare, basta mettersi di buona voglia, basta entrare nella mentalità ed essere convinti a dare il massimo. Ma se quando sali sul pullmann per andare ad un concorso parti già con le paura di chi avrebbe dovuto fare di più, qualche prova in più, più tempo dedicato a qualche passaggio particolare, non puoi più pretendere che gli altri ti facciano vincere! Alla giuria tutta, cosa importava se invece di vincere gli ungheresi, avessero vinto i polacchi o gli svizzeri o i francesi, cosa le cambiava? Nulla!

Le realtà locali cominciano a ricredersi, dunque, su queste attività innovative che hai cominciato ad inserire nel panorama bandistico
E certo che cominciano a ricredersi, anche perché la banda non è più quella di una volta, io parlo per la realtà Valdostana ma penso che tutta la nazione in questo caso è paese. Non è più quella di una volta, tipica delle feste patronali, che si beve il litrotto di vino, che fan gli ubriaconi: la Banda, adesso come adesso, è una istituzione che ha un’immagine diversa da mostrare, dove si fa cultura. La banda adesso ha una dignità di presentazione, una dignità letteraria, ha una sua letteratura, ha tutto. Si cominciano ad avere delle sale prove che degne di questo nome, abbiamo degli strumenti quasi tutti buoni, cominciamo ad avere degli organici completi… perché la banda ha molti più colori dell’orchestra! Guarda le percussioni: 20 anni fa erano solo rullante, cassa, e piatti molte volte agganciati alla cassa, e l’addetto suonava tutto contemporaneamente; adesso arrivano 7 / 8 percussionisti ed un camion di percussioni, e questo si vede già adesso in Italia.
Io l’avevo già visto nell’86 in Spagna, e noi siamo stati la prima banda, a detta degli addetti ai lavori italiani, che ha portato questo importante messaggio in Italia, capendo l’importanza della letteratura.
In effetti mi spieghi come mai una banda americana, già nel 32 ha commissionato Huntingtower  a Respighi,  e nessuna banda italiana aveva mai commissionato nulla? Nel ’32 gli americani avevano già capito che la banda doveva avere una sua letteratura e Respighi, nella sua grandezza, compose un brano di tutto rispetto. Se magari anche qui in Italia le bande militari gli avessero commissionato dei brani, anziché chiedergli di realizzare trascrizioni, avremmo avuto un repertorio più ricco! E come Respighi, pensa a Mascagni, Leoncavallo e tutti i compositori italiani del secolo. Quindi gli americani ci hanno pensato prima, considerando anche gli autori italiani; mentre noi non ne volevamo sapere, continuando imperterriti con le nostre belle trascrizioni, flicornino, pistoncino, bombardino…

Dunque ci sono livelli differenziali che ancora ci pongono su piani diversi rispetto alle realtà estere…
Si, ci sono ancora dei dislivelli, ma sta cambiando la realtà interna delle bande: parlo non di musicanti ma di Maestri. All’Estero ci sono direttori molto più preparati dei nostri, a partire da chi ti sta dicendo queste cose. A partire dal sottoscritto, il 95% dei direttori non hanno una preparazione specifica: dove la realtà è più florida, ci sono dei bravi professori d’orchestra che si sono messi a fare i direttori. Questo descrive delle situazioni di disagio nell’ambiente italiano, perché i musicisti odierni sono molto più preparati di un tempo. A parte, mi pare, in Calabria, in Trentino, ed adesso anche da noi, grazie alla sensibilità dei miei politici, dove si è pareggiata la scuola di Composizione e avremo a breve anche Direzione per banda e Direzione di coro; e quindi capisci che, a parte sporadiche realtà, non ci sono corsi specifici nel resto d’Italia.
E la cosa che mi fa più paura è la poca curiosità che i maestri hanno, non c’è tanta voglia di ascoltare gli altri; l’ho notato anche al concorso: ho visto pochi maestri seduti ad ascoltare gli altri, pochissimi, è questo è un male. Io quando so che c’è qualcosa di grande, vado ad ascoltare, parto, e malgrado i miei 60 anni imparo sempre delle cose, e ammetto che ho delle grosse carenze di base, carenze tecniche di direzione, anche se poi con l’esperienza si possono superare. Però noi Maestri dobbiamo farci un’analisi, tutti insieme: siamo sicuri di essere al nostro posto? Con il livello dei musicisti che sta crescendo? Clarinetti tutti molto bravi, trombettisti altrettanto, se pensiamo a 30 anni fa… allora c’era diversità.
Ovviamente ci sono sempre le eccezioni, e ci sono maestri che hanno raggiunto dei livelli alti. Ma i maestri, invece, che pensano di averlo fatto, quelli sono i più pericolosi: pensano di essere dei Von Karajan e poi si permettono di criticare anche il più grande compositore odierno. Penso che quello che adesso si debba fare in Italia, per far crescere il livello delle bande, è lavorare sulla formazione dei maestri, perché le scuole stanno già fornendo dei buon musicisti

Come pensi che si debbano muovere le realtà locali e le associazioni di categoria, per agevolare e per appiattire queste differenze?
Mah, diciamo che è inutile criticare queste associazioni che di base, a mio modo di vedere, hanno una funzione molto importante. Ovviamente, essendo poche le bande che hanno una mentalità da Orchestra di Fiati moderna, come in tutte le famiglie, è difficile cambiare: capisci che se io ho percorso sempre una strada, anche se non è tanto bella, e me ne proponi un’altra da fare che non conosco, preferisco sempre andare sull’habituè.
Ancora c’è una grandissima maggioranza, che è la vecchia tradizione: di conseguenza politicamente e musicalmente questa maggioranza ha ancora una forza su queste Associazioni, ha un peso maggiore. Ma io dico che le varie Associazioni  Nazionali e le varie Federazioni, anche se di contro o come alternativa, le vedo anche bene: l’importante è che abbiano una unica finalità, quella di far crescere la musica, e non che sia un fatto politico perché “io penso di far meglio dell’altro, allora mi fondo una nuova associazione nazionale o regionale”. Così non faranno mai nulla di buono.
Mentre se queste associazioni lavorano col fine di far crescere la cultura musicale, mantenendo le tradizioni, attenzione: se vuoi che una tradizione viva devi ringiovanirla ed adattarla. I dinosauri hanno fatto una brutta fine, non si sono adattati, mentre i coccodrilli si, dunque o ti adatti al periodo in cui vivi o rischi di scomparire: se non ti adatti, muori. E devono avere la loro finalità specifica, mettendo da parte le competizioni di puro effetto politico: nella musica vanno bene tutti, l’importante è il fine.
Toscanini cosa diceva? “Datemi degli assassini, ma che suonino, però!”. Dunque, se tutte le personalità di queste associazioni che perdono il loro tempo, hanno questo fine, miglioriamo i maestri, cerchiamo di far crescere la letteratura bandistica, cerchiamo di sostenere i compositori, cerchiamo di sostenere le case editrici, evitando il progredire delle fotocopie… perché se no è come il cane che si morde la coda, è come non versare le tasse, no? Allora hai i buchi nelle strade!
Se il comune non ha i soldi per comprare l’asfalto, cosa può fare? Io non pago le tasse, però poi cado nel buco…
Nella musica è uguale. Certo che è bello avere le fotocopie e suonare musica gratis: ma se io ho speso 80 euro per acquistare un brano, avrò contribuito a stimolare la casa editrice a stampare. Se tu fossi un editore saresti stimolato a stampare di più, se tutti comprassero il pezzo e se a maggior ragione una Associazione di Categoria, come le chiami tu, facesse delle ordinazioni alle case editrici dicendo di venderle ad un prezzo ridotto, a 30 euro… li comprerebbero tutti! Avremmo guadagnato tutti, anche il compositore, perché guadagna sulla quantità. Capisci allora il giro economico: non è solo il conservatorio, il maestro… c’è tutta una famiglia attorno, c’è tutto un indotto, e se tutto funziona e se nessuno vuole fregare l’altro, si procede tutti in modo degno. Perciò, se non perdiamo di vista i punti salienti e le cose elementari che andrebbero fatte, aldilà delle finalità politiche che dovremmo lasciare a chi di dovere, alle persone preposte, potrebbero fare qualcosa di buono per le bande.

Cosa suggeresti ai maestri italiani ?
Quando ascoltano un concerto di altre formazioni, che non ascoltino cosa sbagliano, ma prendano nota di ciò che sentono di buono. I Maestri, quando parlano fra loro, che posassero l’ipocrisia che li porta a elogiarsi reciprocamente, e si dicano in faccia le cose giuste o sbagliate che hanno sentito. Dobbiamo crescere culturalmente, sinceramente.

Cosa è per te la musica?
Vita… per me la musica è VITA! E’ un modo di esternare le cose belle che ho dentro, e certe volte anche le brutte, dunque… la musica è, come diceva il mio maestro, “Feci di mosca su fogli di carta” che bisogna cercare di rendere musica, il che non è facile, bisogna approfondire tanto. Perché il compositore ha scritto quello? Allora, se è vivente, bisogna contattarlo direttamente, discutere con lui, appunto perché la musica è fatta di momenti, di sensazioni.
“La musica non è una olimpiade”, come dice Ferrer Ferran: il metronomo è una indicazione, non una imposizione. Il brano può sembrare più veloce anche se è fatto ad un valore di metronomo più lento, dipende dallo spirito che ci mettiamo. La musica è il fiore che sboccia, dopo una concomitanza di fattori, anche cattivi se vuoi: sotto c’è anche letame, c’è la terra, i sassi. Le note sono solo delle indicazioni, mai eseguirla pensando alla note, ma sempre trasferirle a qualcosa, o a un fiore, o a una donna, a una montagna, o al mare; riuscire, secondo me, per ogni brano che esegui, a scrivere un testo dentro di te, una poesia.
Per esempio adesso andrò a preparare Pinocchio per il concerto del Nuovo Anno, e sappiamo tutti la storia di Pinocchio: è chiaro che non lo posso eseguire come ho eseguito El Rugir del Kimbo l’anno scorso. Quest’ultimo è un vulcano, c’è disperazione, c’è la paura che sputi di nuovo lava, mentre Pinocchio già nasce da un pezzo di legno, dopodichè lo scrittore con la sua fantasia riesce anche a farlo vivere, quindi sentimenti in chi dirige ed in chi suona diversi dal primo.
Ecco cosa è la musica, riuscire a rendere arte dei segni morti, comunicare a chi ti ascolta sensazioni, e queste sensazioni tu lo noti se riesci a trasmetterle, perché se vedi che la gente pian piano quasi non respira mentre ti esibisci, probabilmente il tuo messaggio arriva, e per ignorante che sia in materia il pubblico, sente qualcosa che lo sta coinvolgendo; mentre se vedi che la gente legge il programma di sala e lo rilegge la seconda e la terza volta, il tuo messaggio non è arrivato.
La musica sono sensazioni interne che ognuno di noi, partendo dai singoli musicisti finendo col maestro, cerca di esternare in modo diverso ma al meglio, seguendo le indicazioni scritte, contribuendo alla buona riuscita, come il sole, la pioggia, la temperatura, la terra, contribuiscono a questo fiore; è stupendo, è quella la musica, però c’è tutto il resto sotto, anche i sassi, persino uno che prima che sbocciasse gli ha messo il piede sopra… ma alla fine è venuto fuori lo stesso, proprio con la voglia e la forza di divenire un bel fiore.

Vuoi aggiungere qualcosa?
Quello che infine mi piacerebbe che succedesse è che le bande si ascoltassero tra di loro come se fossero una unica grande banda, una unica famiglia, che siccome non può, per problemi logistici, stare tutta nella stessa casa, si divide nei propri territori. Però, quando si suona, bisogna stare tutti nella stessa casa: magari un giorno cucino meglio io, un altro giorno cucini meglio tu, non importa… stiamo mangiando tutti assieme e tutti la stessa cosa, tutti musica. Questa grande famiglia che non ha confini: dal Giappone, all’Italia, all’America, che dovunque vai ti capiscono, questa è la grande fortuna che abbiamo noi musicisti. Quindi consiglio a tutte le bande di partecipare a tutti i concorsi; partecipare, non vincere: poi chi vincerà, va bene, bravo, non si sarà mica arricchito con 4000 euro, son più poveri di prima.

So che non hai dimestichezza col PC, e probabilmente non vedrai pubblicata questa nostra intervista sul web, ma ti assicuro che ci sono tanti amici che leggeranno…
Bè, allora è doveroso un saluto a tutti gli amici della vostra comunità multimediale: vi auguro di riuscire a vivere sempre in armonia con voi stessi e di fare nella vita quello che più il vostro cuore desidera, proprio come è successo a me. Buona Vita e buona Musica a tutti.

Per saperne di più: www.orchestreharmonie.it

(a cura di Carmelo D.)