Intervista a Angelo Sormani

La composizione come viaggio creativo: parliamo di questo ed altri argomenti col noto compositore, che incontriamo durante il Corso di Direzione di Collegno (TO)

Buongiorno M° Sormani, benvenuto su MondoBande.it e grazie per la Sua disponibilità. Cominciamo subito con la prima domanda, come da “procedura standard”: ci parli un pò di Lei e delle Sue attività.
Grazie a voi per la disponibilità e l’interesse nei miei confronti.
Il mio avvicinamento alla banda è stato graduale. Nel paesino dove sono nato e vissuto non c’era la banda ed io ho cominciato a suonare la tromba spinto dalla passione di mio padre e mio nonno. Poi il percorso di studi al Conservatorio di Milano dove mi sono diplomato in tromba nel 1985. Oltre alla musica classica, mi è sempre piaciuto il jazz. Suonavo in trio, in quintetto ed in Big Band e ci si divertiva ad improvvisare gli standard del Real Book o gli arrangiamenti fatti da Dino Siani per il gruppo di Mandello. Mi ricordo ancora i soli che trascrivevo o quelli che studiavo di Clifford Brown, Freddie Hubbard, Fats Navarro, Chuck Mangione. Mi ricordo che durante questo periodo suonavo anche il basso elettrico e la tastiera in un gruppo di musica leggera e dirigevo la corale del mio paese. Poi l’inizio dello studio della composizione, sempre al Conservatorio di Milano. L’avvicinamento alla banda è arrivato in questo periodo, quando ho cominciato a suonare il flicorno soprano nella Civica Filarmonica di Lugano e contemporaneamente seguire i corsi di Strumentazione per Banda con il maestro Carlo Pirola (persona di grande disponibilità e competenza, fondamentale per la mia formazione). L’interesse sempre crescente per la composizione in tutte le sue forme e direzioni mi ha spinto a portare a termine i diplomi in Musica Corale e Direzione di Coro, in Composizione di Musica Elettronica, in Composizione ad indirizzo sperimentale ed in Strumentazione per Banda. Ricordo con molto piacere le lezioni di Musica Corale e Direzione di Coro con il maestro Franco Monego, lezioni che duravano tutto il giorno nelle quali si passava dall’analisi dei madrigali o dei lied alla realizzazione dei contrappunti alla direzione dei mottetti, alla “ginnastica” del gesto.
Sono stati anni intensi e vivaci in cui mi sono trovato immerso in situazioni molto stimolanti: si passava dal contrappunto del Cinquecento con Orlando di Lasso, Palestrina, Luca Marenzio alle analisi delle partiture di Maderna, Petrassi, Dallapiccola, Nono, Ligeti, Carter, dalle fughe di Bach ai pezzi in stile dei compositori classici, romantici, impressionisti ed espressionisti, allo studio della strumentazione.

Leggendo il suo curriculum ho notato che oltre alla passione musicale c’è anche quello per l’informatica.
Si, parallelamente agli studi musicali, dopo la maturità tecnica, mi sono laureato in Scienze Informatiche (nel 1991). Sono sempre stato appassionato delle materie scientifiche ed ho cercato di unire, dove possibile, le due passioni. Al LIM (laboratorio di informatica musicale) dell’Università di Milano ho sviluppato la tesi finale seguito da Goffredo Hauss (un pioniere dell’informatica musicale) e da Angelo Paccagnini (anche lui un pioniere della musica elettronica che già incontravo in Conservatorio).
Dopo la laurea ho collaborato ancora con il Lim e altre società informatiche, poi ho deciso di dedicarmi alla musica.

Lei è Compositore, Direttore, Docente: quale di questi “ruoli” sente più Suo… bandisticamente parlando?
Mi diverto e mi sento a mio agio in ognuno di questi tre ambiti. Certo, con modalità ed approcci metodologici differenti. Nel ruolo di docente e direttore cerco di catturare l’attenzione degli alunni o degli esecutori cercando di stimolarne sempre l’interesse. Fintantoché rimane aperta la porta della comunicazione “a due” la cosa funziona bene e le informazioni date e ricevute portano ad un innalzamento di livello (non solo tecnico e nozionistico, ma anche emotivo). E’ importante quindi creare il clima giusto di collaborazione e serenità. Non pretendo che durante le prove o le lezioni i ragazzi stiano fermi, attenti e zitti dall’inizio alla fine. Ci deve essere la consapevolezza di vivere un momento costruttivo sia singolarmente che complessivamente. Bisogna entrare in sala prove o in aula con piacere ed uscirne ancora più soddisfatti (e stanchi). La seconda cosa importante è quella di avere delle prospettive di crescita chiare e definite, preparare una piano d’azione ed una programmazione nel breve, medio e lungo periodo.
Per quanto riguarda la composizione il discorso è diverso. Volontariamente od involontariamente mi trovo spesso a pensare ed a ragionare su progetti che ho messo in cantiere oppure su semplici idee che mi sono appuntato. Mi ritrovo con varie situazioni compositive aperte che procedono anche parallelamente senza mai contrastarsi a vicenda. Per esempio posso dedicarmi ad un brano per banda giovanile e contemporaneamente ad uno di grado 4-5 senza che i due percorsi ne risentano.
Condivido alcune impressioni di colleghi che si dedicano alla composizione, i quali vivono questo momento come di “necessario sfogo”. Alcuni amici abituati a giocare a calcio o ad andare in bicicletta, mi dicono che se interrompono l’attività sportiva non stanno bene perché il loro fisico ne risente ed hanno bisogno di ricominciare l’attività per ritrovare l’equilibrio fisico. Una situazione simile io la vivo con la composizione. Ne sento la necessità come momento di crescita, di studio ed approfondimento. E’ un momento in cui mi divertimento, come in un gioco in cui definisco delle regole e mi propongo di rispettarle. Mi capita, di cancellare, di rifare alcuni passaggi, di fermare il pezzo magari per settimane. Poi di riprenderlo e trovare immediatamente la soluzione che cercavo. Ecco, questo diventa un momento molto gratificante.

Durante l’incontro a Collegno, ci ha parlato di “Viaggio creativo della composizione”, e devo ammettere che mi sono incuriosito molto. Potrebbe dare qualche dettaglio ai nostri Utenti?
Il “Viaggio creativo” è la sintesi di un percorso affascinante, unico ma contemporaneamente molto impegnativo e rigoroso. Questo è un principio valido sia dal punto di vista compositivo, che dal punto di vista esecutivo ed interpretativo.
Ci sono delle forze dentro di noi che spingono sempre nella stessa direzione malgrado le mille difficoltà ed i mille impegni che si incontrano (nella vita). Queste forze, o passioni che dir si voglia, ci regalano in momenti relativamente brevi, grandi emozioni.
Nell’ambito musicale, il “Viaggio creativo” inizia con la consapevolezza di provare e condividere un’emozione. Il momento del concerto per esempio, oltre a diventare anche il momento di verifica di tanto lavoro condotto con scrupolo ed attenzione dalla banda e dal direttore, è il momento nel quale le forze emotive in gioco sono più intense e più intensamente si scaricano. Prima di un concerto dico sempre ai ragazzi di godersi il momento unico che stanno per affrontare, perché le emozioni che perderanno lì, saranno perse per sempre. Due concerti nello stesso posto e con lo stesso programma potremmo dire banalmente che non sono mai uguali.
Durante l’incontro a Collegno abbiamo focalizzato l’attenzione principalmente sulla composizione. A conclusione di tutto il discorso sui parametri fondamentali di organizzazione del suono, sulla conseguente creazione dell’evento musicale e del suo sviluppo coerente nelle micro o macro strutture, mi è piaciuta l’idea di paragonare il processo creativo ad un viaggio con la possibilità di scegliere le diverse strade possibili, tenendo sempre in considerazione i tre punti fondamentali: il punto di partenza, il punto di arrivo ed il percorso da seguire. Il punto di partenza è rappresentato dalla consapevolezza organizzativa, dalle regole strette e precise dettate dai mezzi tecnici a disposizione, che il compositore si impone di rispettare. Il punto d’arrivo è dato dalla tipologia di composizione che si vuole realizzare: un brano di musica leggera, per coro, per orchestra, per banda; la durata, il grado di difficoltà, la possibile utenza, lo stile, il tipo di linguaggio.
Il percorso è la scelta personale che definisce il tragitto più corto, quello meno trafficato, oppure semplicemente il più piacevole. Un viaggio può essere emozionante oppure noioso. Bisogna cercare (senza navigatore) le strade giuste per renderlo interessante. Dal punto di vista musicale l’interesse è dato dall’alternarsi di uniformità e varietà (forze interne di coesione e rigore e forze esterne di novità). Il piacere è dato dagli elementi si somiglianza e di ripetizione nel brano musicale. Gli elementi di contrasto e di sviluppo (cioè un inciso, un tema che viene preso e rimaneggiato, sempre conservando le caratteristiche base) giocano un ruolo importante nell’ emozione del viaggio. La sicurezza e la tranquillità ci sono date dalla consapevolezza organizzativa e dal rispetto rigoroso delle regole.

Durante l’incontro ha voluto più volte sottolineare l’importanza dell’analisi della partitura.
Si, è molto importante avere un approccio analitico verso la partitura. Bisogna idealmente e materialmente “smontare” il pezzo per poi ricostruirlo, cercando di valorizzare le intenzioni del compositore, sia quelle meno evidenti legate per esempio alla forma, allo sviluppo del brano o di semplici elementi, o al linguaggio armonico, sia quelle più palesi e visibili come il fraseggio, la dinamica, le articolazioni. La lettura analitica, che può essere fatta preparando delle griglie o semplicemente degli appunti, può essere utile per focalizzare l’attenzione del direttore su quegli aspetti che ritiene importanti per la resa e l’interpretazione del pezzo. Questi aspetti vanno comunicati alla banda, più volte provati e funzionalizzati.

Come dicevamo prima, Lei è anche direttore e docente, dirige più formazioni bandistiche, tiene corsi di formazione. Un suo pensiero su quanto si sta facendo nel nostro paese per la formazione musicale a livello bandistico e non solo.
Seguo con interesse le discussioni, i forum, e gli spazi disponibili alla sensibilizzazione musicale in generale e soprattutto a quella bandistica. A questo proposito, devo farvi i complimenti perché il vostro sito sta diventando un punto di scambio d’idee e di stimoli importanti per le persone che credono nella banda e nelle sue prospettive. Condivido il pensiero dei maestri che avete intervistato, secondo il quale tanto si sta facendo ma ancora molto c’è da fare. E’ una sorta di sfida tra il mondo dell’insensibilità, dell’indifferenza e dei luoghi comuni ed il mondo che trova dei valori, li coltiva, si appassiona e ricerca sempre, con più convinzione, la qualità.
E’ indiscutibile che valorizzare maggiormente la musica nel percorso scolastico di base porterebbe a dei risultati vincenti. Le difficoltà e gli insuccessi dovuti soprattutto alle insufficienti risorse disponibili rendono purtroppo queste attività non sempre di semplice realizzazione. Posso comunque riportare la mia esperienza ormai diffusa e condivisa da altre realtà.
Con il direttivo della banda che dirigo, abbiamo organizzato un percorso di collaborazione con una scuola elementare ed una scuola media ad indirizzo musicale. Gli obiettivi principali sono stati da un lato la possibilità di inserire la lezione musicale all’interno dell’orario curriculare settimanale della scuola elementare e, dall’altro, inserire una prova di gruppo a cadenza quindicinale. Con la scuola media c’è un rapporto di collaborazione sia con i singoli insegnanti che con l’orchestra giovanile interna alla stessa scuola.
L’altra realtà musicale che vivo da circa quindici anni è a Lugano. C’è una sensibilità ed una attenzione più mirata rispetto alla cultura musicale ed alla banda, sia come istituzione che come formazione strumentale.
Mi ricollego in particolare all’osservazione fatta dal coordinatore del Tavolo Permanente, Giorgio Zanolini, circa i Concorsi Federali, questi appuntamenti a cadenza quinquennale nei quali partecipano tutte le bande svizzere. Sono senza dubbio momenti importanti che danno il polso della situazione sul movimento bandistico nazionale facendo una fotografia della stato di salute del sistema. Anche per le singole bande l’appuntamento è importante perché rappresenta un momento di verifica e di stimolo nel percorso ordinario.
Oltre ai Concorsi Federali, ci sono i Concorsi Cantonali, sempre a cadenza quinquennale (la Civica di Lugano, per esempio, sta organizzando per il prossimo mese di Maggio questo evento) che raccolgono il consenso del singolo Cantone.
Una situazione simile proiettata in Italia a livello nazionale o regionale e provinciale, unita poi alle varie iniziative già presenti e in corso di sviluppo, penso ai singoli concorsi di esecuzioni, alle “Giornate di classificazione” ed altre iniziative, porterebbe il percorso bandistico in una direzione più definita, più organizzata e stimolante.
Non sto dicendo che sono cose semplici ma sarebbe molto utile parlarne. E’ chiaro, che con questi presupposti, non ha più senso parlare o pensare solo del proprio orticello.
L’altra cosa importante, già stata detta, è il collegamento più stretto tra i concorsi di composizione ed i concorsi di esecuzione.

Collegandomi alla domanda precedente, parliamo invece della realtà bandistica in Italia. Domanda “brutale”: il mondo bandistico italiano gode di buona salute, oppure ha bisogno del dottore?
C’è tanta disponibilità ed interesse soprattutto da parte dei giovani. La voglia di imparare, di capire, di confrontarsi è molto più forte rispetto a qualche anno fa. Certo, questa situazione non è generalizzata: ci sono zone più disponibili e sensibili ai cambiamenti che sono in atto ed altre che ancora ci stanno pensando.
Ci sono idee, c’è fermento e curiosità (nuovi corsi, stage, seminari, convegni, concorsi, nuove associazioni e federazioni bandistiche, attenzione crescente verso le bande giovanili) tutte condizioni propositive e stimolanti che vedono l’intervento di un dottore più indicato per prescrivere delle ricette adeguate a migliorare la salute e lo stile di vita.
In sostanza, se si vivono le stesse emozioni e si condividono gli stessi interessi e le stesse passioni, penso che valga veramente la pena fare quello sforzo comune capace di valorizzare sempre di più la situazione delle nostre bande italiane.

Ancora una domanda al Compositore. Tempo fa un noto conduttore/giornalista televisivo terminava le sue interviste con la domanda “Cosa c’è dietro l’angolo?”; io sono un semplice blogger e non le domanderò di angoli ma… cosa c’è nel cassetto del M° Sormani?
Ho da poco portato a termine un progetto importante (per la mia formazione), conseguendo il diploma Accademico sperimentale di II livello in Direzione, Composizione e Strumentazione per Banda sempre al Conservatorio di Milano. La cosa mi incuriosiva e stimolava allo stesso momento malgrado fossi incerto sulla possibilità in termini di tempo per poterla realizzare. E’ andato tutto bene. Ora sto lavorando a dei brani per banda giovanile, ho in progetto un brano più impegnativo, la conclusione di altri due e sto pensando ad una fiaba musicale. ù

Grazie a nome di tutti gli Utenti di MondoBande.it
Grazie a voi per la disponibilità ed ancora i più sentiti complimenti per il sito.

(a cura di Vittorio V.)