Intervista a Giuseppe Testa

Dopo la recensione del CD “Giochi di note”, abbiamo colto l’occasione per scambiare due chiacchiere con l’autore

Ciao Giuseppe, e benvenuto su MondoBande. Quale stimato esponente del panorama bandistico siciliano, vorrei invitarti a parlare… del M° Testa!
Grazie dell’invito, lo faccio volentieri, perché la banda è il mio lavoro, la mia vita!
Sono un musicista che ama mettere continuamente in discussione sè stesso e il suo operato. Ho iniziato a studiare clarinetto a circa sette anni nella banda di Cefalù, diplomandomi nel 1986 al conservatorio “V. Bellini” di Palermo. Subito ho iniziato l’attività concertistica sia come solista sia in formazioni cameristiche. Sono quelli gli anni dei vari concorsi e dei vari corsi di formazione con musicisti italiani e stranieri.
Nel 1988, dopo aver iniziato gli studi di composizione, ho cominciato a dirigere la banda “S.Cecilia” di Cefalù; nel 1995 ho conseguito il diploma di Strumentazione per Banda presso il conservatorio “G. Martini” di Bologna. Nel 1996 ho ottenuto l’incarico di dirigere il “Premiato complesso bandistico Città di Alcamo” e nel 1998 anche la banda “F. Bajardi” di Isnello. Dal 1994 per alcuni anni ho diretto il coro “Maria SS. di Gibilmanna” e nel 1998 presso il conservatorio di Palermo ho conseguito il diploma di Musica corale e direzione di coro. Ho concluso i miei studi ufficiali con il diploma di Composizione, sempre presso il conservatorio di Palermo, nel 1999.
Da questo momento in poi ho iniziato un processo di ricerca e sperimentazione che continua tutt’oggi e che riguarda sia l’utilizzo in vari ambiti della banda, che l’attività compositiva, a cui tengo particolarmente. Nel 2001 ho intrapreso una collaborazione con l’Anbima quale docente in corsi di formazione per maestri di banda e quale relatore su temi che riguardano la storia e le innovazioni del mondo bandistico. E’ questa un’esperienza importante della mia formazione perché mi permette continuamente di affrontare problematiche inerenti il mondo delle bande. Per altre notizie sul mio curriculum artistico, invito i lettori a visitare il sito www.giuseppetesta.com oppure www.myspace.com/giuseppetesta.

Il tuo percorso vanta una formazione completa, dalla composizione alla strumentazione per banda, dalla direzione di coro al concertismo quale clarinettista; quale di queste attività prediligi e perché?
Beh! Il clarinetto è stato il mio primo amore, lo strumento che mi ha avvicinato al mondo della musica, il mezzo con cui ho iniziato a comunicare agli altri ciò che sentivo dentro. Ben presto però mi sono reso conto che suonare non mi bastava, e ho così iniziato a studiare composizione. Lo studio della composizione mi ha fatto capire tante cose, prima fra tutte che la musica, da qualsiasi formazione venga eseguita, deve trasmettere dei messaggi che vanno al di là di ciò che si ascolta. Ecco quindi l’esigenza di conoscere come funziona e come sono strutturati una banda e un coro, e come anche attraverso queste formazioni comunicare le mie idee, le mie convinzioni musicali.

Fra le tue attività emerge anche quella di docente nei vari corsi di formazione per maestri di banda organizzati dall’Anbima; questo oltre a permetterti di conoscere le diverse realtà bandistiche ti ha consentito di constatare le competenze dei maestri corsisti. Qual è il tuo parere sulla categoria?
Si, in effetti l’Anbima mi sta dando una grossa possibilità per tastare il polso della situazione bandistica in Sicilia e in tutta Italia. Mi rendo conto che, a parte qualche eccezione, siamo parecchio indietro rispetto ad altre nazioni. La banda ancora oggi fatica ad affermarsi come gruppo strumentale con una propria identità specifica e nelle nostre regioni è spesso vista solo come veicolo di cultura popolare. Colpa di questa situazione è in parte dei maestri direttori delle nostre bande. Dico questo alla luce dell’esperienza maturata negli ultimi anni all’interno dell’Anbima. Spesso si trovano delle buone realtà, con maestri però poco preparati. I corsi, gli stages, rappresentano un momento di confronto e di crescita per un musicista, ma è solo attraverso lo studio, la preparazione e il confronto tra i maestri che le bande italiane possono diventare competitive a livello europeo e mondiale. Un maestro preparato è in grado, tra l’altro, di scegliere un adeguato repertorio per la propria banda, senza cadere nel banale o nel commerciale, e permettere al proprio complesso bandistico di crescere artisticamente e far crescere il pubblico che va ad ascoltarlo.

Quale compositore italiano, e quale straniero, apprezzi maggiormente?
Sicuramente apprezzo i grandi musicisti di un certo livello che hanno fatto e continuano a fare la storia della banda nella moderna concezione del termine, da Holst, a Grainger, a Sparke, ma non voglio fare un elenco di nomi anche perché sarebbe lungo. Diciamo che prediligo un gruppo di compositori di cui ho studiato e diretto alcuni lavori, ma sicuramente ci saranno altri compositori che amerò in futuro di cui oggi ignoro l’esistenza. Per sintetizzare, in particolare amo i compositori la cui musica contiene una coinvolgente idea di costruzione, di ricerca, un progetto in cui anche l’apparente improvvisazione di sezioni, di timbriche e dinamiche, abbia una logica interna che va evidenziata. Tutto questo stuzzica il mio interesse, in quanto a mio parere, lo studioso, il direttore, deve penetrare e comprendere il pensiero del compositore attraverso lo studio della partitura, e dare vita alle idee scritte in essa per regalarle all’ascoltatore attraverso i suoni. Purtroppo la maggior parte dei lavori che conosco con queste caratteristiche sono stati composti da musicisti stranieri, ma sono fiducioso perché qualcosa in questa direzione si sta muovendo anche nel nostro Paese. Devo dire però in tutta onestà che alcuni compositori che appartengono a questa corrente spesso non sono adeguatamente conosciuti in quanto non rientrano nelle grazie delle case editrici che detengono il mercato.

Perché secondo te il termine banda in taluni casi irrita e si contrappone con l’ orchestra di fiati?
Quello che “disturba” coloro i quali rimarcano questa distinzione è il fatto che la banda suona anche per strada, nei cortei, nelle processioni, nei funerali… o il fatto che essa è formata da “amatori” e non solo da professionisti… Io posso dire che ho sentito suonare diverse bande meglio di alcune orchestre di fiati. E’ vero comunque che nell’immaginario collettivo “banda” significa musica di serie “B”, ed è pure vero che molte bande eseguono anche troppa musica banale, scritta male ed eseguita peggio… qualcosa però sta cominciando a cambiare: grazie allo sforzo di alcune bande e dei loro direttori, e grazie ad alcuni compositori che evitano di banalizzare la musica per banda, si stanno creando i presupposti per una rinascita, seppur lenta, della banda in Italia.
A mio avviso la banda nel tempo ha dato tanto alla musica “seria” e oggi, con la preparazione degli esecutori e degli strumenti utilizzati, può rappresentare per la musica contemporanea una terra inesplorata: basti pensare alle nuove possibilità sonore degli strumenti a fiato, la cui evoluzione è strettamente legata a quella della banda. Quindi invece di preoccuparci di come chiamare il gruppo strumentale che dirigiamo, cerchiamo di colmare, attraverso le nostre esecuzioni e il repertorio che suoniamo, l’ignoranza degli addetti ai lavori, e di ridare dignità a questo gruppo strumentale che tanto ha dato e tanto darà alla storia della musica.

Cosa consigli a chi si avvia al difficile compito di dirigere e/o costituire un complesso bandistico?
Come prima cosa di non improvvisarsi direttore solo perché si è bravi strumentisti. Secondo il mio modesto parere la direzione è una cosa seria e va studiata al pari di uno strumento. Oggi i conservatori forniscono varie possibilità di studio, ma non solo, anche le varie associazioni organizzano corsi e stages per avviare i futuri maestri al mondo della direzione, spesso con ottimi risultati. Un’altra possibilità è anche quella di studiare come si faceva una volta, con un maestro, privatamente. Dopo questa fase, se si è proprio convinti, si può pensare di formare una banda! Dico questo perché ritengo che sia impensabile, oggi, che un maestro non sappia comunicare la musica che sta dirigendo e, cosa peggiore, non sappia comprendere e comunicare le emozioni, spiegare la partitura che ha davanti ai propri strumentisti e al pubblico, perché non è in grado di analizzare una composizione.
Diceva Leonard Bernstein: “Il direttore è un eterno studente, una partitura non si finisce mai di studiare, tutti i suoi sforzi devono soddisfare le intenzioni del compositore e servire unicamente la musica”. Non ci si può limitare a far rispettare la dinamica e l’agogica. E’ compito del maestro scegliere la musica da suonare e ricercare la qualità nelle esecuzioni. Oggi più che nel passato la banda è momento di incontro culturale, di studio e di conoscenza, quindi chi decide di fare il direttore, deve avere la preparazione adeguata a tale ruolo.

La tua musica nasce come libera ispirazione, o si pone l’obiettivo di piacere agli altri?
La mia musica nasce da un’esigenza interiore: comunicare le mie emozioni, le mie sensazioni di fronte agli avvenimenti che mi coinvolgono. Quando scrivo, sento il bisogno di isolarmi, di riflettere da solo, per inserire la mia anima nelle note. Quando ho finito di comporre avverto dentro di me la necessità di far conoscere la mia musica alla gente, che si dimostra sempre più sensibile di certi addetti ai lavori. L’obiettivo quindi per me, non è quello di piacere agli altri, ma di avvicinare, di far sviluppare una coscienza musicale, di far conoscere un gusto diverso dal proprio, che può piacere o no.

Quando componi ti senti vincolato dal punto di vista tecnico, dal riscontro che può avere la tua musica nelle diverse realtà bandistiche?
No, non mi sento vincolato affatto: una volta deciso il grado di difficoltà che il brano deve avere, penso che anche nella semplicità devo presentare la novità, l’innovazione, devo ricercare e selezionare per amore del diverso, del personale. Questo principio per me è valido in tutta la musica che scrivo, sia essa destinata alla banda o a un gruppo di musica da camera, o all’orchestra. In più per la musica destinata alla banda cerco di mantenere aperto un ponte con il linguaggio musicale tradizionale, per far rivivere il passato in maniera nuova, funzionale alle esigenze della banda di oggi, proprio per mantenere una certa identità musicale. La musica deve vivere il proprio tempo, il linguaggio nasce e muta non solo per il contributo del singolo artista, ma anche per il mutare del gusto, delle esigenze, dei modi di pensare.

In che misura gli studi accademici (infinite pagine di contrappunto) hanno contribuito alla tua creatività?
Penso tantissimo. Lo studio accademico ti permette di trovare tante soluzioni a un problema e poi innesca nella tua mente la voglia di ricerca e conoscenza. Io penso di avere sempre avuto fame di conoscenza, desiderio di sapere, e questo mi porta da un lato ad affrontare sempre linguaggi diversi personalizzandoli, e dall’altro il piacere di condividere con gli altri questo sapere. Gli studi accademici credo siano stati fondamentali per il mio percorso creativo, nelle mie composizioni cerco sempre di essere del tutto autonomo e originale, senza particolari tendenze alle spalle.
Di questo devo sicuramente ringraziare tutti gli insegnanti con cui ho studiato, ognuno di loro ha contribuito alla formazione di quella idea musicale, di quel gusto estetico che oggi rappresenta il mio linguaggio, senza distinzione di organico.

Per un compositore di musica per banda, oggi, rispetto a un ventennio fa, risulta più facile o più difficile il percorso editoriale e divulgativo?
Sicuramente più facile se scrivi ciò che le case editrici ti chiedono, cioè musica orecchiabile, di difficoltà medio-bassa, spesso con strumentazione standard. Per dirla in breve, spesso ti chiedono di uniformarti alle richieste del mercato. Ecco che così facendo, la divulgazione è assicurata e con essa la popolarità e le esecuzioni di bande di vario livello che operano nel territorio. Ma chi fa le richieste per indirizzare le case editrici in una direzione o nell’altra? …i maestri… ed ecco il cane che si morde la coda! Il livello qualitativo delle composizioni si mantiene basso e poco originale, ma tanto commerciale. Ecco, il gioco è fatto.
Nella realtà quanti sono i maestri che analizzano ciò che hanno acquistato e quanti acquistano per avere “sentito”? Io preferisco pensarla in maniera diversa, il mercato musicale non è lo scopo principale del mio lavoro, le composizioni devono invitare i maestri a dei ragionamenti poco scontati: con ciò non intendo dire che la composizione deve risultare ermetica o pesante all’ascolto, ma il brano deve sicuramente trasmettere delle verità, non assolute, ma “il vero dal mio punto di vista”, e nel fare ciò cerco di essere più persuasivo possibile, con gli elementi che la creatività mi offre di volta in volta, il fascino di una melodia, un particolare ritmo o un’armonia insolita, interessante. A volte la mia musica non arriva subito all’ascoltatore che predilige musica più orecchiabile e di immediata comprensione. Ma qual è il compito del compositore? Qual è l’atteggiamento del compositore verso la materia sonora? Non è forse quello di cercare un “qualcosa” anche semplice (ma non banale) e comunicarla ai suoi simili attraverso un linguaggio in evoluzione? Per amare qualcosa o qualcuno, non devo conoscerla, non devo trovarla, non devo osservarla, non devo “scavare” oltre le apparenze? Comporre per me significa un po’ tutto questo, trovare un ordine nel materiale sonoro che ho “fiutato”, che ho portato alla “luce”: è un po’ come il lavoro di un archeologo. Con coscienza credo che ogni artista-creatore di tanto in tanto si ponga dei “se”, delle domande sul proprio operato e sul futuro dei propri lavori. Io desidero che la mia musica descriva la mia vita, la mia percezione del tempo e dello spazio che vivo, e mi auguro che questo messaggio arrivi a quanta più gente possibile.

Cosa manca e cosa deve essere fatto, secondo te, nel panorama bandistico italiano, ed in particolar modo quello siciliano?
Manca sicuramente tanto nel considerare la banda come forma artistica: nella maggioranza dei casi la banda ha perso la propria identità con esecuzioni di musica consumistica e di poco valore artistico-culturale. La crisi è poi accentuata dalla mancanza o insufficienza di finanziamenti pubblici. Poca attenzione è rivolta alle bande anche da giornali e trasmissioni radiotelevisive.
In tutto questo noi addetti ai lavori abbiamo le nostre colpe: quanti direttori in Italia seguono dei master, si aggiornano, si mettono in discussione? La situazione, da quello che mi è dato di sapere, è generalizzata in Sicilia come in tutte le altre regioni d’Italia, con le dovute eccezioni che rappresentano sempre più rarità. Per una crescita non solo musicale delle nostre bande bisogna sensibilizzare i comuni, le province e le regioni a creare strutture di crescita culturale musicale. Bisogna mirare alla preparazione dei maestri direttori e degli strumentisti con scuole appositamente gestite. Ma in una società in cui ognuno cerca di coltivare il proprio orticello questo sarà realizzabile? Tante sono le cose che vanno fatte dal mio punto di vista, e si può continuare ad esempio commissionando composizioni a importanti musicisti che non scrivono solo per banda; formare delle bande regionali professionali di rappresentanza, in modo da dare anche lavoro a numerosi strumentisti a fiato e a percussione che i nostri conservatori continuano a “sfornare” ogni anno; creare festival di composizione-esecuzione in cui la commissione valuti sia la banda che esegue il brano, sia la composizione. Tutto questo e tanto altro sicuramente contribuirebbe alla crescita qualitativa sia del repertorio che delle nostre bande, non tralasciando i direttori. Per attuare quanto detto, ci vuole però un atto di coraggio e di grande amore verso la banda e soprattutto verso l’arte musicale da parte di maestri, compositori, editori e delle stesse bande.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Da poco è uscito il mio primo CD live “Giochi di note” (qui la recensione http://www.mondobande.it/articolo.php?id=153, ndr) che raggruppa composizioni di musica da camera. Sto iniziando a lavorare sui brani per il prossimo CD, che riguarda alcune composizioni per banda edite dalle edizioni Overplay.
Per il resto credo, artisticamente parlando, che nel prossimo futuro non cambierà niente: studierò, suonerò e continuerò a comporre e dirigere. Tutte le mie iniziative artistiche saranno comunque inserite sul mio sito www.giuseppetesta.com e su www.myspace.com/giuseppetesta che invito i lettori a visitare.

Nel ringraziarti per la tua disponibilità, a nome mio e di MondoBande.it, ti auguro una proficua e sempre più crescente carriera.
Grazie, auguri e complimenti a tutti voi dello staff di MondoBande.it per il lavoro che svolgete per la cultura musicale bandistica, e ne approfitto per rinnovarvi la mia disponibilità verso le vostre iniziative.

(a cura di Franco L.)