Intervista a Johan De Meij

In occasione del Workshop tenuto con l’Orchestra di Fiati del Conservatorio di Udine dal 3 al 6 febbraio 2010, abbiamo incontrato uno dei miti del bandismo europeo

Diamo il benvenuto sulle pagine di MondoBande.it ad uno dei più importanti compositori del mondo bandistico Europeo: Johan de Meij, compositore, direttore, esperto e insegnante richiesto in tutto il mondo. Johan, la prima domanda è standard: quale è stata la tua formazione, e quale è stato il percorso che ti ha portato a scegliere la Banda come media principale per la tua produzione?
La storia è piuttosto lunga, siete pronti?
Tutto è cominciato negli anni ’70, precisamente nel ’77. Quindi sono 33 anni che mi occupo di musica a livello professionale come compositore e strumentista. Iniziai suonando la tromba nella banda del mio paese, passando poi al trombone/euphonium; contemporaneamente suonavo a livello amatoriale anche in un’orchestra sinfonica.
Ho sempre vissuto in entrambi i “mondi”, quello della banda e quello dell’orchestra, prima come dilettante e poi come strumentista professionista (trombone ed euphonium). Inizialmente i miei progetti per il futuro non implicavano una professione nella musica, la mia idea era di diventare un insegnante di scuola elementare, e suonavo per divertimento in banda, orchestra, big band, dixieland band, brass quartet… ero un dilettante estremamente curioso, ed entusiasta di questo mix di stili.
Terminati gli studi per fare l’insegnante, ricevuto il mio diploma, ho lavorato nella scuola per 4 mesi, dopodichè sono stato chiamato a svolgere il servizio militare obbligatorio (che allora durava 16 mesi). E’ stato molto importante per me, perché in quell’occasione, ero stato destinato al servizio in banda.

Un po’ come successe a Percy Grainger…
Già, esatto. E come lui sono stato molto fortunato!
Quindi il 1 Gennaio 1976, piuttosto che essere inviato in Germania per far parte delle truppe armate, divenni strumentista nella fanfara della Cavalleria Reale. Qui avevo la possibilità di suonare tutti i giorni, era una banda piccola, per cui mi capitava di suonare il trombone, l’euphonium, la tuba in mi bemolle, l’altohorn, insomma, tutto quello che serviva.
In questo periodo, il mio “sviluppo” è stato vertiginoso; iniziavo a fare i primi piccoli arrangiamenti, per divertimento, e in questa fase della mia vita, mi accorsi di come poteva essere più divertente fare il musicista piuttosto che l’insegnante. Iniziai quindi a fare delle audizioni da strumentista, e vinsi l’audizione per suonare l’euphonium nella Amsterdam Police Band; perciò appena terminato il servizio militare, iniziai subito il nuovo lavoro come euphonista professionista nella stessa.
Anche se non avevo ancora seguito studi professionali come strumentista, da un giorno con l’altro, mi trovai ad essere un musicista professionista.
Nei primi 6 anni di lavoro (avevo molto tempo libero), ebbi quindi l’occasione di studiare seriamente; questo lavoro mi consentiva di studiare al pomeriggio e alla sera, presso il Royal Conservatory dell’Aia, dove ho finito nell’84 con i diplomi di trombone e direzione.
Non ho mai studiato strumentazione, arrangiamento o composizione, sono autodidatta in questo.

La tua carriera è iniziata come arrangiatore, soprattutto di musica leggera o proveniente dal cinema…
Sì, ho iniziato come arrangiatore di brani leggeri e conosciuti: Abba, Beatles, James Bond, Morricone…

Sei molto famoso in Italia proprio per “Moment for Morricone”…
Lo so, credo che sia uno dei miei lavori più eseguiti in Italia.

E più fotocopiati… credo che in Italia non esista la banda che ha l’ORIGINALE di “Moment for Morricone”…
Veramente? Beh… è un brano che mi ha dato la notorietà, ma non è uno di quelli da cui ho guadagnato molto, tutti i proventi vanno all’editore…
Comunque, riprendendo il discorso, il mio lavoro nella Amsterdam Police Band mi consentiva di suonare professionalmente tutti i giorni, di provare i primi arrangiamenti “seri” con una banda professionale. Tutto veniva fatto a mano e al momento, non c’erano computer a quei tempi.
Poi nel 1988 la banda non ebbe più i fondi necessari per continuare la sua attività, venne sciolta, ed io mi ritrovai da un giorno con l’altro senza lavoro.
L’anno successivo decisi di iniziare con la mia casa editrice, la “AMSTEL MUSIC”; fu anche l’anno in cui la mia prima sinfonia “The Lord of The Rings” fu eseguita per la prima volta, il 15 marzo. Molenaar (che era stato il mio editore fino ad allora) era molto in dubbio sulla pubblicazione: era un lavoro troppo lungo, era il mio primo pezzo, non si sapeva come sarebbe andata, per cui l’investimento era troppo grande; esitò molto sulla pubblicazione. Tutti quelli a cui dicevo che avevo scritto un brano per banda di 45 minuti, mi prendevano per matto, e dicevano: «Nessuno lo suonerà mai!». Ma la mia concezione orchestrale diceva invece che poteva essere una cosa normale: dopotutto, una sinfonia di Mahler dura più di un’ora, e nessuno si è mai preoccupato per questo.
Decisi quindi di pubblicare da solo la prima sinfonia, perché pensavo fosse un buon lavoro, e ci credevo molto. Nacque così la “Amstel Music”, proprio dal fatto che nessun editore era disposto ad investire su un brano difficile, lungo ed impegnativo. E il tempo mi ha dato ragione.
Sempre nel 1988 feci una audizione come strumentista per l’orchestra “De Volharding“, e vinsi il posto come secondo trombone. Non era un lavoro a tempo pieno, ma si lavorava per singoli progetti, principalmente sulla musica contemporanea, quindi perfettamente compatibile con la mia nuova attività.
E ci ho suonato per 21 anni.
L’anno scorso ho smesso di suonare, perché a 56 anni è inevitabile che inizi ad esserci un minimo di calo; meglio smettere quando si è in forma, prima che sia qualcuno a dirti che non reggi più, e che forse è meglio smettere. Fino ad allora avevo lavorato anche come sostituto nelle più importanti Orchestre Sinfoniche Olandesi. Adesso non suono più. È stata una decisione difficile, ma necessaria. Ora sono pienamente concentrato nella composizione e nella direzione, nei master class, nei clinics. Sono pieno di lavoro, non sono mai stato così impegnato come ora. Devo rifiutare delle richieste, perché a volte è veramente troppo, oppure si sovrappongono troppe cose.
Molto importante per la mia vita, è stato incontrare mia moglie nel 2004. Questa è la versione corta: ci siamo incontrati ad un concerto della Volharding a New York, e abbiamo iniziato a frequentarci, e poi, come si dice, da cosa nasce cosa… Ora vivo a New York. Rientro a Amsterdam una volta ogni tre/quattro mesi per sistemare le mie faccende di lavoro, le tasse eccetera, ma la maggior parte della mia vita si svolge ormai nella “Grande Mela”.
Ora sto espandendo il mio lavoro negli Stati Uniti, ci sono molte bande, molte università, e mi piace molto lavorare in America.
Questo ovviamente ebbe parte importante nella decisione di fermarsi come strumentista. Sarebbe stato difficile fare la spola New York – Amsterdam, scendere dall’aereo, prendere il trombone, fare 4 o 5 ore di prova, tornare a casa eccetera…
A un certo punto dovetti essere saggio e prendere la decisione giusta.
Questa è la storia di come sono diventato un musicista. Credo che la cosa più importante, sia comunque la mia crescita contemporaneamente nei 2 ambienti (bandistico ed orchestrale), e la mia idea come compositore è proprio quella di mettere insieme questi 2 mondi. Per questo la mia maniera di orchestrare è molto più vicina al mondo orchestrale che a quello bandistico, e credo che questa sia la chiave del mio “successo” (le virgolette sono sue, nda) come compositore ed arrangiatore. Il mio credo principale è quello di tirare fuori il “symphonic sound’ della Banda.

Questo lavoro iniziale come arrangiatore, quanto è stato importante per il tuo lavoro di compositore “originale” che è seguito? Credo sia stata una grande scuola!
L’arrangiamento mi ha insegnato a “manipolare” la strumentazione, ma credo che si impari molto di più ascoltando ed analizzando gli altri.
Io l’ho fatto con i miei “eroi”: Puccini, Shostakovic, Tchaikowsky, Stravinsky, Prokofiev, Dvoràk, Nielsen… ho imparato molto da come questi “Big Guys” trattavano l’orchestra.
E questo è quello che raccomando ai giovani compositori ed arrangiatori.
Ho molte richieste da tutto il mondo, da parte di giovani che vorrebbero studiare con me. Qualcuno mi scrive “io VOGLIO essere TE”, dimmi come devo fare. La mia risposta è “non cercare di essere me, cerca di essere te stesso. Guarda le mie partiture, non ho segreti, tutti i miei segreti sono nelle partiture”.

Cosa conosci, e cosa pensi, del Sistema Bandistico Italiano?
Non conosco molto del Sistema Italiano. Sono stato in Italia poche volte, con la Civica Orchestra di Fiati di Milano e Lorenzo Della Fonte, nel 1994 per la prima esecuzione italiana della seconda sinfonia “The Big Apple“; con la Banda di Soncino nel 2000 (prima esecuzione di “Casanova” e “The Red Tower“, brano commissionato da loro). So che ci sono molte community bands, non ci sono bande scolastiche, so che si fotocopia molto, ma non conosco altro del Sistema Italiano. In realtà penso che un vero e proprio “Sistema”, in Italia non esista…

I tuoi contatti con l’Italia quali sono?
Sono le persone con cui ho collaborato: Lorenzo Della Fonte, Daniele Carnevali, Marco Locatelli di Soncino, Angelo Bolciaghi e, naturalmente, tu (Denis Salvini, ndr). Su facebook ho una cinquantina di amici italiani, ma di fatto non li conosco, non ne so nulla: ma questo è il funzionamento di facebook…

Non è difficile riconoscere un tuo brano. C’è quella specie di “marchio di fabbrica” che distingue immediatamente la tua musica da tutto il resto. Ogni pezzo è straordinariamente riconducibile a Johan de Meij, ma ogni pezzo è diverso, fresco, nuovo. Dove trovi tutte queste idee e queste ispirazioni?
Cerco sempre innanzitutto la “trasparenza” della strumentazione, la chiarezza, evito raddoppi inutili che “uniformerebbero” inevitabilmente il mio stile con quello del “resto del mondo”. Cerco sempre di seguire un percorso, di sviluppare e migliorare ogni volta.
Le idee sono difficili da trovare, ogni nuovo pezzo è difficile da scrivere, perché devi avere una buona idea.

Ogni tuo pezzo è caratterizzato dall’utilizzo di poco materiale tematico, che viene però sviluppato in tutte le sue più minime possibilità, fino all’estremo. Un po’ come faceva Bach. Questo, insieme all’orchestrazione, rende riconoscibile quasi istantaneamente la tua musica.
Il segreto è proprio quello di economizzare sul materiale, ed elaborarlo fino al massimo possibile. I compositori alle prime armi, prendono tutte le idee buone che arrivano, e le mettono tutte in un solo pezzo, senza svilupparle adeguatamente, lasciando l’ascoltatore piuttosto confuso. Io cerco di usare al massimo 2 idee tematiche per pezzo, e le sviluppo melodicamente ed armonicamente fino all’estremo. Diciamo che è come se piantassi pochi “semi”, che faccio crescere il più possibile.
Non insegno composizione, perché non l’ho imparata accademicamente nemmeno io. Ma a un allievo suggerirei di usare poco materiale che sia valido, e svilupparlo il più possibile, e non mettere troppe idee in un pezzo.

Nel mondo bandistico abbiamo compositori che scrivono 10, 20, 30 pezzi quasi tutti uguali.
Sì, sono strategie di mercato! So benissimo cosa dovrei fare per scrivere pezzi commerciali, brani facili, con armonie a 4 parti, raddoppi e strumentazione non complessa… ma non mi interessa, non lo faccio.
Sicuramente è il mio lavoro, vivo di questo, ma la mia motivazione principale è scrivere quello che vorrei sentire, anche se non è una strada comoda verso il successo commerciale. Negli ultimi 2 anni non ho avuto commissioni, e mi sono dedicato alla III sinfonia “Planet Earth”, che VOLEVO scrivere e che è dedicata a mia moglie. È una sorta di “pegno d’amore”, e nessuno mi ha pagato per questo.
L’orchestra che ha eseguito la prima (la prima versione è per orchestra sinfonica, nda) non ha avuto soldi, ma si è impegnata molto per 2 esecuzioni, più la realizzazione del CD per la quale è stata di grande aiuto.
Non mi interessa. Volevo solamente scrivere un pezzo, e sono molto contento di averlo fatto. Non è un pezzo commerciale, per niente. Serve Coro, sintetizzatori, e anche nella versione per banda servono i violoncelli.
So benissimo cosa dovrei fare per produrre pezzi di successo commerciale, ma semplicemente non ne sono interessato.
Ho prodotto alcune cose commerciali: conosci la versione facilitata della Lord of The Rings fatta da Paul Lavender? Ecco… quello è il brano più venduto, perché è facile da suonare e funziona.
Ma il mio cuore è legato a Casanova, Big Apple, Venetian Collection, Estreme Make Over, i pezzi più difficili. Questi pezzi rappresentano quello che io SONO, ma essendo difficili da eseguire, sono anche difficili da vendere…

Quanti pezzi scrivi in un anno?
Ho 23 pezzi “originali”, al momento… contando le suddivisioni in movimenti, saranno 35…
Non ho un numero fisso, dipende dall’ispirazione… posso scrivere al massimo 2 o 3 pezzi all’anno, ma dipende… poi ci sono gli arrangiamenti…
Non sono così produttivo come altri, che scrivono 20/25 pezzi all’anno… questo provoca un inevitabile abbassamento della qualità, e non è una cosa che mi interessa.

Quale è il tuo preferito? E quale il più importante per te?
Il più importante è sicuramente la “Lord of The Rings“, ma il mio preferito è “Casanova“, per quello che “porta in sé”. La forma, la “storia” che c’è dietro… L’ho scritto in un periodo difficile della mia vita, è morto mio padre, ero in un periodo di tensioni con il mio migliore amico… molte cose che non sono nella partitura, ma che fanno parte di quel periodo della mia vita, lo rendono speciale per me, particolare.

Stendi un “bilancio” della tua carriera fino ad ora.
Posso dire di avere avuto un buon successo, ho ricevuto molte soddisfazioni, sono felice della mia vita. Non vorrei sembrare arrogante, ma sono contento di quello che faccio, giro il mondo, incontro sempre bella gente. Sono contento di trovarmi qui stasera, dopo quattro ottimi giorni con l’Orchestra di Fiati del Conservatorio di Udine, di stare a cena con tutta l’orchestra, di parlare con te.
Se fossi stato un insegnante elementare, non avrei mai visto nulla di tutto questo. La “Lord of The Rings” ha cambiato la mia vita, la Musica ha cambiato la mia vita, e l’ha trasformata in qualcosa di straordinario.

E il tuo modo di scrivere, il tuo linguaggio, dove sta andando?
Non credo di voler cambiare… il mio linguaggio è sempre comunque molto tonale, con qualche influenza minimale (“Estreme Make Over“, “Big Apple“). La “Dutch Masters Suite“, il mio ultimo lavoro, è un pezzo molto tonale, anche se l’ultimo movimento è piuttosto “sperimentale”. Più la eseguo, e più funziona. Ogni interpretazione è diversa da tutte le altre, e questo è veramente interessante. È difficile eseguire correttamente l’ultimo movimento. Stasera è stato fantastico.
Sono cosciente del fatto che gli strumentisti delle bande sono un po’ “rigidi” nei confronti della musica aleatoria. Ho spiegato in un workshop che questo movimento è una specie di scherzo, ma che deve essere eseguito correttamente, altrimenti non funziona.
La cosa difficile è stato scrivere un effetto aleatorio, in modo che non lo sembrasse per i singoli strumentisti. Ma credo di averlo fatto bene, tanto che funziona. Allo scorso WMC di Kerkrade, ho visto molte bande eseguire questo brano (era brano d’obbligo in 2a categoria), ma pochissimi sono i direttori che hanno compreso esattamente quale fosse lo spirito del brano, e conseguentemente il corretto approccio.

Partecipi come direttore ospite e compositore a parecchi clinics e workshops in tutto il mondo. Come vedi la situazione evolutiva delle bande (non della musica) nelle differenti aree geografiche?
Fino a qualche anno fa, l’Olanda era leader in Europa, ma ultimamente il livello sta calando, a favore del Belgio, soprattutto dal punto di vista qualitativo. Il WMC di Kerkrade è stato un test importante per arrivare a questa conclusione. È fenomenale vedere come stanno crescendo le bande Belghe. Gli anni della “guerra fredda” tra Heinz Friesen e Jan Cober sono passati, e questo ha portato ad una sorta di “rallentamento” rispetto alla forte accelerazione che c’era stata negli ultimi 15/20 anni.
Anche la Germania sta crescendo. Belgio e Germania, Francia, e soprattutto Spagna, stanno evolvendosi vertiginosamente. L’Olanda si sta prendendo una sorta di “pausa”, tornerà a crescere sicuramente, ma ovviamente dipende anche dalle persone che guidano questa crescita.
Nel resto del mondo è difficile seguire tutto, il livello giapponese è molto alto; Sud America, Colombia, Venezuela si stanno evolvendo rapidamente. Sono stato alla Simon Bolivar in novembre, ed è stato straordinario. In Sud America c’è una tale voglia di fare musica, e farla bene, che prestissimo si vedranno grandi risultati.
Anche gli stati baltici stanno migliorando molto, non solo in senso economico, ma anche musicalmente.

Ci parli del tuo “rapporto” con Puccini? Ognuno dei tuoi pezzi, ha sempre una sorta di “controsapore Pucciniano” al suo interno…
La risposta è semplicissima: è il mio compositore preferito, da sempre. Amo visceralmente la sua musica, il suo modo genuino di scrivere.
Nella “classifica” dei miei compositori preferiti, al primo posto c’è assolutamente Puccini, poi per un po’ di spazio non c’è nessuno, e qualche gradino più in basso Stravinsky, Prokofiev, Nielsen, John Williams; poi arrivano tutti gli altri: Shostakovic, Tchaikovsky, Schubert, Copland, John Adams. La mia musica arriva dall’ascolto dei “Good Guys”. Non li ho studiati in senso stretto, ma ho passato molto tempo sulle loro partiture. Ho una sorta di memoria fotografica, e riesco subito a cogliere l’essenza dal loro modo di scrivere.

Ora, una domanda “di parte”: quando scriverai un concerto per corno e banda?
Forse mai. Non so, è uno strumento bellissimo, ma difficile da trattare come solista.

Da cornista, posso sicuramente affermare che sei uno dei pochi compositori che sa come far lavorare bene una sezione di corni.
Sì, come sezione, ma come solista è più complicato. Mi piace scrivere per i corni, ma come solista è difficile… forse arriverà, forse un giorno, ma non è nella mia top list… così come il clarinetto… al momento sto pensando a un brano per saxofono contralto solista, non un concerto vero e proprio, ma piuttosto una sorta di pezzo “teatrale”… Vedremo…

Grazie Johan per questa intervista, a nome mio, di tutto lo staff e degli utenti di Mondobande.it. Credo fermamente che diffondere il pensiero dei Grandi specialisti della Banda, sia uno dei passi fondamentali per portare anche in Italia quella evoluzione che è ormai assolutamente necessaria.
Sono io a ringraziarti. Sono felice di condividere la mia passione con chiunque nel mondo bandistico. E mi esalta farlo sia con questa generazione che con la prossima, costituita dagli attuali allievi dei conservatori. La mia passione per Puccini, la mia musica… spero che si ricorderanno di quanto ho condiviso con loro, e che quello che dico susciti la curiosità e la voglia di imparare da Puccini e dagli altri. E soprattutto, che tengano vivo il mondo bandistico, perché è in pericolo. Non solo in Italia, ma dappertutto. È un media fantastico per fare musica, e dobbiamo tenerlo vivo, attraverso la Musica, e portarlo alla gente. La Banda è molto più eccitante dell’orchestra sinfonica, perché la sua musica esalta le persone, mentre nella maggior parte dei concerti “orchestrali”, la maggior parte della gente alle volte dorme…

Posso mandare questo video al Governo Italiano?
Certamente, fai pure! Chissà che non possa servire a far prendere una piega diversa alle cose, e far prendere coscienza anche ai vostri governanti, di quanto sia IMPORTANTE la Banda…

(a cura di Denis S.)