A proposito di… – Di Giuseppe Testa

Le forme e i generi musicali più importanti (seconda parte)

Senza approfondire le singole voci (perché non è questo l’intento del lavoro), diamo adesso di seguito una scheda riassuntiva sulle principali forme della musica vocale e strumentale, consapevoli del fatto che nel corso dei secoli altri schemi da questi derivati o di nuova creazione hanno coinvolto i compositori.

FORME DEL GENERE VOCALE

  • Lauda: (1200-1700 ca) canto di tipo monodico; forma strofica con ritornello. Il rapporto tra testo e musica è sillabico.
  • Mottetto: (dal sec. XIII al ‘900) forma polifonica vocale o vocale-strumentale su testo sacro che sfrutta la tecnica dell’isoritmia. Ad ogni frase letteraria corrisponde un’idea musicale da cui nasce un episodio polifonico o omofono.
  • Messa: raggiunge intorno al 1000 la forma attuale ed è la principale composizione liturgica polifonica. Si compone di 5 parti fisse (Kyrie – Gloria – Credo – Sanctus – Agnus Dei) ed altre che variano secondo le festività. Nella messa da requiem si omettono il gloria e il credo e si aggiunge il dies irae.
  • Madrigale: composizione in stile polifonico con testo in lingua volgare del periodo rinascimentale; la forma equivale a quella del mottetto.
  • Frottola: (‘400 – ‘500) breve componimento su una strofa di 8 versi di argomento amoroso in stile polifonico.
  • Canzone: (dal ‘200 al ’600) il termine appare in opposizione al mottetto per indicare il carattere profano della musica. La canzone moderna nasce alla fine del ‘700 e formalmente alterna una serie di strofe al ritornello.
  • Romanza: (origine ‘700 ca) composizione per canto e pianoforte di carattere sentimentale senza una struttura definita. Nel ‘900 ha carattere salottiero; nell’opera indica le arie di intonazione patetica. Nella seconda metà del sec. XVIII in Germania indica una breve composizione strumentale dai caratteri espressivi e formali simili a quelli della romanza vocale.

FORME DEL GENERE VOCALE E STRUMENTALE

  • Mottetto: (vedi precedentemente)
  • Romanza: (sec. XIX e XX) composizione per canto e strumenti, per lo più pianoforte, di carattere amoroso e struttura indeterminata (generalmente secondo lo schema A-B-A’).
  • Aria: (origine fine ‘400) forma musicale di tipo strofico. Nel ‘600 la forma era bipartita A-A’ opp. A-B. In seguito si sviluppò la forma tripartita A-B-A’
  • Recitativo: (origine ‘600) si tratta di un cantare appena intonato caratterizzato da un ritmo libero e irregolare legato al testo. Si distingue: il R. semplice o secco in cui la voce è appena accompagnata dal solo basso continuo; R. accompagnato o obbligato o strumentato, di carattere più arioso in cui la voce era accompagnata dall’orchestra.
  • Oratorio: (origine metà del ‘500) composizione di carattere narrativo e di argomento sacro per soli, coro e orchestra. Formalmente è un seguito di pezzi chiusi, recitativi, arie, duetti e cori (polifonici, fugati e corali).
  • Caccia: nel periodo medievale indicava un procedimento contrappuntistico chiamato in seguito canone su cui la composizione si basava. I testi descrivono scene animate, spesso venatorie.
  • Cantata: (origini sec. XVII) può avere carattere sia sacro che profano, si articola in diversi brani di andamento contrastante e alterna recitativi ed arie.
  • Corale: (origine 1523 ca.) forma di canto liturgico dei paesi protestanti generalmente armonizzato a 4 parti con la melodia nella parte superiore.
  • Lied: (origine ‘300 ca.) il termine indica varie espressioni poetico-musicali tedesche. Nel romanticismo ha forma generalmente tripartita; tale struttura viene spesso impiegata nel tempo lento della sonata, del quartetto, della sinfonia, ecc..
  • Serenata: (origine Medioevo) il termine significa “musica della sera” e nel ‘600 indicava un concerto di voci e strumenti eseguito sotto il balcone della persona cui si voleva rendere onore o sedurre. Ha origini e caratteri popolari e struttura semplice e libera e si potrebbe collocare come forma nella via di mezzo tra il divertimento e la sinfonia.

FORME DEL GENERE CAMERISTICO

  • Concerto grosso: (origine fine ‘600) composizione in più tempi in cui un piccolo gruppo di esecutori detto “concertino” si contrappone al tutti dell’orchestra, svolgendo una sorta di dialogo.
  • Lied: (vedi precedentemente).
  • Divertimento: (origine seconda metà del sec. XVII) composizione profana vocale o strumentale di carattere ricreativo e di intrattenimento, senza forma fissa.
  • Duo: (origine ‘500) composizione per 2 voci o 2 strumenti liberamente concertanti e di pari livello. Si articola spesso secondo lo schema della sonata.
  • Trio: composizione per tre esecutori del periodo classico o romantico.
  • Quartetto: (origine ‘600) termine che si presta a diversi significati: indica ad esempio una composizione a 4 parti per voci o per organico strumentale, indica anche un brano per 4 solisti nell’opera, nell’oratorio e nella cantata. Dal ‘700 lo schema adottato dal quartetto è la forma–sonata diviso in tre movimenti, a cui se ne aggiungerà presto un quarto.
  • Quintetto – Sestetto – Settimino – ottetto: composizioni aventi la medesima forma della sonata destinati però a 5-6-7-8 esecutori.
  • Invenzione: (origine fine ‘600) indica una composizione in forma libera generalmente in stile imitativo.

FORME DEL GENERE SOLISTICO

  • Sonata: (origine ‘500) termine che nel tempo ha indicato differenti composizioni strumentali raggiungendo la sua forma definitiva nella seconda metà del ‘700 con Haydn, Mozart e Beethoven. La sonata è generalmente composta da 4 movimenti, ognuno dei quali rispecchia un determinato schema costruttivo. Il primo tempo è in forma-sonata (tripartito e bitematico). Il secondo può essere organizzato a modo di canzone (di solito ternaria) o di rondò o marcia funebre o più raramente come tema con variazioni. Il terzo tempo è quasi sempre uno scherzo oppure un minuetto. Il quarto tempo è in forma di rondò oppure in forma-sonata o un rondò-sonata (sintesi dei precedenti schemi).
  • Toccata: (origine ‘400-‘500) composizione destinata a strumenti a tastiera con carattere di improvvisazione e forma libera secondo l’estro del compositore.
  • Ricercare: origine ‘600) il termine indica una composizione strumentale basata sull’imitazione della forma libera.
  • Fantasia: (origine ‘500) composizione strumentale di forma assai libera destinata a strumenti a tastiera o a pizzico.
  • Capriccio: (origine sec. XVII) composizione strumentale simile al ricercare e alla fantasia, di carattere virtuosistico e forma libera.
  • Preludio: (origine sec XV) il termine si riferisce a composizioni di musica strumentale e designa brani formalmente liberi.
  • Fuga: (origine sec. XIV) composizione basata sull’imitazione e specificatamente sul canone (vedi forma precedentemente).
  • Suite: composizione strumentale di origine barocca i cui movimenti hanno carattere di danza tutti nella stessa tonalità. Si alternano generalmente danze più lente in movimento binario, con altre più vivaci in ritmo ternario.
  • Improvviso: (origine inizio sec. XIX) breve composizione strumentale di forma libera che dà all’ascoltatore l’impressione dell’improvvisazione estemporanea.
  • Ballata: (origine sec. XIII) composizione strofica destinata al canto e alla danza. In seguito in epoca romantica si rinnova in forma strumentale con riferimenti formali assai liberi e con carattere evocativo.
  • Canzone: (origine ‘200) composizione di struttura strofica di destinazione per lo più vocale, ma non mancano esempi strumentali (vedi forma precedentemente).
  • Ciaccona: (diffusa nel sec. XVII in Europa) danza di origine spagnola o latino americana, inizialmente di carattere vivace, si trasformò in seguito in austera danza di corte, in tempo ternario su un basso ostinato.
  • Passacaglia: (origine ‘600 ca.) consiste in variazioni su un basso ostinato di ritmo ternario e andamento moderato.
  • Bagatella: (origine intorno al ‘700) composizione breve e vivace per lo più destinata a strumenti a tastiera senza una forma rigorosa.
  • Studio: (i primi esempi si hanno intorno alla metà del 1600) generalmente con tale termine si definiscono brani dal carattere didattico destinati ad un solo strumento, piuttosto brevi e spesso riuniti in raccolte. Si propone di esplorare, ricercare e risolvere un problema tecnico di esecuzione o di scrittura strumentale.

FORME DEL GENERE SINFONICO

  • Sinfonia: Il termine indica una composizione per strumenti a partire dal sec. XV. Formalmente rispecchia l’architettura sonatistica ed è di solito in 4 tempi.
  • Poema sinfonico: (origine metà ‘800) composizione in un solo tempo senza una forma prestabilita ispirata a impressioni della natura, pittoriche o fantastiche, o a programmi letterari o filosofici. Costituisce la realizzazione formale più completa della musica a programma.
  • Concerto solista: (origine ‘700 ca.) contrappone al tutti dell’orchestra uno strumento (rappresenta quindi una variante del concerto grosso). Il solista ha un ruolo predominante e mette in mostra tutta la sua maestria. E’ generalmente in 3 tempi: Allegro – Adagio – Allegro.
  • Minuetto: (introdotto in Francia nel sec. XVII) danza francese in ¾ di origine popolare. Ha forma tripartita e rappresenta spesso il terzo tempo di una sinfonia.
  • Rondò: (vedi precedentemente).
  • Rapsodia: composizione poetica e musicale recitata nell’antica Grecia. Dal XIX sec. indica una composizione strumentale e sinfonica di forma e stile liberi molto vicina alla fantasia, basata su ritmi e melodie popolari e nazionali con carattere coloristico e virtuosistico.
  • Ouverture: il termine appare all’inizio del ‘600 indicando una composizione orchestrale che serve da introduzione a un’opera lirica. Nell’800 si afferma come pezzo sinfonico a sé stante inizialmente scritto in forma di primo tempo di sonata e in seguito in forma libera divenendo una composizione a programma.
  • Scherzo: (origine ‘600) dalla fine del sec. XVIII indica un movimento rapido a ritmo ternario in forma ternaria dal carattere giocoso e fantasioso che costituisce generalmente il terzo tempo di una sinfonia o sonata o quartetto.

FORME DEL GENERE TEATRALE

  • Opera: (origine fine ‘500) spettacolo teatrale in cui l’azione si concretizza attraverso la musica e il canto. Nel corso dei secoli si introducono varie denominazioni che apportano varianti formali al genere: opera seria, buffa, comica, singspiel, ecc..
  • Operetta: (origine seconda metà dell’800) spettacolo di teatro musicale in cui si alternano brani cantati, danze e scene recitate in prosa.
  • Commedia musicale: si è diffusa alla fine dell’800 in Inghilterra e in America col nome di Musical. Rappresenta la via di mezzo tra l’operetta e la rivista.
  • Balletto: (le origini si perdono nella notte dei tempi) rappresenta uno spettacolo di danza regolato da figurazioni, gesti e movimenti precostituiti (coreografia), con musica, scene e costumi.

APPENDICE
Ritengo opportuno in queste pagine, visto lo scopo principale del lavoro, commissionato dall’A.M.B.I.M.A Sicilia, di parlare della marcia e della sua struttura.
La marcia: composizione in ritmo binario il cui principale scopo è quello di far marciare le persone. La troviamo impiegata in forme di vario genere e organico strumentale.
I principali impieghi sono:

  • Nella musica pianistica, soprattutto nella letteratura per i più giovani.
  • Nella musica sinfonica, sia come brano a sè, che facente parte come tempo di una sinfonia o di una suite.
  • Nella musica teatrale, dove spesso viene utilizzata per spostare in scena intere masse, di frequente con l’inserimento del testo cantato da un coro. A volte troviamo proprio la banda in scena.

Diciamo subito comunque che nei casi citati la forma non è sempre definibile, si tratta a volte di brani che hanno il carattere della marcia, ma non la struttura vera e propria.
La destinazione principale della marcia è sicuramente la Banda ed è nella letteratura per questo organico che troviamo infatti veri capolavori.
In base al carattere dobbiamo distinguere: marcia militare, marcia sinfonica, marcia funebre, marcia trionfale, marcia nuziale, marcia religiosa, ecc.. La forma di queste marce è per lo più uguale.

La stragrande maggioranza delle marce militari, trionfali o le cosiddette “marce da passo”, sono scritte in 2/4 o in 6/8 e hanno la seguente struttura:

  • Introduzione di 4 misure con inizio e fine alla tonica o alla dominante.
  • Prima parte di 16 o 32 misure ritornellate con fine generalmente alla tonica.
  • Seconda parte della stessa lunghezza della prima, di frequente con un nuovo tema alla dominante o al relativo minore affidato al cosiddetto “baritonale” (flicorni baritoni, tuba, tromboni, sax tenore e a volte anche corni e sax baritono).A questo punto spesso ma non sempre viene ripetuta la prima parte.
  • Trio generalmente di 32 misure con ritornello di solito alla sottodominante con una nuova idea dolce e cantabile, a volte preceduto da 4 misure di introduzione. Può seguire una ripetizione da capo non sempre presente.

Lo schema si può quindi così sintetizzare: (intr.) – A – B – (A) – (intr.) – C

La marcia sinfonica è sicuramente la più alta espressione musicale della musica per banda: nel corso dei decenni ha resistito a critiche e ricevuto ovazioni da parte degli addetti ai lavori e non solo. L’area di sviluppo è il Centro – Sud dell’Italia negli anni Venti.
La maggior parte delle marce sinfoniche sono scritte in 4/4 ed hanno un andamento più lento e una durata maggiore della marcia precedentemente esposta, dovuta ad una struttura più allargata. La differenza più importante tra le due va comunque ricercata nel contenuto; nella marcia sinfonica si ha un linguaggio musicale sempre più vicino alla musica colta, e inoltre sono più ricercate le armonie, i ritmi e la strumentazione. Quella militare invece, come abbiamo visto, ha una struttura più semplice sia nella forma che nelle armonie.
La marcia sinfonica può rappresentare l’anello di congiunzione tra la marcia e il brano da concerto odierno, ed è riuscita negli anni a creare ed arricchire il repertorio originale della musica per banda. Inoltre rappresenta un vero e proprio genere musicale che va sempre più guardato con considerazione dai maestri e dal pubblico perché rappresenta un’espressione culturale vera e genuina della nostra Italia.
A differenza della precedente, la marcia sinfonica non ha una struttura ben definita nella forma e nell’armonia: il tutto è affidato al gusto e alla creatività del compositore.
Cosa spesso comune è rappresentata dall’alternarsi dei temi affidati ora ai clarinetti (con passi virtuosistici), ora al baritonale (con passi più lirici e cantabili), ora contrappuntati con canto e contracanto tra le due classi, intervallati da parti d’insieme o squilli di ottoni (trombe, tromboni, corni). Altra caratteristica quasi costante del genere è rappresentata dal tema finale che è ripreso da uno dei temi principali precedentemente esposto, suonato però in “ff” e spessissimo accompagnato con un ritmo di crome ribattute o in contrattempo che porterà alla conclusione.
E’ giusto quindi riscoprire e proporre nei concerti e non solo, queste splendide pagine musicali ricche di fascino e situazioni inconsuete.