L’orchestra di fiati: evoluzione dell’organico e del repertorio

Ecco un sunto del primo incontro della IV Edizione di “A tu per tu con la musica”, a cura del M° Miniscalco, tenutosi nella Sala Congressi della Biblioteca Civica di Brugherio

La prima parte dell’incontro è stata dedicata alla nascita e all’evoluzione degli strumenti musicali e delle loro funzioni, partendo dai primi strumenti di origine egizia e da quelli di epoca romana, dove si assiste alla creazione delle primissime scuole di musica, per lo più riservate ai membri dell’esercito, ed alla nascita delle prime corporazioni che possono essere considerate lontani parenti della moderna banda.
Queste prime corporazioni, scomparse dopo la caduta dell’impero ed a causa delle invasioni barbariche (che portano alle prime contaminazioni con la musica mediorientale e a conoscere strumenti finora ignoti come trombe e timpani) tornano a nuova vita verso la fine del periodo medievale, e per la prima volta sono previste delle retribuzioni, seppur irrisorie, per i suonatori che ne facevano parte. E’ del 1264 la testimonianza della prima Banda Municipale in Germania, con funzione di servizi civili e religiosi.

Con il Rinascimento la musica torna a nuova vita, anche se ancora molto vincolata all’uso militare e a seguito dell’invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutenberg del 1448 si hanno le tracce delle prime “rudimentali” partiture.
Ma è nel Barocco che si cominciano a delineare i primi strumenti come li intendiamo ai giorni nostri. L’oboe prende il posto della ciaramella e vengono perfezionati i primi sistemi di chiavi. L’organico militare del 1600 prevede 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni e 2 tamburi. Nascono inoltre le prime partiture scritte appositamente per strumenti a fiato. Händel, nel brano “Musica per i reali fuochi d’artificio” prevede inizialmente un organico di soli strumenti a fiato e solo a seguito di pressioni da parte dei regnanti aggiunge alcune parti per gli archi.

Con il classicismo si consacra definitivamente l’importante ruolo del clarinetto, strumento a cui gli arrangiatori destinano le parti dei violini nelle trascrizioni delle parti per orchestra sinfonica. Nello stesso periodo nelle nazioni di lingua germanica si diffondono gli ensemble denominati “Harmoniemusik”, organici di soli fiati, senza archi o percussioni, che si esibiscono presso i nobili e sono caratterizzati dal suono più “curato e delicato”. Forse è proprio in questo momento che nasce la diatriba sulle differenze banda/orchestra di fiati che si spinge fino ad oggi.

L’importante ruolo ormai rivestito dagli strumenti a fiato, grazie ai grandi progressi tecnici e all’evoluzione ed ai miglioramenti nelle emissioni sonore di questi ultimi è confermato anche dall’interesse e l’impegno di grandissimi compositori come Haydn, Beethoven e Mozart, che nell’organico della “Gran Partita” non prevede archi ma solo strumenti a fiato. L’importanza dei fiati è dimostrata anche dal fatto che la durata di questo brano sia maggiore rispetto a qualsiasi altra sinfonia scritta dal genio austriaco per un’orchestra di archi. Per la prima volta poi, vengono utilizzati 4 corni.

Con la Rivoluzione Francese si definisce ancora di più la fisionomia della banda contemporanea. In questo periodo viene fondato il Conservatorio di Parigi dall’orchestra di fiati della guardia nazionale, composta da 45 elementi. Gli organici crescono di numero e si cominciano a raddoppiare le parti suonate (I – II – III). L’oboe perde sempre di più il suo ruolo principe a favore del clarinetto. Fa la sua comparsa anche il primo antenato del bassotuba, il “serpentone”, a rinforzo delle parti dei fagotti.

Il Romanticismo è periodo di innovazioni: nel 1815 Stölzel inventa il pistone e Wieprecht crea il bassotuba. Böhm mette a punto il sistema delle chiavi comunicanti ed il flauto traverso in metallo. Nel 1846 il belga Adolphe Sax brevetta la famiglia dei sax e nello stesso periodo anche i flicorni.
Rossini, Wagner, Schubert, Ponchielli e Strauss sono stati tra i primi compositori a dedicarsi ad organici comprendenti questi nuovi strumenti, anche se nell’immaginario collettivo, quando si nominano i loro nomi, si pensa che essi si siano dedicati esclusivamente alle grandi orchestre sinfoniche non considerando l’importante ruolo che hanno conferito anche agli strumenti a fiato.

Siamo al Novecento; Gustav Holst, componendo la 1a Suite, dà vita al “nostro” organico angloamericano contemporaneo. In Italia il maestro Vessella apre la prima cattedra di direzione per banda presso il conservatorio di Roma e nel suo organico, denominato vesselliano, rispetto ad Holst fa un grande uso dei flicorni. Questo organico ha avuto grandissima fortuna nel novecento italiano. In quell’epoca infatti compito della banda era quello di portare la musica colta nelle piazze, alla portata di tutti coloro che non potevano permettersi di andare ad ascoltarla nei teatri. L’organico vesselliano è stato forse il miglior organico per l’esecuzione all’aperto di marce sinfoniche e trascrizioni d’opera. Il difetto principale che si attribuisce a questo organico è che molte parti venivano raddoppiate (es. clarinetti-flicorni) a scapito della purezza dei suoni, specialmente nelle esecuzioni indoor.
L’organico vesselliano, che ha accompagnato tutto il novecento italiano, rimane ancora in alcune realtà, specialmente al sud, ma in generale sta scomparendo a favore di un’evoluzione dell’organico di Holst, che caratterizza oggi gran parte delle bande ed orchestre di fiati mondiali e del nostro Paese, anche se non esiste e forse non esisterà mai un organico “standardizzato”, in quanto ogni nazione ed ogni regione inserisce le proprie tradizioni e la propria cultura.

Per il futuro, le prospettive sono numerose e aperte a molte sperimentazioni. Si è intensificato l’uso delle percussioni tradizionali ed etniche e già oggi non è difficile trovare organici che comprendono un contrabbasso, pianoforte, arpa o basso elettrico. Anche i repertori oggi sono praticamente infiniti, e vanno dalle trascrizioni delle grandi opere ai brani originali per banda, dai brani per solista e banda alle colonne sonore di film e cartoni animati. Già alcuni brani prevedono l’uso della voce o momenti di musica aleatoria, impensabile solo pochi decenni fa, ed il contributo di strumenti come chitarra elettrica o tastiere creando una nuova contaminazione elettrica negli organici bandistici. La strada è aperta e per le bande sarà importante essere il tramite tra la cultura tradizionale e l’innovazione contemporanea.

(a cura di Paolo B.)