La Settimana Santa in Sicilia – Seconda parte

Aspetti storici, tradizionali, musicali e bandistici sulle musiche della Settimana Santa

(segue da La Settimana Santa in Sicilia – Prima parte)

I misteri di Caltanissetta e di Trapani
Come ho già avuto modo di spiegare nella prima parte di questo articolo, le feste e i rituali della Settimana Santa sono misti di sacro e profano, la festa è il riflesso di una realtà sociale, divenendo, talvolta, luogo referente di dinamiche di potere che si giocano all’interno della comunità. Spesso si possono vivere momenti di tensione e contrasti fra istituzioni varie (confraternite laiche, ceti di catogorie, amministrazioni comunali e parrocchiali) e a volte persino tra famiglie o singoli individui, perché le cerimonie festive sono insignite di una individuale personificazione, come succede per il mercoledi santo della Real Maestranza di Caltanissetta.
Nella cittadina Nissena, in questo giorno si entra nel vivo della manifestazione. I ceti e le varie corporazioni artigiane, che un tempo erano il centro della vita cittadina, prendono in mano le redini dei festeggiamenti.
La manifestazione, che in tutto il mondo non ha eguali, vede coinvolti i mestieri più antichi della città; infatti, il nome Maestranza deriva proprio dai “Mastri” o Maestri artigiani che ne fanno parte, mentre il titolo di Reale, le fu attribuito nel 1806 da Re Ferdinando IV di Borbone, che le diede questo titolo perché, nel corso di una sua visita, restò impressionato dalla bellezza della processione. Il personaggio principale di questo e di altri giorni è il Capitano: un uomo scelto fra i vari ceti che, in quest’occasione, diventa il rappresentante del popolo; attorno a lui ruotano tutte le manifestazioni della Settimana Santa.
Ogni anno, con parecchi mesi di anticipo rispetto alla Pasqua, il Capitano viene eletto dalle varie categorie artigiane; nello stesso modo si eleggono lo Scudiero, l’Alfiere Maggiore, i Portabandiera e gli Alabardieri.
Il pomeriggio sfilano le cosiddette varicedde, copie in miniatura delle vare grandi che sfilano il Giovedì Santo. Questa processione ha origine verso la metà dell’800, quando un privato fece costruire le 14 vare piccole. Solamente nei primi anni del 1900 questa manifestazione fu presa in considerazione, e se le vare grandi erano portate in processione dai vari ceti, per le varicedde erano i garzoni di questi a prendere l’incarico della processione.
Sin dal primo pomeriggio le varicedde, addobbate con fiori, vengono sistemate in vari punti della città, e al crepuscolo serale vengono fatte sfilare per le vie cittadine, percorrendo lo stesso tragitto che il giovedì sarà percorso dalle vare grandi.
Il giorno più importante è il giovedì. Sin dalle prime ore dell’alba è continuo preparativo, tutti i nisseni addobbano e rifiniscono le grandi vare che la sera sfileranno in processione. Fino a qualche anno fa, in piazza si poteva assistere al gran concorso bandistico della Settimana Santa Nissena, dove una giuria composta da docenti del locale liceo musicale, ascoltavano e giudicavano le bande musicali ingaggiate per la sfilata dei misteri, che si esibivano gareggiando con una marcia sinfonica e una funebre. Oltre le tre medaglie (oro, argento e bronzo) venivano elargiti premi in denaro e consegnati gli attestati di merito.
All’imbrunire, le vare poste in diversi punti della città iniziano a sfilare col seguente ordine: L’ultima cena (ceto dei panificatori), Gesù nell’orto (pastai e mugnai), La Cattura (ortolani), Il sinedrio (Municipio, ex miniera Tumminelli) , La Flagellazione (Miniera Gessolungo), Ecce Homo (ortofrutticoli), La Condanna (tipografi, ex miniera Trabonella), La Prima Caduta (marmisti), La Veronica (Lega San Michele, ex miniera Gessolungo), Il Cireneo (Gessai), Crocifisso (Macellai), La Deposizione (abbigliamento e tessutai, ex miniera Tumminelli), La pietà (Banca Credito Cooperativo S. Michele), La Traslazione (muratori), La Sacra Urna (clero e civili, curia), L’Addolorata (autotrasportatori, ex carrettieri e vinai).
La processione dura fino alle prime ore del mattino, e per tutta la notte un corteo di gente assiste lungo i marciapiedi delle strade i simulacri che sfilano accompagnati dalle meste musiche delle bande musicali.

A differenza dei Misteri di Caltanissetta, quelli di Trapani hanno inizio il venerdì: benché durante la settimana si possa assistere ad eventi religiosi molto toccanti, il venerdì è il clou della manifestazione della Settimana Santa.
Si inizia con la A scinnuta ra cruci di Santamaragesu. In un ambiente buio e privo di candele, con la luce solare penetrante dalle vetrate della navata centrale, si svolge questa suggestiva manifestazione, ispirata anticamente dai Francescani osservanti, praticata dai fratelli laici. Il rito, dopo la recita delle Scritture, prevede la deposizione di una statua del Cristo, dotata di testa e braccia snodabili, in un lenzuolo listato a lutto, a cui segue la processione per le navate della chiesa, l’adorazione di Gesù Morto, l’ascolto della parola e le preghiere. La cerimonia si conclude con il bacio dei fedeli ai piedi del Cristo Morto. L’importanza di tale manifestazione era tale che fino alla metà degli anni ’60, la stessa Processione dei Misteri di Trapani, poteva prendere avvio solo dopo essersi conclusa la “Discesa”.
Dal primo pomeriggio del Venerdì Santo, per ventiquattro ore, quasi ininterrottamente, sfilano le varie statue dei Misteri nel seguente ordine, accompagnate dalle rispettive banda musicali: Separazione (ceto degli Orefici, banda musicale “C. Monteverdi” Marsala – TP), Lavanda (Pescatori – banda musicale “M° Benenati” Favignana – TP), Getsemani (Ortolani – corpo bandistico “G. Rossini” Mazara del Vallo – TP), Arresto (Metallurgici – Corpo Bandistico “Asaro” Paceco – TP), Caduta nel Cedron (Naviganti – Banda musicale città di Custonaci – TP), Gesù dinnanzi ad Hanna (Fruttivendoli – Associazione Concerto Musicale Città di Trapani), Negazione (Barbieri, Parrucchieri e Affini – Banda Musicale Città di Calatafimi – TP), Gesù dinnanzi ad Erode (Ceto dei Pescivendoli ex mugnai, Sensali, Crivellatori di cereali e dipendenti comunali – Banda musicale città di Valderice – TP), Flagellazione (Ceto dei Muratori e Scalpellini ex marmorari e cementisti – Banda musicale città di Castellammare del Golfo – TP), Coronazione di spine (Fornai – Banda Musicale di Pettineo – ME e Coro ” Trapani mia”), Ecce Homo (Calzolai – Banda Musicale di Salemi GIbellina), Sentenza (Macellai – Ass. “G. Candela” Buseto Palizzolo – TP), Ascesa al Calvario (ne cura l’uscita l’intero Popolo – in passato affidato agli Jurnateri, ai bottai e ai fruttivendoli – Ass. Banda Musicale “Citta di Paceco”), Spogliazione (Ceto dei tessili e abbigliamento ex fruttivendoli e bottai – Nuova Banda Ericina), Sollevazione del Crocifisso (Ceto dei falegnami, Carpentieri e Mobilieri – Banda Musicale “S. Cecilia” Buseto Palizzolo – TP), La Ferita al Costato (Ceto dei Pittori e Decoratori – ex Funai e dei Canapai – Banda Musicale “Francesco Mangiaracina” di Castelvetrano – TP), Deposizione (Sarti e tappezzieri – Associazione Musicale ” Alberto Favara ” di Salemi ” – TP), Trasporto al Sepolcro (Salinai ex Corallai – Associazione Musicale “Giuseppe Verdi” di Marausa – TP), Sacra Urna (Pastai – Associazione Culturale ” Sicilia in musica ” – Caltanissetta), Addolorata (Ceto degli Autisti, Albergatori, Baristi, Camerieri, Cuochi, Dolcieri, Tassisti ex Cocchieri e Stallieri – Banda Musicale San Vito Lo Capo – TP).

Le Statue dei Misteri di Trapani e Caltanissetta sono veri capolavori. La costruzione e i restauri delle riproduzioni portano firme di artisti che si sono fatti apprezzare nei secoli per le loro capacità e qualità artistiche.

Le bande musicali e le marce funebri
La Settimana Santa, per i suoi momenti di intensa passione, è molto attesa da chi “si emoziona vedere sfilare un Urna o una Madonna Addolorata” (Bonaffini). La musica è un ingrediente importantissimo e regina della musica è sicuramente la banda musicale con le sue marce funebri. La banda funge come al solito da collante tra ciò che è il contesto colto e quello popolare, e lo fa attraverso le marce funebri, una composizione “colta”, in quanto composta da persone che hanno studiato musica, ma allo stesso tempo popolare, per la sua fruizione, per i temi che possono essere presenti.
Durante i momenti più importanti di questa settimana di Passione la banda è sempre presente. Le melodie meste, dolci, toccanti e piene di dolore delle marce funebri , non solo arricchiscono l’ambiente che circonda curiosi e fedeli, ma hanno il compito di rimarcare, accentuare i sentimenti, proprio come succede in un momento saliente di un film, dove la colonna sonora rimarca un movimento o un oggetto importante per la scena, creando pathos e suspence allo spettatore.
Le marce suonate non sempre sono casuali. Per esempio a Villalba (CL) nella giornata del Venerdì Santo, sono d’obbligo due composizioni in particolare: Una lagrima sulla tomba di mia madre nel cosiddetto ‘ncontru dove il cristo morto incontra la Madonna, e il brano Ah Si, versate lagrime di autore ignoto nella processione notturna.
Questi sono due dei brani più eseguiti in tutta la Sicilia. La prima, “Una lagrima sulla tomba di mia madre”, nel trapanese è detta anche “A Vella” in onore al compositore, il maestro Amedeo Vella nato a Naro (AG) nel 1839. La marcia è stata resa celebre dal film di De Sica “Pane amore e fantasia” del 1956 e da “Amarcord” di Fellini del 1974.
Il brano “Ah si, versate lagrime”, è una Lode a Cristo, (questo è anche il suo secondo titolo). L’incipit è il finale di una lauda del XVII secolo. Questa marcia è particolare in quanto, dopo una breve introduzione con soli di clarinetto, una cadenza di un clarinetto solo introduce il canto, un vero e proprio canto, in quanto la banda non suona ma canta il testo e rimangono soltanto un basso, un euphonium, un corno, e una tromba, per gli squilli e l’armonia:

Ah Si, Versate lagrime,
Angeli mesti in cielo,
Vesti di lutto velo,
L’amato ben morì.
Morì, per man dei barbari,
Morì trafitto in croce,
Soffrì la pena atroce,
Il redentor, spirò, morì spirò, il redento morì spirò.
Ah si versate lagrime,
lagrime di dolore,
tradito il buon Signore,
in cielo salì.
Mori, morì, morì.
Morì, spirò il Redentor, Il Redentor Spirò.

Durante queste sfilate processionali, le bande musicali hanno un’andatura molto lenta e con il passo cadenzato marciano dando l’effetto dell’annacata: tutto il corpo si lascia andare obliquamente rispetto al piano pavimentale, e vedere come le bande riescono ad effettuare questa pratica schematica e uniforme è molto suggestivo. Molte composizioni aiutano in questa pratica, avendo un ostinato ritmico molto cadenzato come la marcia “Pianto Eterno” di Pasquale Quatrano o “La sollevazione di Cristo” di Nino Oddo. Quest’ultima è dedicata ad uno dei gruppi sacri dei Misteri di Trapani, e non è un caso che i ceti richiedano ai compositori delle marce per le proprie vare. Così come hanno fatto il gruppo della “Sollevazione del Crocifisso”, anche il ceto dei pastai con il gruppo “La sacra urna” ne hanno chiesto una al M° Salvatore Bonaffini, che ha dedicato loro la marcia funebre “L’urna”.

Socrate sosteneva che l’armonia di una musica può plasmare gli animi umani, ed è vero: infatti non è raro assistere a concerti di marce funebri dove fra il pubblico vi è chi si commuove e piange durante l’esecuzione. Quasi tutte le composizioni funebri riescono a toccare ogni animo per la loro armonia in tonalità minore, e le melodie meste: in alcuni casi è il dolore per la scomparsa di un proprio caro che detta l’ispirazione per la composizione, e numerosi sono i casi, come le marce di Nino Ippolito “A mia madre”, “A mio padre”, “A mio fratello”, o “A mio figlio” di G. Risi, composta all’inizio del secolo scorso per il funerale del figlio scomparso prematuramente e che, come vuole la leggenda, il M° Risi compose in una sola notte, durante la veglia alle spoglie del caro.
Il fatto che questo genere compositivo sia chiamato marcia funebre non significa che la composizione sia di basso livello: molto spesso non si dà la giusta importanza a queste composizioni, ma fra queste marce vi sono veri capolavori di scrittura musicale, dove i compositori curano tantissimo l’armonia, la melodia, i fraseggi e il contrappunto.
Le marce funebri di Salvatore Mauro, per esempio, non hanno quasi niente di marcia funebre, nel senso tradizionale della parola. Se si sfoglia la partitura di “Eterna Beatitudine” o di “Preghiera” si può riscontrare un lavoro certosino di composizione, con un’accurata scelta di melodie e dove per le continue modulazioni sembra quasi che si tocchi l’atonalità; periodica è anche la presenza di accordi, talvolta dissonanti, per volere del compositore, non usuali in questo genere compositivo.
La composizione del M° Jonny Geraci, “Emisit Spiritum”, invece, si può distinguere per il continuo cambio di metro, dal 2/4 al 4/4.
Alcune delle marce eseguite sono poi veri lavori presi in prestito dalla letteratura classica e adattati per organico bandistico, come la sonata op. 35 di Chopin, ormai comunemente chiamata col nome del compositore polacco, o la marcia funebre tratta dall’opera “Ione” di Petrella.

Spesso ci si lascia ingannare dall’esecuzione, non si approfondisce analizzando le singole composizioni addentrandosi nelle partiture, tante volte le esecuzioni non hanno ottimi risultati per fattori esterni. Le bande si preparano per mesi a questo evento, in molti casi si raddoppiano il numero delle prove.
Diversi sono coloro che negli anni si sono chiesti e continuano a chiedersi perché le bande suonino male in queste manifestazioni. Effettivamente, chi ha preso parte o ha assistito ad una di queste processioni, ha constatato come le bande suonino molto forte, non rispettando la dinamica, appesantendo i suoni o non rispettando il tempo. Una delle prime cause di questo “suonar male” è dovuto dalle condizioni metereologiche, poiché capita puntualmente di suonare sotto la pioggia o un clima freddo in quanto, nella maggior parte dei casi, le processioni avvengono tutte nelle ore notturne (e si può assistere ad episodi dove i musicanti bevano del vino o liquori durante le sfilate per riscaldarsi).
La stanchezza fisica della marcia a passo o con l’annacata influisce tantissimo sulla respirazione e sull’emissione del fiato e tutto ciò che concerne l’emettere un bel suono. Anche l’euforia o tentativi di gare fra le bande sono fattori influenti, e non per ultimo sono gli stessi comitati che incitano a suonare più forte, in modo che la propria banda possa sentirsi più delle altre.
Forse, se si suonasse “bene”, la banda sarebbe fuori luogo: ormai ci si è abituati a sentire stonature o squilli “squarcianti”, tanto che anche quelle bande di livelli ottimi, in queste manifestazioni, si adeguano a quello che è il clima della manifestazione.
Come ha anche detto il M° Bonaffini in un’intervista qui su MondoBande.it, non è facile poter scrivere a parole ciò che è la Settimana Santa: bisogna viverla e respirarne l’essenza per capire le emozioni, le impressioni, i sentimenti che essa suscita a coloro che ogni anno attendono impazientemente questi sette giorni.


Ringraziamenti: si ringraziano i maestro Salvatore Bonaffini, Salvatore Mauro e Antonino Oddo per aver permesso di usufruire dei file audio presenti nei loro siti; e i cittadini di Caltanissetta per le testimonianze raccolte

Fonti bibliografiche:

  • Bonaffini Salvatore, Emma Ivan, programma di sala dei concerti dell’Ass.Culturale “Sicilia in Musica” – 2009
  • Bonanzinga Sergio, Forme espressive e socita’ tradizionali ,Università degli Studi di Palermo – 2002
  • Brockett Oscar G., Storia del Teatro, Marsilio Editore – 2000
  • Macchiarella Ignazio, I Lamenti della settimana santa, in Nuove Effemeridi n. 40 pp. 42-59 – 1997
  • Macchirella Ignazio, Le manifestazioni musicali della devozione cristiana in Italia, in Enciclopedia della musica, vol. V, pp. 340-371, Einaudi – Il Sole24ore – 2006
  • Pitrè Giuseppe, Spettacoli Popolari Siciliani, Branco Editore, 2005
  • Scarlata Giuseppe, Intervista a Girolamo Garofalo, su www.mondobande.it – 2008
  • Scarlata Giuseppe, Recensione al CD “Mesto Ricordo” su www.mondobande.it – 2008
  • Scarlata Giuseppe, Intervista a Salvatore Bonaffini su www.mondobande.it – 2009
  • Scarlata Giuseppe, programmi di sala vari – 2008
  • Surian Elvidio, Manuale di storia della musica, vol I. Rugginenti Editore – 1991
  • www.settimanasantacl.it
  • www.processionemisteritp.it

(a cura di Giuseppe S.)