CEM: Campo Estivo Musicale
Si è conclusa il 2 agosto la 14a edizione dell’iniziativa ideata da Emiliano Gusperti
CEM: Campo Estivo Musicale. Certo, sarebbero molte le cose di cui vantarsi. Emiliano Gusperti, l’ideatore e direttore del campo, potrebbe dire di essere stato il primo a portare in Italia un’idea simile. Ci si potrebbe vantare dell’età media dei partecipanti, 14 anni, soprattutto se rapportata ai risultati ottenuti (tre sfilate con mazziere e due brani a memoria, tre concerti, registrazione di un cd con 10 brani: il tutto in una settimana di lavoro). Ci si potrebbe vantare dell’ottima organizzazione, di un’attenta calendarizzazione delle giornate e delle attività, così da non annoiare ma nemmeno stancare troppo i ragazzi. Ci si potrebbe vantare di uno staff collaudato, in cui ognuno conosce le caratteristiche dell’altro, prendendo iniziativa nei casi in cui venga richiesto e lasciando spazio agli altri quando è consigliabile farlo. Ci si potrebbe vantare di un centro soggiorni sociali, il Ge.Tur di Piani di Luzza a Forni Avoltri (UD), decisamente accogliente e adatto a ogni esigenza, con gli ampi spazi e i tanti comfort.
Per far capire qual è lo spirito che rende unica nel suo genere questa realtà, però, è meglio soffermarsi su alcuni episodi particolari.
E’ meglio raccontare di una sera in cui una ragazzina che si stava cimentando nell’esecuzione di un brano a memoria (una sorta di prova per stimolare l’impegno) all’improvviso si è fermata, gli occhi sgranati per il panico e la certezza di aver fatto una figuraccia. E invece quelli che le stavano attorno, e che la conoscevano appena da due giorni, sono partiti senza indugi con un applauso scrosciante, caldo, rincuorante.
E’ meglio raccontare di una mattina in cui i quattro trombonisti, ancora vittime della loro sonnolenza, sono stati invitati a eseguire una scala a canone. Nonostante la fatica si sono ascoltati, si sono bilanciati e hanno dato il meglio, ottenendo un suono armonioso e piacevole, reso ancora più intenso dalla cornice delle montagne che si stagliavano attraverso la finestra alle loro spalle.
E’ meglio raccontare delle risate che immancabilmente hanno accompagnato pranzi e cene e delle battute che gli allievi si permettevano di fare perfino nei confronti degli insegnanti, sempre senza esagerare, sempre con rispetto.
E’ meglio raccontare di qualche bisticcio e di qualche arrabbiatura e delle immediate discussioni, valutazioni, i consigli, le riappacificazioni, il chiedere scusa con sincerità.
E’ meglio raccontare degli sguardi fieri e soddisfatti di chi ha suonato più di sette ore al giorno e a fine settimana si è goduto gli applausi meritati di genitori, amici e spettatori di passaggio.
Questo è il CEM: un’esperienza valida, che lascia il segno. Ed è per questo che in molti la ripetono l’anno successivo e se non lo fanno, ne conservano almeno un bel ricordo.
Ulteriori info: www.cemitalia.org