Perché bisogna insegnare la respirazione?

Dennis Johnson – trad. di Simone Butti dalla Newsletter WASBE del giugno 2008

Nel mio ultimo articolo ho condiviso con voi alcuni miei pensieri riguardanti l’importanza di fornire agli studenti esempi per produrre una buona intonazione. Quasi tutti gli strumenti sono costruiti basandosi su una tonalità caratteristica, perciò conveniamo che questa tonalità sia quella che ci permette la migliore intonazione. Semplicemente non capisco il principio di usare l’intonatore elettronico per poi dire agli studenti ogni giorno se sono calanti o crescenti. Quale orecchio migliora? Certamente non quello degli studenti, finché essi non saranno coinvolti attivamente. Suonare “intonati” è una responsabilità degli studenti. Diamogli strumenti di lavoro e responsabilizziamoli. Anche durante seminari ho potuto fare grossi miglioramenti con molti ensembles semplicemente indirizzandoli e coinvolgendoli nel processo di apprendimento. Dedicherei la seconda parte di questa di serie di articoli alla importanza di una corretta respirazione. Non preoccupatevi, non voglio parlare sulla funzione dei polmoni, della trachea, della gola ecc., anche perché non sono un esperto in materia. Comunque sono costantemente meravigliato di come l’attenzione a questo aspetto durante le prove, può essere utile anche per altri aspetti correlati alla performance.

Molti anni fa osservai Fred Fennell lavorare con un ensemble liceale al Summer Music Camp in Interlochen, Michigan. In quasi tutte le sue interruzioni durante la prova, c’era qualche commento sulla respirazione o sull’aria. Con le conoscenze di Fred sulla letteratura, e sui compositori, frequentavo le lezioni fiducioso di sentire informazioni da poter aggiungere alle mie conoscenze per avvicinarmi ad ogni composizione. Non volevo una lezione di respirazione, ma questo era l’argomento maggiormente trattato ogni giorno. Da allora in poi ho incontrato un numero sempre maggiore di suonatori che sentivano il bisogno di conoscere ed apprendere questo aspetto, come faceva Fred.

Io non sono Einstein, ma non ci misi molto ad includere tutto ciò nel mio modo di insegnare. Ho trovato che molti problemi musicali possono essere indirizzati nella giusta direzione per essere risolti usando semplicemente una buona respirazione. Come esecutori, noi tendiamo sempre a cercare il punto dove respirare, mi sono convinto invece che il grande strumentista cerca invece i punti dove non respirare. In questo esempio la respirazione è condotta semplicemente come bisogno fisico e in ultimo come bisogno musicale. Sebbene non abbia premesse scientifiche per questo, ho notato durante gli anni che prendere sufficienti quantità d’aria tende a risolvere molti problemi dei suonatori di strumenti a fiato. Per esempio affrettarsi o velocizzare la pulsazione sono derivati da diversi fattori. Comunque la mia esperienza ha dimostrato che nella maggior parte dei casi il problema è semplicemente la mancanza di dare alle note la loro piena durata. Accorciandole si ha la tendenza ad attaccare le note successive prematuramente. Questo cerchio si chiude diventando appunto frettolosità.
E’ possibile comunque risolverlo chiedendo ai musicisti di tenere lunghe le note per l’esatto valore, ma ho trovato anche che questa frettolosità a volte e dettata dal bisogno di prendere aria. Quando il bisogno fisico è indirizzato, gli studenti generalmente si rilassano ed il problema si risolve. Ho constatato (come sicuramente anche alcuni di voi) che il problema della frettolosità può essere risolto solo rispettando i tempi metronomici e contando esattamente (sistema valido). E’ comunque ironico che noi passiamo la maggior parte del tempo a dire ai ragazzi di suonare “a tempo” e poi insegniamo loro anche il termine “rubato” chiedendogli di suonare con una certa flessibilità ritmica. Perché dobbiamo insegnarli prima qualcosa che faranno dopo? Finché non lo proverò con giovani musicisti non avrò la possibilità di sperimentare la mia teoria. Tuttavia sono fiducioso che, se per prima cosa viene indirizzata la respirazione, e poi con una buona gestualità non verbale del direttore, molti di questi problemi non esisterebbero. Il lato vantaggioso dovrebbe essere lo sviluppo nei giovani suonatori delle capacità di fraseggio musicale, unite ad una respirazione efficiente ed al guardare il direttore.

Quante volte hai ascoltato tu stesso o altri direttori fermare la prova chiedendo una migliore entrata o un migliore attacco? O Ancora, posso passare molto tempo nel curare attacchi singoli, volume, come tenere lo strumento, posizionamento della lingua ed altre tecniche. Comunque quando dedico alcuni minuti alla respirazione (respirare insieme) facendo memorizzare le prime battute, avendo così l’attenzione visiva di tutti, molti dei problemi vengono risolti. Quando gli studenti non sono concentrati sul posto successivo dove respirare prestando attenzione alla musica, ne conseguono anche qui risultati eccellenti.

Ora che ho celebrato le virtù di una buona respirazione, come posso insegnarla? Questo è abbastanza semplice, se focalizzo due aspetti. Il primo è rimuovere il biossido di carbonio o aria “cattiva” dai polmoni. Quando chiediamo agli allievi di “respirare” stiamo parlando generalmente di inspirazione, bisogna invece considerarlo come espirazione. Permettere ai polmoni di lavorare al massimo della capacità vuol dire espellere prima l’aria ” cattiva” Lo facciamo già migliaia di volte ogni giorno. Sono stupito di quando sia individuale l’attenzione di questo aspetto. Come esercizio, fate espirare per 4 battiti (lenti) e poi inspirare per 4. Poi chiedete loro di produrre senza strumenti un suono sibilante, contando le pulsazioni che passano prima che abbiano bisogno di un nuovo respiro. Ora ripetete l’esercizio chiedendo di allungare i suoni. Con un metronomo a 60, vi stupireste nel vedere alcuni studenti arrivare a 50 o più battiti. Se avessimo una composizione nel tempo di 4/4 avrebbero suonato più di 12 battute con un solo respiro. Concesso che questa è pura speculazione musicale , ma il processo è su che cosa è valido. Direttori con buone capacità non verbali indicano dove inalare con i gesti preparatori. Generalmente io uso la mano sinistra (prima del gesto preparatorio) per indicare l’espirazione. Questo non basta per avere una buona respirazione, il direttore deve avere anche ben in mente l’inizio del brano. Potete anche notare che se gli studenti respirano insieme l’attacco è più pulito e centrato. Se i musicisti hanno l’attacco su tempo 1 di solito insegno a respirare sul tempo 4 della battuta precedente ed insegno loro ad espirare nel 2-3 precedenti. Quando gli studenti si sentono tranquilli nell’avere abbastanza aria, per completare la frase, suonano più accuratamente e musicalmente, e guardano molto di più il direttore. La comunicazione è importante ma non bisogna sprecare minuti preziosi di prova solo per questo aspetto. Indirizzare su larghi aspetti produce risultati migliori e duraturi. Ho inoltre coinvolto anche i percussionisti in questi ed in altri esercizi, e anche le loro performance sono migliorate.

Quando vidi le prove di Fred Fennell dove si concentrava sull’aria e sulla respirazione, non ho osservato nuove tecniche, ho semplicemente visto “l’esperienza”: la più grande insegnante di tutti.

(a cura di Simone B.)