Scelta del repertorio e costruzione dei programmi
Alcuni consigli utili per la preparazione di un concerto
PREMESSA – La scelta del repertorio e la strutturazione di un programma sono sicuramente degli argomenti di primaria importanza per un maestro di banda, ma che troppo spesso vengono lasciati al caso oppure non vengono presi in seria considerazione: molti maestri infatti sottovalutano questa fase invece molto importante del proprio lavoro.
Molto spesso la scelta dei brani non viene fatta esclusivamente dal maestro, e sono coinvolte anche commissioni tecniche o musicali composte di solito dai membri più competenti della banda, e lavorando con amatori a volte è necessario anche scendere a compromessi, ma deve essere comunque chiaro e ovvio che la vera scelta finale debba essere fatta esclusivamente dal maestro il quale si presume abbia le competenze e conoscenze adeguate per poter presentare i programmi più idonei e effettivamente realizzabili dalla propria banda.
CLASSIFICAZIONE – Mentre una volta a causa della scarsità di materiale o del monopolio di alcune case editrici era difficile reperire pezzi particolari o arrangiamenti specifici, oggi grazie ad internet, all’e-commerce e ad altri strumenti informatici è praticamente possibile avere materiale di qualsiasi genere e con qualsiasi arrangiamento proveniente da tutto il mondo. E grazie anche alle varie classificazioni che determinano la difficoltà di un brano in base a parametri ben precisi (estensione utilizzata per ogni strumento, figurazioni ritmiche, strumentazione, durata, ecc.) è possibile scegliere tra una serie infinita di musica i brani più consoni per il proprio gruppo.
La classificazione divide i brani in 6 gradi di difficoltà:
- GRADO 1 MOLTO FACILE
- GRADO 2 FACILE
- GRADO 3 MEDIA DIFFICOLTA’
- GRADO 4 DIFFICILE
- GRADO 5 MOLTO DIFFICILE
- GRADO 6 DIFFICILISSIMO (LIVELLO PROFESSIONALE)
I brani di grado 1 e 2 tendenzialmente vengono considerati per Young Band.
I brani di grado 3 vengono considerati pedagogici.
I brani dal grado 4 in poi vengono considerati tendenzialmente di qualità.
Ed è proprio nella fascia tra tra i gradi 2-3 ed a volte 4 che risulta più difficile selezionare brani interessanti, innovativi e che escano dai soliti schemi compositivi. Mentre alcuni autori cercano di rinnovarsi oppure di trovare sonorità timbriche e soluzioni armoniche nuove, altri invece preferiscono mantenere schemi precisi e soluzioni ormai inflazionate, per dirla in parole semplici scrivono brani con lo stampino: solite tonalità, solite forme, solite varianti ritmiche.
Le competenze e le conoscenze di un maestro sono fondamentali proprio per poter selezionare in questa fascia un brano piuttosto che un altro. Attenzione che ciò non vuol dire assolutamente che questa musica non debba essere suonata o scelta, ma vuol dire semplicemente che non bisogna abusarne per non creare poi programmi monotoni, ripetitivi ed alla lunga noiosi.
Alcune case editrici (soprattutto europee) utilizzano invece una classificazione a lettere, che non si discosta molto da quella numerica; vero è però che a volte in entrambi i casi il grado di difficoltà riportato in partitura non corrisponde poi alla reale difficoltà del brano. Nei primi anni della mia carriera di maestro, fidandomi forse un po’ troppo della classificazione riportata e sicuramente non avendo abbastanza esperienza, mi è capitato infatti di acquistare musica e dover poi fare i conti durante le prove con delle difficoltà e delle problematiche superiori alle aspettative.
Ovviare a questo problema è relativamente semplice: per prima cosa bisogna conoscere bene il proprio organico (reali capacità e potenzialità) e poi controllare prima dell’acquisto del set completo di parti la partitura, prestando attenzione ad alcuni elementi:
- Tonalità del brano
- Organico richiesto
- Struttura della musica
- Strumentazione
Questa semplice analisi dovrebbe permettere abbastanza rapidamente di capire se il brano è nelle potenzialità della nostra banda, oppure no, anche se magari bisogna fare qualche piccola modifica, come ad esempio assegnare un assolo ad uno strumento diverso rispetto a quello segnato in partitura, oppure semplificare qualche passaggio a quegli strumentisti che sappiamo essere non particolarmente forti. Solo in rarissimi casi personalmente mi permetto di alterare la struttura del brano (eliminare delle battute o fare dei grossi tagli): cerco infatti di rispettare il più possibile la scrittura dell’autore, anche perché se le modifiche iniziano a diventare molte non avrebbe più senso nemmeno selezionare quel brano, ed è forse più logico sceglierne un altro oppure, se si tratta di un arrangiamento, cercarne uno più adatto al proprio livello ed al proprio organico.
REALIZZAZIONE DEL PROGRAMMA – Felix Hauswirth (importante direttore e docente di direzione di banda al Conservatorio di Basilea, Svizzera) afferma “ai programmi da concerto costituiti da una raccolta di pezzi indistinta e arbitraria, preferisco di gran lunga i programmi strutturati, che rispondono a logiche o intenzioni ben precise“. (Felix Hauswirth – “Il direttore dell’orchestra di fiati” – Copyright 2003 Ruh Music Adliswil, Svizzera, disponibile anche in lingua italiana.)
Tali programmi alla fine sono più facili da realizzare, ed i temi utilizzati possono essere svariati, ad esempio:
- musica delle regioni italiane
- musica europea o del mondo
- monografie di autori
- musica con solisti
- repertorio storico
- balletti
- musica e letteratura
- musica da film
e tanti altri. Ognuno di noi con un po’ di fantasia e di ingegno potrà inventare uno o più temi, e senza nemmeno troppa difficoltà trovare la musica più idonea per realizzarli.
STRUTTURAZIONE DEL PROGRAMMA – Dopo aver analizzato come scegliere i brani passiamo ora alla strutturazione del programma vero e proprio. Un buon bilanciamento nell’ordine di esecuzione contribuirà sicuramente alla riuscita ed al successo del vostro concerto.
Sicuramente in base alla occasione è fondamentale decidere se proporre il concerto in 2 parti oppure in un tempo unico. Per un concerto in chiesa ed a volte per alcune esibizioni all’aperto è preferibile eseguire il concerto senza interruzioni o pause. Le chiese infatti molto spesso sono fredde per cui una pausa intermedia comporterebbe un raffreddamento degli strumenti, e pertanto sarebbe necessario un ulteriore riscaldamento e poi nuovamente l’intonazione. Anche all’aperto a volte, a causa di particolari condizioni meteo, eseguire il programma interamente è sicuramente di aiuto.
Le tempistiche che ho avuto modo di sperimentare con successo sono pertanto le seguenti (i valori non sono ovviamente tassativi, ma solo suggerimenti):
- concerto a tempo unico, tra 1 ora e 15 minuti e 1 ora e 30 minuti circa complessivi;
- concerto a 2 tempi, complessivamente circa 1 ora e 45 minuti (comprensiva di pausa), con la seconda parte lievemente più corta rispetto alla prima:
- 1° tempo tra i 35 e i 45 minuti
- 2° tempo tra i 25 e i 35 minuti.
L’ordine dovrebbe poi seguire, per ottenere i risultati migliori, una sorta di curva, dove vengono inseriti i brani con una certa logica e nel contempo si crea una sorta di crescendo che porta al vero climax (col pezzo di punta tendenzialmente più difficile e più d’effetto). In un concerto a 2 tempi avremo pertanto 2 climax, mentre uno solo per il concerto a tempo unico.
CONCERTO A 2 TEMPI
I PARTE
L’inserimento di brani di livello superiore rispetto alle capacità della banda permettono di far studiare i propri musicanti, affrontando difficoltà tecniche e melodiche superiori per poter così migliorare e nel contempo mantenere vivo l’interesse e l’attenzione alle prove.
Troppi brani difficili creano demotivazione e avvilimento, il contrario invece (troppi brani facili) creano mancanza di interesse e di attenzione.
La seconda parte dovrebbe essere più o meno strutturata nello stesso modo della prima tralasciando eventualmente il pezzo di apertura, e la difficoltà dei pezzi di punta dovrebbe essere inoltre solo lievemente più difficile rispetto alle capacità degli strumentisti.
II PARTE
CONCERTO A TEMPO UNICO
Nel concerto a tempo unico avremo un solo climax più o meno a metà e poi una stabilizzazione della curva.
E’ inutile sottolineare comunque che queste sono delle indicazioni di massima, logicamente in base ai brani scelti ed alla loro durata i brani stessi potranno essere di più o di meno.
CONCLUSIONE – Ed infine alcuni suggerimenti pratici (non me la sento di considerarle delle regole fisse anche perché ogni concerto ed ogni gruppo musicale ha una storia a sè stante ed anche delle esigenze diverse):
- Evitare di inserire 2 brani dello stesso autore, se proprio si deve o si vuole farlo non inserirli vicini, oppure cercare di sceglierli con caratteristiche diverse (da non tenerne conto per concerti monografici sugli autori).
- Cercare per quanto possibile di alternare brani dagli andamenti diversi e dalle durate diverse: ad esempio una marcia, un brano allegro e ritmico, poi un brano melodico e lento e così via fino ad arrivare al pezzo di punta. Questo creerà varietà e di rimando attenzione sia da parte dei musicanti ma anche del pubblico.
- Evitare di inserire di seguito brani con la stessa struttura formale e con le stesse sonorità: alla lunga annoiano e stancano.
- Cercare di inserire almeno un brano particolare ed atipico: ciò permette alla banda ma anche al pubblico di venire in contatto ed essere educato a forme e linguaggi musicali diversi. Non provarci nemmeno sarebbe un grave errore perché si perderebbe l’occasione di mostrare all’esterno le potenzialità educative della banda.
- Cercare di inserire anche un brano del repertorio tradizionale della banda (italiano e non): in questo caso saranno i giovani a venire in contatto ed educati al repertorio storico e a certi generi musicali.
- Fermo restando che i pezzi di punta hanno una posizione definita se in un brano ci sono solisti o eventualmente sezioni “spremute” con parti particolarmente difficili e pesanti, concordare eventualmente con loro dove inserire il brano all’interno del programma: questo per permettere ai musicanti di sentirsi tranquilli e dare il meglio. Questo aspetto può essere tranquillamente tralasciato con bande di professionisti o di alto livello, ma personalmente lo ritengo importante con bande medie e composte esclusivamente da dilettanti, la cui tenuta di labbro a volte non è prolungata nel tempo, in quanto si rischia di fare brutte figure e di “umiliare” i propri musicanti.
- Per la scelta dei brani non affidarsi esclusivamente agli ultimi cataloghi che arrivano dalle case editrici ed ai soli CD demo registrati solitamente da bande di alto livello e pertanto sempre perfetti. Fare piuttosto la propria ricerca anche tra i cataloghi vecchi, oppure utilizzando libri specifici che classificano e descrivono le composizioni (purtroppo però gran parte di questi testi sono solo in inglese e reperibili solo all’estero).
(a cura di Simone B.)