Paesi Sonori – Due secoli di musica bandistica in Trentino

Un documentario per raccontare oltre duecento anni di storia delle bande musicali del Trentino. Soggetto e regia di Franco Delli Guanti.

Oltre duecento anni di storia delle bande musicali del Trentino riassunti in poco più di cinquanta minuti. “Paesi sonori” è il titolo di un documentario scritto e realizzato dal giornalista Franco Delli Guanti. Un lavoro che racconta la lunga tradizione bandistica della provincia di Trento. L’opera è stata realizzata su iniziativa della Federazione Corpi Bandistici e realizzata grazie al sostegno economico della Provincia autonoma di Trento e della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto.

Il primo complesso bandistico trentino risale al 1801 ed è raffigurato in un dipinto del pittore Domenico Zeni conservato a Palazzo Geremia, sede del municipio della città capoluogo. Nella grande tela è rappresentata la Guardia Civica schierata in alta uniforme in largo Carducci a Trento. Tra le truppe e gli alti ufficiali è ben visibile il primo nucleo della banda cittadina. Quindi la storia si sposta a Tesero dove nel 1810 viene fondata la locale banda. Nel 1820 tocca a Vigo di Fassa. A Rovereto le prime notizie di un complesso bandistico si hanno nel 1830. Dieci anni più tardi a Cavalese. E poi ancora Mezzolombardo nel 1843, Levico e Riva del Garda nel 1844. Nel 1847 nasce la banda di Predazzo e un anno dopo quella di Tione. Nella prima metà dell’ottocento quindi in Trentino si assiste ad un fermento culturale grazie anche ad miglioramento della situazione economica ma sopratutto per merito di una nuova classe dirigente con idee politico sociali vicine allo spirito liberale che si diffondeva in tutta Europa. Le bande nascono sulla spinta di richiamare la gente fuori dalle case. Richiamarla sulle strade, sulle piazze per creare una nuova mentalità, per costruire una nuova società. Nel 1800 due furono i periodi determinanti per la nascita e lo sviluppo delle bande in Trentino. Gli anni attorno al ’48 e al 1880. Nel ’48, in seguito alle note vicende storiche, sono sopratutto i municipi a sostenere le associazioni musicali. Vogliono in questo modo rendere più solenni sia le feste religiose che quelle civili. L’altro momento importante per le bande trentine si sviluppa negli anni ’80 dell’Ottocento quando accanto ai municipi si aggiunge il sostegno della Chiesa. Con il sostegno economico e morale della chiesa i numeri si fanno subito importanti. Le associazioni musicali si moltiplicano anche nei paesi più piccoli. Verso la fine dell’Ottocento si contano oltre ottanta complessi. Con l’arrivo del nuovo secolo ovunque in Trentino si sente suonare. È la belle èpoque. Tra il 1900 e il 1914 è un fiorire continuo di bande, ensemble e orchestrine. Si diffondono soprattutto nei luoghi di cura e soggiorno che prendono piede proprio in questo periodo. In una città come Riva del Garda c’erano ogni sera una decina di orchestrine che suonavano musica da ballo, musica da intrattenimento. Altrettanto accadeva in località come Roncegno, Arco, Pejo, Comano, Levico e Vetriolo. Nell’aprire i giornali dell’epoca sembra impossibile che di lì a poco potesse scoppiare una terribile catastrofe. La prima guerra mondiale zittisce gli strumenti. Gran parte della popolazione trentina viene fatta evacuare nelle zone orientali dell’impero austroungarico. Tutto viene distrutto. Un’intera generazione di giovani viene decimata. Cessate le ostilità il 3 novembre 1918 sulla torre d’Augusto al Castello del Buonconsiglio sventola il tricolore. Il Trentino è annesso all’Italia! La ripresa è dura. Per tutti. Anche per le bande che tentano di rimettersi in moto per portare un po’ di allegria e spensieratezza alla popolazione duramente provata dalla guerra. C’è quindi un rinato fermento musicale, non solo di bande ma anche di altre formazioni strumentali. Fermento che viene però stoppato dal fascismo che indirizza politicamente il volontariato musicale portandolo all’interno dell’OND, l’organizzazione nazionale del Dopolavoro, che aveva il compito di occuparsi del tempo libero dei lavoratori. Ben presto però Benito Mussolini trascina l’Italia in un nuovo spaventoso bagno di sangue. Terminata la guerra la ricostruzione è faticosa. Le bande riprendono a suonare ma il pubblico si allontana perché la musica che viene proposta non è più accattivante. Soprattutto i giovani hanno bisogno di novità: e la novità si chiama jazz, pop, rock’n’roll e altri ritmi decisamente più moderni. A tutto questo verso la fine degli anni ’50 si aggiunge la diffusione della televisione che modifica le abitudini della gente. È in questo momento difficile, di crisi di identità per le bande trentine, che entrano in gioco alcune figure grazie alle quali la tradizione viene conservata. Guido Gallo, Silvio Deflorian, Valerio De Concini, Emidio Carulli, Erminio Deflorian, Guido Dapréda: sono personaggi – maestri di banda – che hanno scritto pagine importanti nella storia della realtà bandistica del Trentino. Il loro lavoro – spesso lontano dai riflettori – ha permesso di mantenere in vita molti complessi nelle valli del Trentino e sopratutto ha formato e avvitato alla musica tanti giovani che a loro volta hanno contribuito al rinnovamento di questo straordinario patrimonio culturale. Ancora oggi le persone più anziane ricordano con nostalgia quegli anni fatti di tanto entusiasmo e pochi mezzi. Spesso la banda era un’occasione per stare insieme, suonare, socializzare e uscire dal confini del paese.

Era il 24 giugno 1951 quando a Trento veniva costituita, presso la Sala della Filarmonica, la Federazione delle Bande musicali del Trentino. Lo statuto, composto di 14 articoli, era sottoscritto dall’allora presidente Danilo Paris e dal segretario Giovanni Fabbro. Scopo del neonato sodalizio quello di fornire assistenza organizzativa, tecnica ed artistica. Il sodalizio che raggruppa i corpi bandistici trentini diviene uno stimolo continuo e costante per permettere la crescita dei complessi attraverso anzitutto la formazione dei maestri. Negli anni Cinquanta, accanto all’impegno della Federazione, molti comuni mettono a disposizione delle bande una sede per le prove e garantiscono un contributo economico annuale. Ma non basta. Le bande sono emarginate diventando sempre meno strumento di crescita culturale e sempre più espressione del folclore. Tra l’indifferenza di molti le bande suonano alle sagre di paese, alle manifestazioni civili, alle processioni religiose, oppure per rallegrare i turisti. La loro musica è considerata di “serie B”! In questo clima si arriva così agli anni Sessanta che segnano anche per le bande trentine un periodo di forte crisi con un calo della qualità esecutiva e una notevole riduzione degli organici. È proprio grazie alla presenza della Federazione che si riesce ad evitare il peggio. Ancora una volta si punta alla formazione di chi è chiamato a dirigere le bande. Ci sono complessi, specialmente nei centri più grandi, che riescono a crescere più rapidamente di altri. La provincia Autonoma di Trento interviene concretamente attraverso l’attivazione dei corsi di orientamento musicale. I repertori vengono svecchiati con l’introduzione di nuovi brani che catturano l’attenzione dei giovani. Colonne sonore, composizioni latino americane, musica leggera, jazz e musica originale per banda si mescolano alle tradizionali marce, alle trascrizioni di opere e di musica classica. Il nord Europa, con l’Olanda in testa, e gli Stati Uniti d’America sono i principali serbatoi da cui attingere questa nuova musica che non sempre però raccoglieva i favori del pubblico e degli stessi suonatori. Gli anni Ottanta segnano nuovi importanti traguardi. La realtà bandistica Trentina conosce un fermento senza precedenti. Cresce il numero dei giovani che si avvicinano alla musica, si sperimentano nuovi repertori, vengono avviati rapporti internazionali. È la svolta. Verso la fine degli anni Ottanta nasce la Banda della Federazione dei Corpi Bandistici della provincia di Trento: una realtà fortemente voluta con lo scopo di dotarsi in una propria espressione artistica, in grado di sintetizzare il livello delle bande trentine e di essere veicolo musicale della cultura che promuove sul territorio. Alla direzione su succedono negli anni direttori ospiti di caratura internazionale: Marco Bazzoli, Fulvio Creux, Tomas Doss, Giancarlo Guarino, Jose Vilaplana, Lorenzo Della Fonte e Daniele Carnevali. È una formazione dinamica nei programmi e flessibile nell’organico composta da bandisti selezionati ai quali si affiancano numerosi musicisti di varia estrazione artistica: insegnanti e maestri di banda, professionisti della realtà cameristica ed orchestrale, musicisti che collaborano con prestigiose istituzioni musicali del panorama regionale. Anche gli allievi hanno una banda che li rappresenta e che si presenta al pubblico in occasioni di carattere ufficiale. Nel 1992 nasce una manifestazione destinata nel giro di pochi anni a crescere e a diventare tra le più importanti d’Europa. È il concorso bandistico internazionale “Flicorno d’Oro” di Riva del Garda. Nel centro gardesano, giudicati dai più grandi nomi del panorama mondiale della musica bandistica, centinaia di complessi si alternano sul palco del Palazzo dei Congressi per per una competizione nel segno del confronto, della crescita artistica e dell’amicizia. Al nuovo cambio di secolo la parola chiave di questa crescita è una sola: formazione. Un impegno continuo che coinvolge migliaia di giovani sparsi in ogni angolo del Trentino. Sono entusiasti: hanno voglia di fare musica, di suonare, e nel contempo di stare insieme in amicizia.

87 bande sparse sull’intero territorio del Trentino, oltre 6.000 mila suonatori e oltre 3.000 allievi. Numeri importanti per una piccola regione, cerniera tra cultura Mediterranea e Mitteleuropea. Numeri in continuo aumento che testimoniano una vitalità alla pari dei Paesi del Nord Europa dove le bande godono di grande considerazione. Non c’è solo la musica a fare da collante alla vivacità della realtà bandistica trentina. Bisogna considerare anche l’aspetto legato alla socializzazione: la voglia di stare insieme, divertirsi, e allo stesso tempo mettersi al servizio della propria comunità. Appartenere ad un complesso bandistico significa, specialmente per i più giovani, impegnarsi in un’attività costruttiva, importante per la propria formazione personale. Quello che all’inizio può sembrare solo un passatempo, per molti ragazzi diventa ulteriore occasione di studio e, per i più motivati, una professione. La Federazione dei Corpi Bandistici negli ultimi anni su questo tema ha aperto un dialogo proficuo con il Conservatorio della città di Trento e con le scuole musicali del territorio, determinanti per far crescere la qualità. Tanto impegno nella formazione e nell’innalzare la qualità delle bande trentine naturalmente ha dei costi. L’ente pubblico, ad iniziare dalla Provincia autonoma di Trento, fornisce costanti risorse economiche per il sostegno del movimento bandistico. Notevoli risorse vengono investite anche per gli abiti indossati dai complessi recuperando dove possibile gli antichi costumi delle valli trentine. Soldi spesi bene. O meglio… soldi investiti. perché questo tipo di interventi non sono improduttivi ma hanno ricadute positive sull’economia del territorio. In una terra come quella trentina dove il settore del turismo fa leva sulla bellezza del territorio e sulle tradizioni popolari, le bande sono un motivo di richiamo in più, un bel biglietto da visita. Cosa sarebbe una festa di paese o una qualsiasi manifestazione senza la presenza della musica della banda? L’investimento economico quindi è ripagato dalla coesione della comunità che trova nella banda un motivo di crescita e di identità. Dal 1801, anno di fondazione della prima banda trentina, ad oggi tutto è cambiato. Sono avvenute trasformazioni epocali. Le bande però rimangono fedeli alle loro origini: “richiamare la gente fuori dalle case. Richiamarla sulle strade, sulle piazze per creare una nuova mentalità, per costruire una nuova società”. Per crescere culturalmente! I nostri “paesi sonori” anche nel nuovo millennio proseguiranno in questo compito di aggregare persone di ogni età sotto il segno della musica e del piacere di stare insieme in amicizia.

Il documentario ha richiesto dieci mesi di lavoro sull’intero territorio trentino con il coinvolgimento di numerosi complessi bandistici, storici, musicisti e protagonisti della realtà bandistica trentina. Un lavoro di ricerca negli archivi per recuperare immagini inedite come ad esempio una sfilata di bande nel centro storico di Trento nell’immediato primo dopo guerra oppure un raduno delle bande fiemmesi negli anni Sessanta.

SCHEDA

Titolo PAESI SONORI – Due secoli di musica bandistica in Trentino
Durata 51 minuti
Soggetto e regia Franco Delli Guanti
Sono intervenuti Roberto Pancheri, Antonio Carlini, Fulvio Creux, Giuseppe Ferrandi, Daniele Carnevali, Giovanni Lechthaler, Claudio Luchini, Giuliano Trenti, Mariangela Franch, Fiorino Bagozzi, Luciano Zanon, Gianni Salvadori, Giorgio Pizzini, Mario Moggiol, Enrico Salvetti, Francesco Doliana, Silvano Spada, Alfredo Tarolli, Marco Degregori, Vigilio Cornella, Carlo Deflorian, Attilio Zeni, Fabio Moratti, Nicola Mattarei, Veronica Sartori, Simone Pizzini, Chiara Michelotti, Monica Bonomi, Marica Cavalli
Operatore Steadycam Giorgio Eccel
Voiceover Bruno Gamberoni, Studio di registrazione Voices, Verona
Immagini storiche Archivio Storico Cinecittà Luce
Documentazione visiva Viva l’Italia di Roberto Rossellini
French Cancan di Jean Renoir
Archivio Federazione Corpi Bandistici della Provincia di Trento
Fotografie titoli di coda Agf Bernardinatti, Trento
Si ringraziano le bande che si sono messe a disposizione per le riprese Banda Musicale di San Lorenzo e Dorsino
Corpo Musicale Folkloristico di Primiero
Banda Sociale Folkloristica di Castello Tesino
Banda Sociale di Ragoli
Banda Musicale San Giorgio di Castel Condino
Banda Sociale di Cavedine
Banda Musicale di Faedo
Si ringraziano per la collaborazione Comune di Trento, Servizio Pubbliche Relazioni
Scomegna Edizioni Musicali
Claudio Girardi, Format, Trento
Giorgio Moser
Massimo Cristel
Gianni Pellegrini, MAG Museo Alto Garda
Segretaria di produzione Giannina Moser
Ricerche in archivio Renzo Braus
Musiche Il Canto del Dragone, M. Novaro, arr. Fulvio Creux
Ouverture 1812,P. I. ?ajkovskij
Dies irae, Requiem in re minore K626, W. A. Mozart, arr. Marco Somadossi
Eisenhower Centennial, J. Barnes
Inno al Trentino, G. Bussoli
Authoring video Marco Olivotto & C.
Produzione Federazione Corpi Bandistici Provincia di Trento
Provincia autonoma di Trento
Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto
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