Giochi di Note
Musiche di Giuseppe Testa
Ed. Overplay
Ho già avuto modo di affrontare la questione sulla Sicilia musicale, ed è emerso dalle analisi di libri, CD, e partiture, di come questa terra, nel profondo sud dell’Europa, al confine con l’Africa, è una delle più belle realtà musicali esistenti. La Sicilia si pone non soltanto come terra di tradizione, ma anche come terra di emancipazione e di ricerca. Nei secoli sono tanti i nomi di grandi esponenti della musica che hanno legato il proprio nome a questa terra, sin dagli albori dell’ “Hodierna Pratica” la storia della musica è piena di nomi e cognomi di siculi maestri: da Sigismondo D’India e il Vinci, passando per il Bellini, fino ai nostri giorni con Aldo Clementi e Salvatore Sciarrino, Federico Incardona e Giovanni Damiani.
Accanto ai nomi più illustri, vi sono molti nomi meno noti che tanto impegno e dedizione hanno professato verso la musica: nessuno certo saprà chi è Turi Belfiore, eppure questo nome sconosciuto è stato il solo e unico insegnante che Salvatore Sciarrino ha ritenuto tale. Spesso accanto ai nomi meno noti si articolano lavori assai interessanti o encomiabili docenti che rimangono dietro le quinte e si accontentano di ricevere gli applausi indiretti attraverso il lavoro portato sulle scene dagli allievi.
Anche oggi sono molti i personaggi che stanno al buio, immersi fra i loro pensieri, nelle loro riflessioni, e guardano nella luce dei tanti, dando loro consigli, suggerimenti, indizi, per migliorare il panorama musicale. In una visione di chiaroscuro si pone la figura di Giuseppe “Pino” Testa, al buio per molti musicisti, sotto il chiaro di luna per coloro che in certi ambienti si muovono e lavorano. Sta anche a noi studiosi di musica portare alla luce i lavori e gli studi di questi encomiabili didatti, direttori, compositori: musicisti.
Il CD pubblicato dalle Edizioni Overplay dal titolo “Giochi di Note” è una raccolta live di brani composti dal M° Testa. Ventinove tracce audio dove vi è raccolto il cammino musicale del maestro siciliano, frutto di un percorso evolutivo ed emotivo durato circa un decennio, dal 1987 al 1999.
Sono dei pezzi brevi, talvolta brevissimi, per gruppi strumentali da camera, alcuni dei quali non raggiungono il minuto:
- Chakra (fantasia per 4 clarinetti / 2 in la e 2 in sib)
- Ex Abrupto (Fantasia per pianoforte)
- Dolci Impressioni (per clarinetto solo)
- Rapita nello spazio infinito (riflessioni musicale per clarinetto)
- Bagatelle (per oboe e clarinetto)
- Moderato
- Adagio
- Allegro moderato
- Allegro vivace
- Notturno per Cefalù (per pianoforte)
- Sogni lontani (per 2 clarinetti)
- Andantino misterioso
- Andante amabile poco adagio
- Allegro appassionato
- Crepuscolo (per pianoforte)
- La Vita recita a soggetto (Canone infinito per flauto, clarinetto e fagotto)
- Per Amore (Preludio per pianoforte)
- Suoni crepuscolari (quintetto di flauti dolci)
- Motteggio (flauto, clarinetto e fagotto)
- Elegia (per clarinetto sib e pianoforte)
- Alla pari (pensiero musicale per pianoforte e clarinetto)
- Sentore di primavera (cadenza per flauto solo)
- Gocce (per pianoforte)
- Foglie d’autunno (per pianoforte)
- La giostra (per pianoforte)
- Pensiero n.1 (per tromba in sib)
- Pensiero n.2 (per tuba in sib)
- Pensiero n.3 (per trombone)
- LAMI (riflessioni musicali per 2 clarinetti in sib e pianoforte)
- Sax Quartet (pensieri musicali per Sax Soprano, Alto,Tenore, Baritono)
- Andante amabile
- Allegro
Indicare con precisione qual è la via scelta dal M° Testa per queste composizioni non è una cosa semplice. Le opere presenti nel CD non si pongono direttamente ad una delle correnti artistiche che negli anni si sono succedute, ma di alcune di esse ve ne è una traccia: l’atonalità del decadentismo, l’uso di pezzi brevi e liberi quale fu la via presa da Webern e di Varèse , il minimalismo, l’utilizzo di cluster, la logica del discorso musicale appartenente al classicismo e al romanticismo.
Ascoltando il CD si può apprezzare la vena artistica e la ricerca dei timbri strumentali sviluppati nelle melodie dei linguaggi in disuso nel ventesimo secolo, utilizziate secondo il punto di vista del compositore. E’ interessante ascoltare, per esempio, il suono del fagotto: per il modo d’uso negli attacchi e del suo timbro, sembra quasi una rivisitazione del mondo barocco, ma in una veste moderna. Nei brani dove sono presenti due clarinetti, questi non hanno mai lo stesso timbro, pur avendo la stessa voce.
Ho potuto riscontrare tre tipi di composizioni:
a) brani volti ad una ricerca di colore ed espressione, tramite alcuni espedienti avanguardisti all’interno del linguaggio tonale;
b) brani tecnici, didattici, al fine di sviluppare una migliore tecnica e una libera interpretazione da parte dello strumentista;
c) brani più semplici, per il puro piacere di soddisfare le orecchie e i gusti musicali dei più usuali clienti di musica di consumo.
Il CD si pone come medium per queste tre vie: riuscire ad educare pubblico, indirizzare gli esecutori ad una musica più raffinata di ricerca, cercando comunque un linguaggio comprensibile a tutti.
In alcuni brani, la volontà del Testa è quella, come ho detto, di educare lo strumentista ad una esecuzione più libera e personale, distaccando l’esecutore dalla gabbia della restrizione dei segni. Lo stesso compositore, in una conversazione privata, lamentava che oggi alla maggior parte dei musicisti non riesce facile distaccarsi, appunto, da ciò che c’è scritto in una parte, e se non guidati da un direttore, spesso sono incapaci, durante l’esecuzione, di dare una propria identità alla musica. Nel brano Pensiero n. 1, per tromba, infatti, l’autore non segna le spezza battute, lasciando all’esecutore una propria scelta nell’uso del tempo, seguendo il valore delle note.
Nel corso del XX secolo sono, poi, stati molti i compositori che si sono cimentati in studi musicali scrivendo delle partiture per soli strumenti. Chi non conosce Density 21.5 di Edgar Varèse, i Three Piecese for clarinet solo di Igor Stravinsky, o ancora le Sequenze per i vari strumenti che ha esplorato Luciano Berio o i brani per flauto di Salvatore Sciarrino, o per citare un personaggio più vicino al mondo bandistico la sonata per tuba di Hindemith – e mi fermo perché la lista diverrebbe assai lunga; lo stesso lavoro di ricerca espressiva, timbrica, tecnica, ecc., sono presenti in alcuni brani del presente CD, quali Chakra per 4 clarinetti, un brano che risulta semplice all’ascolto, ma arduo nella realizzazione dell’impasto sonoro. O, se si vuole vedere come Testa lavora sul clarinetto, sarebbe meglio ascoltare Dolci impressioni, dove le dinamiche hanno un ruolo fondamentale.
Fra i vari strumenti a fiato usati dal M° Testa, vi sono i flauti dolci. E’ riuscito in Suoni Crepuscolari a mettere in musica delle sensazioni che sembrano a tratti bucoliche, a tratti esotiche, a tratti cupe: quando la musica pare che possa sorprendere ed emozionare, ecco che un soffio crepuscolare spazza via le solarità per dar spazio a nubi più misteriose. Per i suoni e le melodie, e per il titolo usato da Testa, una poesia si adatta come spiegazione del brano, “Canto di un pastore errante dell’Asia” di Giacomo Leopardi.
Il ricorso ad echi esotici lo si può riscontrare anche nella fantasia per pianoforte Ex Abrupto: la delicatezza del tocco del tasto, la ricerca di sonorità liquide e statiche, sembrano ricordare il pianoforte di Debussy, ma il nostro autore, sembra quasi prendersi gioco dell’ascoltatore: l’incipit del brano con le sue soavi caratteristiche sembrano far entrare in trance ma un imprevisto cluster lo sveglia dall’illusione. Ed ecco che dopo una breve tensione può tornare a sognare, e stavolta gli sembrerà d’ascoltare Chopin, con l’eleganza della melodia “sentimentale”, ma Testa riprende in mano la situazione, un altro cluster fa si che risvegli l’ascoltatore lasciandolo in una nuvola di confusione, non sapendo di chi era quella musica, Chopin? Debussy? Era Testa che manovrava i fili.
Molti di questi brani presenti sono stati già utilizzati come musiche per cortometraggi, o in film importanti quale è stato il matrimonio dello stesso autore. Egli stesso mi ha raccontato che il preludio Per Amore, è stato eseguito durante le sue nozze, al momento della firma dei testimoni.
Sono convinto che Giuseppe Testa, con questi lavori, abbia voluto mettere in pratica le lezioni e i vari pensieri che si sono succeduti nel corso della storia: benché siano composizioni dove è presente un discorso musicale comprensibile, Testa è consapevole che la musica non deve essere soltanto il racconto di qualcos’altro, ma deve essere in grado di riuscire ad esprimere se stessa, trasformandosi in una serie di fonemi sonori che non debbono necessariamente essere legati l’uno all’altro.