Medea – Giuseppe Piantoni

La marcia “Medea” di Giuseppe Piantoni (Rimini, 1890 – Conversano (BA), 1950) è stata pubblicata nel 1934 dall’Editore Pucci (Napoli).

La marcia “Medea” di Giuseppe Piantoni (Rimini, 1890 – Conversano (BA), 1950) è stata pubblicata nel 1934 dall’Editore Pucci (Napoli).
Giorgio Cannistrà, nell’introduzione alla sua revisione per organico moderno, risultata 2a classificata al I concorso di rielaborazione marce sinfoniche Fe.Ba.Si. 2013, afferma che “[…] è stata composta negli anni 20 presumibilmente a ricordo degli anni di guerra trascorsi nell’Isonzo […] col sottotitolo di Marcia Sinfonica, diversamente da come programmata in precedenza con l’appellativo di Ouverture, come dimostrano alcune locandine dell’epoca”.
L’organico originale prevede: flauto, clarinetto piccolo in mib, primi clarinetti soprani, secondi clarinetti soprani, sassofono soprano, sassofono contralto, sassofono tenore, sassofono baritono, cornette in sib, trombe in mib, tromboni e trombone basso, flicorni soprani, flicorni contralti, flicorni tenori, flicorni baritoni, flicorni gravi e contrabbassi, tamburi, cassa e piatti.

Il “cantabile” iniziale apre la composizione su un piano dinamico controllato e leggero: il pianissimo è la caratteristica di questo momento introduttivo dell’idea musicale che si diffonderà in diversi modi e colori all’interno del brano. Emerge immediatamente l’arpeggio tematico iniziale, seguito da una calibrata terzina speculare: tale segmento è affidato ai primi e secondi clarinetti soprani (all’unisono), al sassofono contralto e al primo flicorno tenore; intervengono di seguito, come un’eco, il sassofono tenore, il sassofono baritono, il secondo flicorno tenore, i flicorni baritoni e i flicorni gravi e contrabbassi.
L’intervento pacato e morbido del tappeto armonico terzinato, realizzato dalle cornette in sib e trombe in mib, apre un nuovo scenario tonale, sostenuto dai suoni lunghi dei tromboni appoggiati, a loro volta, sui suoni dei movimenti dispari affidati alla sola famiglia dei flicorni: sono i contralti, i tenori, i baritoni e i contrabbassi; anche i tamburi coadiuvano tale disegno ritmico. Su questo intenso sfondo armonico s’incastona parte dell’elemento tematico presentato prima e, oltre ai primi e secondi clarinetti soprani, si inseriscono il flauto e il clarinetto piccolo in mib. Si percepisce subito un movimento verso l’alto del sassofono baritono appoggiato dal primo flicorno baritono cui si uniscono successivamente il sassofono tenore e il primo flicorno tenore.
A questo punto è ben evidente l’intervento dei tre flicorni soprani che hanno amplificato la cellula ritmico – melodica delle cornette. Il crescendo dinamico e timbrico avviene ora con l’ausilio del sassofono contralto e portato su un piano di mezzoforte (mf) attraverso gli interventi del flauto, del clarinetto piccolo in mib, dei primi e secondi clarinetti soprani e del sassofono soprano: ora il fortissimo è raggiunto con l’impegno di tutto l’organico. Le scale discendenti dei clarinetti dissipano l’energia già accumulata e la composizione torna alla quiete iniziale.

Il nuovo tappeto ritmico – armonico realizzato dai flicorni contrabbassi, dal primo flicorno baritono, dai flicorni contralti (con ritmo sincopato) e dai tromboni (con suoni lunghi) restituisce al brano, grazie anche al nuovo assetto dinamico indicato con ppp, quella serenità iniziale, e Piantoni decide di ripresentare l’idea tematica nella sua interezza. Ne sono protagonisti il flauto, il clarinetto piccolo in mib, i primi e i secondi clarinetti (ottava sotto); solo il sassofono soprano è chiamato a realizzare un’eco in risposta al primo gruppo delle ance. L’atmosfera delicata e avvolgente, confermata dalla richiesta del compositore che scrive in partitura “dolcissimo con espressione”, viene in seguito illuminata dagli arpeggi del sassofono tenore, dal sassofono baritono e dal primo flicorno tenore.
Successivamente, l’idea melodica viene affidata al sassofono tenore, al sassofono baritono, ai flicorni tenori e ai flicorni baritoni; il precedente tappeto ritmico – armonico viene sostituito dall’intervento di brevi segmenti arpeggiati del flauto, del clarinetto piccolo in mib e dei primi e secondi clarinetti in sib divisi. È evidente che emerge un forte contrasto sonoro tra le parti, ma il tema è prontamente sostenuto anche dal sassofono soprano e dal sassofono contralto come effetto eco.

L’andamento sostenuto dei flicorni contrabbassi, l’elemento sincopato dei flicorni contralti, i suoni lunghi dei tromboni e della seconda tromba in mib annunciano un nuovo percorso sonoro. La cellula ritmica relativa alla terzina (elemento incontrastato ed inconfondibile) diventa il protagonista assoluto del nuovo segmento, sempre estrapolato dal tema principale. Il primo flicorno soprano e la prima cornetta in sib presentano tale nuova realtà ritmico – melodica che lega immediatamente con i primi e secondi clarinetti in sib; lo spazio dinamico riservato dal Piantoni è ppp supportato dall’indicazione di “cantabile”. Il successivo intervento di tutto l’organico conferisce un’apparente conclusione di tale episodio; in realtà il solo del sassofono soprano alimenta un seguito ritmico – melodico che intende man mano coinvolgere il resto della banda.
Ora, tutte le ance sono chiamate ad intervenire, inizialmente su tonalità minore (colore scuro), per sostenere un frammento melodico tematico su cui si svilupperà la successione azione compositiva. Le varie sezioni bandistiche realizzano un intenso intreccio ritmico ed armonico: una luce calda e leggera illumina questo momento che lentamente si affievolisce attraverso la riproposta della “testa del tema”. Svolge tale percorso il sassofono tenore, insieme al primo flicorno soprano e primo flicorno tenore; rispondono sassofono baritono insieme con il flicorno baritono; concludono i flicorni contrabbassi in sib.
La prima parte della composizione si conclude con un pedale di dominante affidato a questi ultimi strumenti su cui, ancora, si muovono i sassofoni e flicorni adagiati sulla cellula melodica presentata precedentemente dal sassofono soprano. Il ritmo sincopato (sottovoce) dei primi e secondi clarinetti, divisi su un bicordo, annuncia l’avvento di un nuovo itinerario melodico ed armonico.

Il flauto, il clarinetto piccolo in mib e parte dei primi clarinetti presentano il secondo tema della composizione; già la variazione d’indicazione di tempo è un ulteriore elemento per sorprendere l’ascoltatore. Il salto d’ottava è il nuovo elemento d’attrazione, seguito da una serie di semicrome con un andamento discendente; il tutto viene realizzato all’interno di un piano dinamico indicato con ppp e sottolineato con la dicitura in partitura “con eleganza, dolcissimo”. L’articolazione del legato alleggerisce ancora il tema in cui si annidano, comunque, colori scuri e di forte impatto energetico, ma momentaneamente controllati minuziosamente dal Piantoni. Al termine del periodo musicale emerge una riproposta dei primi elementi tematici affidata al sassofono baritono e ai flicorni baritoni; segue un moto discendente cantabile dei flicorni contrabbassi che riporta la situazione armonica allo stato iniziale.
Nella seconda lettura del tema, attraverso la sezione dei clarinetti, compare questa volta il “legatissimo” dei flicorni contrabbassi, che sostengono l’azione melodica e conferiscono una profondità sonora non emersa in precedenza. Seguono tale espediente i flicorni baritoni insieme ai flicorni tenori e a tutta la classe dei sassofoni; poi intervengono i flicorni soprani e contralti. L’incedere di semicrome, ora distribuite anche al sassofono soprano ed eseguite successivamente anche dal sassofono contralto e dal sassofono tenore, consente di realizzare un’azione ritmico – melodica che sfocia nel ff in cui tutto l’organico è impegnato a sostenere l’idea progettuale del compositore. La linea melodica della seconda idea viene presentata (parzialmente) attraverso l’intervento del flauto, del clarinetto piccolo in mib, dei primi e secondi clarinetti soprani in sib, dal sassofono soprano, dal sassofono contralto e dal sassofono tenore; l’impatto sonoro è forte ed incisivo, dovuto anche all’intervento del sassofono baritono, dei flicorni tenori e dei flicorni baritoni che propongono l’elemento ritmico – melodico della prima idea tematica (l’arpeggio e la terzina).

L’esplosione sonora è giunta al suo apice; il terzinato dei flicorni soprani e contralti aggiunge un’ulteriore energia propulsiva che alimenta questa nuova sezione in cui tutto l’organico partecipa con determinazione e forza; la tensione dinamica ha raggiunto un notevole livello e può essere considerato come il picco massimo dell’intero brano. Non appena ricompare la quiete, Piantoni ripresenta il tema della prima idea e lo conduce verso l’epilogo, in cui tutto si adagia e si spegne per consentire all’ascoltatore di assaporare la consistente fragranza del retrogusto che ha offerto questo brano sapientemente architettato dal suo compositore.

(a cura di Antonio Martino)

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V. anche Strumenti, suoni e colori della banda – A. Martino