Leccesina – Giuseppe Piantoni
La marcia sinfonica “Leccesina” di Giuseppe Piantoni delle Edizioni Zita (Roma) è un emozionante brano di rara raffinatezza.
La marcia sinfonica “Leccesina” di Giuseppe Piantoni delle Edizioni Zita (Roma) è un emozionante brano di rara raffinatezza.
L’organico originale prevede: ottavino, oboi, clarinetti piccoli in mib, primi clarinetti soprani, secondi clarinetti soprani, clarinetti contralti, sassofono soprano, sassofono contralto, sassofono tenore, sassofono baritono, corni, trombe in sib, trombe in fa, trombe basse, tromboni, flicorno sopranino, flicorni soprani, flicorni contralti, flicorni tenori, flicorni baritoni, flicorni bassi e contrabbassi, tamburo, piatti e grancassa.
Lo squillo di tutte le trombe apre con intensità ed incisività una tra le più importanti composizioni di Piantoni; la scelta dei suoni cattura con immediatezza l’ascoltatore per coinvolgerlo in colore tonale scuro e intenso; attraverso quest’ultimo elemento, il fruitore sarà condotto ad esplorare le linee ritmico – melodiche accuratamente incastonate in meticolosi passaggi armonici e successivamente convogliate mediante il sapiente utilizzo della tavolozza timbrica. La risposta alle trombe giunge subito dopo con due suoni staccati assegnati a tutto il resto della banda. Ora la marcia inizia a muovere i primi passi attraverso i suoni lunghi in crescendo (amplificati dalla grancassa) affidati ai secondi clarinetti soprani (divisi), ai clarinetti contralti (divisi), al sassofono contralto, al sassofono tenore, al sassofono baritono, ai corni, alle trombe basse, ai tromboni, ai flicorni contralti, ai flicorni tenori, ai flicorni baritoni, ai flicorni bassi; sugli stessi suoni, precedentemente evidenziati, si inerpicano i primi clarinetti con un ritmo terzinato su un arpeggio già intravisto in apertura del brano. Tale seconda linea, appartenente alla stessa idea tematica, viene condotta dalle trombe in sib, dalle trombe in fa, dal flicorno sopranino e dai flicorni soprani. Attraverso questa distribuzione su due macro sonorità timbriche, l’ascoltatore viene inondato da una sensazione di attesa in cui ogni minima energia viene controllata e sapientemente gestita da una strumentazione efficace e ricercata. L’energico deciso brillante, da cui si sviluppa rapidamente un ennesimo crescendo, rappresenta l’apice di questo primo momento e il fortissimo affidato alle ance della banda ne conferma la direzione seguito da un terzinato staccato affidato all’ottavino, ai clarinetti piccoli in mib, ai primi clarinetti soprani, ai secondi clarinetti soprani e ai clarinetti contralti. Questi ultimi strumenti, mediante un moto discendente, fermano il loro movimento su un suono lungo in cui anche il resto dell’organico interviene (in diminuendo) e così si chiude il primo momento della composizione.
Quest’articolazione conduce l’ascoltatore in un nuovo colore tonale. Si percepisce immediatamente il tappeto armonico realizzato dal sincopato dei corni (indicato in partitura con sottovoce), dai suoni lunghi (pianissimo) del sassofono baritono, dei tromboni e dei flicorni bassi e contrabbassi. La melodia viene sostenuta dall’ottavino, dagli oboi, dai primi clarinetti soprani, dai secondi clarinetti soprani (divisi), dai clarinetti contralti e dal sassofono soprano. L’incipit del tema ripercorre l’itinerario sonoro già presentato all’inizio della composizione; ora, pur conservando la stessa struttura dei gradi della scala, si è in presenza di intervalli maggiori circondati da una sonorità molto soffusa e leggera; i suoni legati conferiscono una sensazione di serenità e di benessere.
A questa seconda idea tematica si contrappone un controcanto, quasi a mo’ di eco; ne sono protagonisti il sassofono contralto, il sassofono tenore, i flicorni tenori e i flicorni baritoni. Successivamente, alla melodia principale si affianca la prima tromba in sib alla quale farà eco il primo flicorno contralto seguito dal primo flicorno soprano. A questo punto entra in scena anche il flicorno sopranino che contribuisce ad illuminare la melodia principale. L’ingresso di tutte le trombe, con il ritmo croma – punto – semicroma che compare per la prima volta, annuncia un crescendo affidato a tutto l’organico bandistico. Quest’ultima frase viene ribadita con una successiva dissolvenza al fine di collegare un nuovo e breve episodio; ripartono, con un crescendo, i clarinetti piccoli in mib, i primi clarinetti soprani, i secondi clarinetti soprani (divisi) e i clarinetti contralti. Vanno a supportare tale azione ritmico – melodica i brevi suoni staccati dell’ottavino, degli oboi (divisi), del sassofono soprano, del sassofono contralto, del sassofono tenore, del sassofono tenore e del sassofono baritono. Sui trilli dei legni e sui suoni lunghi di tutti i flicorni, ad eccezione dei baritoni e bassi, emerge, con prepotenza, lo slancio “squillante” dei corni, delle trombe in sib, delle trombe in fa, delle trombe basse e dei flicorni baritoni; nella fase successiva del diminuendo, arpeggi di semicrome discendenti affidati a quasi tutte le ance, delineano la fase finale di questa seconda idea tematica.
Il ritorno della melodia iniziale è un’importante occasione per approfondire altre fragranze sonore sfuggite nel primo ascolto. Un ponte modulante va a sostituire l'”energico deciso brillante“, precedentemente evidenziato, e conduce l’ascoltatore in un nuovo gioco di colori. Entra in scena un altro percorso melodico; l’assetto del modo maggiore viene ostacolato da un sesto grado abbassato e dalla sapiente scelta di suoni che oscurano, temporaneamente, un orientamento “modale”; le poche incursioni di “conferma tonale” rassicurano parzialmente l’ascoltatore e rendono questa fase intensa ed “enigmatica”. Anche la scelta dell’altezza dei suoni contribuisce concretamente a realizzare questa nuova atmosfera. Ne sono protagonisti, infatti, i primi clarinetti soprani all’unisono con i secondi che, attraverso un’indicazione in partitura “nostalgico“, alimentano un percorso melodico nel registro basso della loro estensione al fine di conferire una particolare sonorità a tutto l’organico (sempre pp). Così il compositore affianca a quest’azione tematica i clarinetti contralti, il sassofono contralto, il sassofono tenore. L’ottavino, gli oboi, i clarinetti piccoli in mib, il sassofono soprano e i corni realizzano un tappeto sonoro abbastanza lungo (pedale di dominante) che illumina il contorno di questo percorso melodico; il sostegno armonico è affidato ai flicorni bassi, ai flicorni baritoni, ai flicorni tenori (elemento ritmico sincopato) e al sassofono baritono. Il rullante ha il compito di delineare il contorno ritmico attraverso un terzinato molto controllato ma incisivo mentre il piatto percosso rischiara per un istante le singole semifrasi. L’ingresso delle trombe in sib e dei flicorni soprani nell’ultima parte della melodia consente di elevare per un momento l’assetto dinamico di tutto l’organico; a tal proposito non può sfuggire l’apporto delle trombe in fa, delle trombe basse, dei tromboni e dei flicorni contralti. Questo brevissimo segmento, in cui tutta la banda sostiene l’idea compositiva di Piantoni, è all’interno di un’area dinamica che deve risultare comunque “pianissimo“.
L’intervento dei flicorni bassi e contrabbassi, insieme al sassofono baritono, su un’alternanza di due suoni (tonica – dominante), il sincopato dei corni e dei clarinetti contralti sono dei segnali inequivocabili che annunciano una nuova atmosfera, un nuovo clima, un nuovo disegno compositivo. I primi clarinetti soprani “con espressione voluttuosa” (come indicato in partitura) e i secondi all’ottava inferiore mettono in evidenza una nuova idea tematica; il ritmo terzinato, sempre presente, e un arpeggio ascendente concluso con un’intensa e suggestiva appoggiatura discendente rappresentano la sintesi del nuovo periodo che si svilupperà nel tempo. Il recente percorso rimane abbastanza omogeneo nella sua prima parte nonostante un leggero intervento del primo flicorno soprano, dei flicorni contralti e del primo flicorno baritono; tutto ciò è utile a far lievitare l’attenzione dell’ascoltatore. Non appena entra il gioco l’ottavino, gli oboi, i clarinetti piccoli in mib, il sassofono soprano, il sassofono contralto, il sassofono tenore, le trombe basse, il flicorno sopranino, i flicorni soprani, i flicorni tenori (divisi), i flicorni baritoni (divisi), il rullante (ritmo terzinato) e la grancassa (rullo) si alimenta un affascinante crescendo in cui si vanno ad inserire con meticolosità ritmica le trombe in sib, le trombe in fa e i tromboni. Si assiste ad una vorticosa progressione ascendente in cui tutto l’organico sostiene e conduce in un forte, in cui l’apice viene segnalato da un unico intervento dei piatti, e che diffonde un deciso senso di sicurezza. La riproposta di questo emozionante segmento consente l’opportunità di gustare nuovamente il progetto compositivo per evidenziare nuovi spunti sonori.
L’epilogo di “Leccesina” s’innesta al termine di questa sezione precedentemente analizzata. L’anello di congiunzione viene fornito dal sincopato, già evidenziato, dei corni su cui si allaccia il resto della banda. Al primo gruppo appartengono gli oboi, il sassofono soprano, il sassofono contralto, il sassofono tenore, il sassofono baritono, le trombe in sib, le trombe in fa, le trombe basse ed il primo trombone; questi strumenti propongono un primo elemento ritmico – melodico proposto nella prima parte della composizione. Un secondo gruppo, composto dall’ottavino, dai clarinetti piccoli in mib, dai primi clarinetti soprani, dai secondi clarinetti soprani e dai clarinetti contralti, propone un secondo elemento ritmico – melodico sempre appartenente al primo segmento della marcia. Ora, il progetto compositivo ripresenta insieme due componenti attraverso una particolare articolazione dinamica e nuova ridistribuzione strumentale; l’eccellente risultato ottenuto può convincere l’ascoltatore di trovarsi in un nuovo percorso sonoro ma è sola una mera illusione realizzata attraverso un itinerario sonoro che ripropone elementi, già evidenziati, con nuove “vesti” rimodellate e riposizionate. Tale procedimento si proporrà per una seconda volta mentre la successiva terza e quarta riproposta “stringono” tale segmento per renderlo più brillante e più incisivo.
Il “cantabile” pianissimo degli oboi, del sassofono soprano, del sassofono contralto, delle trombe in sib e delle trombe in fa riduce all’improvviso lo spessore dinamico della marcia e ormai tali strumenti sono chiamati ad intervenire per un’unica cellula tematica appartenente al primo segmento; gli fanno eco (pianissimo) l’ottavino, i clarinetti piccoli in mib, i primi clarinetti soprani e i secondi clarinetti soprani e tale gruppo strumentale propone la cellula ritmica della seconda parte della composizione contrassegnata dall’indicazione “voluttuoso“: avviene un incrocio di cellule tematiche che hanno contribuito notevolmente a far lievitare l’imponente idea compositiva di Piantoni.
Un secondo momento viene affidato ai clarinetti contralti, al sassofono tenore, al sassofono baritono, ad un corno e ad un trombone ai quali questa volta rispondono i clarinetti piccoli in mib, i primi clarinetti soprani, i secondi clarinetti soprani e il sassofono contralto; da evidenziare che quest’ultimo gruppo esegue la seconda idea un’ottava sotto (ad esclusione del sassofono). Con l’indicazione “in lontananza, legatissimo” segue l’assolo dei bassi e dei contrabbassi a cui rispondono i clarinetti contralti, il sassofono baritono e un flicorno baritono.
L’ultimo sprazzo sonoro (fortissimo) affidato a tutto l’organico (con slancio deciso) scrive la parola fine a questa composizione unica ed originale nel suo genere collocandola, con diritto, nel repertorio internazionale come “pietra miliare” nella storia della banda.
(a cura di Antonio Martino)
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V. anche: Strumenti, suoni e colori della banda – A. Martino