Il sapore della vittoria: intervista doppia a Lino Blanchod e Massimo Folli

A un mese circa dal Concorso di Riva del Garda, abbiamo raggiunto il Direttore e il Presidente dell’Orchestre d’Harmonie, vincitrice in categoria Eccellenza

Cominciamo col direttore dell’orchestra. Ciao caro Lino, domanda a brucia pelo: che sapore ha la vittoria?
In questo momento l’ho già smaltita… Me lo avessi chiesto un momento dopo che ho capito… Comunque, nonostante sia la settima vittoria, considerando altri 3 secondi premi (tutti discutibili… potevano essere anche primi) ti dirò che sicuramente è stata quella che mi ha emozionato maggiormente per il semplice fatto che è stato un ritorno alla vittoria (avevamo già vinto nel lontano 1995). Considerata la mia età, considerato che ero l’unico che aveva da perdere a Riva del Garda, tutto ciò mi rende felice, è la conferma delle mie convinzioni e sul lavoro che continuo a fare e i risultati ottenuti.

Come mai hai deciso di partecipare nuovamente ad un concorso dopo il glorioso passato con l’Orchestre d’Harmonie?
Vorrei correggerti dicendo che la banda non solo ha un passato glorioso, ma ha anche un presente glorioso, come hai visto. Due sono le motivazioni della nostra partecipazione: primo perché avevo promesso a Daniele Carnevali la mia presenza con l’orchestra di fiati che dirigo al conservatorio di Messina, ma purtroppo per i tagli che il Ministero ha fatto ai conservatori, sono venuti a mancare i fondi, e per mantener fede alla mia parola sono andato ugualmente. L’altra motivazione è stata l’anniversario dei 25 anni della fondazione dell’Orchestra d’Harmonie. Il consiglio direttivo aveva deciso di fare un concorso (Lille in Francia), ma per svariati motivi (la data, le spese, il viaggio) abbiamo dirottato su Riva del Garda.

Che sensazioni, che emozioni hai provato prima di salire sul palco per l’esibizione?
In quei momenti, sono molto molto freddo (anche questo fa parte dei punti vincenti) e riesco a trasmetterlo a tutti i musici; sicuramente non ho paura ma una forte adrenalina, quella giusta per affrontare l’evento e che mi mantiene inerte, specialmente se so che ho lavorato bene, e se so che il gruppo ha collaborato nella preparazione. Ero convinto di aver fatto bene, perciò ero sereno, tranquillo e fiducioso nel modo più assoluto.

Invece al momento della premiazione?
Bè, in quel momento, appena ho cominciato a sentire che le bande italiane erano ai primi posti, mi sono detto “Speriamo che non sia proprio io a rovinare la frittata”.
Appena mi sono accorto che eravamo tra le ultime 4 bande rimaste da premiare, ho cominciato a sentire una forte tensione e man mano che chiamavano le bande premiate il magone cresceva sempre più. Stavo fermo li ad ascoltare ma non ti nego che facevo fatica. Quando hanno chiamato gli ungheresi che sono arrivati secondi, lì ho tirato un forte respiro di sollievo, scaricando tutta la tensione, ed è stato lì che mi sono veramente emozionato. Non pensavo di emozionarmi più a queste cose, per questo ho deciso di fare altre esperienze di questo genere perché mi danno la giusta carica… non solo in musica!

Finalmente anche in Italia cominciano a spuntare le “eccellenze”: sei onorato di rappresentarle?
Da quando partecipo ai concorsi son sempre andato nella massima categoria, anche perché ritengo che sia giusto così. Non ho mai pensato di andare ad un concorso speculando su una categoria inferiore per poterla vincere, preferisco arrivare ultimo della massima categoria che il primo di quella inferiore. E’ sempre stata una scelta condivisa col gruppo che mi ritrovo.
A proposito del gruppo vorrei aggiungere, per quanti magari non lo conoscono e per altri che sono abituati a ciarlare senza riflettere, che al suo interno ci sono ancora 25 persone che hanno vinto con me nel 95 a Riva, dunque l’Orchestre d’Harmonie non è una banda messa insieme per vincere i concorsi ma è una banda messa insieme per far suonare dei ragazzi dell’istituto musicale e di altre formazioni, dove successivamente i bravi rimangono. E’ un gruppo che comunque sta facendo cultura e sicuramente non fa questo per vincere i concorsi, perché se pensiamo di vincere il concorso per portarci a casa qualcosa (una tromba da 3000 euro), anche se fa piacere sempre ricevere qualcosa… ma rispetto alle fatiche ed alle spese che si affrontano per partecipare ad un concorso, chiuderei sempre con un bilancio negativo, economicamente parlando.

Sei pienamente consapevole che esporti degnamente il nome della “banda italiana” all’estero (considerando che anche lì partecipi sempre nelle massime categorie)?
Io non mi sento assolutamente l’ambasciatore della musica italiana… cerco solo di fare sempre il meglio per la musica, e vedo con piacere che stanno nascendo dei gruppi importanti in varie parti d’Italia, in particolar modo nel sud, in Sicilia, in Calabria; vedo che ci sono dei gruppi veramente di altissimo livello e credo che anche il centro ed il nord devono impegnarsi con lo stesso spirito, con la stessa grinta che hanno le bande del sud. I risultati del Concorso di Riva parlano chiaro: in Superiore ha vinto una banda siciliana, in prima categoria un’altra siciliana, in seconda i primi posti erano calabresi.
Tornando alla valenza dell’ambasciata italiana in campo musicale, credo che dovrebbero essere le bande militari le più attive in questo senso, però non sta a me giudicare se sono veramente loro gli ambasciatori della nostra musica all’estero; questo lo dovrebbero dire loro stessi, se è vero che sono le persone più qualificate del settore.

Come hai visto la preparazione della banda a questo concorso? Una preparazione di normale routine, o ci sono state particolari difficoltà?
No, assolutamente. All’inizio è stato un po’ difficile perché il gruppo originario non aveva molta voglia di mettersi in discussione. Vedendo la mia determinazione e convinzione, uno spiccato spirito di gruppo ha fatto si che si creasse un’unica affinità. Non era mai successo in questi 25 anni che i capi sezione mi chiedessero la disponibilità della sala musica magari 2 ore prima delle prove per andare a provare con la propria sezione. Questa risultato sicuramente è una vittoria dell’Orchestre d’Harmonie, ma io la chiamerei più una vittoria del Gruppo, partendo dalle bande della Valle d’Aosta, del Canavese, del Biellese, per poi arrivare ai politici della Valle d’Aosta che sostengono finanziariamente le bande e l’Istituto musicale, dove si sono formati questi ragazzi e questi insegnanti; ovviamente solo col lavoro di tutte queste persone si è ottenuto il risultato che tutti conoscete. Il 99% ha collaborato, c’è stato sempre quell’1% che ha addirittura cercato di sabotare il lavoro certosino che si è ammirevolmente svolto, ma invano.

La scelta del brano libero: in base a cosa fai la tua scelta?
Ma vedi, io ho avuto la fortuna di frequentare i più grandi concorsi da giurato, da partecipante, e da spettatore, per cui mi sono fatto una grande esperienza (e lo dico senza darmi delle arie) nei concorsi nazionali ed Internazionali. Io credo che un maestro nel brano a libera scelta debba esternare tutte le sue potenzialità. Ed ecco perché sono contrario al fatto che i concorsi diano delle indicazioni sui brani da suonare o da scegliere attingendo dalle liste varie che ci sono in giro. In effetti “El Rugir del Kimbo” non faceva parte dei brani d’eccellenza segnalati dal concorso: ho fatto una richiesta specifica alla commissione artistica, ho mandato la partitura, e mi hanno risposto che il brano poteva essere classificato tra i brani di eccellenza.
Sono contrario a queste imposizioni perché il maestro di una banda che va ad un concorso, se non è in grado di sapere cosa deve fare e dove deve andare, è meglio che cambi mestiere; il pilota di Formula Uno lo sa benissimo che gomme deve mettere, come deve prendere una curva… chi glielo deve dire? L’organizzatore del Gran Premio? Mi sembra una cosa sciocca.

Come in ogni concorso sicuramente ci saranno state critiche sia positive che negative, da parte degli addetti ai lavori. Ho sentito in giro anche che alcuni Direttori non si sono trovati concordi con le votazioni della giuria… come vedi queste polemiche?
Il bello della musica è che 2 + 2 non fai mai 4… Vedi, io ho fatto parte di tantissimi concorsi come giurato, di 10 concorsi come direttore, sono Direttore Artistico di un concorso bandistico Internazionale, e sono stato organizzatore e fondatore di un concorso pianistico internazionale; questi discorsi ci sono sempre stati e ci saranno sempre, perché la musica non è una formula matematica, sono delle sensazioni, sono dei momenti. Spero che coloro i quali si schierano dalla parte della critica negativa siano i soliti poco preparati del momento e non voci autorevoli, perché si metterebbe in seria discussione l’operato e la professionalità dei giurati internazionali presenti, si capisce.
Io posso solamente dire che noi abbiamo suonato bene, come anche i belgi che secondo il mio modesto parere hanno scelto un brano libero non alla stessa altezza di “El Rugir del Kimbo”, ed è stato lì che abbiamo fatto la differenza. In alcuni passi del brano imposto per esempio io ho fatto suonare tutti i clarinetti mentre loro hanno fatto suonare solo i capisezione, e si capisce che certe cose si vedono: noi abbiamo fatto suonare una sezione di 20 clarinetti ottenendo lo stesso piano di 3 clarinetti. Avevamo un solista straordinario di sassofono. Parole di Mertens: “Questa è una banda che non ha solisti, una banda fatta a sezioni, e nel momento in cui c’è necessità i solisti escono fuori“. Non c’e stata una banda in cui i solisti al trombone non abbiano scroccato l’assolo di “Armageddon”, cosa che non è successa a noi… quindi capisci che se chi ha avuto tanto da ridire sul punteggio finale (che io non conosco perché da me non si è presentato nessuno) non è riuscito a cogliere tutte queste cose, evidentemente non ha capito molto del mondo bandistico e sarà meglio che cambi mestiere…

Pensi che i concorsi allora abbiano ancora una vitale importanza, anche se tutto il contesto di critica negativa può far perdere un po’ di credibilità?
Ma se abbiamo appena incominciato! In Spagna sono 130 anni che concorrono e sono sempre in fervore per la competizione. A Kerkrade quanti anni sono ormai? Anche lì si respira aria di competizione costante e continuano a fare ancora dei concorsi in tutte le parti d’Europa, in Spagna ne nasce uno al giorno. Perché in Italia non dovrebbe essere così? Perché c’è qualcuno che non ha il coraggio di mettersi in gioco? E poi questi fantomatici maestri che si creano tutte queste turbe mentali, hanno mai fatto un concorso? Hanno mai vinto un concorso? O solamente sono dei grandissimi studiosi della partitura, o sono solo illustri critici?
Io preferisco arrivare secondo o terzo, ma parteciperò sempre ai concorsi, perché partecipando io sarò cresciuto e la mia banda sarà cresciuta. Per non parlare poi dei rapporti che si creano, integrazioni, inviti: siamo stati invitati in Ungheria, in Svizzera ecc., tutta attività culturale pulita. Allora non hanno capito proprio niente in tutte le altre parti d’Europa? Io credo che i maestri italiani e tutte le bande debbano continuare a confrontarsi anche arrivando agli ultimi posti, perché l’ultimo di un concorso è comunque sempre il primo di quelli che non hanno partecipato e penso che questi luminari che abbiamo in giro per l’Italia dovrebbero contribuire maggiormente con la loro capacità a dare un segnale a tutti, di serietà principalmente, ed altre segnali utili al mondo bandistico che sta crescendo esponenzialmente.
Purtroppo nel nostro mondo c’è troppa gente che blatera, ma poi di sostanza non fa nulla. Posso dimostrare che ho lavorato con diverse bande lasciando sempre qualcosa di forte, qualche impulso che non avrebbero altrimenti. Da quattro anni sono a Messina con l’Orchestra di Fiati del Conservatorio Corelli, che all’inizio non volevano manco prendere in mano gli spartiti… adesso se gli andassi a proporre una sinfonia (parlando con dovuto rispetto per l’autore-compositore che l’ha scritta) sentirei le lamentele… Vedi che non sono parole ma fatti, i miei, alla faccia di chi mi vuol male. Somadossi al concorso mi ha detto cose che mi hanno messo in imbarazzo: “Blanchod, se prima l’Orchestre d’Harmonie era una luce, adesso è diventata un punto di riferimento. Tu hai dato un grande esempio ai maestri italiani, perché sei l’unico che aveva da perdere in un concorso internazionale e a 62 anni ti sei messo in discussione” . Quindi magari chi non capisce i concorsi o le valutazioni probabilmente blatera solo perché non è chiamato più in giuria.

Che carica vi ha dato questa vittoria?
Semmai ce ne fosse stato bisogno, mi ha dato una carica personale e ha messo tantissimo entusiasmo al gruppo, difatti vogliamo adesso partecipare al concorso di Praga, ad un altro Francese; vorremmo ritornare a Kerkrade, a Torrevjega, ma perché non rifare Valencia e Altea… la banda adesso me lo chiede, e dunque questo riconoscimento è quello che più mi ha dato soddisfazione.

Si evince più voglia di fare musica in te alla tua “tenera età” che nei giovani maestri. Che consiglio ti senti di dare?
Ai giovani maestri? Ma io direi a tutti, anche a quelli della mia età: la musica non ha età, la musica è una linfa che passa attraverso la curiosità, attraverso la ricerca, attraverso la voglia di esternare quello che hai dentro, ovviamente se dentro pensi solamente che dall’altra parte ci sono persone incompetenti che vengono ad ascoltarti, che pensano solo a castigarti, o che magari quel concorso non è organizzato bene, è finita… al posto di pensare a tutte queste cose, che sono tutti problemi degli altri, perché non pensano a fare un lavoro serio?
Io devo andare lì convinto di aver fatto il massimo delle mie possibilità, facendo provare indistintamente tutti i miei musici, assillandoli quasi, cominciando a studiare io la partitura come un forsennato, e allora potrei anche sbagliare ma in coscienza mia sarò sereno perché avrò dato il massimo. Perciò dico a tutti i maestri di andare a tutti i concorsi, perché facendo solo concerti, tutti ti diranno sempre che sei bravo, ma non serve a nulla per crescere, non avrai mai consigli e valutazioni oggettivi. La musica, come dice Ferrer Ferran, non è una olimpiade, ma sono dei momenti, delle sensazioni. Allora, ritornando al Concorso, vedere la gente tutta in piedi, compresa la Giuria, che applaude un’esecuzione… o sono tutti rimbecilliti (e non è colpa mia), o abbiamo trasmesso delle sensazioni e la musica è arrivata a segno. Dei musici ed amici in sala mi hanno riferito che la platea per 20 minuti nel “Rugir del Kimbo”, quasi non tirava il fiato: questa è la risposta a quelli che non credono nei concorsi

Pensi che possa bastare, come curriculum artistico, o hai altre cartucce in serbo?
Bè, non ho bisogno di aggiornare il mio curriculum artistico anche perché la pensione che ho può bastarmi e non aumenta col curriculum. La mia soddisfazione più grande è di far stare bene i ragazzi con la musica, perché sia con l’Orchestre d’Harmonie che anche giù a Messina, quando sento questi musicisti di un livello impressionante mentre dirigo penso “Ma cosa faranno tutti questi ragazzi? Cosa faranno nella vita, visto che professionalmente, per come siamo arrivati adesso, non troveranno mai un impiego?”. E quindi mi sento in dovere di dargli la possibilità di esternare le loro capacità e le loro sensazioni.
Aggiungo che quei pochi amici che ho che mi criticano, non si rendono conto che sono proprio loro che mi danno la carica per andare avanti, e più mi stuzzicano e più io punto i piedi.
A quelli che malignano su Blanchod, che pensano che fa tutto ciò per la sua immagine, rispondo serenamente dicendo che a me non me ne frega nulla del curriculum, io faccio musica. Vado ancora più fiero di un’altra cosa, che magari 2 giorni dopo tutti questi riconoscimenti, telefonate, fax e telegrammi di congratulazioni, io mi trovo sul mio bel trattore a dare il verderame alle mie piante, e questo mi fa stare bene e con i piedi per terra, e penso che molti dovrebbero rimanere con i piedi per terra, anzichè dire sempre che non va bene nulla. Comincia a fare tu qualcosa di positivo, perché la musica come ti porta alle stelle ti riporta alle stalle, non devi mai prenderla in giro, la musica ti rispetta se tu la rispetti e studi, dandoti da fare, e se poi non arriverai, lei ti capirà e ti perdonerà ma se la sottovaluti, caro mio, non hai scampo.

Vuoi aggiungere qualcos’altro?
Dopo la premiazione ho avuto modo di stare mezz’ora con Mertens (compositore di Armageddon, brano imposto del Concorso) a parlare, e mi ha ringraziato dicendomi: “Non pensavo di aver scritto un brano così bello“, perché non lo aveva mai sentito eseguito così. Anche Waignein mi ha confermato dopo che questo brano è stato si registrato dalla banda della marina olandese, ma che non ha niente a che vedere con la nostra interpretazione… non sono parole mie ma di grandi compositori. Dunque secondo lui, e penso che sia l’unico a poter dare giudizi sul suo pezzo, siamo stati emozionanti. Me lo porterò fino alla tomba questo “Non credevo di aver scritto un brano così bello“…
Un auto-elogio me lo voglio fare: il successo dell’Orchestre d’Harmonie è derivato anche dalla operatività del suo maestro che, oltre a non percepire un euro, è quello che cerca quei pochi fondi che abbiamo, è quello che prepara le parti, che cura l’archivio, che prepara le cartelline, che fa le pulizie alla scuola musica, che sposta gli strumenti il giorno del concerto, che va ad aprire i leggii. Molti maestri dovrebbero anche pensare che la volontà per andare avanti non è solo studio, perché il successo è stabilito anche dal gruppo; ma nell’Orchestre d’Harmonie, se non ci fosse questa mia volontà di andare avanti, non si arriverebbe alla scuola musica e non la si troverebbe sempre così accogliente.
La musica non è solo note, le note sono solo un circuito che tu devi seguire come con la macchina: lo puoi seguir bene o ci puoi andare a sbattere col naso; perciò ripeto a tutti: confronto, confronto sereno, accettate qualunque consiglio e qualunque giudizio, è comunque un giudizio, è comunque un confronto e un mettersi in discussione. Chi non si mette in discussione… bè…
E permettimi di fare un elogio al Direttore artistico di Riva del Garda (M° Carnevali) per l’esemplare lavoro svolto fino adesso; come anche volevo congratularmi col Presidente del Concorso e con tutto lo Staff organizzativo, veramente impeccabili. Faccio un invito anche alle case editrici ad essere più presenti e di spronare i propri compositori, ed invito i compositori ad uscire un po’ fuori dagli schemi per scrivere anche brani di categoria Eccellenza, perché le buone bande in Italia cominciano a farsi sentire.
Concludo dicendo che l’Orchestre d’Harmonie ha scritto per ben 2 volte il suo nome tra gli albi d’oro, e non è detto che tra 20 anni non potrei ritornarci, avrò solo 82 anni e magari prenderò una valutazione ancora più alta, magari 98 /100… con questa battuta vi lascio e vi ringrazio per il magistrale lavoro che state conducendo in Italia con il vostro portale e con quelle diavolerie informatiche che solo voi giovani sapete usare. Un abbraccio a tutti gli amici di MondoBande.


Sentiamo anche il Presidente dell’Orchestre d’Harmonie, Massimo Folli. Presidente, anche a te non possiamo che chiederti cosa si prova a presiedere un gruppo così compatto che continua a dare soddisfazioni ancora oggi dopo 25 anni di attività?
Sono entrato a far parte dell’Orchestre d’Harmonie du Val d’Aoste in veste di strumentista (suono la tromba) nell’aprile del 1996, una fortunata serie di combinazioni mi ha permesso di partecipare come aggiunto ad una trasferta in Francia, dove l’Orchestre era stata invitata a seguito della vittoria ottenuta in categoria eccellenza alla terza edizione del Concorso Internazionale “Flicorno d’Oro” del 1995. Durante le prove per le esibizioni in terra transalpina, ho avuto modo di conoscere in maniera approfondita il Maestro Lino Blanchod e la simpatia reciproca scaturita dagli incontri di assieme strumentale è stata immediatamente ricambiata.
Da quel momento mi si è aperta una finestra su di un mondo che per me era si conosciuto, ma mi sembrava quasi irraggiungibile. La possibilità di conoscere ottimi esecutori, compositori, solisti di fama internazionale, direttori e persone che hanno fatto della musica per banda la loro vita, mi hanno stimolato a dedicarmi con totale passione ed impegno alla crescita e all’aggiornamento delle bande musicali con cui collaboravo.
Nel 2001 venni chiamato nell’organico a seguito delle dimissioni di un membro del Consiglio con funzioni di consigliere.
Giunti alla scadenza naturale del mandato (correva l’anno 2004) e rinnovato il consiglio con regolari elezioni, mi sono ritrovato ad essere eletto Presidente con il 99% dei voti dell’assemblea (io non mi sono votato – naturalmente!). Oggi con quest’ultimo importante risultato ottenuto al XXII Flicorno d’Oro, non posso che essere felice di presiedere un gruppo così importante nel panorama bandistico europeo.
Un grazie sentito e doveroso va a tutti miei più stretti collaboratori che hanno fatto e fanno parte dell’attuale consiglio, ma in particolare a Lino Blanchod, vulcanica mente e uomo di passione e bontà rare. Con lui basta un cenno sul da farsi e l’intesa è immediata, e il più delle volte le sue scelte, come dimostrano i risultati, sono vincenti.

Le tue emozioni prima di salire sul palco per la Prova di Concorso e dopo per la premiazione.
Devo confessare che l’attesa prima dell’esibizione è stata meno stressante di altre esperienze vissute in ambito di competizioni di questo livello. Forse anche perché mi sentivo la responsabilità di non far trapelare troppo l’agitazione che comunque c’era, nei confronti degli altri ragazzi, molti dei quali alla loro prima esperienza di concorso. Insomma, dovevo dare il buon esempio e cercare di stemperare la tensione che vedevo palese sui volti di molti componenti, specie dei solisti; i quali sono stati tutti semplicemente fantastici e hanno vissuto le due esibizioni in maniera totale, caricati dalla consapevolezza di aver lavorato senza economie durante le prove di assieme strumentale con spirito di squadra in tutte le sezioni. La sera della premiazione ho potuto condividere le emozioni di essere vincitori accanto al nostro Maestro che non avevo mai visto così teso e in apprensione. Quando finalmente è stato reso noto il risultato, la gioia è stata enorme, l’esplosione di felicità che mi ha pervaso è stata un’iniezione di gioia e di adrenalina che mai avrei pensato di provare praticando questa splendida passione comune che è la musica. Tutti i sacrifici, le ore di prove, di sonno perse, le riunioni, le discussioni, sono state cancellate per far posto alla soddisfazione di essere nuovamente i vincitori, dopo quindici anni, del “Flicorno d’Oro”, un’altra pagina di storia bandistica italiana scritta dall’Orchestre e dal Maestro Lino Blanchod.

Che difficoltà hai trovato nel gestire, preparare e dirigere un così ampio e variegato gruppo verso la vittoria (problemi logistici, prove, casini vari, viaggi, ecc.)?
Diciamo che ogni componente del Direttivo ha fatto la sua parte in maniera egregia. Dal contatto con i musicisti, all’informazione agli stessi per le prove e i programmi della trasferta, alle prenotazioni alberghiere ai pasti e alla logistica in collaborazione con l’organizzazione del Concorso che ha dato la massima disponibilità. Naturalmente vorrei citare queste persone che nei vari ruoli si sono calati fin da subito in maniera totale ed appassionata: Nicola Linty, Serenella Robino, Nika Ditrani, Enrico Montanari, Leonardo Ippolito, a cui si aggiungono il sottoscritto e naturalmente il Maestro Lino. Vedendo un direttivo così compatto, la risposta dei musicisti è stata appassionata e totale. Anche i più scettici e qualcuno che remava contro alla fine hanno ceduto all’entusiasmo che regnava tra la maggioranza dei componenti. Insomma, non è retorica: l’unione fa la forza.

Una domanda che molti si chiedono ma che nessuno ha mai avuto il coraggio di esternare: come ci spieghi un “Piemontese” a capo di una banda valdostana?
Il caso ha voluto che potessi fare la mia esperienza di strumentista in una così importante formazione a qualche chilometro da casa. Il resto con il passare del tempo e la capacità di organizzatore che con perizia ho affinato negli anni, hanno fatto scaturire la fiducia dei colleghi strumentisti locali anche se non provenivo dalla Valle d’Aosta. Cerco sempre il dialogo e mi metto all’ascolto di tutti, non è semplice, ma una delle mie certezze è che in ognuno di noi c’è qualcosa di speciale, di straordinario; dobbiamo solo essere capaci di dare la possibilità a tutti di mettere in risalto le qualità che possiede, non quelle che vorremo noi che possedesse. In una parola, semplice ma difficile da mettere in atto: ascoltare.

Vuoi aggiungere qualcosa?
Certamente operare nel mondo artistico in Valle d’Aosta con le risorse a disposizione legate in particolare all’autonomia della Regione è “semplice”. Non così facile allo stesso modo è nel resto d’Italia, ne sono consapevole e lo provo direttamente quando debbo organizzare qualcosa sul mio territorio di appartenenza.
Lo vediamo tutti i giorni, se si deve tagliare qualcosa, il primo settore è la Cultura, l’Arte, il Teatro, ecc. ecc. Chi gestisce la cosa pubblica è totalmente ignorante su certi argomenti che lascia per il più delle volte che dirigenti e sottoposti (che sono ancora più ignoranti) gestiscano al posto loro. Allora tutto è affidato alla buona volontà degli amatori e di chi, come quasi la totalità di noi tutti, per mangiare e vivere tutti i giorni si occupa di altra mansione che non ha nulla a che spartire con la nostra passione.
L’augurio che mi faccio è che un giorno qualcuno si accorga del lavoro che stiamo operando sul territorio e che finalmente venga riconosciuta l’importante opera di aggregazione sociale, di formazione, di educazione culturale, artistica e civica che i nostri complessi costantemente ed in maniera volontaria promuovono da centinaia di anni attraverso le scuole di musica, l’esecuzione di concerti e la partecipazione a ricorrenze legate alla vita di ogni paese o città della nostra meravigliosa nazione.
Grazie a MondoBande per il lavoro di divulgazione e approfondimento sul nostro settore che sta facendo in rete; soli si muore, diceva una vecchia canzone, e chi non ha ancora compreso che è necessario confrontarsi e mettersi in gioco, condividere esperienze e nuove frontiere, lottare per non essere dimenticati e per avere il giusto riconoscimento per quello che abbiamo avuto in eredità dai nostri predecessori, forse è meglio che cambi mestiere. Buon lavoro a tutti.

(a cura di Carmelo D.)