L’infinito tra le note. Il mio viaggio nella musica – Riccardo Muti
Esploriamo, grazie al saggio del M° Muti, quei percorsi che si snodano tra le note, attraverso l’Infinito racchiuso tra esse
Riccardo Muti non ha bisogno di presentazioni: considerato uno dei più grandi direttori dei nostri tempi, lo apprezziamo qui nella veste di scrittore, con questo suo L’infinito tra le note. Il mio viaggio nella musica.
Va subito detto che, più che un libro, abbiamo per le mani un saggio (120 pagine nella versione cartacea), strutturato in 8 capitoli/lezioni, per appena qualche ora di lettura, tramite i quali il M° Muti ci conduce per mano a fare un’escursione, molto completa nonostante la brevità, tra i sentieri della Musica, quei percorsi che si snodano tra le note, attraverso l’infinito racchiuso tra esse.
E’ un concetto, questo che fa da filo conduttore al saggio, che viene ripreso diretttamente da Mozart, il quale sosteneva – e come dar torto al Mito – che la Musica più profonda è quella che si nasconde, appunto, tra le note. Il M° Muti, facendolo suo, lo amplia, affermando che tra una nota e l’altra c’è l’Infinito, appunto: uno spazio misterioso, un intero universo al quale musicisti e direttori hanno il compito di dar voce e interpretazione. Una grande responsabilità, quella di estrinsecare quanto non viene scritto sul pentagramma, eseguendo però col massimo rigore la Musica ivi rappresentata, che va onorata focalizzando l’attenzione, così come fa da sempre il M° Muti, sull’alta considerazione della stessa Musica come Arte, come volontà dell’Uomo di dar voce, volontariamente o meno, a quella dimensione misteriosa o, addirittura, mistica, che racchiude dentro di sè.
Per dar corpo, forma e senso a quest’Infinito, a tutti noi che amiamo la Musica, il M° Muti regala aneddoti e pensieri, snelli ma ricchi, densi, che prendono spunto da temi che, visto come vengono sviluppati, sembrano ricoprire un ruolo particolarmente importante nella sua carriera: i suoi insegnanti, i Grandi compositori (non solo l’italiano Mozart e l’europeo Verdi, ma i troppo trascurati della cosiddetta Scuola Napoletana, e i contemporanei), le due scuole per direttori d’opera e musicisti d’orchestra, da lui fondate, che sono un particolare vanto per la nostra Italia nel mondo.
Tutto il discorso rimane incentrato, chiaramente, sulla figura del direttore, sul suo ruolo di guida e di tramite, e sul delicato e per niente facile compito di condividere e dar voce a un’idea di interpretazione di quanto viene scritto sulle partiture. Un ruolo che richiede, oltre a grande padronanza dello strumento orchestra, elevate sensibilità d’animo e capacità di comunicare quelle emozioni che sgorgano direttamente dal cuore; un ruolo che, in fin dei conti, è un viaggio verso una perfezione che rimane sempre e comunque irraggiungibile, attraverso L’infinito tra le note.
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