Intervista a Damiano Danti e Andrea Loss

Sabato 14 Febbraio 2009 si è tenuto il concerto di diploma del M° Damiano Danti: alla guida della Filarmonica Mousikè il M° Andrea Loss

Nella giornata di sabato 14 Febbraio 2009 si è tenuto a Milano, nella Sala del Conservatorio “G. Verdi”, il concerto di diploma in Direzione, Composizione e Strumentazione per banda del M° Damiano Danti, compositore già conosciuto per aver firmato il brano Eroe dei Due Mondi, eseguito dalla Banda dell’Esercito diretta dal M° Fulvio Creux in occasione del Festival Internazionale delle Bande Militari di Modena del 2007.
Oltre a questa composizione, il M° Andrea Loss e la Filarmonica Mousikè, coordinati dal preziosissimo M° Carlo Pirola, hanno eseguito, sempre di Danti, i brani Westwards e il nuovissimo Tre Movimenti, il III e IV Movimento della Third Symphony di Barnes, il brano Fanfara per il Bicentenario del Conservatorio G. Verdi dello stesso Pirola, e Pageant di Persichetti.
Noi di MondoBande.it abbiamo colto l’occasione al volo, e abbiamo intervistato i M° Danti e Loss.


Damiano Danti

Buongiorno Damiano, e benvenuto su MondoBande.it. Auguri e complimenti per la tua recente laurea: passata l’emozione?
Grazie per i complimenti. Sono molto felice per come è andata, sia per l’esame, sia per il concerto che l’ha preceduto. E’ stata una grande emozione vedere più di sessanta persone eseguire i miei brani in una sala prestigiosa come la sala Verdi, davanti ad un pubblico che alla fine è sembrato gradire molto, manifestandolo con lunghi applausi a me, al direttore e all’orchestra.

Un percorso di studi concluso con il massimo dei voti: un bel 110. Vuoi ripercorrerlo con noi? Com’è iniziato?
Nella primavera del 2006 andai dal M° Pirola, che conoscevo bene in quanto mi ero diplomato con lui in Strumentazione per Banda nel lontano 1994, e gli chiesi di questi nuovi corsi di specializzazione che il Conservatorio aveva ormai avviato da qualche anno, mettendo in atto la riforma dei conservatori. Mi fece capire che si era ancora in una fase sperimentale e i nuovi corsi avevano bisogno di ulteriore rodaggio. Nonostante questo, fui convinto ad iscrivermi dal fatto che il corso, rispetto al programma tradizionale, era molto più variegato e riguardava aspetti completamente trascurati nel vecchio ordinamento, come la direzione.
Inoltre la possibilità di comporre brani originali e di dirigere le proprie composizioni (grazie all’istituzione di due complessi di fiati voluta fortemente dal M° Pirola: la banda giovanile e l’orchestra di fiati) mi allettava. Così decisi di iscrivermi. La retta era di 800 euro l’anno, erano passati i bei tempi in cui si pagavano 40.000 lire! Ora si arriva a pagare anche 1600 euro…

Quale “piano di studi” hai affrontato?
Il Biennio superiore, così come il Triennio superiore, sono organizzati sulla falsariga delle università, per cui esiste un piano di studi dove lo studente ha l’obbligo di frequentare alcune materie (quelle “caratterizzanti” del proprio corso), mentre altre sono “elettive” (quelle che concorrono a definire lo specifico ordinamento del proprio piano di studi) o a libera scelta. Nel mio caso l’indirizzo era quello “compositivo”, ma esiste anche un indirizzo “direttoriale”. Il piano di studi è organizzato secondo un preciso sistema di crediti formativi (bisogna acquisire 120 crediti, 60 per ogni anno). I crediti vengono attribuiti al termine di un esame e il voto è espresso in trentesimi. Il voto del diploma viene invece espresso in centodecimi e vi confluiscono (per 80/110) la media delle votazioni conseguite (nel mio caso la media risultante dai voti ottenuti agli esami del corso è stata di 30/30) e, per 30/110 (più 5 per eventuali arrotondamenti) il voto della prova di diploma.
Tra i vari corsi che ho frequentato in questi due anni alcuni sono stati molto interessanti, come quello di Storia e Tecnologia degli Strumenti Musicali e quello di Editoria Musicale. Purtroppo non ci sono mai state Masterclass di compositori di musica per fiati.

Cosa ritieni di aver imparato in questi due anni? Come ci dicevi, ti è servito molto.
Credo di aver imparato moltissimo. Prima di iniziare il corso la mia conoscenza della musica per fiati e il mio approccio alla strumentazione per fiati era ad un livello base. Nonostante il diploma di Composizione e quello di Strumentazione per banda tradizionale e la pubblicazione di alcuni lavori per symphonic band, sentivo di avere ancora delle lacune, essendo la mia conoscenza degli strumenti a fiato fino ad allora solo “sulla carta”. Il grande merito del M° Pirola è stato quello di indirizzarmi sulla strada giusta, dandomi dei consigli preziosissimi sulla strumentazione e senza mai giudicare il mio stile di composizione. Su questo il maestro lascia ampia libertà. Grazie alle analisi, inoltre, ho imparato moltissimo sul linguaggio e sulle tecniche compositive e di orchestrazione di importanti autori del Novecento, soprattutto americani, che erano il mio interesse principale e che è poi scaturito nella tesi finale.

Ci hai anche raccontato che il M° Pirola in questi due anni ti ha “torchiato” per bene…
Si, devo dire che il maestro non si risparmia e non CI risparmia, ma in senso buono naturalmente. Ho imparato anche questo: solo col duro lavoro e la rigorosità del metodo si possono raggiungere risultati eccellenti. In particolare sulla direzione, che non ho troppo amato, è stato molto esigente. Non sono molti gli insegnanti che dedicano anima e corpo alla didattica come il M° Pirola; lo posso dire perché ne ho conosciuti molti in questi lunghi anni di Conservatorio.

Alcuni anni fa non eri molto addentro al mondo bandistico, e in questo lungo periodo hai avuto modo di fare esperienza. Come ti ci trovi?
Sono ormai cinque anni che mi dedico alla composizione per fiati e sicuramente in questo periodo è cresciuta la consapevolezza intanto nelle mie capacità, in secondo luogo è cresciuto l’interesse su una realtà, quella del mondo bandistico, che mi ha sempre più affascinato, offrendomi delle opportunità che altri media non mi avrebbero dato.

In che senso?
Nel senso che nel campo della musica classica sono molto poche le occasioni di essere eseguiti. Nel mondo bandistico c’è una più ampia disponibilità ad eseguire composizioni come le mie, ancora saldamente ancorate al linguaggio tonale, e meno avversione per un certo tipo di musica. Per orchestra ho scritto quasi esclusivamente trascrizioni e arrangiamenti, eseguiti anche da importanti complessi, ma quasi mai mi è stata offerta la possibilità di scrivere musica originale.
Solo la banda mi ha dato questa possibilità: per la prima volta ho avuto modo di sentire “dal vivo” mie composizioni e questa è stata un’emozione grandissima. Penso alla prima esecuzione in assoluto di “Westwards” da parte dell’Orchestra di Fiati di Vallecamonica “G. Gavazzeni” diretta da Denis Salvini, o alle diverse esecuzioni che ha fatto la Banda dell’Esercito diretta da Fulvio Creux del mio “Eroe Dei Due Mondi”.

Il tuo stile compositivo: quali caratteristiche ci permettono di riconoscere un brano di Damiano Danti?
E’ sempre difficile descrivere se stessi. Io punto moltissimo sulla qualità. Uno dei motivi per cui scrivo così poco è dovuto al fatto che lavoro molto sul dettaglio, sull’aspetto armonico e ritmico, ultimamente molto anche sulla strumentazione; in questo sono quasi ossessivo. Riconosco che da un lato è positivo (cerco di sfornare solo brani buoni e molte cose rimangono nel cassetto); dall’altro, venendo a mancare la quantità dei brani, diventa più difficile risultare “visibile”, e la maggior parte di essi è adatta solo a bande di livello professionale.
Nel corso di questi studi però ho superato la mia avversione per i brani di bassa difficoltà (anche perché trovo arduo scrivere un brano di bassa difficoltà mantenendo alta la qualità) e ho scritto brevi composizioni, una delle quali è stata eseguita dalla Banda Giovanile del Conservatorio e un’altra, di recente, alla X edizione dei Corsi Internazionali di Perfezionamento Musicale per strumenti a fiato di Spilimbergo.

Oltre a essere compositori, molti tuoi colleghi sono anche direttori. E tu? Hai intenzione di affrontare anche questo percorso formativo, o non è nelle tue corde?
Penso di non essere molto portato per la direzione. Durante il corso ho imparato le basi della direzione, ma non ho mai voluto approfondire la tecnica, scegliendo di concentrarmi di più sulla composizione. Lo farei solo per dirigere un mio pezzo, in quanto saprei esattamente come farlo, rispetto magari ad un direttore che ha in mano solo la partitura e nessuna indicazione da parte mia. Naturalmente mi frena la scarsa preparazione, ma non escludo che in futuro possa accadere. D’altronde ho visto e vedo molti compositori anche importanti dirigere i propri pezzi senza possedere alcuna preparazione specifica.

Scrivi ottima musica per banda, ma sappiamo che svolgi anche altre attività e hai avuto esperienze musicali diverse, sia come arrangiatore, sia come autore di colonne sonore. Raccontaci.
Io sono essenzialmente insegnante ed esecutore. Prima di diplomarmi in Composizione ho conseguito i diplomi di Organo e Clavicembalo e svolgo prevalentemente questa attività con gruppi da camera, orchestre e cori. Come compositore ho iniziato molto presto, ma per moltissimo tempo non mi sono mai sentito tale e inizialmente ho scritto soltanto arrangiamenti (moltissimi) e piccole composizioni per pianoforte.
Il mio primo importante brano originale è stata la composizione di una colonna sonora, eseguita dall’Accademia Concertante d’Archi di Milano, per un film storico, “L’Inferno”, dei primissimi anni del cinema, che è venuto alla luce grazie ad un ritrovamento casuale presso la Filmoteca Vaticana e restaurato dall’Istituto Luce e da Cinecittà Digital a cura del regista Ettore Pasculli. Le musiche sono state composte in uno stile più vicino alla musica contemporanea colta. Un’altra mia caratteristica è quella di scrivere pezzi anche molto diversi tra loro. Qualcuno, abituato a sentire le mie composizioni per banda, stenterebbe a credere che sia io l’autore delle musiche di questo film!

Parliamo di questo recente concerto: sono stati eseguiti tre brani dalla Filarmonica Mousikè diretta dal M° Andrea Loss. Com’è nato questo sodalizio?
Devo ringraziare ancora una volta il M° Pirola che si è dato molto da fare per trovare un’orchestra di fiati che fosse in grado di eseguire le mie composizioni, non certo facili. L’orchestra di Fiati e Percussioni “Filarmonica Mousikè” è stata la scelta migliore, e il suo direttore, Andrea Loss, è stato bravo ad affrontare un programma estremamente impegnativo.

Avete lavorato insieme con Andrea. Che tipo di rapporto c’è stato, e quali indicazioni hai fornito?
Con Andrea ho avuto una corrispondenza fitta, in particolare negli ultimi due mesi nei quali il progetto si è concretizzato. Per esigenze organizzative l’orchestra ha potuto fare solo cinque prove e posso assicurare che per mettere in piedi un programma come questo sono veramente poche. Il risultato è stato eccezionale, se si pensa che solo due dei brani eseguiti al concerto erano nel repertorio dell’orchestra. Dei miei tre brani sicuramente “Tre Movimenti”, per la sua ampiezza e le estreme difficoltà, è stato quello più complesso da eseguire. Ho assistito ad una prova, due settimane circa prima dell’esame-concerto, e in quella occasione ho avuto la possibilità di vedere all’opera questa ottima orchestra e il suo direttore. Nonostante la ancora incerta esecuzione in alcuni passaggi, mi ha stupito la potenza, l’interpretazione, la bravura dei singoli esecutori e la direzione precisa e attenta di Andrea. Penso che si contino sulla dita della mano le orchestre di fiati a livello di questa, almeno in Italia.

Ti è piaciuta l’interpretazione di Andrea? Che idea ti sei fatto di lui, come direttore e come persona?
Di Andrea mi è piaciuta la risolutezza con la quale gestisce l’orchestra. Sa quello che vuole e soprattutto lo sa esprimere e farsi capire. L’interpretazione in generale mi è piaciuta molto, anche alcune sue scelte personali le ho apprezzate. Non sempre ha rispettato le indicazioni metronomiche che segno scrupolosamente sulle mie partiture, ma fa parte anche di una libera scelta dell’interprete e che rispetto. Come persona lo trovo estremamente simpatico ed affabile, mi sono trovato subito a mio agio; ed è anche molto professionale, ha le idee chiare, ed è ambizioso.

Quindi l’esecuzione finale ha soddisfatto le tue aspettative?
Si, ripeto, l’esecuzione, nonostante le esigue prove, è stata ottima ed è andata oltre le mie aspettative. Sicuramente un brano come “Tre Movimenti” richiede anche una certa maturazione per essere apprezzato per le sue qualità intrinseche; non è un brano facile, anzi, e ne sono consapevole. Di certo qualche esecutore non mi ha “amato”, ma alla fine la maggior parte di loro mi ha fatto i complimenti ,e molti hanno dichiarato di essersi anche divertiti!

Vediamoli in dettaglio, questi brani: ci fai una breve descrizione di Westwards e Eroe dei Due Mondi?
Sono due brani abbastanza diversi. Westwards è un brano eterogeneo, ricco di molte idee differenti, che vuole descrivere in senso metaforico il viaggio intrapreso dai pionieri americani alla scoperta delle inesplorate terre dell’ovest. La parte iniziale potrebbe rappresentare il legame con la vecchia tradizione europea, mentre quella finale sancisce la definitiva emancipazione da quelle radici culturali.
Eroe dei Due Mondi è nato nel 2007 grazie alla collaborazione tra il Conservatorio “G. Verdi” di Milano e il “Festival Internaziona­le Bande Militari” di Modena che l’ha commissionato per celebrare la ricorrenza del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi. Costituito da tre sezioni che proce­dono senza soluzione di continuità, ripercorre simboli­camente le imprese del grande condottiero in Sud America e in Europa. E’ un brano forse più convenzionale rispetto a Tre Movimenti, ma molto più alla portata di una banda di medio-alto livello.

E il nuovo Tre Movimenti? Che tipo di brano è? E’ anch’esso un brano “dantesco”?
Qualcuno direbbe che è un brano “dantesco” in quanto infernale (!). Scherzi a parte, sì, devo dire che è un brano che rispecchia molte caratteristiche del mio stile e ricorda abbastanza un brano come Piano-Rock. La composizione si articola in tre movimenti distinti. Il primo e il terzo sono legati da una comune matrice tematica e da una grande vivacità ritmica che si palesa in un susseguirsi frenetico di cambi metrici (in particolare nel primo movimento), mentre il secondo movimento ha l’andamento tipico del valzer, benché sia inserito in un metro asimmetrico di 5/4. Il linguaggio armonico e melodico della composizione richiama in alcuni passaggi lo stile di compositori di musica per fiati americani del Novecento. Lo considero anche una forma di tributo nei confronti del movimento bandistico americano che così grande importanza ha avuto per lo sviluppo e la diffusione di un importante repertorio di musica originale per fiati.

E’ ancora inedito, giusto? Magari qualche editore, dopo questa intervista, vorrà contattarti per la pubblicazione del brano. Che ne pensi?
Si, è ancora inedito, in quanto è una novità assoluta. Sto infatti cercando un editore disponibile a pubblicarlo, anche se sono consapevole del fatto che essendo un brano molto difficile, non ha potenzialmente un grande mercato.

Abbiamo sempre avuto l’onore di ascoltare in anteprima i tuoi brani. A quando il prossimo, e cosa possiamo aspettarci?
Ho diverse cose in cantiere. Tra l’altro durante il corso col M° Pirola si era anche pensato di scrivere un brano per clavicembalo e wind band, con un organico più limitato. La cosa non è andata in porto per via del poco tempo a disposizione e delle mie esitazioni, ma penso presto di realizzarlo e se possibile di eseguirlo io stesso al clavicembalo.

Bene, concludiamo l’intervista. Sappiamo che visiti spesso il nostro blog MondoBande.it, e speriamo che vorrai partecipare in maniera attiva alle prossime iniziative, appena sarai più libero. Possiamo contarci?
Certamente! In questi ultimi mesi ho frequentato spesso il vostro blog, anche se non ho mai partecipato attivamente al forum, cosa che conto di fare in futuro. Apprezzo molto le sezioni dedicate alle interviste, ai concorsi e alle recensioni. Molto interessante è stato leggere l’intervista a Lorenzo della Fonte. Il suo libro è stato d’altronde un ottimo riferimento per la mia tesi.


Andrea Loss

Eccoci ora col M° Andrea Loss, l’altro protagonista del concerto in occasione del diploma di Damiano Danti. Allora, Andrea, com’è andata?
Vista l’esiguità del tempo a disposizione (5 prove), la complessità dei brani da eseguire (e non solo i tre brani composti da Damiano)… benissimo!!!

Pensiamo sia interessante sentire il tuo punto di vista particolareggiato sui brani di Damiano. Cosa ci dici di Westwards e Eroe dei Due Mondi? Li conoscevi già?
Avevo sentito parlare di Westwards, invece avevo ascoltato Eroe dei Due Mondi, ed avevo “notato” una scrittura diversa, un suono diverso… e la scelta di alcuni strumenti lasciava supporre anche poca volontà di fare musica commerciale.

E del nuovo lavoro, Tre Movimenti, cosa ne pensi? Ce lo vuoi descrivere?
Tre movimenti
è un brano estremamente difficile, più per il direttore che per gli esecutori, sicuramente alla portata di pochissime bande in Italia.
Il primo tempo è terribile, aritmicamente parlando… la frase iniziale, piacevole e apparentemente semplice, viene ripresa dalle varie famiglie di strumenti, ma sempre in maniera diversa. Il direttore non può permettersi di distogliere la testa dalla partitura… cellule ritmiche troppo corte e troppo diverse!!
Il secondo movimento invece, più lirico, è difficile da rendere, per la sua andatura “zoppa”, in 5/4, ed è poi il più melodico dei tre movimenti, crea un grande contrasto.
Il terzo, invece, è una sorta di liberazione dalle maglie ritmiche del primo e dall’andatura del secondo, ma non è scevro di difficoltà tecniche!!

Le tue impressioni e i tuoi pensieri alla prima lettura delle partiture.
La verità? Mi sono messo a studiare, a capire come rendere più facile all’orchestra il primo tempo e, metronomo alla mano, mi sono spaventato!!!

Damiano dopo la prima prova, ti ha confidato le sue impressioni e dato alcune indicazioni: ti sono state utili per interpretare e comprendere meglio quanto ha espresso nelle sue partiture?
Assolutamente si. Credo che Damiano abbia ben chiaro in testa quello che vuole con i suoi brani, senza andare a toccare quelle scelte musicali tipiche di ogni direttore. E, devo dire, nonostante la prova alla quale ha assistito sia stata ancora quasi “di lettura”, ha saputo cogliere gli aspetti positivi e non quelli negativi.

Come ha risposto la Filarmonica? Hanno apprezzato i brani?
La Filarmonica Mousikè è un orchestra di fiati di altissimo livello tecnico, musicale e culturale. Nonostante le difficoltà che, certo, hanno dovuto affrontare, hanno apprezzato la novità, e soprattutto il fatto che un nuovo autore di musica per banda, italiano, abbia scelto per il suo diploma una orchestra di fiati.
E’ stata una sinergia importante, di grande auspicio per il movimento bandistico italiano. Una volta le bande erano “bandite” dai Conservatori (scusate il gioco di parole)… ora, piano piano, le cose cambiano.

Giusto per aiutare i nostri Utenti a conoscerlo meglio: puoi paragonarlo a qualche autore più conosciuto?
Non credo si possa paragonare a qualcuno… nei tre brani eseguiti lo stile è uno ma è trino, c’è stata sicuramente una evoluzione, una maturazione del compositore, nelle scelte compositive e di strumentazione.
Sicuramente, come dicevo prima, alcune sue scelte di strumentazione non rendono i suoi brani molto commerciabili, ma è una scelta decisamente apprezzabile!

Damiano Danti, quindi: un compositore di musica per banda che farà strada?
Se rimarrà “indipendente” nelle scelte musicali, sicuramente si!

Oltre ai brani di Damiano, con la Mousikè avete presentato un programma molto interessante, e decisamente “tosto”: ma i primi hanno influito sulla scelta della restante parte del programma? Se si, come? Se no, quali motivi hanno influito sulla scelta degli altri brani?
Il resto del programma (Pageant di Vincent Persichetti, III e IV movimento della III Sinfonia di James Barnes) è stato scelto sulla base della tesi che Damiano ha dovuto discutere, sugli autori americani del ‘900.
In più, avendo solo poche prove a disposizione, dovevo cercare brani già eseguiti dalla Filarmonica. Certo, non sono brani facili, ma la stragrande maggioranza dei musicisti l’aveva già studiata ed eseguita, e quindi è stato più facile.

Sul nostro forum hai scritto “mannaggia che difficile!”. Ti riferivi a qualcosa in particolare? Spiegaci meglio.
Beh, riuscire in poco tempo a studiare, fare propria ed eseguire musica così complessa è stata una sfida… credo superata egregiamente!

Come hai risolto, quindi, le varie difficoltà incontrate in fase di preparazione?
Con una programmazione delle prove: la prima di lettura per individuare le difficoltà “sul campo”, dalla seconda in poi studio dei passi difficoltosi ed a turno esecuzione dei brani di Persichetti e Barnes, e naturalmente, con lo studio individuale dei musicisti (bravissimi!!)

Veniamo al concerto. Ci hanno sempre detto tutti che si prova grandissima emozione nel suonare nella famosa Sala Verdi: è così? Ci descrivi le tue emozioni?
Beh, per me è stato un “ritorno”… ma l’emozione è sempre grandissima, l’atmosfera è diversa, particolare… Non oso pensare come si possa sentire un direttore con la sala piena…

Ma alla fine, come sappiamo, è andata molto bene. Vi siete parlati, con Damiano, alla fine? Se si, cosa vi siete detti?
Purtroppo Damiano stava discutendo la tesi con la commissione, e la Filarmonica è partita subito dopo il concerto perché mezz’ora dopo ci sarebbe stato un altro concerto. Sono rimasto attaccato al telefono per tutta la sera, fino a quando non ho saputo lo splendido risultato: 110!!!

Parliamo anche, giustamente, un pò di te. Direttore, insegnante, musicista: in quale ruolo ti senti più a tuo agio, e perchè?
Ormai in quello del Direttore e dell’insegnante… in quello del clarinettista non più, sarebbe una mancanza di rispetto per chi studia tutti i giorni clarinetto.

In qualità di direttore, con le tue formazioni hai conseguito ottimi risultati: com’è il rapporto con i tuoi musicisti?
Cerco sempre di avere un rapporto umano ottimo… ogni tanto ci riesco, ogni tanto i miei pazienti musicisti mi sopportano… ma il fine comune è quello di cercare di fare sempre meglio musica assieme!

Una vita in musica: ma cos’è per te la musica? E che importanza ha nella tua vita?
Domanda troppo filosofica!! Non mi immagino la vita senza la musica… fa parte integrante della mia giornata, non potrei farne a meno!

E la banda?
Passione di famiglia, tramandata… e che spero di tramandare ai miei figli (uno ha già cominciato a suonare…)

Attualmente, in quali progetti e attività sei impegnato?
Tanto studio.. per gli impegni futuri.

E quali sono i prossimi impegni di Andrea Loss? Non vuoi darci qualche anticipazione?
Beh, l’impegno più grosso sarà di sicuro la partecipazione al World Music Contest di Kerkrade, in Olanda, in seconda divisione, con l’Orchestra di Fiati “Liceo Antonio Rosmini di Rovereto”.

Bene, concludiamo anche con te: vuoi aggiungere qualcosa “ad libitum”?
In Italia ci sono moltissimi giovani compositori per banda che però non sono molto conosciuti. Ogni tanto le grandi orchestre di fiati italiane dovrebbero proporre un programma dedicato alle “nuove promesse” della composizione Made in Italy!