Intervista a Eugene Migliaro Corporon

Incontriamo uno dei più importanti direttori per orchestra di fiati del mondo, insegnante, didatta e divulgatore dell’arte della banda

Eugene Migliaro Corporon, uno dei più importanti direttori di orchestra di fiati e insegnanti di direzione al mondo. Benvenuto su MondoBande.it, e grazie per averci concesso questa intervista. Ci può parlare della Sua educazione ed evoluzione musicale, e del perché ha scelto la Banda come ensemble principale?
Ho iniziato a suonare il Clarinetto all’età di 8 anni, nel 4° grado della scuola pubblica. Avevamo due lezioni di mezz’ora alla settimana, e quando eravamo ritenuti pronti, eravamo ammessi a suonare nell’orchestra della scuola. Mia madre è pianista, e la musica c’è sempre stata in casa nostra. Ama tutti i tipi di musica, e questa è una delle qualità che mi ha trasmesso. Non era per nulla inusuale, la domenica mattina, ascoltare i concerti per pianoforte di Rachmaninov seguiti da Count Basie e Ella Fitzgerald, seguiti ancora da brani dal musical “The Music man”. Mia madre ha l’orecchio assoluto e può suonare qualsiasi standard al piano, e ricorda perfettamente ogni parola ed ogni nota di ogni canzone, ponte compreso. Sono stato estremamente attivo nella musica, durante tutti gli anni di studio. Ho suonato nella banda, nell’orchestra, nel jazz ensemble e nel gruppo di clarinetti della junior high school (a quei tempi erano chiamate “stage bands”). Avevo un grande insegnante, Charles Yates, che fu veramente il mio ispiratore. Nei gradi da 7 a 9 (le nostre scuole medie, nda) ha guidato la mia istruzione, insegnandomi strumentare, trovandomi un insegnante privato, e ispirandomi al voler diventare un musicista professionista. È stato la prima persona a mettermi una bacchetta in mano. Ho diretto un brano al Concerto di primavera della 2^ media mentre lui suonava la mia parte di primo clarinetto. Non avevo un padre, all’epoca, e lui divenne una vera figura paterna per me.
Charles prese un nuovo lavoro in una high school (il nostro liceo, nda) in una città vicina, l’anno in cui uscii dalla scuola media. Dopo aver appreso questa notizia, andai a casa e dissi a mia madre che dovevamo vendere la casa e spostarci, affinchè io potessi continuare i miei studi con Charles…. e le LO FECE! Fu così che ebbi la fortuna di disporre di altri due anni per imparare da questo grande insegnante. Charles si spostò per insegnare al college durante il mio ultimo anno della high school. Così dovetti terminare da solo gli anni del liceo. Fino a questo momento, ero in grado di fare alcuni lavori da solo. Ho suonato in banda, orchestra, marching band, stage band (i gruppi “da camera”), e avevo il mio personale quintetto di fiati. Inoltre ho avuto la grande possibilità di fare esperienza come direttore attraverso tutta la High School, compreso il mio gruppo di clarinetti. Suonammo al concorso per gruppi da camera scolastici, e il mio gruppo vinse. Diressi un brano di Gabrieli per ottoni trascritto per gruppo di clarinetti… fu veramente un buon lavoro.
Quando arrivò il momento di scegliere una università, indovinate chi era lì per aiutarmi ancora? Charles Yates! Charles aveva preso un posto alla California State University, a Long Beach, che era a circa 240 km a nord di casa mia, a San Diego, California. Nella scuola lui era assistente direttore delle bande, e mi presentò a Robert Reynolds, che era il Direttore principale. Mi offrirono un lavoro come Band Manager, che mi diede la possibilità di trasferirmi per frequentare la scuola. Credo mi pagassero circa 235 dollari al mese, abbastanza per me per mantenermi in una scuola veramente buona. Ebbi in prestito dei soldi dallo Stato, per comprarmi un set di Clarinetti della Buffet (in La e in Si bemolle) per circa 600 dollari, e iniziare ad imparare la Musica. Fu fantastico. Andavo a scuola con molti musicisti meravigliosi che mi insegnarono moltissimo. Anche gli insegnanti erano fantastici.
Il mio primo lavoro come insegnante, mi fu offerto nel 1969 (l’anno in cui ho conseguito la Laurea). E fui inoltre accettato come studente alla Julliard School of Music, a New York City. Una strada mi guidava verso un ruolo in orchestra, l’altra mi portava a dirigere. Io decisi di insegnare.
Fin da quando avevo 21 anni ho compreso con l’aiuto dei miei insegnanti ed amici, che mi sarebbe piaciuto dirigere, ma molto più importante sarebbe stato insegnare. Non ho mai rimpianto la scelta che ho fatto.
Ultima parte della domanda… perché la banda? Non posso dirlo con sicurezza, perché ho sempre amato anche la musica orchestrale. Comunque, qualcosa nell’orchestra di fiati ha semplicemente rapito la mia anima. Amo la musica per fiati, come suona, come trasmette sensazioni, come funziona. Lavorare con “la musica del vivere” è stato parimenti importante per me. Suppongo che l’altra motivazione, stia nel fatto che ho trovato il campo della musica per banda pieno di possibilità. Qualcosa di inesplorato. Il mondo orchestrale non aveva bisogno di me, mentre quello della banda probabilmente sì. Non vorrei che suonasse egoistico. Significa semplicemente che io pensavo di poter dare un maggiore contributo alla disciplina della Banda, perché poca gente ne era interessata come ad un mezzo di espressione artistica seria. Sono stato sufficientemente fortunato da incontrare e suonare per musicisti che rispettavano e apprezzavano la banda, e mi hanno ispirato a fare lo stesso. Tra questi ci sono Charles Yates, Robert Reynolds, Aaron Copland, Darius Milhaud, Vincent Persichetti, Karel Husa, Roy Harris, Frederick Fennell, William Revelli, David Whitwell, Frank Battisti, Donald Hunsberger, John Paynter, Larry Maxey, Kalman Bloch e molti altri. Siamo tutti frutto del nostro ambiente e del nostro passato, e io sono estremamente fortunato ad essere stato esposto all’influenza di musicisti meravigliosi, che accettavano la nuova musica e le nuove esperienze.
Io credo che la banda abbia molto da offrire, come qualsiasi altro mezzo di espressione. E credo anche che non possiamo trovare il nostro futuro nel passato orchestrale. Dobbiamo creare e perpetuare il nostro personale repertorio. La nostra storia di oltre 600 anni, ha bisogno di essere continuata ed allargata.
Ho avuto il mio primo lavoro nel 1969 e ho insegnato alla scuola pubblica per 2 anni. Ero il direttore del dipartimento di musica strumentale alla Mt. Miguel High School, dove insegnai Banda, Orchestra, Jazz Ensemble, Coro di Clarinetti, Coro di ottoni e tutto quello di altro che capitava. In seguito mi venne offerto un lavoro, quando avevo 24 anni, alla California State University di Fullerton, da Benton Minor, che era il Direttore delle Bande. Questa fu una grande frattura col passato. Non si era mai sentito di qualcuno che insegnasse all’univerità a quell’età e senza una titolo di studio avanzato. Fu per me una grande occasione, e divenni Assistente Direttore delle Bande, lavorando lì per 3 anni. Benton fu per me un altro mentore, che mi diede l’occasione di insegnare all’università senza avere un Master’s Degree. Lo conoscevo fin dalle scuole elementari, e insegnava ancora nello stesso modo di quando ho iniziato. Ho imparato moltissimo da lui. Durante il periodo in cui insegnavo a Fullerton, era necessario che terminassi gli studi per avere il Master’s degree. Scelsi di andare alla Claremont Graduate University, una scuola molto rispettata, e che era solamente ad un’ora e mezza di auto da Fullerton. Andavo a lezione durante l’estate e la sera. Questo mi portò ad impiegare 3 anni per ottenere il Master (che normalmente ne richiede 2, nda), ma in questo modo potei comunque lavorare mentre completavo gli studi. Benton mi fece notare che stavo diventando indispensabile a Fullerton, e mi consigliò di fare il massimo che potevo per l’università. Fu un grande consiglio. Mentre ero studente alla Claremont, a Fullerton insegnavo Symphonic Band, Concert Band, Jazz Band, Tecnica delle Percussioni, Direzione del primo semestre (2 corsi), Ensemble di percussioni e Musica da camera per fiati. E inoltre avevo anche 15 allievi di clarinetto. Ero incredibilmente impegnato, ma considero questi 3 anni come insegnamento formale alla Claremont affiancato dall’insegnamento pratico alla Fullerton, e questo fece molto bene alla mia crescita. Fu un grande apprendistato!

La North Texas University, dove Lei insegna, è una delle migliori università musicali degli Stati Uniti. Credo sia per Lei una grande responsabilità, ma penso ne tragga grandi soddisfazioni…
L’università del Nord Texas è la più grande università musicale degli USA. Abbiamo circa 1650 studenti in discipline musicali, un terzo dei quali ha già la laurea triennale. La popolazione dell’università è di circa 39.000 studenti. Offriamo Master e Dottorati in musica, così come titoli intermedi. Insegno in Texas da 15 anni, e ho apprezzato ogni minuto. Sono spinto dai miei studenti per fare del mio meglio sia nelle lezioni che nelle prove, ogni giorno. Il programma di studio per i fiati nel College ha circa 450 studenti coinvolti nella Wind Symphony, nella Symphonic Band, Concert Band, Brass Band, gruppi da camera e Athletic Band (Marching Band per il football e Varsity Band per il basket).
Quasi tutti gli studenti nel programma lavorano per avere una carriera da professionisti nella musica come insegnanti o esecutori (o entrambi).
Mi piace molto il mio lavoro e mi piacciono i colleghi che insegnano con me: Dennis Fisher, Direttore Associato del Dipartimento Fiati, e Nick Williams, Assistente Direttore. E abbiamo la fortuna di avere Brian Bowman, virtuoso di euphonium di fama mondiale, che dirige la Brass Band.
Oltre alla direzione della Wind Symphony, insegno direzione, storia e filosofia della Wind Band, e il Seminario Avanzato di Direzione.
Abbiamo lavorato duramente per sviluppare il Programma, che copre l’intera area dell’esecuzione della musica per fiati. Il Dipartimento esegue da 16 a 20 concerti all’anno. Ci esibiamo a livello regionale, nazionale ed internazionale. Le nostre registrazioni hanno raggiunto tutto il mondo, e continuiamo a dedicarci alla promozione della musica per fiati di merito ed interesse artistico.

Può parlarci del progetto “Teaching Music through performance in band”?
Il progetto “Teaching Music Through Performance in Band” inizia verso la fine degli anni ’90. il nostro scopo era semplicemente offrire a chi fosse interessato alla Letteratura per Banda, una risorsa per il repertorio per tutti i gradi di difficoltà.
Ogni libro si sofferma su 100 brani (20 per ogni grado di difficoltà da 2 a 6). C’è anche una parte dedicata alle bande principianti, focalizzata sul grado 1.
Volevamo stabilire una lista di brani raccomandati che sentivamo avessero un certo valore, e potessero essere apprezzati per il loro serio merito artistico. Abbiamo completato 7 volumi, ed ora abbiamo 700 pezzi selezionati. Per ogni brano è presentata una guida di studio, che tratta il compositore, il brano, e dà qualche approccio didattico per l’insegnamento del pezzo. Il primo volume è in fase di revisione, e verrà ripresentato il prossimo dicembre al Mid West Clinic di Chicago. E in più stiamo pianificando l’ottavo volume.
Ci sono anche delle registrazioni che accompagnano ogni libro. Fino ad ora abbiamo registrato tutti i brani segnalati da grado 2 a 4. Dovrebbero, se la mia matematica funziona ancora, essere 60 brani per volume, moltiplicati per 7 volumi… quindi 420 pezzi. È un progetto mastodontico, ed è stata anche una grande occasione di imparare, per me e i miei musicisti.
Speriamo che il progetto continui. C’è sicuramente una gran quantità di musica che dobbiamo identificare ed eseguire.Questa serie in America è diventata un “must”, una cosa che SI DEVE avere, per tutti gli insegnanti di Banda presenti e futuri. Iniziò con la semplice idea di fare un libro. È un bellissimo esempio di come una cosa piccola può crescere in un progetto molto più significativo. Ulteriori informazioni si possono trovare sul website www.teachingmusic.org.

Quali sono i Suoi contatti con l’Italia? Lei è stato da noi molte volte, per seminari e master class di Direzione. Cosa pensa del sistema bandistico Italiano?
Il mio principale contatto con l’Italia è stato tramite il mio caro e stimato amico Lorenzo Della Fonte. Considero Lorenzo uno dei più importanti direttori di banda al mondo. È stato la prima persona che mi ha dato la possibilità di venire in Italia. Attraverso gli anni, ho avuto la fortuna di lavorare con molti direttori e musicisti eccezionali in Italia. Vorrei citarli tutti, ma non voglio rischiare di dimenticare nessuno. I miei progetti in Italia con Lorenzo e gli altri, sono stati tra i più gratificanti della mia vita. Ho trovato direttori e musicisti molto seri riguardo il “fare grande musica”.
C’è una sorta di “predisposizione spirituale” verso la musica in Italia, che dipende da centinaia di anni di tradizione. Il Sistema Bandistico Italiano ha un vantaggio, che è quello di avere a disposizione molte Bande con grande tradizione. Ci sono anche dei gruppi professionali che sono pieni di musicisti fantastici. In America abbiamo il grandissimo vantaggio di avere le bande come parte giornaliera del sistema scolastico. Questo dà la possibilità a tante persone di prendere parte al sistema educativo-musicale, e crea molti posti di lavoro per insegnanti e direttori. Lo svantaggio è che alcune volte diamo questo “dono” per scontato.
Mi sembra che queste bande italiane facciano veramente tesoro delle loro esperienze, e dimostrano grande orgoglio nelle loro organizzazioni individuali. I direttori italiani con cui ho avuto modo di lavorare, sono tra i migliori nel Mondo Bandistico. Loro sono il futuro. Si dedicano alla loro crescita, e all’acquisizione delle abilità e alla musicalità per portare le bande al di là del loro stato attuale. Non ci sono direttori di banda più seri di questi che ho incontrato in Italia.

Uno dei problemi più grossi per i direttori italiani, è come scegliere il nuovo repertorio da eseguire. Quali sono i Suoi suggerimenti per scegliere nuova musica? Qual è il Suo metodo per la scelta dei nuovi repertori?
Per ogni direttore il lavoro più importante è la scelta di un repertorio che sia di nutrimento per l’ensemble e per il pubblico. Io utilizzo un processo in 10 punti, attraverso il quale porto un brano “potenzialmente eseguibile” fino alla esecuzione. E’ il sistema presentato da Acton Ostling e Jay Gilbert, nelle loro dissertazioni sulla scelta della musica di qualità da eseguire:

  • la composizione ha forma – non UNA forma, ma FORMA – e mostra un corretto bilanciamento tra ripetizioni e contrasti;
  • la composizione mostra profilo e disegno, e crea l’impressione di scelte coscienti, arrangiamento giudizioso da parte del compositore;
  • la composizione mostra personalità artigianale nella orchestrazione, dimostrando un corretto bilanciamento di scrittura tra il “tutti” e le parti più trasparenti, e tra i colori dei soli e dei gruppi;
  • la composizione è sufficientemente imprevedibile da precludere una immediata comprensione del significato musicale;
  • la via che la composizione percorre tra il suo inizio e il suo probabile obiettivo non è completamente ovvia e diretta;
  • la composizione ha una qualità consistente durante tutta la sua durata;
  • la composizione è consistente nello stile, dimostra una completa conoscenza dei dettagli tecnici, chiara concezione delle idee, e non ha momenti con passaggi futili, insignificanti o inopportuni;
  • la composizione dimostra ingegnosità nello sviluppo, coerente con il contenuto stilistico scelto;
  • la composizione è genuina nel linguaggio, e non è pretenziosa;
  • la composizione mostra una validità musicale che trascende fattori di importanza storica, o utilizzabilità pedagogica.

Eseguire musica di SERIO MERITO ARTISTICO deve essere il nostro obiettivo principale. Possiamo illuminare e intrattenere il nostro pubblico con una attenta e ragionata pianificazione. Di questo argomento parlo anche nei libri della collana “Teaching Music” (volume 2, capitolo 5; nda).

All’inizio degli anni ’90, l’idea del linguaggio musicale utilizzato per la Banda, guardava molto avanti (penso a pezzi come “Piece of Mind” o “Atmospheres” o “Short Ride in a Fast Machine”). Oggi, per lo meno in Europa, sembra che questa evoluzione si sia abbastanza fermata. Lei crede sia un problema di Compositori, Editori o Direttori?
Non sono d’accordo con te sul fatto che l’evoluzione della musica per fiati si stia pericolosamente fermando. Sono anzi sicuro del contrario. Vengono aggiunti ogni anno nuovi pezzi veramente degni. I giovani compositori hanno abbracciato la causa della Banda come un importante mezzo di espressione musicale.
Sono immerso nella fase di selezione della lista dei brani per l’ottavo libro del “Teaching Music through Performance in Band”, e non sto avendo problemi particolari nel trovare i brani da inserire nella lista dei 100 per questo volume.
Il problema della identificazione di grande letteratura è il primo e il principale tra i problemi dei direttori. Se eseguiamo grande musica, i grandi compositori vorranno prendere parte alla nostra attività. Questo è il motivo per cui ho lavorato duramente per creare i più vari progetti di registrazione. Voglio che la gente capisca che c’è musica a sufficienza per incidere oltre 100 CD di buona Musica per Banda. C’è abbondanza di buon repertorio, se sai dove guardare. Dobbiamo anche incoraggiare i compositori che rispettiamo a scrivere per il nostro organico.
Abbiamo bisogno di composizioni originali da ogni nazione. Dobbiamo lavorare per espandere il repertorio internazionale.
Negli scorsi ’50 anni, ho visto il repertorio crescere in quantità e in qualità. Sono sicuro che ci sia comunque molta “spazzatura”, ma indicami un periodo della storia della Musica in cui questo non sia avvenuto. È il nostro lavoro di professionisti che determina cosa verrà suonato e perpetuato: dobbiamo mantenere il nostro standard alto, e preservare la musica del passato, promuovere la musica del presente ed incoraggiare quella del futuro.

Quali sono per Lei i migliori 5 brani ber Banda di tutti i tempi?
I miei pezzi preferiti, sono sempre quelli sui quali sto lavorando. Non posso programmare un brano, se non ritengo che sia il mio preferito.

Grazie Maestro Corporon per questa intervista su MondoBande.it. Arrivederci al Suo prossimo appuntamento in Italia, per imparare da Lei ancora qualcosa di nuovo.
Grazie per le tue domande, e spero di tornare presto a visitare l’Italia.

(a cura di Denis S.)