Intervista al M° Fulvio Creux

Con il direttore della Banda dell’Esercito Italiano parliamo di bande, direzione, concorsi, repertori, e tanto altro

Salve M° Creux, benvenuto sul portale MondoBande.it. Iniziamo con una domanda che poniamo a tutti i nostri ospiti per conoscerli un po’ meglio. Come è nato l’amore per la banda?
Nel mio paese (Pont St. Martin, Valle d’Aosta) c’era una Banda musicale; avevo 12 anni ed un giorno mia madre mi mandò a cercare mio padre che era andato al pranzo per la Festa di Santa Cecilia; vidi che tutti suonavano, mangiavano e bevevano: la cosa mi piacque e decisi di andare a studiare musica in Banda.
Iniziai col clarinetto e dopo neanche due anni (cosa eccezionale per allora nel mio paese) “uscii” in banda.
In terza media iniziai lo studio del pianoforte, quasi per caso, ed alla tarda età di 16 anni (facevo la terza liceo, quindi non ero certo “giovane”) iniziai a studiare “seriamente” con un maestro di Torino, Ettore Dabbene, che resta la figura più significativa per la mia preparazione musicale.
Il Maestro della Banda lasciò l’incarico ed io, essendo nel paese la persona con la massima preparazione musicale, fui prescelto come Direttore Banda, mi pare nel 1976/7 o 1978.
Fu per me spontaneo cercare di far suonare subito “al meglio” la banda (eliminando per prima cosa il “boccale pieno di vino” che girava per bere durante le prove); queste cose comportarono non poche difficoltà: i più anziani lasciarono il loro posto, ma furono sostituiti dai giovani che cominciavano a formarsi nei “Corsi di orientamento musicale di tipo bandistico”; oggi la banda di Pont St. Martin conta su una ottantina di elementi ed una quarantina di diplomati; tra l’altro dalla scuola valdostana nata in seguito alle nuove idee di quegli anni (da me promosse) sono usciti un buon numero di esecutori, specie ottoni, che oggi lavorano nelle principali orchestre italiane.

Lei è una grande figura del panorama musicale: oltre ad essere un famoso direttore, compositore e didatta, ho avuto modo di apprezzare anche altre sue qualità, ad esempio la capacità di trascinare un gruppo, la simpatia, la decisione e la determinazione, tutti elementi che si addicono alla figura di un leader. Perché ha continuato con le bande? Non ha mai pensato che forse qualche grande proscenio avrebbe avuto bisogno di un Fulvio Creux?
Forse (nei primi anni in cui dirigevo la Banda della Guardia di Finanza) avevo mire diverse; oggi sono assolutamente contento delle scelte fatte e le rifarei! In fondo, cosa fa un direttore d’Orchestra?
Si presenta presso varie orchestre e dice: “più lento, più veloce, più forte, più piano” e così via, seguendo “le sue ispirazioni” e ben poco dovendo “insegnare” al gruppo: sovente non sceglie nemmeno il repertorio!
Ben diverso è il campo della Banda, dove il Maestro è veramente la guida (tecnica, musicale, spirituale, culturale) del gruppo; dove, se gira come ospite, si trova a guidare o complessi di elevata levatura (che suonano col massimo impegno) o ad “evangelizzare” complessi bandistici, comuni, province, regioni verso un mondo in continuo fermento ed in continua volontà di crescita come è quello della Banda.
No, dunque, non mi interessano altri campi di visibilità; non mi interessa neanche la visibilità fine a se stessa, anche se desidero fermamente che essa ci sia per rendere giustizia al lavoro svolto quando meritevole.

Da un po’ di tempo si parla di banda e si parla di Orchestre di fiati: le preferisce parlare di bande o di orchestre di fiati?
In merito resta valido quanto a suo tempo (almeno 20 anni fa) da me scritto e pubblicato, e che dovrebbe ormai essere assodato; evidentemente, però, non lo è (la confusione fa comodo…), pertanto ripeto ancora una volta che:

  1. I termini “Banda” ed “Orchestra di Fiati” sono sinonimi;
  2. in certi casi, unicamente per meglio farsi intendere dai non addetti ai lavori, può essere più opportuno parlare di Banda o di Orchestra di Fiati attribuendo ai due termini un significato diverso, anche se, ribadisco, scentificamente, storicamente e musicalmente questo distinguo non esiste;
  3. molti usano il nome “orchestra di fiati” non con finalità educative ma unicamente per far credere agli sprovveduti di essere più bravi: questo è doentologicamente deplorevole;
  4. è assurdo che in certi concorsi bandistici introducano “ufficialmente” la differenza tra questi due termini: credono forse di poter cambiate la storia della musica od il significato della lingua italiana (ma anche delle altre lingue)?

La realtà bandistica italiana è come la pelle di un leopardo: dire che la banda e l’orchestra di fiati siano la stessa cosa non rischia di creare confusione? Non sarebbe meglio avere due realtà diverse, sia per organico (uno variabile per varie cause e uno standard), repertorio, missione e pubblico?
Non sono io che dico che Banda ed Orchestra di Fiati sono la stessa cosa: io testimonio quello che dicono migliaia di partiture di tutto il mondo.
Conseguentemente non posso rispondere alla seconda parte della sua domanda.

Crede che le bande ministeriali siano il modello a cui devono mirare le bande italiane?
Sarebbe antistorico; le Bande Ministeriali dovrebbero invece porsi come modello da imitare e per farlo dovrebbero sovente avere sia un più mirato indirizzo di repertorio che un più preciso indirizzo quanto all’organico; invece purtroppo di pastrocchi se ne sentono tanti: brani di Glen Miller (che si suonavano in Val d’Aosta nei primi anni Ottanta) suonati con organici pseudo vesselliani, Moment for Morricone o Fantasie sui Beatles (anche queste eseguite da decenni nelle Bande civili) presentati come “modernità od innovazione”: ma questi Maestri (o più probabilmente gli uffici stampa dei loro Comandi Superiori) si rendono conto delle ……. che dicono?

Domani il presidente del consiglio nomina Fulvio Creux come ministro delle riforme: cosa cambierebbe nella realtà bandistica italiana per migliorarla?
La prima cosa da cambiare dovrebbe essere la testa di moltissimi operatori del settore, che è guastata da troppi decenni di esempi ed insegnamenti sbagliati, che hanno portato a far sì che parlando di Banda di tutto si parli meno che di musica. Poi seguirebbero gli interventi economici: non si dimentichi che il cachet per una sera di un direttore d’orchestra di media fama è talvolta superiore ai contributi annuali di una intera banda! È normale questo?

Sarebbe giusto classificare le bande anche in base alle attività che svolgono e avere tipi di contributi diversi, in base a queste classificazioni?
Assolutamente si! Certo, non facile sarebbe il compito di chi dovrebbe decidere, ma sarebbe meglio un errore di questo tipo piuttosto che un indiscriminato intervento “a pioggia”; ho parlato di “pioggia” ma ho paura che su questo argomento siamo di fronte ad un certo non breve periodo di siccità!
Purtroppo però quasi mai è arrivato niente di positivo in questo senso e quando è arrivato qualcosa di sostanziale è avvenuto quasi sempre in contraddizione con il grande sforzo che molte associazioni bandistiche (nessuna esclusa) hanno fatto per migliorare la preparazione dei maestri e per diffondere una più corretta cultura musicale e bandistica.
Cito due esempi:
1) la Sicilia, specie orientale, è stata tra le regioni più al passo con i tempi per quanto riguarda le bande; vi hanno operato figure (basti citare Alfio Zito e Michele Netti) che oltre ad operare concretamente “sul campo” hanno sempre avanzato e realizzato grandi iniziative e per di più hanno vinto con le loro bande tanti concorsi. Bene, anni fa la Provincia di una grossa città nella quale nacque Bellini (non dico di che città si tratta) organizzò una Banda a livello professionale, con gli elementi selezionati per concorso e giustamente retribuiti per il loro lavoro; chi fu chiamato a dirigere il Complesso? Non già uno dei nomi citati, non già un altro maestro di Banda siciliano ( e qualcuno valido ed aggiornato sicuramente c’era), nemmeno un direttore proveniente da altre zone d’Italia o dall’estero, no….
Fu messa a dirigere una persona – sicuramente un genio della musica – che sino ad allora aveva avuto a che fare con le bande esattamente come io (e magari lei) abbiamo a che fare con i sommergibili nucleari!
Però tutti suonavano, contenti del loro piccolo introito, e tutto andava bene lo stesso!
2) nel Lazio si svolgevano da anni corsi per Direttori e Concorsi (molto seri), curati da una associazione (l’Unione Musicale Ciociara) della quale ero nel contempo divenuto direttore artistico, associazione alla quale bisogna dare atto di essere stata la prima a portare “la nuova sensibilità bandistica” nel Lazio, prima ancora della mia presenza in seno ad essa; altre associazioni operavano, in contemporanea, seriamente (non ultima l’Ambima Lazio). Tanti bei corsi, tanti bei concorsi, tante belle cose, ma poi finito quello dalle istituzioni pubbliche non veniva la richiesta di nessun Concerto (men che meno adeguatamente retribuito).
Bene, per più anni durante l’estate è venuta in tournèe (strapagata da parte della Regione) una Banda da una regione molto lontana dal Lazio: non già una banda esemplare, che rappresentava le nuove vie o che rappresentava almeno un aspetto tradizionale (come per esempio una Banda da Giro) del nostro mondo; una Banda che non si sapeva cosa fosse, né come repertori né come tipologia di espressione (musicalmente una vergogna assoluta, non ostante i pur validi strumentisti che la formavano), diretta da un direttore che avrebbe dovuto seguire un corso di 8 anni per togliersi forse la metà dei difetti che aveva, ma che sul podio si riteneva bravo (riscuotendo per altro il consenso dei paesani che lo applaudivano).
Questi fatti sarebbero di per se stessi gravi, offensivi per chi crede e propugna certi valori: ma la cosa più grave e che in entrambe i casi il tutto è avvenuto senza che nessuno dicesse o facesse diventare nota una parola di protesta: mi riferisco soprattutto alle Associazioni, ed in particolare a quelle che avevano operato seriamente!
Ma allora a cosa serve studiare, a cosa serve proporre Corsi e Concorsi se poi nel gradino successivo tutto deve restare lettera morta ed i fondi (o gli incarichi) sono attribuiti in maniera del tutto scollegata?

C’è un repertorio ideale per una banda?
Quello che le è più congeniale e che riesce qualitativamente a fare meglio, magari in sintonia con le richieste del pubblico che la segue; se poi questo avviene nel campo della “musica originale” avremo il massimo.

Banda cenerentola delle orchestre: è vero?
Nell’immaginario collettivo si, purtroppo (ammesso che oggi la gente sappia ancora cosa sono le Orchestre!); nella realtà bisogna continuare a lottare perché non sia così, anche se purtroppo una comparsa televisiva come troppe ahimè se ne vedono può fare di più in negativo di quanto possano fare in positivo 100 corsi di aggiornamento.

E’ giusto, secondo Lei, che le bande si adeguino ad uno standard internazionale?
Non più e non di meno di quanto lo debbano fare i Pianisti, le Orchestre Sinfoniche e qualsiasi altro complesso musicale.

Non si rischia di avere un effetto “McDonald’s”? Stessi panini a NewYork, Londra, Parigi, Madrid, Roma… non è meglio assaggiare un piatto tipico per ogni stato?
C’è effetto “McDonald’s” fra l’Orchestra del Massimo di Palermo e quella di Verona? C’è effetto “McDonald’s” tra l’Orchestra di Vienna e quella di Chicago? Perché dunque dovrebbe esserci questo effetto con le Bande di Aosta e di Reggio Calabria? Per troppo tempo si è erroneamente confuso la Banda con il Folklore (o meglio con una errata concezione e cattiva tipologia di Folklore) e questi dubbi sono il frutto di questa distorta concezione.

L’Italia si è distinta per la liricità dei melodrammi nel grande panorama musicale e per le “marce sinfoniche” in quello bandistico: secondo Lei sarebbe cosa giusta valorizzare questa composizione tipica italiana, come succede in Spagna per i paso doble?
Ho già più volte scritto il mio pensiero in merito, e qui lo ribadisco sintetizzandolo: la Marcia Sinfonica ha lo stesso valore storico culturale del Walzer Viennese; purtroppo però essa racconta lo spirito del popolo (specie contadino), mentre il Walzer Viennese racconta il mondo degli imperatori. Spesso inizio i concerti con una Marcia Sinfonica e, quando guidavo le bande da giro, dirigevo le marce sinfoniche (con non poco scandalo degli “esperti”) io stesso!

Secondo Lei, si dovrebbe rivedere il modo di scrivere marce, cercando magari una nuova via?
Non più di quanto possa essere utile continuare a scrivere Walzer in stile viennese cambiando (sovente in peggio) armonie e melodia! Quel mondo è finito, così come quello che rendeva necessaria la creazione delle Marce sinfoniche: meglio fare bene quelle tradizionali (rispetto comunque chi, su questo punto, non la pensa come me).

Perché non abbiamo mai visto una composizione per banda di Maderna, Nono, Sciarrino, o altri grandi compositori italiani? Questi autori però hanno scritto e studiato molto sui fiati… vuol dire forse che il livello della banda italiana è molto mediocre se non scarso?
Forse non gli interessava farlo; considerato l’ampio repertorio di qualità esistente mi pare che si possa fare a meno del loro contributo senza troppo rimpianto.

Perché uno strumentista o un direttore, con una formazione accademica, non può vivere oggi giorno di banda?
La Banda non ha prodotto la “possibilità di vivere” per i maestri perché le prime nemiche sono state e tutt’ora sono soprattutto molte associazioni bandistiche che vedono come tabù il collegare il “guadagno” alla banda: però non si scandalizzano se la Banda è miltare o se pagano il tennis per i loro figlioli e se i calciatori guadagnano miliardi!
Se poi aggiunge che oggi “tutti o quasi i musicisti” (non solo quelli della Banda) sono destinati alla disoccupazione avremo una ancor più tragica definizione del problema.

E’ giusto che alcune bande di alto livello, vincitrici di concorsi nazionali e internazionali, con attività concertistiche floride, sono associate e regolamentate come la maggior parte delle bande amatoriali? Non sarebbe meglio osare, e tentare un passo verso una regolamentazione professionale orchestrale, passando da un ordinamento onlus, no profit, ad un ente “profit” professionale?
Sono pienamente d’accordo. Attenzione però: in Olanda le Bande in maggioranza sono “amatoriali”, eppure suonano meglio di molte nostre bande ministeriali! E qui torniamo ai decenni di insegnamenti sbagliati, che hanno fatto comodo soprattutto a quei maestri che (in buona od in cattiva fede) hanno diffuso l’ignoranza e limitato la diffusione della conoscenza.

Corsi e concorsi, quanto giovano alle bande?
I concorsi sono tornati in Italia negli anni ’90, grazie al Salone della Musica di Pesaro, dove si è svolto per anni il Concorso “La banda dell’anno”; negli anni questo concorso è stato vinto da tutti quei complessi (Orchestra di Fiati “Accademia” di Quarna Sotto, Orchestre d’Harmonie du Val d’Aoste, Banda “Stanislao Silesu” di Samassi, Banda di Gazzaniga, Accademia Euterpe do Canicattini Bagni – noti che il temine Banda o Orchestra di Fiati è usato indifferentemente – e, con entrata in scena successiva a queste, Soncino) che subito dopo riportavano vittorie a livello internazionale (Valencia, Kerkrade, ecc.); poi sono nati gli altri Concorsi, a cominciare da quello Internazionale di Riva del Garda, che resta la manifestazione più prestigiosa in merito nel nostro Paese.
È da allora che è iniziato il movimento di rinnovamento delle bande in Italia.
Dopo questa premessa storica, per meglio rispondere a ciò che mi ha chiesto, dirò una cosa che penso a fondo: i Concorsi hanno giovato alla positiva unificazione ed al miglioramento delle Bande italiane (mi riferisco a “suono”, repertori, organico, ecc.) più di quanto non abbiano fatto le associazioni bandistiche nazionali e le cattedre di Strumentazione in Conservatorio messe insieme.

Questo in tutti i Concorsi?
No di certo; anche qui si è verificato quello che abbiamo già incontrato con il termine “Orchestra di Fiati”: così come molti (dopo un po’) hanno cominciato ad usare il termine “orchestra di fiati” a sproposito, anche per i Concorsi qualcuno ha inventato competizioni nelle quali i parametri e le giurie (al di la dei piccoli errori ed imperfezioni che ovunque possono succedere) non erano certo esemplari e volti ad un cammino comune: una volta ero in un Concorso in Abruzzo ed alcuni membri della Commissione (docenti di Conservatorio!!!) dicevano: “ma non interessano le Bande che suonano bene, mica si deve suonare bene in banda“!; altri membri dicevano: “a me interessa la banda che suona come quella che sentivo quando ero bambino ed era festa nel paese“!….
Altri concorsi poi – anche se storicamente “seri” – si inventano la enigmatica distinzione tra la categoria “Bande” e la categoria “Orchestre di Fiati”: peccato!

Lei è stato in giuria di diversi concorsi. Dal primo al quale ha partecipato, all’ultimo, ha notato se c’è stato una crescita delle formazioni bandistiche italiane?
Oggi è difficile trovare complessi della qualità di quelli citati poc’anzi; del resto complessi di sì elevato valore non hanno mai avuto il minimo riconoscimento dalle Istituzioni e tantomeno (sarebbe bastato quello morale) dalle associazioni bandistiche nazionali ed il loro entusiasmo si è un po’ spento; al contrario però abbiamo una maggior qualità generalmente diffusa.

Deve mandare un sms ad un suo collega, ed ha quindi 160 lettere per descrivere la banda musicale italiana odierna. Cosa gli scriverebbe?
Ne bastano meno di 160: “Ti piace la musica? Nella Banda c’è tutto: storia della musica, della società, il passato e la vera musica del 2000”!

Il suo Vice Direttore è una donna, Antonella Bona. Oltre il maestro Bona, e qualche altra come la Sarcina o la Procaccini, non sono molte le donne che intraprendono una carriera bandistica: cosa ci può dire in merito?
Teresa Procaccini non ha intrapreso la carriera bandistica ma è stata Docente di Composizione al Conservatorio di Roma, oltre che celebrato compositore; negli anni recenti ha scritto numerosi lavori per Banda e – lo annuncio in anteprima – con la Banda dell’Esercito incideremo prossimamente un CD tutto di musiche sue per la Scomegna.
Non conosco una attività concreta nel settore svolta dall’altro nome che mi Lei ha citato.
Ricordo che in Italia abbiamo da tempo numerose donne che dirigono le Bande; a tale proposito cito due esempi che si accompagnano a due strade diverse: Chiara Vidoni, che ha studiato e studia tutt’ora molto seriamente (in Olanda), è stata Semi-finalista al Concorso Mondiale per Direttori d’Orchestra a fiati al World Music Contest di Kerkrade (NL) (2005) e svolge una apprezzabile attività in Friuli ed all’Estero; …….. …….. (mi permetto di non fare il nome), operante invece al sud dove dirigeva le Bande da giro, che non aveva studi specifici ma che era nota perché si toglieva le scarpe “per sentire meglio le vibrazioni della musica sulla cassa armonica”! Diversità di vedute…

Il Quirinale ha inserito sul proprio sito internet, tra i Simboli della Repubblica, alla voce “Inno Nazionale”, la sua strumentazione e interpretazione dell’Inno di Novaro. L’anno scorso, proprio al Senato, per Natale c’è stato il concerto diretto da Allevi. Quando vedremo il concerto di Natale diretto dal M ° Creux in un’analoga situazione?
Non credo proprio che potrà avvenire, non sono abbastanza famoso. Al Concerto di Allevi è seguita una inutile polemica con Uto Ughi. Credevo che la scelta di Allevi fosse stata espressione di una incontestabile realtà: lui – come pianista e compositore – rappresenta una grossa fetta della musica italiana di oggi nel mondo; era giusto che ci fosse!
Ma poi ho visto che dirigeva… e neanche musiche sue; addirittura inediti di Puccini!
Quella di vederlo lì come direttore (e neanche solo delle musiche sue) è stata invece una vera offesa, o meglio una ulteriore presa d’atto di come vanno le cose nel mondo!
L’aver visto la sua prestazione “quale direttore” (confesso che non ho resistito a lungo) mi permette comunque di essere più comprensivo, quando faccio qualche corso, con gli allievi alle prime armi: anche se non studiano e non imparano hanno anche loro una speranza!

Che consiglio darebbe ad un giovane che vuole intraprendere la carriera di direttore di Banda?
Tre cose in ordine prioritario e badi che non scherzo:

  1. “valutare in tempo utile l’ipotesi di cambiare mestiere, onde non incrementare le fila dei disoccupati”;
  2. se proprio vogliono proseguire “non studiare e di non informarsi di cosa c’è nel mondo: vivranno più tranquilli e più appagati”;
  3. a coloro che non contenti dei precedenti consigli volessero insistere direi “di essere consci che studiano a loro rischio e pericolo”;

capito questo potranno conoscere ed imparare tante cose bellissime che poi non si sa se, come, dove e quando in Italia potranno mai applicare.

A conclusione di questo incontro, La ringraziamo per la sua disponibilità, e La salutiamo affettuosamente a nome degli Utenti di MondoBande.it.

(a cura di Giuseppe S.)