Intervista a Salvatore Tralongo

Incontriamo nuovamente il maestro siciliano, stavolta in veste di autore del libro “Vincent Persichetti – La vita e le opere”

Bentornato Salvatore. Dopo oltre un anno abbiamo il piacere di riaverti su MondoBande.it, ma questa volta non come docente, compositore o direttore, come è stato nella precedente intervista, ma come autore del primo libro italiano che parla di Vincent Persichetti. Il libro, che da qualche settimana è stato edito dalle edizioni Animando di Sondrio, è la rivisitazione della tua tesi di laurea: cosa ti ha spinto a scrivere, come tesi prima, e a pubblicare in seguito, un lavoro su Vincent Persichetti?
Un caloroso saluto a te Giuseppe, alla redazione e ai lettori di MondoBande.it; è un piacere condividere questo momento così importante per me con tutti coloro che amano la banda e tutto ciò che la riguarda. La motivazione è stata, semplicemente, quella dettata dalla voglia di imparare cose nuove attraverso lo studio e la ricerca su un autore, quale Vincent Persichetti e sulla sua musica.
Prima di iniziare questo lavoro di ricerca, di lui conoscevo solo il manuale di composizione “Armonia del Ventesimo Secolo” e qualche suo brano. La voglia di approfondire gli argomenti trattati nel manuale di composizione e l’esigenza di conoscere altre notizie sulla sua vita, la sua personalità e la sua musica mi ha spinto a fare il resto. Inoltre, visto che l’esame finale di laurea prevedeva, oltre alla trattazione di una tesi su un argomento specifico – un autore o una problematica inerente il mondo della banda – anche la direzione e concertazione di un brano di grado 6 (categoria Eccellenza), proposi al mio relatore, il maestro Angelo De Paola, la mia idea di creare un lavoro monografico su Persichetti e una sua composizione. Quindi decisi di preparare, per la prova pratica – direzione e concertazione – la sua opera 102, “Masquerade for Band” per la quale avevo previsto un’approfondita analisi musicale, allo scopo di dimostrare il forte legame che esisteva tra il manuale di composizione e l’opera stessa. Il lavoro alla fine si rivelò talmente importante che la stessa commissione d’esame, davanti alla quale ebbi modo di discutere la tesi, mi suggerì di farne una pubblicazione. Da quest’anno infatti l’opera è diventata libro di testo nelle classi di Direzione e di Strumentazione per Banda presso il Conservatorio di Musica “S. Giacomantonio” di Cosenza.

Ci spieghi meglio il nesso che esiste tra “Masquerade for Band” e il suo trattato di composizione “Armonia del Ventesimo Secolo”?
Scopo della seconda parte del libro è quello di approfondire più da vicino, attraverso l’analisi musicale di Masquerade for Band, la conoscenza dell’arte, dello stile e della tecnica compositiva di Vincent Persichetti, ma ancora di più quello di dimostrare il forte legame che esiste tra il suo trattato di armonia, il cui titolo originale è Twentieth Century Harmony, e la composizione in esame. In questo libro di armonia Persichetti aveva inserito una serie di esempi musicali ed esercizi sulle moderne tecniche di composizione e frutto di tanti anni d’insegnamento. La scelta del titolo Masquerade non è casuale, poiché dietro questo nome si mascherava il suo libro di composizione. Analizzando l’opera ho potuto appurare come molti esempi presenti nel suo trattato sono diventati fonte d’ispirazione per le dieci variazioni in cui è articolata la composizione, la cui forma era appunto quella del “Tema con Variazioni”. Persichetti stesso nella partitura originale indicò il numero del capitolo e del paragrafo presente nel manuale, con accanto il numero delle porzioni di battute a cui il brano si riferisce.

Qual è lo stile musicale di Persichetti?
Persichetti, attraverso le sue numerose opere, ha cercato di fondere tutti i materiali e le tecniche del presente e del passato, attingendo molto dall’armonia tradizionale.
Il suo stile musicale è molto variegato: il diatonismo, la politonalità, la polimodalità, l’armonia pandiatonica, in contrapposizione a quella cromatica – tipica del linguaggio wagneriano – l’armonia per quarte e altre ancora. La sua era, inoltre, una scrittura densamente contrappuntistica.
Lui stesso affermava “Tutta la mia musica nasce dalla contrapposizione di due forze contrastanti – gracious and gritty – ossia delicatezza ed eleganza, contrapposta ad una energia vigorosa tendente spesso alla brutalità”.

Tu sei ormai un esperto direttore, vincitore in questi anni di numerosi premi alla guida delle tue orchestre, e sicuramente dalle tue mani sono passate numerose partiture di compositori statunitensi, e stranieri in generale. In cosa differisce la musica di Persichetti da quella degli altri compositori stranieri?
Grazie per la tua affermazione; in questi anni ho fatto sicuramente un percorso importante, ma essere definito un direttore esperto penso sia una grande responsabilità, poiché non si finisce mai di imparare. Venendo alla tua domanda, la risposta non è semplice, poiché da quest’analisi bisogna escludere tutti coloro il cui obiettivo principale, spesso spinti dalle loro case editrici, è guardare più alla quantità delle copie vendute, che alla qualità della loro musica.
Ciò che posso dire con assoluta certezza è che Persichetti, pur partendo dall’armonia tradizionale, di fronte ad ogni nuovo lavoro, era sempre alla ricerca continua di soluzioni musicali nuove e tecniche compositive moderne e innovative. Tuttavia, è anche vero che altri grandi compositori hanno trovato nella musica popolare la loro fonte d’ispirazione, basti pensare a Percy Grainger con “Irish Tune from County Derry” e “Lincolnshire Posy” o ad Alfred Reed con “El Camino Real” e “Armenian Dances”, oppure Norman Dello Joio con “Variants on a Medieval Tune”, o ancora Bob Margolis con “Terpsichore” dove l’autore, pur avendo scritto la composizione per una symphonic band moderna, mantiene un’orchestrazione tipicamente rinascimentale. E questi sono solo alcuni nomi, chiaramente la lista sarebbe interminabile.

E tra la musica di Persichetti e quella italiana del periodo, che differenza c’è? Essendo lui di origine italiana, hai avuto modo di scoprire se la sua musica ha qualche affinità o somiglianza?
Purtroppo non ho avuto ancora modo di ascoltare o studiare tutte le sue composizioni: Persichetti ci ha lasciato più di 200 brani, tutti catalogati, e questo nel mio libro si evince chiaramente, egli ha scritto per voci, coro, banda, orchestra e ogni sorta di strumenti. La sua origine italiana ha poco influito sulla sua musica, poiché nacque e visse per tutta la vita in America. La sua italianità fu ereditata dal padre Vincent Roger, originario dell’Abruzzo, mentre la madre era tedesca. Ricordiamo che lui visse nel Novecento, un periodo fortemente segnato dalle due guerre mondiali e dalle sue conseguenze, motivo per cui anche i compositori italiani più importanti – Russolo, Casella, Pizzetti, Respighi, Petrassi, Berio, ecc. – subirono l’influsso delle correnti di pensiero dei colleghi d’oltralpe: futurismo, neoclassicismo, espressionismo, avanguardia, ecc..

Il ‘900 è stato terreno fertile per la sperimentazione. Secondo te Persichetti ha subito queste influenze?
Se per sperimentazione intendiamo il termine coniato da John Cage, ossia quel genere musicale che si contrappone a tutto ciò che riguarda la musica in senso tradizionale o, ancora per intenderci meglio, la musica d’avanguardia, dove oltre ad alcune tecniche compositive veramente estreme come la musica aleatoria o l’indeterminatezza musicale, era previsto anche l’utilizzo di strumenti elettronici o informatici – come il nastro magnetico – allora la risposta è no. Sotto quest’aspetto la sua musica non si avvaleva di notazioni grafiche particolari come diagrammi o quant’altro, la sua era una notazione musicale pressoché di tipo tradizionale, anzi molte sue partiture sono state edite utilizzando la forma manoscritta dall’autore e non la stampa musicale.

Ha avuto anche modo di influenzare altri compositori col suo stile?
Questo è un po’ difficile dirlo, poiché non ci sono riscontri o notizie che chiariscono meglio questo concetto, ma una cosa possiamo affermare con assoluta precisione: William Schuman, grande compositore americano a lui contemporaneo e autore anche lui di importanti lavori per banda, lo vorrà con sé alla Juilliard School come direttore del Dipartimento di Composizione.

Persichetti è un compositore poliedrico, avendo composto musica per diverse formazioni: il suo stile cambia in base alla formazione a cui è destinata una composizione?
Persichetti è un musicista sicuramente eclettico, la sua capacità di scrivere per ogni sorta di strumenti e di riuscire ad essere grande in tutti i generi è una prerogativa riservata solo a pochi, e lui è sicuramente uno di questi. Il suo stile è molto singolare e l’uso di un certo tipo di linguaggio lo rende riconoscibile e originale allo stesso tempo, a prescindere dal tipo di composizione affrontata.

Oggi è tornato di moda il concetto di “agorà”, ossia far arrivare alle masse la cultura musicale contemporanea. Secondo te, la musica di Persichetti che ruolo potrebbe avere sotto questa veste?
Se paragoniamo la cultura musicale contemporanea ad un grande puzzle, allora possiamo dire che la musica di Persichetti ne costituisce un tassello molto importante, ed in particolare la sua musica per banda. Inoltre, se riflettiamo un po’ più attentamente sul termine agorà inteso come luogo e momento di aggregazione, allora dobbiamo dire che l’agorà non è più rappresentata dalla piazza principale della polis, com’era nell’antica Grecia, bensì dalla banda, e da tutti coloro che la animano, professionisti e amatori, per condividere al suo interno esperienze musicali più o meno importanti.

Se un direttore di banda o di orchestra di fiati ti chiedesse di suggerirgli uno o più titoli per avvicinarsi alla musica di Persichetti e quindi al suo nuovo linguaggio, quali tra le sue numerose composizioni gli suggeriresti?
La prima composizione che gli suggerirei è sicuramente Pageant, la seconda Bagatelles e subito dopo Divertimento for Band. La prima perché è quella che più di ogni altra riesce a sintetizzare in poco più di sette minuti di musica tutti i tratti peculiari della musica, dello stile, e del linguaggio di Vincent Persichetti, senza essere mai particolarmente difficile; la seconda perché è divisa in più movimenti di breve durata, e rappresenta l’opportunità di fare un lavoro certosino, avvicinandosi contemporaneamente ad una grande composizione: lo stesso Persichetti affermava: “La lunghezza o la durata di un brano non ha nulla a che fare con la qualità. […] ogni movimento delle Bagatelles […] è stato elaborato con la stessa cura e attenzione delle mie sinfonie […]”; e l’ultima, Divertimento for Band, perché rappresenta, nonostante la sua difficoltà, un punto di arrivo per ogni banda che vuole fare un certo percorso. Ricordo che nella lista WASBE, il Divertimento è di grado 5 ed è considerato di categoria superiore.

Edgar Varèse ha scritto “Integrales” e Sylvano Bussotti “La Passion selon Sade”; anche Persichetti scrisse numerose composizioni per strumenti a fiato. Puoi suggerirci qualche titolo?
Persichetti era ancora uno studente quando iniziò la sua carriera di compositore. Egli fu subito attratto e affascinato dal suono degli strumenti a fiato, tanto che decise di dedicare la sua opera prima a questo tipo di strumenti. Era il 1929 quando scrisse la Serenade N.1 for Ten Wind Instruments Op.1. Successivamente scrisse numerose composizioni strumentali, organizzate in due categorie, che ricordano per la varietà le Sequenze di Berio: le Serenade e le Parable.

La sua prima composizione per banda, Divertimendo for band: ci dici come è nata? Mi pare che ad essa fosse legato qualche aneddoto, ce ne parli?
In realtà l’intenzione iniziale era quella di scrivere un lavoro per orchestra. Però giunto alla fine del primo movimento si rese conto che gli archi non sarebbero mai entrati e fu così che decise di cambiare idea e scrivere la sua prima composizione per banda.
Il lavoro, scritto nel 1950, riscosse notevole successo e ancora oggi, tra le sue composizione per banda è quello più apprezzato ed eseguito.

Alla luce di quanto abbiamo detto, è possibile pensare che il contributo dato da Persichetti all’evoluzione della banda sia tale che, prendendo in prestito il titolo del libro di Lorenzo Della Fonte, la banda sia diventata l’orchestra del nuovo millennio?
Che la banda possa prendere il posto dell’orchestra, credo sia un po’ difficile da immaginare e non penso sia comunque giusto. La mia idea è che c’è bisogno tanto della banda quanto dell’orchestra. Sono entrambi due medium molto importanti e diversi tra loro, il primo non esclude l’altro. Ciò che bisogna invece evitare, ma fortunatamente ormai questo avviene sempre più di rado, è considerare l’orchestra un complesso strumentale di serie A e la banda di serie B.
Nella prima parte del mio libro ho cercato di dimostrare e raccontare come alcuni grandi compositori, Ottorino Respighi, Paul Hindemith, Igor Stravinskij, Darius Milhaud, Samuel Barber e Arnold Schoenberg, solo per citarne alcuni, scrivevano per banda così come scrivevano per orchestra. Dopo aver citato questi grandi nomi, spesso mi viene da ridere, se non da piangere, quando penso a tanti pseudo musicisti i quali, solo perché provenienti da un mondo diverso dalla banda, osano criticarla assieme a tutto ciò che la circonda.

Nella tua precedente intervista, sempre su questo sito, ci hai confidato che le tue composizioni erano strettamente legate all’influenza di alcuni compositori, che hai avuto modo di studiare durante il tuo primo percorso musicale. Dopo questa pubblicazione, hai intenzione di comporre qualcosa secondo l’insegnamento di Persichetti? Sempre che tu non l’abbia già fatto…
Dopo avere studiato il suo manuale di composizione non è facile resistere alla tentazione di sperimentare alcune delle tecniche compositive suggerite nel libro. Ultimamente ho scritto un brano per flauto solo, Mariposas (Farfalle) liberamente ispirato ad una poesia di Hermann Hesse, dove si parla per l’appunto di farfalle. Il brano è anche un po’ descrittivo, molto difficile da un punto di vista interpretativo.
Il linguaggio molto innovativo utilizza una tecnica seriale e puntillista, dove non mancano le riprese tematiche sfruttando alcune tecniche contrappuntistiche: l’aggravamento, la diminuzione, il moto retrogrado o il moto inverso. Inoltre ho cercato di sfruttare tutte le risorse timbriche del flauto traverso: dai suoni più gravi a quelli più acuti, dai suoni frullati ai suoni ottenuti con la percussione delle chiavi, ecc..

Sempre durante la nostra conversazione privata mi hai detto che hai provato “Divertimento for Band” coi tuoi ragazzi: come è andata?
Più precisamente ti raccontai di avere diretto Masquerade in occasione dell’esame di Laurea di 2° Livello con l’orchestra di Fiati del Conservatorio di Cosenza, mentre con i miei ragazzi stiamo studiando Divertimento for Band. In entrambi i casi è stata un’esperienza straordinaria: dopo lo smarrimento e lo stupore iniziale dovuto alla novità del linguaggio musicale, alle poco usuali combinazioni armoniche e alle moderne tecniche compositive – poliaccordi, politonalità, polimodalità, ecc. – è subentrata una sorta di soddisfazione perché alla fine della sessione di prove, tutti avevamo la consapevolezza di avere conosciuto, oltre a un nuovo compositore, anche una nuova musica.

Cosa ti aspetti da questa pubblicazione?
Mi aspetto e mi auguro che questo libro sia letto da tanta, tantissima gente. E che aiuti il lettore a conoscere meglio Vincent Persichetti, la sua musica, il suo stile e quindi imparare a gestire con più facilità certi linguaggi. Sono convinto che, alla fine, tutti avranno fatto un percorso, e se questo libro può dare una mano a raggiungere certi obiettivi, allora vorrà dire che non ho lavorato invano, perché i miei sforzi saranno stati ripagati.

Vuoi aggiungere tu qualcosa?
Non saprei, credo sia stato già detto abbastanza. Non posso fare altro che ringraziarti per l’opportunità di avermi dato nel chiarire meglio i contenuti del mio libro e auguro una buona lettura tutti.

Vuoi fare un saluto ai nostri lettori?
Certamente, un affettuoso saluto a tutti i lettori e a tutti coloro che giornalmente visitano questo sito, per tenersi informati e per scoprire le novità che avvengo nel mondo bandistico. Un particolare ringraziamento va a te Giuseppe e alla redazione di MondoBande.it, per l’importante ed incessante lavoro di diffusione che svolgete quotidianamente. Un abbraccio caloroso a tutti ed un arrivederci presto. Evviva la banda!

(a cura di Giuseppe S.)