Intervista a Daniele Carnevali

Dopo la pubblicazione del DVD “Bravo Maestro”, abbiamo intervistato l’autore Daniele Carnevali, ancora una volta pioniere nella formazione dei direttori di banda

“Bravo Maestro” è il primo esempio di un prodotto editoriale in italiano che parla della direzione bandistica. Come parte l’idea di questo progetto?
L’idea è partita dal Presidente della Federazione delle Bande Trentine, Claudio Luchini, il quale propose l’idea di raccogliere le mie esperienze a livello di elementi di base per poterle trasmettere ai direttori trentini. L’idea originaria di Luchini era quella di mettere queste cose in un libro, che fosse distribuibile a tutti i direttori, e di facile consultazione. E io risposi: “Perché un libro? Abbiamo passato il 2000 da un pezzo, facciamo un DVD!” E quindi DVD è stato.
La scelta del DVD è stata motivata non solo per la forza dell’immagine, che ha un risultato più immediato, ma anche e soprattutto per il fatto che attraverso il DVD il direttore può scegliere giorno per giorno quale argomento vedersi o rivedersi, scavalcando magari ciò che quel giorno non interessa. In un mondo dove la gente va di corsa, dove i musicisti ormai i dischi li ascoltano solo in auto, questa possibilità di “saltare” subito all’argomento che realmente interessa, ci è sembrata molto funzionale. Se per esempio una tal sera a prove non si sa bene come trattare una corona, allora il Maestro che inizia andrà a vedersi l’argomento “corone”, e durante la prova saprà come affrontarla. Stessa cosa magari per un attacco, e così via.
Un qualcosa che sia immediato, pratico (soprattutto nel secondo capitolo,”tecnica di direzione”) ma anche l’occasione per trasmettere il mio pensiero ovvero l’importanza della parte chironomia per evitare che il direttore di banda contraddica con una gestualità non appropriata le proprie idee musicali.
Quest’ultimo punto è molto importante. Un direttore può avere una tecnica perfetta, una perfetta conoscenza di tutti gli argomenti relativi al gesto, ma se non ha idee musicali da trasmettere, tutta questa estrema preparazione tecnica, serve a poco. Attraverso il primo e il terzo capitolo, ho cercato di trasmettere quelle che sono le mie idee, attraverso gli interventi di alcune persone che le condividono: compositori, direttori ed esperti di varie branche della materia. Tutte persone che ho avuto la fortuna di incontrare e con cui ho potuto collaborare, persone che oggi posso definire senz’altro Amici.

Dal punto di vista pratico, quali sono state le difficoltà principali nella realizzazione?
Nessuna in particolare, perché partita questa idea, Claudio Luchini si è immediatamente attivato con la Federazione, e ha trovato un piccolo finanziamento per il professionista che mi doveva seguire per le riprese, Franco Delli Guanti, e ne ha realizzato la regia e il montaggio. Lo stesso Luchini poi ne ha parlato al Conservatorio, poichè la Federazione teneva tantissimo al fatto che ci fosse per lo meno il logo del Conservatorio; il Direttore del Conservatorio ha risposto che oltre all’uso del logo, avrebbero dato anche la specificità scientifica, per la ricerca storica soprattutto, per l’informazione sui repertori, lo sviluppo degli organici, ecc.. Questo significa che prima o poi mi rimborseranno quello che io ho anticipato in termini di viaggi, alberghi ed altro. Ci tengo a dire che tutti quelli che hanno partecipato, compositori, direttori, la Banda dell’Esercito, la Eastman School of Music, lo hanno fatto a titolo amichevole e gratuito, diversamente il progetto sarebbe stato economicamente insostenibile, anche perché il prodotto va venduto poi ad un prezzo che sia accessibile.

Queste collaborazioni vengono comunque dal tuo background di conoscenze ed esperienze, anche perché sei stato uno dei primi in Italia a partire con questo discorso di “codificazione” della direzione.
Innanzitutto partiamo dal fatto che i miei nonni, tutti e due, erano Maestri di Banda. Quindi il mio “masticare banda” arriva da molto lontano. Poi da ragazzo, il mio Maestro, Bruno Mussini che era un ottimo fisarmonicista e uno strumentatore favoloso, convinse mio papà a mandarmi al conservatorio. A 18 anni iniziai a dirigere, prima con la banda di Casalmaggiore nelle sostituzioni del Maestro titolare, poi a Sabbioneta (il paese vicino), dove già allora, negli anni ’70, iniziai a scardinare il vecchio sistema del “monoinsegnante”, e introdussi l’insegnante specifico (clarinettista per i clarinetti, trombettista per le trombe, eccetera) e con i bambini di Sabbioneta, iniziai anche a far fare esercizi fantascientifici (per l’epoca) di “ear training”, ottenendo da subito ottimi risultati; poi la Banda cittadina di Parma e per brevi periodi le bande di Boretto e i 101 di Fabbrico, entrambe nella provincia di Reggio Emilia.
E anche nei corsi per direttori, sono stato uno dei primi sicuramente. I primi corsi organizzati dall’ANBIMA Lombardia li ho tenuti nel 1984/85. Il primo fu a Rho, un corso per maestri dell’alto milanese. C’era il Maestro Carlo Pirola che copriva la fascia di Lissone-Monza, mentre io mi occupavo della zona opposta, Rho.
Poi qui in Trentino nel 1987, i corsi prima per vicemaestri, e poi per maestri, organizzati dalla Fedreazione delle Bande. Praticamente poi dall’88/89 fino a un po’ prima del 2006 in varie regioni d’Italia. Circa 20 anni insomma. Dall’87 sono qui in conservatorio. E da sempre, oltre gli studi accademici che riguardano contrappunto, fuga e le altre materie specifiche, ho comunque sempre utilizzato l’organico della Symphonic Band anziche l’organico “vesselliano” come si utilizzava abitualmente nelle classi di Strumentazione per Banda. Il percorso che utilizzo nel mio corso di Strumentazione è:

  • primo anno: Harmoniemusik;
  • secondo anno: Wind band;
  • terzo anno: Symphonic band.

All’esame finale l’allievo può scegliere di strumentare, senza vincoli, l’organico bandistico che ritiene più adatto alla pagina pianistica proposta dalla commissione.
Poi da sempre nel mio corso di studi, fin da subito ho fatto preparare delle Tesi. Il mio primo diplomato, lo dico con orgoglio perché è un collega, Roberto Di Marino, ha composto un brano che poi è stato edito dalla casa editrice Wicky. Per Tesi intendo una composizione o una strumentazione o una ricerca storica didattica rivolta all’ambito bandistico. Sono stati strumentati nell’arco degli anni, per esempio, i 6 aforismi di Schönberg, ultimamente la Suite Francaise di Poulenc, Ma Mère l’Oye di Ravel, poi pagine varie da Milhaud, Prokofiev e tanti altri autori del primo ‘900.

Riesci a fare una statistica, in questi 25 anni, di quanti direttori hai formato?
Impossibile… ne ho conosciuti talmente tanti…
Una cosa però che arriva andando avanti negli anni, me lo fanno notare cari amici come Pusceddu e Somadossi: le bande che vincono i concorsi, in tutta Italia, sono quelle dove sono passato a fare i corsi 10 se non 20 anni fa… Sicilia, Frosinate, Friuli, Calabria…

Quindi attraverso la formazione dei direttori, si arriva poi alla formazione delle bande?
Io credo che la formazione di un direttore di banda sia ancora più importante di quella di un direttore d’orchestra, poiché il direttore d’orchestra ha a che fare con dei professionisti, e se il direttore non va l’orchestra si salva comunque. La banda, se il direttore non va, non si salva più.

Parliamo adesso nello specifico del secondo capitolo dell’Opera, quello che riguarda la “Tecnica di base”. L’impressione è che si tratti veramente della “base”, intesa come “minimo indispensabile”.
Certo! Perché fondamentalmente questo lavoro è stato pensato per chi si vuole avvicinare alla direzione, che si deve confrontare con ciò che c’è già stato. Quanti direttori di banda si trovano catapultati sul podio senza alcuna minima nozione di base?
Attraverso queste nozioni veramente BASILARI, il principiante si mette nella condizione di poter iniziare a capire il funzionamento del “mestiere”, e ad avere quegli input che poi, se avrà voglia/tempo/ambizione, potrà approfondire neri corsi “reali”, e ce ne sono molti validi in giro. Anche chi inizia da zero, oltre che avere le basi della chironomia del gesto, deve sapere quali sono gli autori, le formazioni bandistiche, come si sono evolute, quali sono le specificità e le tipicità rispetto alle zone geografiche.

E da qui la collaborazione con Carlini e Creux.
Penso di aver scelto le persone più adatte, per quanto riguarda l’Italia, per parlare di storia del repertorio e dell’organico. In assoluto credo le due persone più preparate sull’argomento!
Tra l’altro, ti anticipo che dopo questa prima “sfornata” in italiano, verso fine anno uscirà anche la versione multilingue (francese, tedesco, inglese e probabilmente anche spagnolo). Sara il CDMC (Conseil Dèpartemental pour la Mousique et la Culture) dell’Alta Alsazia (cfr. http://www.mondobande.it/articolo.php?id=195 di L. Pusceddu, ndr), con la sua immensa biblioteca che si occuperà delle traduzioni.

La cosa importante però è che il futuro direttore, che si avvicina alla direzione tramite questo prodotto, non si deve ritenere “completo” dopo aver terminato la visione del DVD. Ci tengo a scrivere questo, perché sicuramente ci sarà qualcuno che dirà “io ho fatto l’autoapprendimento col DVD di Carnevali, e quindi sono a posto”.
Questo è un prodotto propedeutico per la direzione, per l’informazione storica e per i suggerimenti sulla concertazione. Come ha detto Stefano Gatta (direttore della Banda Militare della Repubblica di San Marino, ndr), questo “deve essere un lavoro che deve un po’ svegliare i cervelli“. Una cosa che faccia “ingolosire”, e faccia da scintilla per l’approfondimento di tutti gli aspetti. Perché i Video Corsi non possono sostituire l’insegnante che ti corregge. Nel mio DVD ci sono tante informazioni, e anche alcune “chicche”, tutte cose che servono appunto per ingolosire chi si approccia all’argomento, chi fa già questo lavoro, e chi ha la passione del maestro di banda, e poter stimolare sia il professionista che il principiante. Infatti per esempio, non si sente parlare di Holst, e quasi me ne scuso alla fine del DVD, e non si sente parlare di Sousa perché li conoscono già tutti… Si sente invece parlare di Florent Schmitt, dei Sintetisti… degli spicchi di storia che magari sono sfuggiti alla cultura bandistica generale. Questo può concorrere a dare degli stimoli, e scoprire ad esempio quello che succedeva fuori dall’Italia all’inizio del secolo scorso.

Dato che “di imparare non si finisce mai”, o meglio “chi non pensa che di imparare non si finisce mai, allora non ha imparato niente”: quanto hai imparato dalla realizzazione di questa opera, incontrando gente come Hunsberger, eccetera?
In generale le persone che hanno dato il loro contributo al DVD le conoscevo già tutte. Non conoscevo Hunsberger e Mark Scatterday. Con Hunsberger, più che imparare, è stata un’emozione grande. Trovarmi davanti alla STORIA, ovvero la prestigiosa Banda della Eastman School of Music, perché Frederick Fennel l’ha ideata, l’ha fondata, ma c’è rimasto solo 4 anni… tutto il resto è stato fatto da Hunsberger.
Sentir parlare di Persichetti nello stesso modo in cui io posso parlare del mio amico Fulvio Creux, o sentir parlare di Hindemith eccetera, dà una certa emozione. Più che un “imparare”, una conferma di quello che ho imparato dai grandi del passato, sopra tutti Henk van Lijnschooten. Queste grandi persone che hanno fatto tanto, innanzitutto non te lo fanno pesare, come se non si fossero accorti che con il loro lavoro, con i rapporti con i compositori, le commissioni eccetera, stavano scrivendo la storia.

E maneggiare le partiture di Fennel?
Eh, le ho toccate con questa mano! Emozionante! E poi poter leggere tutte quelle note descrittive, appunti interpretativi, scritte a mano di suo pugno sulle partiture. Bellissimo!

Parliamo della realizzazione nello specifico. Ci sono molte persone da ringraziare per questo prodotto, prima di tutto Roberto Villata…
Roberto è entrato come post produzione, perché alla Scomegna è stato consegnato il master già realizzato, ma ha appoggiato da subito il tutto, anche perché era già delineata da tempo l’idea di questo prodotto. Abbiamo anche fatto i primi abbozzi di filmati a casa sua. Visti i primi filmati, lui disse subito che ci voleva un professionista. Quando è nata questa occasione, subito abbiamo avuto quindi la possibilità di realizzare questa idea, e abbiamo prodotto insindacabilmente la prima pubblicazione in lingua italiana che parli di direzione.

Tra le collaborazioni importanti, alcune delle quali abbiamo già citato, una nota di merito va senz’altro a Marco Somadossi…
Innanzitutto non mi sembrava bello che descrivessi io la chironomia e utilizzassi me stesso per gli esempi visivi. E ho chiesto quindi a Marco, che è un caro amico ed è stato mio allievo, ma che soprattutto ha una grande esperienza e viene dalla mia scuola. Quindi per questi esempi, insieme a Federico Scarfì, altro mio allievo, abbiamo scelto tutti questi corali Bachiani, soprattutto per non andare incontro a costosi problemi di permessi tra case editrici. E quindi Marco ha aderito subito, abbiamo programmato cosa fare e come realizzare. Far vedere gli stessi gesti in versioni diverse (neutro-piano-forte) e altre diverse sfaccettature. Abbiamo registrato nella sala grande del Castello del Buon Consiglio di Trento.

La prima parte, quella storica, è quella che veramente secondo me mancava. Soprattutto sul repertorio, ma anche sugli organici italiani, a parte i libri di Carlini esiste veramente poco. Questo dà al primo capitolo una importanza non solo per gli “aspiranti” direttori, ai quali magari interessa di più la seconda parte, quella tecnica, ma anche a chi ha già raggiunto certi livelli tecnici, e quindi magari è meno interessato agli attacchi e alle dinamiche. Hai mai pensato di scrivere qualcosa in proposito?
Non credo che spetti a me. Ognuno deve avere il proprio ruolo. Credo che le persone adatte per questo tipo di pubblicazione siano altre, non certo io. Io ho pensato fosse importante invece avere queste collaborazioni, perché nel mondo bandistico c’è molta esterofilia. Io sono tra i primi esterofili (americani, olandesi), ma l’Italia ha dato musicalmente tanto, ad ogni livello. Quindi da qui l’idea di suscitare qualche interesse anche verso il nostro patrimonio. La figura di Vessella, anche se in modo critico, ed altri, per farli conoscere anche ad una futura utenza di Maestri di banda europei.

Questo si collega anche a quello che da qualche anno stai facendo al Flicorno d’oro, dove stai pian piano recuperando alcuni di questi brani storici, inserendoli come brani d’obbligo. Due anni fa De Nardis, Ponchielli lo scorso anno, Pizzini quest’anno e poi chissà cosa arriverà andando avanti.
È perché penso che sia necessario. Anche io seguivo i forum tempo fa e ci si interrogava sul “cosa fare per recuperare il nostro repertorio storico”. Gente che ne parlava solamente; io ho preferito agire, e poi parlare.

Quante ore di “girato” ci sono?
Tantissime. Solo con la banda dell’esercito ci sono 2 mattinate piene. Con la banda Orpheus c’è una prova intera (2 ore e mezza), gli americani ci hanno dato un po’ meno. Ma sul DVD abbiamo poca musica per non andare incontro alle complicazioni editoriali.

E la terza parte?
Nella terza parte ho espresso quello che penso, attraverso gli altri. Perché quando parlo di repertori esprimo la mia idea, poi però confermata da Scatterday quando afferma che la sua formazione scolastica affronta qualsiasi genere, dalla musica originale, alla samba (giusto per dare i 2 estremi). Quindi la ricerca della musica BELLA, della musica ben scritta, indipendentemente dal genere: si fa un discorso di qualità.
Così come, quando Hardy Mertens parla del suono a Piramide, gli ho chiesto: “Ma chi ti ha insegnato il suono a piramide?”. Non so, non mi ricordo (mi ha risposto) perché in Olanda da Lijnschooten in poi è così.
Tutti concetti di cui parlo da anni, e che ritrovo, condivisi, nelle parole dei miei colleghi.

L’ultima frase che tu dici “L’auspicio più grande è che questo lavoro possa in qualche modo contribuire a rafforzare la dignità e l’identità della Banda, della sua Musica e della sua Gente”racchiude in sé tutto quello che è stato il tuo percorso, le lotte per scardinare certi modi di fare. Anche questo è un insegnamento importante.
Sì, perché tutto passa attraverso il direttore.
È lui che ha la responsabilità di tutto. E quindi la sua formazione, partendo dal livello di base, è veramente importante per tutto il movimento bandistico.

(a cura di Denis S.)