Intervista ad Andrea Gasperin

Un altro nome italiano al top della musica bandistica: abbiamo raggiunto il vincitore del Concorso Mondiale di Direzione di Kerkrade 2013 per conoscerlo meglio

Buongiorno Andrea, e benvenuto su MondoBande.it. Per prima cosa ti chiediamo di presentarti agli Utenti: chi è Andrea Gasperin, quali sono stati i tuoi studi ed il tuo percorso musicale?
Ciao a tutti gli Utenti di MondoBande!
Io sono Andrea Gasperin e sono nato nel lontano 1982 a Belluno… la provincia che contiene Cortina, per capirci! 🙂
A 9 anni ho iniziato a studiare tromba presso la banda del mio paese e mi sono successivamente diplomato studiando un po’ qui e un po’ là. Come trombettista ho suonato un po’ in tutto il Nord Italia e un pochino all’Estero in varie orchestre, di fiati e sinfoniche, oltre a gruppi di vario genere e big band.
La mia attività di direttore è iniziata nel 2003, col gruppo di ottoni della mia banda dove nel frattempo avevo iniziato ad insegnare. Sono stato poi direttore della Banda Città di Feltre per 7 anni e della Banda Sociale di Cavalese per quasi sei, gruppi che devo ringraziare e senza i quali non sarei mai cresciuto come musicista.
Ho studiato all’ISEB (seguendo l’indicazione del mitico Andrea Loss) dove mi sono diplomato a settembre 2012 studiando con ottimi insegnanti tra i quali Jan Cober e Carlo Pirola. Nel frattempo ho studiato anche con altri insegnanti, ai quali devo molto: tra questi vorrei assolutamente citare Josè Rafael Pascual Vilaplana, persona stupenda, direttore eccezionale e insegnante di livello impressionante!
Ultimamente ho preso la decisione di proseguire i miei studi passando all’orchestra sinfonica in Olanda al conservatorio de L’Aia: qui ci sono possibilità che purtroppo, in Italia, grazie ai nostri politici e amministratori, ci sognamo.

Tra i vari corsi che hai frequentato spicca l’ISEB di Mezzocorona: vuoi spiegarci come funziona e come sei cambiato dopo aver frequentato i corsi di questo Istituto?
L’ISEB è un istituo di assoluto rispetto dove ho potuto conoscere oltre agli insegnanti già citati altri nomi di primissimo piano del mondo musicale quali Alex Schillings, Douglas Bostock o Jan van Der Roost solo per citarne alcuni. Più che come sono cresciuto dopo l’ISEB è giusto dire come sono cresciuto durante: mi rendo conto che molto di quello che sono come direttore lo devo a questa scuola; sicuramente la consiglio a chiunque voglia avvicinarsi alla direzione, anche non solo per orchestra a fiati: il livello degli insegnanti assicura una preparazione solida e di prim’ordine.

Sei arrivato in finale ed hai vinto il 1° premio al Concorso Mondiale per Direttori d’Orchestra a fiati al World Music Contest di Kerkrade (NL), sicuramente uno dei più importanti concorsi per direttori a livello mondiale. Complimenti da tutti noi. Ci racconti di questa esperienza?
Si, è stata un’esperienza superlativa! Sono stato ammesso assieme ad altri 14 colleghi da tutta Europa ed è stato splendido da subito perché il loro livello era mediamente alto.
Abbiamo potuto approfittare di 5 giorni di corso con i suddetti Schillings, Cober e con Eugene Migliaro Corporon, sicuramente uno che la storia della musica la sta scrivendo di persona, oltre ad essere un uomo di un’umiltà senza pari. Abbiamo lavorato con diversi tipi di ensemble oltre alla banda: gruppo d’ottoni, wind ensemble e orchestra di fiati con cantante solista… tutto ad altissimo livello, una meraviglia!
Da questo corso i docenti hanno selezionato 8 finalisti per la semifinale, e sono stato felice di condividere quest’ultima, fra gli altri, con Giulio Piccinelli e Angel Hernandez Azorin, miei grandi amici e come me ex allievi ISEB. Da qui in 3 siamo andati in finale: Tristan Uth, tedesco, Bart Partouns, Olandese, ed io. Abbiamo avuto la grande opportunità di lavorare con la Banda della Marina Olandese, uno dei gruppi di riferimento in questo settore, un gruppo professionale di livello incredibile.
Per la semifinale, così come per la finale, abbiamo lavorato su Traveler di David Maslanka, Gloses II di Amando Blanquer Ponsoda e Sinkretismos di Jef Penders: tre brani di repertorio con caratteristiche molto differenti ma ugualmente interessantissimi. La soddisfazione più grande è stata poi poter dirigere l’orchestra che ho citato sopra al Rodahal in concerto: un momento che difficilmente dimenticherò.
Poi la giuria formata da Schillings, Corporon, Pierre Keupers, Ivan Meilemans e Jac van Steen ha deciso di assegnarmi la bacchetta d’oro… che dire, sono contento!

Ed ora parliamo un po’ della tua attività di Maestro: quali gruppi dirigi attualmente e che tipo di repertorio proponi? Cosa pensi della musica per banda italiana?
Come dicevo, ho appena terminato la mia attività con la Banda di Cavalese, con al quale ci siamo presi davvero tante belle soddisfazioni negli anni. Al momento continuo a collaborare con la Banda di Belluno, il mio paese, con la quale stiamo affrontando un bellissimo progetto di crescita: è una meraviglia lavorare con gente che, indipendentemente dal livello, dà il massimo per suonare bene; queste sono le cose che contanto davvero!
Poi a fine mese sarò in Spagna, vicino Alicante, come direttore ospite; ad ottobre sono invitato in Costa Rica a dirigere due delle bande nazionali del Paese e a dicembre sarò in Romania per dirigere l’orchestra Sinfonica del teatro di Costanta: insomma, non ci si annoia!
Il repertorio che cerco di proporre è generamente incentrato sulla musica originale: trovo che sia doveroso far suonare alle orchestre di fiati ciò che per loro è stato pensato. Questo non esclude ovviamente ottime trascrizioni che possiamo trovare dal repertorio classico e qualche “mosca bianca” dal repertorio leggero: a quest’ultimo preferisco decisamente gli standard jazz che trovo molto più vicini alla banda, rispetto alla musica pensata per un gruppo ristretto come un gruppo rock o pop.
Il futuro della Banda in Italia è difficile come quello di qualsiasi istituzione culturale, visti i tempi che corrono. Ciò nonostante, credo che si stiano facendo grandi passi avanti per l’affermazione di questo medium musicale che sta guadagnando pian piano il rispetto che merita. Molti direttori, compositori, associazioni e gruppi di vario genere lavorano verso quello che secondo me è il senso giusto e l’unico possibile: la qualità. Lo ripeto: è dura, ma ce la possiamo fare.

Hai iniziato anche lo studio della composizione, ma ci pare di aver capito che a un certo punto hai smesso: non sei interessato a questo aspetto della musica?
L’avevo iniziato come “propedeutico” alla direzione: un direttore ha il dovere di conoscere come la musica è fatta; inoltre lo trovo estremamente interessante.
Purtroppo, ancora una volta, il sistema conservatoriale italiano ha raggiunto il suo scopo, quello di far perdere la voglia a un allievo! Oltre a questo, il mio espatrio in vista mi ha fatto decidere per un “divorzio consensuale” dallo studio della composizione (sottolineo dallo “studio”, comporre è un’altra cosa); almeno per ora…

Una domanda un po’ più “concreta”: quali caratteristiche dovrebbero avere un bravo direttore ed un bravo compositore secondo te?
Vorrei aprire la mia risposta con una provocazione: un direttore e un compositore non sono la stessa cosa, sono due lavori che io vedo come estremamente differenti e per ognuno dei quali si richiede una preparazione più che specifica, nonostante abbiamo davanti agli occhi casi di musicisti eccezionali che svolgono tutti e due i ruoli ad altissimo livello: cito ancora ad esempio il Maestro Vilaplana.
Parto dal compositore: come direttore amo dirigere lavori non scontati sotto ogni punto di vista, soprattutto creativo; per quanto mi riguarda, ma ovviamente è un punto di vista del tutto personale, abbiamo bisogno di compositori che esaltino l’organico della banda e ricerchino colori e suoni tipici di questo ensemble per renderlo attrattivo anche per un pubblico che lo incontra per la prima volta. Inoltre è ora che facciamo un passo avanti e la smettiamo di considerare i compositori per banda una categoria diversa, a se stante: comporre è comporre, il mezzo per esprimere la composizione è solo una delle componenti.
Riguardo ai direttori non mi sento sinceramente all’altezza per dare giudizi: ho troppo poca esperienza per farlo. Solo una cosa: dirigere richiede un grande studio e preparazione, un eccellente strumentista non è per forza un direttore.

In qualità di direttore, con le tue formazioni hai conseguito ottimi risultati: com’è il rapporto con i tuoi musicisti?
Ottima domanda, ma sarebbe da rivolgere a chi in questi anni ha suonato con me. Io posso solo dire che gli strumentisti con cui ho avuto l’onore di lavorare mi hanno insegnato tanto, e tanto mi hanno fatto cambiare. Diciamo che ci sono sempre momenti belli e altri meno, ma credo che alla fine il bilancio sia assolutamente positivo, soprattutto sotto l’aspetto umano: il rispetto non viene mai a mancare.

Una vita in musica: ma cos’è per te la musica? E che importanza ha nella tua vita?
La musica è una cosa eccezionale: non credo sia un linguaggio come molti dicono, è invece un’arte e come tale può essere intesa a vari livelli da tutti. Ovviamente essendo anche il mio lavoro ha una grande importanza per me, ma soprattutto richiede un grande rispetto: non possiamo permetterci di trattare la musica come una cosa qualsiasi, dobbiamo servirla e non servirci di lei.

Qualcos’altro sul futuro di Andrea Gasperin?
Ne ho già parlato sopra, e oltre a questo aggiungo la mia nuova “vita musicale” in Olanda, da dove sto ora scrivendo: ho un sacco di attese da questo percorso e, vedendo questi primi giorni, non credo rimarrò deluso.

Bene, concludiamo anche con te: vuoi aggiungere qualcosa “ad libitum”?
Beh, ringraziamenti dovuti a tutti quelli che mi hanno sempre aiutato e hanno sempre creduto nel mio lavoro di musicista; sembrano parole scontate, ma vi assicuro che non lo sono affatto e chi le leggerà saprà che sto parlando con lui o lei.