Intervista a Giammarco Casani

Grazie al nostro prezioso Simone, abbiamo incontrato il clarinettista di fama internazionale, strumentista ufficiale Selmer Paris e Vandoren: lo presentiamo a tutti gli amici di MondoBande.it.

Presentiamo in questa intervista Giammarco Casani, già primo clarinetto dell’ Orchestra Sinfonica di Roma, insegnante presso diverse istituzioni italiane e estere, solista e clarinettista di fama internazionale che si è esibito nelle più prestigiose sale da concerto mondiali, membro di giuria in diversi concorsi nazionali e esteri, consigliere artistico e strumentista ufficiale Selmer Paris e Vandoren.

Buongiorno Giammarco e benvenuto su MondoBande. La prima domanda è di rito: chi è Giammarco Casani, quali sono stati i suoi studi ed il suo percorso musicale?
Chi sono è semplice: un innamorato della musica e del clarinetto! Ho iniziato lo studio nella scuola della banda musicale del mio paese, Ronciglione (VT), famoso per aver dato i natali ad un grande didatta e trombettista, il Mº Sandro Verzari. Sono entrato in conservatorio a Roma dove mi sono diplomato nel 1994, poi è iniziato un percorso dove ho avuto la fortuna e l’onore d’incontrare e studiare con grandi clarinettisti europei come Karl Leister, Andrew Marriner e Alessandro Carbonare. Successivamente sono arrivato fino negli Stati Uniti per incontrare Donald Montanaro, già Principal Clarinet della Philadelphia Orchestra e docente al Curtis Institute, con il quale tutt’ora studio e che è il mio mentore.
Il mio percorso lavorativo è iniziato molto presto: infatti appena subito dopo il diploma ho iniziato ad insegnare in alcune scuole musicali della provincia di Viterbo, poi è iniziata una carriera di professore d’orchestra che mi ha portato a suonare in importanti orchestre italiane ed estere fino ad avere il grande privilegio di suonare con l’Orchestra Mozart e l’Orchestra del Festival di Lucerna dirette da Claudio Abbado e a ricoprire, per 12 anni, il ruolo di primo clarinetto nell’Orchestra Sinfonica di Roma, che purtroppo è stata chiusa!

Spesso si esibisce all’estero come primo clarinetto in prestigiose orchestre oppure come solista, e ha partecipato per ben due edizioni in qualità di giurato al Concorso Mondiale di Clarinetto di Pechino. Quali sono le similitudini o le differenze tra il mondo musicale italiano e quello estero?
La prima differenza che mi viene in mente è quella che in Italia si chiudono le orchestre! All’estero una cosa di questo genere non passa per la testa a nessun politico, mentre in Italia la prima cosa che si fa è tagliare sulla cultura, e purtroppo la musica è la prima ad essere penalizzata!
Forse in Italia sarebbe utile avere una legge, come ne esistono all’estero, che aiuti le associazioni e le fondazioni musicali ad avere contributi da privati che finanziando le attività musicali ottengono sgravi fiscali, per mantenere le orchestre aperte e garantire un buon livello dell’offerta musicale italiana: ma su questo non mi voglio addentrare troppo altrimenti finisco in un campo minato.
Per quello che riguarda l’aspetto dei diversi modi di avvicinarsi alla musica prima ti parlo del mondo occidentale e poi ti parlo delle mie esperienze in Cina.
In Europa e Stati Uniti il pubblico, rispetto all’Italia, è più variegato sia anagraficamente che socialmente, e gli ascoltatori dimostrano anche competenza: tutto questo perché la musica la si ascolta e la si “fa” già dalla scuola primaria, e purtroppo in Italia questa è una cosa che manca!
In Cina c’è la curiosità per tutta la musica e soprattutto la passione per l’opera italiana: nella mia ultima tournée in oriente del 2013 ho proposto una serie di fantasie tratte da opere italiane e il calore dimostratomi è stato indimenticabile! Gli studenti hanno un interesse enorme e una voglia di apprendere impareggiabile! Resta un paese ricco di contraddizioni, ma che ha una cultura e una storia che a me affascinano.

Ha studiato anche direzione con vari maestri di chiara fama: esercita ancora questa attività?
Amando e studiando la musica già da piccolo non potevo non amare la direzione d’orchestra (penso che ogni bambino che studia musica abbia il sogno di dirigere!) e un grande maestro come Jury Arhonovitch disse di me che avevo un buon talento per la direzione d’orchestra; purtroppo le vicissitudini di studio prima e lavorative poi, mi hanno costretto a tenere questa professione come un sogno. Ogni volta che mi è stata offerta l’opportunità o c’è stato bisogno del mio apporto come direttore non mi sono tirato indietro. Indimenticabile è stata l’esperienza con in miei ex colleghi dell’orchestra Sinfonica di Roma dell’estate 2014: per quell’occasione non ho disdegnato a prendere partiture e bacchetta con grande gioia.
Per me l’importante è fare musica, e la direzione d’orchestra è un’altra possibilità che ho per farne, quindi sono sempre pronto a mettermi in gioco.

Cosa pensa del mondo bandistico italiano? Per un periodo è stato anche direttore di banda (Monte Romano): cosa ricorda di quell’esperienza?
In Italia le bande fanno parte della tradizione, non solo popolare, ma della musica anche classica.
Sono nato in banda sia come strumentista che come direttore, e non posso certo parlar male di questa esperienza. Purtroppo c’è da parte di alcuni una corsa a denigrare la banda: invece trovo che, se fatta bene, è un’esperienza accrescitiva sotto il punto di vista musicale. Mi capita di intuire chi ha fatto la banda da giovane fin dalle prime note quando mi trovo a suonare o a dirigere. Sotto l’aspetto umano, la banda forma il carattere dei giovani e ci abitua allo stare insieme in maniera reale e non come i vari social network che ti permettono di stare in contatto con tante persone ma senza avere il contatto fisico, senza guardarsi negli occhi. Per raggiungere un alto livello, sia sotto l’aspetto musicale che umano, è fondamentale la figura del maestro della banda e dell’organizzazione, che devono cercare di intraprendere le scelte migliori per il bene dei giovani musicisti: insomma trovo che in una banda nulla debba essere lasciato al caso.

In dicembre si è esibito in qualità di solista con 2 complessi bandistici in provincia di Como diretti dal nostro collaboratore (il Corpo Musicale Appianese e il Corpo Musicale G. Puccini di Lomazzo, con il brano “Alla Czardas” di Giovanni Orsomando ed un tributo a Benny Goodman), ed ha anche tenuto una piccola Masterclass con ragazzi molto giovani (età media 13 anni): ci racconta qualcosa di queste esperienze?
Beh, è stato un tornare in famiglia! Entrambi i complessi bandistici sono diretti da un mio amico, il Mº Simone Butti, con il quale mi conosco fin dai tempi del militare, vedi la banda? Ti fa conoscere la donna della vita, come è stato per me con mia moglie, e l’amicizia di una vita com’è con Simone!
È stato un piacere suonare con queste due bande, anche perché abbiamo suonato la Czardas di Orsomando che è uno dei cavalli di battaglia dei clarinetti solisti delle bande.
La masterclass è stata una grande sorpresa: hanno partecipato 20 giovanissimi studenti, contangiosi per il loro entusiasmo per la musica e per il clarinetto! Insegnare mi diverte tantissimo e in queste occasioni mi piace sempre farlo.

Dal suo curriculum ci hanno particolarmente colpito alcune frasi: “…è da sempre impegnato nella valorizzazione del repertorio musicale italiano”, ma soprattutto “…continua la sua attività di studio con il M° Donald Montanaro, già primo clarinetto della Philadelphia Orchestra, con il quale collabora nel tentativo di riportare in Italia quella sapienza antica che i grandi clarinettisti italiani hanno portato con sé fissando negli Stati Uniti i parametri della metodologia dello studio e dell’insegnamento del clarinetto”.
Può spiegare ai nostri utenti cosa intende precisamente?
La valorizzazione del repertorio sinfonico italiano è stata una peculiarità dell’Orchestra Sinfonica di Roma e quindi anche io come prima parte ho avuto modo di suonare e registrare brani che per lo più erano rimasti sconosciuti, e proprio perché l’attività orchestrale mi portava a cimentarmi in un repertorio quasi sconosciuto ho avuto l’esigenza di dare una continuità alla mia attività di approfondimento dello studio strumentale.
Visto che il modo di suonare delle orchestre americane, Chicago, Philadelphia, New York, Cleveland, Boston… mi ha sempre affascinato, ho avuto la fortuna di incontrare il maestro Donald Montanaro, per 55 anni Associated Principal Clarinet alla Philadelphia orchestra e insegnante per 35 anni al Curtis Institute di Philadelphia. La mia prima lezione con lui fu scioccante: per 45 minuti una nota lunga (Sol a vuoto) per cercare il suono giusto, come voleva lui. Al termine mi disse: “bene domani cercheremo di fare il Do!“. Uscii da quella casa distrutto e pensieroso, ma dopo sono cominciati ad arrivare i primi frutti di questo lavoro quasi maniacale, ed è arrivato il divertimento.
Gli insegnamenti del maestro Montanaro si basano sulla scuola italiana che era stata portata negli Stati Uniti dai clarinettisti italiani che erano andati oltreoceano nei primo anni del 1900 e la scuola del bel canto italiano. Una regola fondamentale nello studio, per il maestro Montanaro, è quello che una frase deve uscire dallo strumento come noi la cantiamo! Purtroppo questa ricerca di suonare come si canta è una cosa, non me vogliano i tanti bravi ed illustri insegnanti italiani, che si è un po’ persa.

Maestro, Lei suona con un clarinetto che praticamente si è disegnato da solo. La domanda allora è d’obbligo: in cosa consiste esattamente la sua attività di consigliere artistico e strumentista ufficiale Selmer Paris e Vandoren?
La risposta a questa domanda si innesta alla precedente, nel senso della ricerca continua di miglioramento nel suono e nella risposta più aderente possibile alla nostra immaginazione.
Per tutte e due le aziende testo i nuovi materiali, mentre per Selmer, oltre al compito di testare il materiale sia per il mercato internazionale che per quello italiano, ho l’onore di partecipare all’ideazione e allo sviluppo dei nuovi modelli. Il clarinetto che attualmente suono, il Selmer New Privilege, è frutto di tanti anni di studio e ricerca con la collaborazione di tutta la “Maison Selmer” che si avvale della collaborazione di grandissimi clarinettisti come Philippe Berroud, Alessandro Carbonare, Jérôme Verhaeghe, Michel Lethiec, che come me hanno la passione per lo studio musicale e soprattutto un amore profondo per il clarinetto.

La ringraziamo per la disponibilità e speriamo di averla nuovamente sulle nostre pagine web.