L’angolo di Timothy – 3
Master Class o Tenere bassi i decibel (di Richard Strauss, Max Rudolf, Erich Leinsdorf, Gunther Schuller, Pierre Boulez, Walter Beeler e William Shakespeare) (Fonte: http://www.timreynish.com – Traduzione: S. Butti)
- Compleat Conductor, The – Gunther Schuller (1994 Oxford)
- The Composer’s Advocate – Erich Leinsdorf – (1981 Yale)
- Weingartner on Music and Conducting – Felix Weoingartner (1969 Dover)
Abbiamo un problema con le bande, quello dei decibel… in breve, tendiamo a suonare troppo forte. Le ragioni sono cinque: in parte è dovuto alla brillantezza dello strumento (banda) con tutti i colori primari che si mischiano e competono tra loro; in parte alla nostra scelta del repertorio; in parte alla rumorosità della nostra era moderna; in parte alla pigrizia e in parte alla mediocrità di alcuni direttori.
Gunther Schuller riassume gli aspetti citati sopra, con riferimento all’orchestra sinfonica, nel suo magnifico libro, The Compleat Conductor (Oxford University Press).
L’abuso, o meglio l’uso errato delle dinamiche è forse il male più comune nel modo di suonare delle orchestre odierne (specialmente negli Stati Uniti… [omississ]) sebbene ciò sia generato e tollerato dai nostri direttori. Questo è particolarmente ironico, dato che le abilità tecniche dei suonatori moderni sono elevatissime e che ogni richiesta può essere raffinatamente esaudita grazie alle loro capacità. E per giustificare questa pigrizia dinamica si dice “è più divertente suonare forte” oppure “crea un enorme effetto” o ancora “è più eccitante” o molto più filosoficamente “è la natura umana”, ma queste sono ragioni insufficienti per giustificare pigrizia e negligenza.
Schuller sta parlando delle grandi orchestre mondiali; quanto diventa più importante per noi, che lavoriamo con gruppi bandistici meno eccellenti, tentare di arginarne l’ esuberanza dinamica?
Alla conferenza WASBE del 2003, Wayne Rapier, co–principal oboe per molti anni alla Philadelpia e alla Boston Orchestra, disse che da giovane di solito assisteva alle prove di Stokowsky per cercare di analizzare il perché le sue esibizioni fossero così eccezionali. Egli dedusse che Stokowsky aveva un incredibile controllo delle architetture dinamiche, con 2 o 3 momenti di maggior climax in tutto il concerto. Personalmente ricordo, suonando una sinfonia di Brahms con Ferdinand Leitner, un range dinamico veramente esteso, che fece si che il fortissimo finale fosse molto più sonoro rispetto ad ogni altro fortissimo presente nel pezzo.
Le regole d’oro di Richard Strauss
Potrebbe essere interessante se qualcuno in ogni banda, possibilmente un suonatore di flauto o di clarinetto contralto, si cucisse sulla maglietta, come esempio per ricordare al maestro, alcune delle dieci regole d’oro di Richard Strauss:
4 – Mai incoraggiare gli ottoni, eccetto che con piccole occhiate per dare attacchi importanti.
6 – Se pensate che gli ottoni non stiano soffiando abbastanza forte, abbassate la dinamica di un’altra sfumatura o due.
Ci sono degli strumenti che non ho mai sentito alla conferenza del 2004 della BASBWE, specialmente l’arpa o i legni gravi. Molta della musica in repertorio è brillante e sgargiante, ma è essenziale per noi aver cura del bilanciamento di quello che è in effetti un grosso gruppo costituito da un trio o un quartetto di strumenti con grosse differenze timbriche e coloristiche.
Max Rudolf lo afferma chiaramente:
In molte sale da concerto il livello di suono delle trombe e dei tromboni è giusto se il maestro li sente a malapena. Lo stesso dicasi per i corni nei passaggi piano, mentre spesso sono incoraggiati a mettere in evidenza un forte marcato. I solisti dei legni di solito arrivano alle orecchie del maestro abbastanza forte per essere sicuri che il loro suono arrivi in tutto l’auditorium. Questo, certamente, non deve essere accompagnato da una forzatura del volume, che danneggerebbe la qualità di suono degli strumentisti e l’intonazione. La soluzione si trova facendo suonare meno e più delicatamente l’accompagnamento.
ERICH LEINSDORF in un’altra delle mie bibbie fornisce due eccellenti consigli circa i livelli dinamici:
Dinamiche verticali
I compositori spesso scrivono un solo segno dinamico che vale verticalmente per l’intera partitura. Essi si aspettano che i musicisti aggiustino la dinamica a seconda che svolgano la parte principale o secondaria.Le note sostenute sono sempre più forti delle voci che si muovono
C’è una legge fisica fondamentale, ma molti musicisti la ignorano: le note sostenute sono sempre più forti rispetto alle parti che si muovono… Per il maestro ci sono così tante cose da decidere per una performance bilanciata che nessun calcolo delle probabilità può coprire la permutazione di possibili aspetti come le tipologie di strumenti (e strumentisti), la grandezza e l’acustica della sala, la disposizione dei musicisti, il tipo di partitura…
Pierre Boulez spiega il processo decisionale:
Ci sono dei casi dove il rispetto del solo testo musicale (partitura) non serve a molto. Potremmo avere una parte secondaria scritta per strumenti relativamente pesanti, ed una principale per strumenti leggeri. Bisogna cambiare le dinamiche, io non mi faccio scrupoli nel farlo. Come compositore io stesso mi dico: “Questo è quello che lui vorrebbe sentire ma non ha abbastanza esperienza per scrivere le esatte dinamiche”. Quindi le cambio, tutto qua.
Il compositore ha scritto un certo numero di linee strumentali, e nel suo globale, non ha fatto un calcolo generale sul livello di rumore. Ha scritto queste linee per fare in modo che si possano sentire determinate cose seguendo una determinata gerarchia che dipende appunto dalla sua scrittura. Quello che tento di fare è far uscire questa gerarchia in modo preciso, anche quando risulti particolarmente difficile.
Si potrebbe dire che tutto ciò è vero quando si esegue Brahms o Bruckner, ma non funziona molto nel repertorio bandistico.
Walter Beeler, uno dei più grandi direttori di banda del secolo scorso, disse:
La moderazione è particolarmente importante nella musica veloce; se si suona troppo forte si perde lo spirito. Il pubblico si annoia, i musicisti si stancano e il pezzo perde di qualità. E’ difficile per una banda suonare con moderazione, perché la velocità e l’eccitazione fanno sempre tendere ad aumentare il volume. Ma se noi ci affidiamo agli accenti ed al ritmo (piuttosto che al volume) per arrivare ad una situazione di vivacità, il tutto sarà sicuramente più musicale.
Von Bulow
Diminuendo significa forte, crescendo significa piano.
Gunther Schuller
E’ ai più alti livelli di performance che il peso delle scelte interpretative e le decisioni diventa fondamentale almeno quanto la sensibilità e l’immaginazione del direttore. Ed è per questo che non c’è un solo pianissimo ma molte sfumature di pianissimo, non un forte, ma molti tipi diversi di forte, non una legatura ma molti tipi diversi di legato, ecc. ecc.. Il punto fondamentale è che un pianissimo non è un piano o un mezzoforte.
Pierre Boulez
Per me una mancanza di disciplina in orchestra si riflette sempre in una gamma dinamica limitata. Qualche volta… spesso… spingo il registro dinamico al massimo assoluto, fino a raggiungere quelli che penso siano i livelli adeguati per il lavoro dato.
Due aneddoti riguardanti la passata Conferenza della BASBWE sottolineano il mio interesse riguardo al nostro approccio sul modo di fare musica.
Un esimio collega in una discussione parlò di quanto sia monotono il mondo sonoro inesorabilmente forte delle bande contemporanee. Lui aveva bisogno di archi, di piccoli ensamble per spezzare il programma, e suggeriva anche di includere trascrizioni di musica antica per cambiare le atmosfere.
Qualche tempo fa un altro esimio collega iniziò la prova su un suo pezzo dicendoci che le bande suonano troppo forte, richiedendo poi un attento controllo delle dinamiche. La prima volta che si fermò fu per chiedere ai sassofoni di suonare più forte in un passaggio – NON chiese al resto della banda di suonare meno.
L’importanza di conoscere il repertorio
Vorrei rispettosamente prendere le distanze da entrambi i miei colleghi. Per i formatori, vorrei suggerire che c’è una quantità di musica disponibile che permette di cambiare atmosfere e ritmi, e variare le sonorità. Mi ricordo di aver sentito Duke Ellington nel suo ultimo tour in Gran Bretagna, la varietà di ritmo e di dinamica fu esemplare, il programma fu costruito al pari di quelli della Filarmonica di Vienna o della Chicago Symphony. Noi nel mondo bandistico, siamo limitati solamente dalle nostre conoscenze di cosa ci sia a disposizione. Costruire i programmi è un’Arte e far seguire a un pezzo forte e brillante un altro e un altro ancora, ognuno con l’incremento del gesto che diventa sempre più grande, non è un buon modo per costruire un programma. Non conoscere le possibilità è uno dei nostri più grossi problemi. Selezionate attentamente; anche se, parafrasando William Shakespeare, a volte capita di perdere tempo ascoltando cose sciocche.
Chiedete all’accompagnamento di suonare in modo più leggero
Per ultimo consiglio di seguire il suggerimento di Max Rudolf quando dice di chiedere agli ottoni di suonare in modo più tranquillo.
Le Baylor University Bands approvano
Direi di più: propongo di abbassare in maniera coscienziosa il livello generale. Il grande insegnante di direzione Ilya Musin diceva che Forte è una caratteristica. Io ho una coppia di T-SHIRT con su scritto che Forte è una dinamica leggera. Se il forte fosse trattato veramente così allora fortissimo e più che fortissimo potrebbero avere la loro giusta collocazione in partitura, con uno o due punti maggiori di climax per concerto e non dozzine per ogni pezzo.
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…FORTE IS STILL A LIGHT DYNAMIC!
Jeffrey Grogan of Ithaca College guarda la maglietta di Tim Reynish durante un concerto alla Baylor University, Texas.
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Per gentile concessione di Tim Reynish
Materiale reperibile in originale in lingua inglese sul sito del M° Tim Reynish: http://www.timreynish.com
(trad.: Simone Butti)