Suite festiva – Giuseppe Ricotta
Il secondo tra i brani del compositore siciliano Giuseppe Ricotta, che ho avuto l’onore e il piacere di recensire, è
Il secondo tra i brani del compositore siciliano Giuseppe Ricotta, che ho avuto l’onore e il piacere di recensire, è Suite Festiva. Composto nel 2007 è anch’esso pubblicato, come Disco Pop e altri suoi lavori, dalle “Edizioni musicali Eufonia”.
Giuseppe Ricotta ama le formazioni giovani, fresche, capaci di voler intraprendere nuove strade, e su cui scommettere, così come questo brano, destinato ad una formazione giovanile.
L’organico a cui è destinata la composizione è il seguente: ottavino, flauto, oboe, clarinetto piccolo in mib, clarinetto soprano in sib I e II, clarinetto contralto, clarinetto basso, sax alto, sax tenore, sax baritono, tromba sib I e II, corno in fa I e II, trombone I e II, euphonium, tuba,timpani, glockenspiel, tamburino, rullante, piatto sospeso, piatti e set di batteria; ma considerando la vastità dell’organico, con l’aggiunta di altri legni e percussioni rispetto Disco Pop, può benissimo essere eseguita anche da una symphonic band.
Benchè il titolo rievochi passati remoti non ha nulla a che vedere con le danze stilizzate francesi, non vi sono ciaccone o passacaglie, il brano è un unico movimento suddiviso in tre tempi indicati dalle espressioni: Solenne, Espressivo e Festoso.
Il primo tempo (Solenne = 115 batt. 1 – 48) inizia con una breve introduzione di otto battute dove il tema viene dialogato dalle due trombe e i legni, nelle prime due battute e poi, lo stesso incipit affidato alle trombe alla prima battuta passa al sax baritono gli ottoni dal timbro scuro, a cui risponderanno sempre i legni. Sarà questo il filo conduttore del brano. Dopo otto battute inizia lo sviluppo. Il gioco di domanda e risposta fra ottoni e legni dà la sensazione di uno scampanio festoso, o meglio come sostiene lo stesso autore “una sensazione di festività”. Un ruolo fondamentale avranno le percussioni in quanto saranno loro a determinarne il carattere. Volendo suddividere questo movimento si possono riscontrare cinque micro sezioni, di cui la prima sarà l’introduzione appena accennata.
Vediamo meglio le sottosezioni e il ruolo che svolgono le percussioni. Nella prima sottosezione (batt. 8) le trombe sviluppano melodicamente il tema, il tamburo, con un ritmo tipico di marcia, sviluppa ritmicamente la melodia delle trombe. Nella seconda micro sezione (batt.15) è la volta del tamburino, che con il suo ostinato ritmico (semiminima, due crome, due semiminime), dà al brano un senso di mistero. La misteriosità della seconda sezione svanisce alla battuta 24, quando prima i colpi dei timpani e della grancassa e i piatti ridanno il senso di solennità del brano. L’ultima micro sezione riprende ciò che era esposto nella seconda, e a rimettere in ordine la melodia ci pensa il glockenpsiel raddoppiando quel tema che è suonato dai legni e dalle trombe. Il primo movimento si conclude allo stesso modo della breve introduzione.
Il secondo movimento (espressivo = 70) ha inizio alla battuta 49, ed è più lento rispetto il precedente. Iniziano i legni (flauti, oboe, clarinetti mib e sib I) e il glockenspiel, a cui fanno eco gli ottoni scuri. Questo secondo tema esposto in maniera discendente fa evocare, come suggerisce lo stesso compositore, il clou di una manifestazione religiosa o di una giornata di festività. Volendo trovare una conferma storica alle parole di Giuseppe Ricotta, ho riscontrato una similitudine fra la maniera in cui questo secondo tema è esposto e alcuni vecchi sistemi di scrivere musica, ossia i modi classici dell’antica Grecia, i quali, soprattutto il modo dorico, sono ancora molto vivi e presenti in moltissimi canti isolani, come quelli dei carrettieri o dei contadini. In questo caso, le note do si la sol corrispondono al primo tetracordo del modo lidio dei greci, che è una terza sotto al modo dorico, mi re do si la, di quello assai diffuso nei canti tradizionali siciliani. Questo modo di discendere la musica è un fatto assai usuale nelle Isole e nel sud Italia: un sistema che spesso non è voluto, ma è un qualcosa che avviene naturalmente in quanto è proprio nel DNA di ogni Isolano.
Anche questo movimento può essere suddiviso, esattamente in tre micro sezioni.
Il terzo ed ultimo movimento (festivo Marcia militare = 120 ca.) inizia alla battuta 85. Dopo la corona nell’accordo di Mi maggiore, il ritmo passa dall’ordinario al 2/4. Degli squilli di tromba annunciano l’inizio della festa. Questa marcia rappresenta la banda, ossia come intende il popolo “la musica”, che porta gioia in una giornata di festa.
Benchè l’armonia d’impianto non modula per tutto il brano, vi sono delle modulazioni di passaggio, che in questa ultima sezione sono più frequenti e più accentuate, il che dona al logos musicale, che inizia al primo movimento e conclude in quest’ultimo, un pathos che arricchisce e mantiene viva l’attenzione dell’ascoltatore, evitando un discorso assai banale.
Ho trovato geniale la scelta del titolo: Suite festiva. La suite è una composizione barocca scritta per strumenti, e considerando il periodo è una novità per la musica, in quanto la musica era principalmente scritta per il canto. Questo genere compositivo nasce per la necessità di svincolare alcuni generi musicali profani che avevano come modelli fonti musicali vocali. Sin dal principio una suite comprendeva, secondo il modello di Froberger, 4 danze: allemanda, corrente, sarabanda e giga. Queste ultime due potevano anche essere sostituite da altri movimenti (bourrèe, gavotta, minuetto, passapied, rigaudon). Non ha mai avuto uno schema rigido e codificato (come può essere per una sinfonia o per un concerto), la struttura ha mantenuto sempre una certa elasticità. La suite, nel corso dei secoli, fu sempre tenuta in considerazione e nel XX sec. vi fu un tentativo di recupero, di rievocazione o genericamente come libero pezzo estraneo alla logica sinfonica. Molti sono i compositori che nei loro cataloghi presentano delle suite: Tchaikovsky, Schoenberg, Hindemith, e anche il capostipite della nuova musica per banda, Gustav Holst.
Holst per primo gioca sul nome e sui movimenti della suite: la più famosa delle sue composizioni, The Planet, è una vasta suite di sette movimenti, ogni movimento ha il nome dei sette pianeti all’epoca conosciuti: Marte: il portatore di guerra; Venere: il portatore di pace; Mercurio: il messaggero alato; Giove: il portatore di gioia; Saturno: il portatore di vecchiaia; Urano: il mago; Nettuno: il mistico. Addirittura si dice che durante l’esecuzione di Giove, le donne delle pulizie lasciarono perdere gli spazzoloni e si misero a ballare. Soltanto due pianeti non vennero messi in musica: la Terra, in quanto luogo di produzione e palcoscenico dell’esecuzione e Plutone, che fu scoperto nel 1930 (e la composizione è del 1918).
Ricotta va ancora oltre. Alla suite, a parte il suo ultimo movimento, che inizialmente doveva essere un tarantella, e poi sostituito con un marcia, non affida nessun movimento di danza, e non è musica per essere danzata. Come genere compositivo è molto vicino a un poema sinfonico, ma un poema è musica descrittiva che si basa su un racconto, su un quadro, o su indicazioni scritte, comunque, dallo stesso compositore, e qui non vi è nessuna traccia, se non le espressioni agogiche.
Quindi immaginando il poema sinfonico come un insieme, e la suite come un altro insieme, la Suite festiva non sarà un elemento esclusivo né dell’uno né dell’altro, ma l’intersezione dei due insiemi (come nella figura accanto).
Si potrebbe affermare che la composizione è «musica descrittiva stilizzata». Perché in un qualche modo, considerando che per il compositore i tre movimenti rispettivamente descrivono sensazione di solennità, manifestazione religiosa e giorno di festa, esse non sono altro che una pura rappresentazione intima del maestro, che non vengono né descritte a parole, né indicate in partitura.
E la danza che è carattere della suite? Nel corso degli ultimi anni, la suite ha perso il suo valore di origine, come succede nelle suite di Grieg, Sibelius, o dei citati Tchaikovsky e Holst, la suite è una sequenza di pezzi brevi che hanno in comune un tema. Per la composizione di Giuseppe Ricotta, vorrei permettermi di utilizzare suite come suono della parola inglese sweet, che significa dolce, dolcezza, questo gioco di parole serve anche a esprimere come dolci sono i fraseggi e gli intrecci melodici dei movimenti.
Edizioni Musicali “Eufonia”
Durata: 5’45”
Euro 62.00
(a cura di Giuseppe S.)