Eyes on winds

Al via una nuova rubrica con Denis Salvini, Collaboratore storico di MondoBande.it.

Diamo il via oggi alla rubrica Eyes on Winds, un nuovo appuntamento, più o meno fisso, che avrà come protagonista un Collaboratore storico di MondoBande.it: dal 2009 sempre presente e prodigo di consigli e suggerimenti, nonchè autore di interviste e articoli tra i più originali, interessanti e apprezzati del sito, è il M° Denis Salvini.

PREMESSA
Con Denis ci conosciamo da tantissimo tempo, da ben prima della nascita di MondoBande.it: il nostro è un rapporto di grandissima stima, di affetto e fiducia, infatti, che dura da circa una ventina d’anni, e si può ben dire che insieme abbiamo praticamente assistito all’alba dell’internet bandistico, come l’abbiamo scherzosamente ribattezzato. All’epoca erano altri siti, altri tempi, altre modalità di comunicazione e noi, troppo giovani per poter essere definiti boomers ma comunque troppo vecchi in questo nuovo mondo popolato da influencers, tiktokers e youtubers, utilizzavamo email, forum e chat, strumenti ora praticamente caduti in disuso perché soppiantati dagli smartphone e dai social.
Esperienze differenti, le nostre, ma le tematiche al centro delle nostre conversazioni, delle nostre riflessioni, sono sempre state di interesse comune perché incentrate su musica, bande, brani, esecuzioni, direzione, composizione, editoria, e tutto quel che ruota intorno al mondo delle bande. Il tutto, ovviamente, condito anche con un pizzico di faccende personali, con lo svolgersi e il riavvolgersi delle nostre rispettive Vite, che hanno dato a entrambi tante soddisfazioni, ma anche tanti, forse troppi, calci nel sedere.
Una passione comune, che ci ha sempre tenuto in stretto contatto anche se l’abbiamo vissuta in modi piuttosto differenti: io, semplice musicista amatoriale ma, soprattutto, informatico della prima era, quella del DOS prima e dei tags HTML, con i primi siti cuciti su misura per le connessioni a 56K poi, ne ho approfondito in particolar modo gli aspetti divulgativi e di comunicazione, con qualche incursione nell’organizzazione di eventi e nell’editoria; lui, che della banda ne ha fatto una vera e propria ragione di vita, esplorandone via via in maniera sempre più concreta (tanto che ora lo si può considerare uno tra i maggiori esponenti dell’Italia bandistica, viste le sue tante esperienze e i suoi successi da noi e oltre oceano) diversi ruoli: musicista (cornista, per essere precisi), direttore, giurato, didatta.

In quest’ultimo anno il mondo, e quello bandistico in particolare, ha dovuto confrontarsi con qualcosa di così sconosciuto e sorprendente come il coronavirus. In quest’ultimo anno, man mano che decreti e ordinanze si susseguivano, arrivando a fermare e ridurre al silenzio le nostre Bande e la nostra Arte, con una prudenza, forse, talvolta eccessiva, non si è fermata solo la Banda: tutti abbiamo dovuto modificare, in maniera forse definitiva, il nostro stile di vita, forse non in maniera drastica, ma comunque in tanti aspetti fondamentali. Il lavoro e la Didattica a Distanza hanno preso piede, e la musica è diventata fruibile solo dall’alto di un balcone, o da una registrazione su un canale web; pian piano abbiamo assistito all’inevitabile disassembramento dei rapporti, costretti a un, purtroppo, necessario distanziamento sociale che, giocoforza, ha annichilito le nostre semplici certezze fatte di strumenti e bacchette, note e pause, melodie e accordi, prove e concerti.
In quest’ultimo anno, forse anche a causa della riduzione drastica dei nostri rispettivi carichi di lavoro conseguenti al susseguirsi di DPCM, lockdown vari e zone gialle, arancio e rosse, con Denis ci siamo sentiti anche più spesso di quanto facciamo di solito. E Denis, chi lo conosce di persona lo sa benissimo, quando parla di ciò che gli sta più a cuore, ovvero la banda (no, non l’Alfa! quella è la sua seconda passione!), non smette più, e potrebbe andare avanti per ore.
Quindi, nell’attesa che la pandemia molli la presa sulle nostre vite bandistiche, abbiamo pensato che alcuni contenuti delle nostre chiaccherate, infarcite ogni tanto da un bel pota!, potrebbero essere messi per iscritto e pubblicati qui sul sito, a puntate perché c’è davvero tanta roba, un po’ come se fosse una lunghissima e interminabile intervista (a proposito, se avete qualcosa da chiedergli o volete proporre uno spunto di discussione, fatevi avanti). Con la speranza che possano essere una piacevole lettura per tutti coloro che seguono MondoBande.it, così come fa piacere a me sentirli.

Chi ci legge, sa che le persone intervistate sul sito devono rispondere sempre a una prima domanda che è d’obbligo, quasi un rito: e nonostante Denis, come dicevo in premessa, si possa considerare un Collaboratore storico, tocca anche a lui! Quindi, cominciamo questa nuova rubrica Eyes on Winds in maniera classica: buona lettura!

(Alessandro)

 

Buongiorno Denis, e bentrovato su MondoBande.it. Per i pochi che ancora non ti conoscono, parlaci brevemente di come è nato il tuo rapporto con la banda musicale e dei tuoi studi.
Dunque, tutto inizia nei ruggenti anni 80. Prima elementare, uno zio di mio padre (che dirigeva una gloriosa banda della zona) tiene un corso di musica nella biblioteca del mio paese, un corso di quelli con solfeggio e flautino dolce. Folgorazione! Quell’estate in montagna, arrampicato sugli alberi, suono il flautino per il gruppetto dei bimbi del circondario, copiando a orecchio le melodie dei dischi che ascoltava mio papà: Branduardi, Morricone, Alan Parson’s Project, Pink Floyd, Jean Michel Jarre… Seconda elementare: mia nonna mi iscrive a pianoforte. Terza elementare: il pianoforte mi fa schifo (e nel frattempo, continuo imperterrito a rompere le scatole col mio fantastico flautino). Estate tra la quinta elementare e la prima media: cado in bicicletta e mi sfascio il polso sinistro… studi pianistici interrotti (evviva!!!).

Prima media: il prof di Musica è anche il maestro della banda, si accorge delle mie doti musicali e mi propone di iscrivermi ai corsi; contemporaneamente mi innamoro di una ragazzina che suona il flauto, e va ai corsi della banda: pronti! da Gennaio si va alla banda!!!
«Che strumento ti piacerebbe?»
«Il sax, come Federico» (che era un mio compagno di classe)
«Ok, la prossima settimana ti porto il sax e iniziamo»
Sette giorni dopo, il prof. arriva con un corno (vecchio, destro, malconcio e in mi bemolle) e mi dice:
«Di sax non ne abbiamo più, ti ho portato il corno; tanto, sai, all’inizio gli strumenti sono tutti uguali…», e io ovviamente ci abbocco (tanto, a me interessava la flautista).

Nemmeno un anno di lezioni e entro in banda: prima prova, primo pezzo, “Choral and Rock-out” di Ted Huggens (siamo nel 1986); non ci capisco niente ma mi piace.
Passa qualche anno, cambia il maestro, e arrivano i nuovi repertori più “seri”, e una sera sul leggio mi trovo “Alternances” di André Waignein: folgorazione. Stupendo, dissonante, lungo, difficile, articolato: mi ricorda i dischi che ascolta mio papà. Trovo un’audiocassetta nell’armadio, con la registrazione del pezzo: me la porto a casa, la copio e ascolto, ascolto, ascolto… e poi mi metto a dirigere in cameretta.

Tutto è partito da lì; poi il conservatorio, dall’87 al 2001 (corno, poi tirocinio, poi composizione). Nel ’98 mi affidano la neonata banda giovanile, e dopo tre prove mi rendo conto che la direzione va un po’ studiata: qualche libro e nel 2000 il primo corso, a Ripatransone.
Torno a casa (di nuovo) folgorato, dopo due settimane con Della Fonte, Andreoli, Mangani, un’orchestra come non ne avevo mai sentite. In ufficio, il lunedì mattina seguente, alle 7.30, guardo il lavoro che stavo facendo prima dei 15 giorni di ferie dedicati al corso, e alle 7.40 scrivo la lettera di dimissioni, la lascio sulla scrivania del capo e me ne vado. Quelle 2 settimane nelle Marche mi hanno cambiato la vita.

Il resto è “storia”: corsi (tanti), viaggi (tantissimi), la fondazione dell’Orchestra fiati di Valle Camonica nel 2003, i concorsi (di esecuzione, di direzione, ecc.), le giurie (di direzione, di esecuzione, di composizione), gli inviti (in USA, Polonia, Spagna, Turchia, Svizzera, Portogallo, Austria, ecc.), e nel frattempo biennio di Corno, un tentativo (naufragato) di Strumentazione per Banda al Conservatorio di Milano, l’insegnamento di tecnica della direzione al Conservatorio di Novara, e il biennio di Direzione d’Orchestra (che sto finendo).

Questo per quanto riguarda i miei primi 40 anni di musica, nei quali la Banda è posta inevitabilmente (e con grande soddisfazione) al centro.