Luciano Feliciani: il potere della musica popolare

Intervista a un giovane autore affascinato dalla musica popolare e Americana.

Con grande piacere Vi presentiamo Luciano Feliciani, un giovane direttore e affermato compositore. Marchigiano, trombettista e direttore d’orchestra a fiati e di coro, è una persona molto solare e simpatica col quale abbiamo avuto il piacere di scambiare un po’ di chiacchere.

Carissimo Maestro, come si è avvicinato al mondo dell’Orchestra di Fiati?
Innanzitutto vorrei ringraziarvi per questa intervista e salutare tutti i lettori di MondoBande.it.
Il mio primo incontro con il mondo delle Bande musicali è avvenuto, credo come molti altri prima di me, frequentando le scuole musicali delle Bande cittadine, quando all’età di 10 anni fui praticamente costretto a studiare la tromba visto che in banda mancavano questi strumenti.
Ho quindi proseguito gli studi diplomandomi al Conservatorio Rossini di Pesaro. Sono diventato Vice Maestro e mi venne poi chiesto di prendere il posto di Maestro. In quel momento mi resi conto di non avere alcuna preparazione rispetto alla direzione d’orchestra e così iniziai a frequentare i Laboratori di Direzione e Composizione organizzati dalla Filarmonica Leopolda e dal M° Alessio Stabile, a Firenze. È qui che ho veramente iniziato a scoprire il mondo delle Orchestre di Fiati, le loro immense potenzialità e l’interessantissimo repertorio. Il primo anno ho frequentato la classe di composizione diretta dal M° Claudio Boncompagni. Al tempo studiavo già composizione al Conservatorio di Pesaro e fui subito attratto dalle potenzialità e dalle timbriche strumentali che l’Orchestra di fiati è in grado di offrire. Proprio da quel laboratorio uscì, nel 2001, Parata di Burattini, il mio primo brano per Orchestra di Fiati, poi pubblicato da Animando e inciso dall’orchestra di Fiati del Liceo Rosmini diretta dal Maestro Andrea Loss con il quale continua da anni una proficua collaborazione.
Continuai a frequentare i corsi di Firenze perfezionandomi con altri maestri di altissima levatura ed è qui che ho incontrato il M° Franco Cesarini, col quale, infine, mi sono perfezionato al Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, conseguendo il Master in Wind Orchestra Conducting nel 2010.

Che cosa significa per Lei “Dirigere”?
È una bella domanda, a cui non è per nulla semplice rispondere. Dirigere e Comporre musica sono due arti altissime e necessitano grande studio e disciplina. Entrambe assumono in sé importanti significati difficili da sintetizzare in poche righe. Per quanto riguarda la Direzione d’Orchestra bisogna affinare la capacità di comprendere e interpretare il linguaggio musicale del compositore. Oltre questo è necessario sviluppare con lo studio e la pratica una tecnica di direzione che renda il gesto chiaro così da saper trasmettere ai musicisti la propria rappresentazione mentale della partitura. La Direzione d’Orchestra infine, a mio parere, richiede delle doti che appartengono sì al carattere, ma che lo studio e la disciplina possono migliorare notevolmente; mi riferisco alla capacità di guidare un ensamble in quel difficile equilibrio tra libera espressione personale e indicazioni del pentagramma. Il lavoro del Direttore quindi tocca molteplici aspetti dell’arte musicale, aspetti che non sempre, purtroppo, vengono debitamente tenuti in considerazione e approfonditi.
La composizione è un’arte che, anche qui, richiede l’applicazione di molteplici abilità da parte di chi la esercita. Sono, infatti, necessarie ispirazione, tecnica, capacità di raccoglimento in un’azione che è tanto logica quanto spirituale. È ovvio che inoltre ogni arte richiede un certo grado di conoscenze e di cultura che costituiscono la prima vera fonte dell’ispirazione.

Oltre ad essere un bravo direttore, Lei è un affermato compositore (si ricordano Parata di Burattini, Variazioni sul tema Lamenti, Suite Marchigiana): quale è il  suo modus operandi  nel comporre?
Non ho un modus operandi specifico, dipende dalle occasioni e dalle necessità. Comunque dall’idea germinale, la cosiddetta ispirazione, procedo nel costruire tassello per tassello la composizione, dandogli una forma ed una struttura armonica e ritmica coerente, proprio come quando si assembla un puzzle, per comprenderci. Poi passo all’Orchestrazione, momento fondamentale per dare i giusti colori timbrici all’opera dedicando attenzione ad ognuna delle sezioni che compongono l’Orchestra di fiati al fine di rendere interessante anche l’esecuzione.
In effetti tendo a non scrivere molti brani nell’arco dell’anno proprio perché lavoro minuziosamente sulla scelta di una melodia interessante e sui procedimenti compositivi da adottare. Occorre essere anche dei bravi artigiani insomma. Trascorro ore a studiare e ascoltare le partiture dei grandi compositori classici, cercando di comprendere come siano riusciti a creare determinate atmosfere o effetti timbrici, come abbiano utilizzato il ritmo e le armonie, perché sono convinto che sia lì il segreto dell’arte del comporre. Proprio come i pittori che lavoravano “a bottega” imitando il maestro, è trascrivendo e studiando attentamente le forme e le architetture delle composizioni dei grandi che si può imparare tantissimo. Naturalmente la guida di un bravo insegnante è fondamentale per il destino di ogni studente.

Alcune delle sue opere sono ispirate o, comunque, collegate al folklore popolare: pensa che i canti popolari possano ancora dire molto nel mondo musicale di oggi?
Assolutamente si. Il folklore delle nostre terre contiene in sé una parte di noi, del nostro spirito. Tutti i grandi compositori, quelli del ‘900 soprattutto, hanno attinto a questo tesoro di motivi musicali e sono sicuro che la musica folkloristica non smetterà mai di offrirci idee ritmiche, melodiche o armoniche molto interessanti.

La sua “Suite Marchigiana “ è stata scelta come brano imposto al Concorso Cantonale di Musica a Lugano: com’è stato per un giovane compositore come Lei vedere un suo lavoro in versione “pezzo imposto “?
Come ho detto sopra, quando ho scelto di scrivere la Suite Marchigiana ho tentato di trasferire in essa l’anima popolare della mia terra. Il fatto che poi sia stata scelta come brano d’obbligo ad un Concorso mi ha dato la possibilità di scrivere una composizione che potesse mettere alla prova le Orchestre di fiati partecipanti.
È stata una bellissima esperienza. Avevo già avuto l’onore di veder eseguito un mio brano a Lugano dalla Civica Filarmonica diretta dal M° Franco Cesarini. Sono poi arrivate le pubblicazioni con la De Haske/Hal Leonard e ho potuto ascoltare i miei brani eseguiti e registrati in CD da bande di grande qualità come la Symphonic Band del Lemmens Conservatory diretta dal M° Jan Van der Roost e dalla Nagoya University of Arts Wind Orchestra.

Maestro, Lei è autore dell’unica biografia italiana dedicata ad Aaron Copland. Come è nata questa opera? Trovo molto interessante il lavoro di analisi svolto nella seconda parte del libro: la scelta delle composizioni come è avvenuta?
L’idea di un libro su Aaron Copland è nata dopo aver studiato approfonditamente la sua figura in occasione della tesi finale per conseguire il Master al Conservatorio di Lugano. In quell’occasione mi ero soffermato principalmente sulla sua musica per fiati ma, avendo notato che non esisteva nulla di scritto in lingua italiana su questo grande personaggio del ‘900, ho chiesto ad alcune case editrici se erano interessate a una pubblicazione. Zecchini Editore ha risposto positivamente e così è nato il progetto.
Aaron Copland è un autore di riferimento per la musica americana ed ho pensato che fosse giusto dedicargli attenzione, anche in Italia dove è poco conosciuto, con una biografia. In realtà, per esigenze editoriali, non ho potuto dedicare molto spazio all’analisi delle composizioni. Quindi, almeno per ora, ho realizzato un excursus della sua evoluzione di compositore, citando frammenti di opere che potevano aiutare a comprendere il suo percorso artistico e musicale.

Lei dirige diverse Bande delle Marche: come nasce la scelta del repertorio dei suoi concerti?
Utilizzo principalmente due parametri: attenzione al singolo esecutore e, quindi, alla crescita della Banda, e considerazione per i gusti del pubblico.
Per quanto riguarda il primo punto cerco di adottare composizioni che possano essere interessanti nella struttura formale, melodico-armonica e/o ritmica, per sviluppare attraverso ognuna di esse un particolare aspetto dell’esecuzione e dell’interpretazione musicale. Per questo eseguo principalmente brani originali per banda, di repertorio e nuovi, adatti al grado di difficoltà a cui la Banda può arrivare con uno studio attento e progressivo. Intendo dire che si dovrebbe aumentare di anno in anno il grado di difficoltà per far crescere in modo armonico le capacità esecutive dell’Orchestra: trovo che eseguire brani molto difficili troppo presto è, spesso, controproducente.
Per quanto concerne il secondo parametro cerco di inserire sempre anche qualche trascrizione di qualità, di musica da film o swing.

Osservando il suo catalogo, si nota che ha composto per varie formazioni da camera e anche per la curiosa formazione “Orchestra di fiati e Rock Progressive Band”. Noto molto volentieri che è aperto a “360 gradi”: qual è la sua formazione ideale?
Non c’è una compagine ideale, mi piace mettermi alla prova con qualsiasi formazione. Credo che un compositore completo debba saper scrivere per un’ampia gamma di generi ed ensamble. Io stesso, ad esempio, prima di passare agli studi di musica classica, sono cresciuto con la musica rock, ho suonato con diversi gruppi e questo mi ha aiutato nelle trascrizioni e negli arrangiamenti dell’album King Laurin and His Rosegarden dei “Mad Puppet” (gruppo rock progressive di Bolzano), da cui è scaturito il progetto che citavi nella domanda. Anche questa è stata una bellissima esperienza che mi ha arricchito molto.
Mi sono cimentato anche con trascrizioni di musica swing. Ho scritto brani e trascrizioni per quartetto di sax, e ora sto frequentando un corso di specializzazione in composizione per musica da film, altro genere che reputo molto stimolante e interessante. Insomma: non si finisce mai di imparare, e fare esperienza in tutti i campi della musica è fondamentale per me!

Auguriamo al Maestro Feliciani un buon lavoro e auspichiamo di vedere nuova musica interessante da poter eseguire nei nostri concerti.

(a cura di Matteo F.)